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Sanaa Dafani


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Sanaa Dafani: ovvero, come la solita cialtroneria italiana trasforma una tragedia familiare in una guerra di religione

Leggo la vicenda sfortunata di questa giovane ragazza sul sito de "La Repubblica":

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/cronaca/pordenone/pordenone/pordenone.html

Il signor El Ketawi Dafani ha ucciso la figlia diciottenne Sanaa. L’ha sorpresa in auto con il fidanzato, l'ha inseguita e l'ha finita con una coltellata alla gola. Prima di ucciderla ha ferito il suo fidanzato Massimo De Biasio che aveva cercato disperatamente di difenderla. La motivazione: non sopportava che frequentasse quell'uomo di tredici anni più grande di lei. In Marocco, dove Sanaa Dafani era nata, la tradizione non permette di convivere con un uomo senza sposarsi. E invece Sanaa, da tre mesi, era andata a vivere a Montereale Valcellina con il suo fidanzato.

Ovviamente a nulla sono valse le parole de’ vari imam che hanno condannato senza condizioni il gesto mortifero affermando che nel Corano non è scritto da nessuna parte che un padre è legittimato ad uccidere la propria figlia perché ha deciso di vivere in maniera “troppo occidentale”, ma si sa, in questo paese si ascoltano solo determinate dichiarazioni degli imam, quelle che fanno “più comodo”. Una tragedia familiare, dunque, la cui gravità rimane ovviamente immutata; sul fatto che il signor El Ketawi debba marcire nel posto che si merita nessuno lo mette in dubbio, tuttavia lo schifoso sillogismo: il signor El Ketawi è un musulmano, il signor El Ketawi ha assassinato sua figlia perché la sua religione glielo chiede, tutti i musulmani assassinano la propria figlia quando la loro religione lo richiede, sta facendo rivoltare nella tomba il buon Aristotele e contribuisce a gettare benzina sul fuoco nel paese in cui vivo. La ministra Carfagna giunge addirittura a volersi costituire “parte civile”, così come leggo in questo sito de “La Repubblica”:

"Un delitto orribile, disumano, inconcepibile, frutto di una assurda guerra di religione che e' arrivata fin dentro le nostre case. Per questa ragione chiederò all’Avvocatura dello Stato di potermi costituire parte civile nel processo, non appena sarà iniziato”. Così il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, commenta l’uccisione di Sanaa, la ragazza marocchina di Pordenone di diciotto anni che voleva vivere con un ragazzo di religione cristiana. “Casi terribili come questi ci inducono a proseguire la strada del ‘modello italiano’ nell’integrazione degli immigrati: ciascuno, in Italia, deve avere il diritto di professare la propria fede come crede, ma il Paese può accettarlo soltanto se questa è rispettosa dei diritti umani, compreso quelli delle donne, e delle leggi dello Stato”.

Una guerra di religione? Ma qui che cos’è che confligge, l’interpretazione personale della propria religione con la cultura laica del paese in cui si vive oppure la religione musulmana con quella cristiana? Perché nell’articolo c’è scritto: “la ragazza marocchina di Pordenone di diciotto anni che voleva vivere con un ragazzo di religione cristiana”? Perché questa volontà di voler citare a tutti i costi la religione cristiana? Se Sanaa si fosse innamorata di un ateo suo padre non avrebbe detto nulla? Se si fosse innamorata di un induista a suo padre non sarebbe importato nulla? Non è forse il desiderio di vivere laicamente, e non cristianamente, il vero, autentico problema?

Quello del signor El Ketawi è un problema presente in tutte le culture e in tutte le religioni. E’ il problema che nasce nel momento in cui i nostri figli decidono di vivere la loro vita seguendo strade che noi non condividiamo. Per noi l’efferatezza di cui il signor El Ketawi si è reso responsabile è qualcosa di inconcepibile, e su questo nessuno ha nulla da ridire, ma ciò non toglie che anche nelle famiglie cristiane, laiche o atee possano sorgere problemi, incomprensioni, gesti odiosi che non portano all’omicidio, ma che restano, comunque, odiosi e senza giustificazione alcuna.

Ho un’amica che rimase incinta e che fu costretta dai suoi genitori ad abortire. Contro il suo parere, dal momento che voleva tenere il proprio figlio, eppure fu costretta ad abortire perché troppo giovane per poter affrontare, da sola, una vita con il nascituro. E’ evidente che se questa mia amica avesse portato a termine la gravidanza non sarebbe stata ammazzata dal padre, ma si sarebbe comunque ritrovata in mezzo a una strada. Non un omicidio, ma pur sempre un atto estremo.
Ricordo che a Rocca, un paesino vicino alla mia città, c’era un signore che aveva deciso che suo figlio avrebbe fatto il prete. Questo ragazzino era obbligato dal padre ad andare in chiesa tutti i giorni a servire il prete. Un giorno decise di andare a giocare a pallone con i suoi amici, il prete, non vedendolo arrivare, informò il padre e questi, non appena il figlio tornò a casa, lo pestò, sicché da quel giorno ritornò a frequentare la chiesa tutti i giorni. Ha qualcosa a che fare la religione cristiana con questa testa di cazzo che aveva già deciso per suo figlio? Certo che no, eppure se la stessa cosa la facesse un musulmano assisteremmo ad un “tutti  i musulmani che vogliono che il proprio figlio diventi un imam lo pestano a sangue nel caso si rifiuti, e tutto questo a causa della LORO religione”.

E veniamo al caso estremo: uccidere il proprio figlio, il sangue del proprio sangue.
Nell’Estate del 1993 a Cerignola, in provincia di Foggia, Roberto Sardi fu ucciso dal padre Raffaele a colpi di pistola. La motivazione fu: «Non potevo più sopportare la sua diversità e tutto quello che comportava per me e per la mia famiglia, uno scandalo». Ovviamente si sarà capito che Roberto era gay. Colpa dell’educazione cristiana? Ovviamente nessuno – giustamente – lo affermerebbe.

Nell’Estate del 1995 Vincenzo Mandanici assoldò due sicari, Massimiliano Calcedonio Maniscalco e Francesco Floramo per uccidere il figlio Giuseppe perché non sopportava il disonore che gli aveva causato il figlio “femminello”. Giuseppe Mandanici fu ferito la sera del 13 Agosto 1993 mentre si prostituiva a Furnari, in provincia di Messina, vestito da donna. Sottoposto ad un delicato intervento chirurgico le sue condizioni si aggravarono per una improvvisa infezione e morì. L’ipotesi dell’accusa, suffragata da una sentenza di condanna di primo grado, fu completamente ribaltata e il padre padrone fu assolto con formula piena. La difesa riuscì a convincere che Floramo e Maniscalco volevano “solo” dare una lezione al gay e che questi era morto in ospedale perché, con il suo comportamento irrequieto, si era esposto all’infezione. I soliti salti mortali del nostro bel paese (e vengono in mente altri salti, come quello di Pinelli per cui fu coniata addirittura la formula del “malore attivo” per accontentare tutti). In primo grado la Corte d' assise inflisse dodici anni a Vincenzo Mandanici, dieci anni a Maniscalco ed otto anni e otto mesi a Francesco Floramo, condannandoli tutti per omicidio preterintenzionale. Dopo il “ribaltone” i giudici d' Appello assolsero gli imputati dall' accusa di omicidio volontario. Conclusione: assoluzione piena per Vincenzo Mandanici, e per i rei confessi? Tre anni e quattro mesi per “omicidio colposo” a Massimiliano Calcedonio Maniscalco che ammise di avere sparato all' omosessuale, e due anni per “detenzione di armi” a Francesco Floramo, che la sera dell’agguato al gay aveva guidato l’auto del killer. Proprio un bel paesino questa nostra Italietta, non c’è che dire.

C’è qualcuno che si permetterebbe mai di imputare alla religione cristiana il fatto che ogni tanto qualche genitore indignato decide di mettere fine alla vita del proprio figlio frocio? Certo che no, i genitori ch
e compiono questi atti estremi sono persone che combattono contro fantasmi tutti personali (e non solo purtroppo) che niente hanno a che vedere con la religione in cui credono. E allora, perché nel caso in cui è una ragazza musulmana ad essere uccisa s’invoca sempre la colpevolezza del Corano? Inoltre, nei casi testé citati c’è forse qualcuno che si sia mai costituito come parte civile? Che demente che sono, la Carfagna ha addirittura dato disposizioni affinché venisse tolta dal sito del suo inutile ministero la pagina Web in cui si parla della lotta all’omofobia. Di fronte alla semplice domanda: “Perché?” la risposta – dal ministero – è stata altrettanto semplice: “Non è stata ritenuta prioritaria”. E infatti, stando alle ultime vicende di cronaca, bisogna ammettere che queste persone hanno proprio capito tutto….

Fonte: http://francydafne.blog.lastampa.it/
Link: http://francydafne.blog.lastampa.it/dafneblognews/2009/09/sanaa-dafani-ovvero-come-la-solita-cialtroneria-italiana-trasforma-una-tragedia-familiare-in-una-guerra-di-religione.html
18.09.2009


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