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Russia ed Italia, amici privati


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Le recenti indiscrezioni giornalistiche sulla possibile entrata del colosso energetico russo Gazprom nel pacchetto azionario del Milan meritano una riflessione che vada al di là della cronaca sportiva. Soprattutto se lette in un contesto più ampio ed analizzate insieme alla recente visita di Putin nel nostro paese e gli accordi stretti tra Italia e Russia per rilanciare il nucleare nel nostro paese. Un contesto in cui pubblico e privato sono ormai indistinguibili ed i destini dello Stato sono legati a doppio filo a quelli della leadership ed in cui i rapporti di amicizia sembrano valere di più delle tradizionali linee guida di politica estera.

L'approccio personalistico alla diplomazia internazionale, va detto, è un vezzo non solamente nostrano. Le figure istituzionali di mezzo mondo fanno ormai a gara ad esseri ripresi a darsi pacche sulle spalle, impegnati in chiaccherate informali, scravattati (anche se non tutti bandanati) nelle rispettive residenze di campagna. I matrimoni di figli e figlie di presidenti sono diventati conferenze internazionali, un po' come nel medioevo. La personalizzazione e la spettacolarizzazione della politica richiedono che le telecamere siano puntate oltre ogni ragionevole dubbio sui leaders che incarnano la nazione. L'effetto è quello di un gruppo di scintillanti personaggi che discutono il futuro del mondo come se dovessero organizzare le vacanze per la prossima estate - un vago senso di tranquillità viene incanalato inconsapevolmente nelle menti degli spettatori. E' la politica da bar.

In questa sceneggiata da fine impero, l'Italia e la Russia riescono a dare il peggio di sé. L'ineffabile Cavaliere rimane ancora un esempio ineguagliato di show-man della porta accanto. Corna, saltelli, gli atteggiamenti volgarotti del bulletto in gita scolastica sono da sempre all'ordine del giorno. Mentre il premier russo non disdegna di farsi riprendere a petto nudo on in versione judoka, ben lontano dal grigiore degli ex leader sovietici. Ma il problema, nel caso di Berlusconi e Putin va oltre la già inquietante apparenza. Si tratta, marxianamente, di un problema di struttura. In entrambi i paesi ormai si è abbandonata la classica distinzione liberale tra pubblico e privato. In Italia il privato ha occupato il pubblico mentre a Mosca è successo il contrario. Poco cambia, ci troviamo di fronte a due casi classici di patrimonialismo in cui l'organizzazione dello stato è articolata attraverso rapporti di tipo personale invece che secondo i criteri di legge. Di conseguenza, economia e politica tendono a fondersi in una struttura amorfa priva di regole certe e senza soluzione di continuità. A Mosca l'esistenza di un qualsiasi tipo di grande impresa dipende dal consenso del potere politico che, nel caso venga scontentato nelle sue pretese, non va' tanto per il sottile. Quindi imprese dipendenti ed imprese, in particolare quelle energetiche, usate per scopi politici. Gazprom ne è l'esempio più concreto: in patria viene usata per finanziare a basso costo le industrie-clienti del Cremlino, all'estero è lo strumento principale di una politica estera basata su gas e petrolio. Tipico, in questo senso, il caso dell'Ucraina, cui Gazprom chiese un aggiustamento del prezzo del gas quando a Kiev c'era un governo anti-russo, ed ha poi invece trovato un accordo ragionevole col nuovo governo "amico". In Italia, lo sappiamo, la situazione è speculare. Lo stato occupato da interessi privati non è più il comitato d'affari della borghesia, come nella celebre definizione di Marx, ma l'ufficio legale del premier che agisce da padrone, promuovendo i suoi interessi e circondandosi di una corte dei miracoli degna, secondo Sartori, di un sultano.

In una tale orgia di potere è naturale che i due leaders in questione si trovino a loro agio. Prova ne è stata il meeting di fine Aprile in cui per la Russia hanno partecipato oltre Putin anche i presidenti di Gazprom e di RAO UES (il gestore elettrico russo), mentre per l'Italia oltre Berlusconi erano presenti ENI ed ENEL. Un cortocircuito pubblico-privato-personale di cui non si riesce a distinguere i contorni esatti. Non una novità quando si tratta con i russi. Ricordiamo che Gherard Schroeder, quand'era ancora Cancelliere in Germania, firmò un accordo decisivo proprio con Gazprom per la costruzione del gasdotto North Stream e ne ricevette una lauta ricompensa: una volta ritiratosi a vita privata divenne consulente proprio del gigante energetico russo. Ora è l'Italia a trasformarsi in paese-cliente della Russia. Prima l'accordo per il gasdotto Southstream - quello che passa per il Mediterraneo; poi la parternship RAO UES-ENEL per la ricerca nucleare e la costruzione di una centrale a Kaliningrad. Ora, forse, la ricompensa e una valangata di milioni che potrebbero finire nella cassa personale del nostro Premier che ha bisogno di rilanciare la sua immagine di vincente e pensa di farlo coi soldi di Putin, nel solito cortocircuito pubblico-privato. Una situazione paradossale, se ormai al paradosso non fossimo abituati: il conflitto d'interesse che detta le politiche energetiche ed il futuro del paese, un uomo solo al comando assai preso dai suoi affari. Come diceva il Galileo brechtiano, beato il paese che non ha bisogno di eroi.

Nicola Melloni
Fonte: www.liberazione.it
30/05/2010


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