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Scuola: La parola agli studenti 2

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Rosanna
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Mi chiamo Giulia, ho diciannove anni, e due anni fa sono partita per studiare sei mesi oltreoceano, negli Stati Uniti. La scuola che ho frequentato si trova a Pitman, nel New Jersey, una cittadina due ore a sud di New York, e il ricordo del primo giorno è ancora vivido. Il Pitman High-School è un liceo pubblico, piuttosto piccolo se paragonato agli istituti da duemila studenti delle città vicine (noi eravamo circa quattrocento), e circondato da campi da calcio, football, tennis e hockey.

Se dovessi confrontare i due sistemi scolastici, direi che quello americano è come una passeggiata in montagna con un gruppo di settantenni: a volte bisogna impegnarsi di più, schivare qualche sasso e continuare a camminare per non rimanere indietro, ma la maggior parte del sentiero è facilmente percorribile e coperta di fiorellini.

Il sistema italiano, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, è come scalare le vette dell’Himalaya in ciabatte e con un gruppo di sherpa che parlano solo il nepalese: non tutti riescono ad arrivarci in fondo, bisogna imparare a capire gli altri per evitare di perdersi, ma non c’è soddisfazione più grande dell’arrivare in cima e guardare giù, e vedere la strada illuminata, anche nei punti dove la tentazione di mollare era molto forte.

In America, la mia settimana iniziava il lunedì mattina con la campanella delle 7:40 e finiva venerdì con quella delle 14:30. Ogni giorno quasi tutti gli studenti rimanevano a scuola per partecipare ai numerosi gruppi pomeridiani (da quelli religiosi ai musicali, dalle riunioni del giornale scolastico a quelle degli amanti del decoupage, dagli attivisti al circolo degli scacchi), o per gli allenamenti sportivi.

A differenza dei nostri, nei licei americani gli sport di squadra hanno un’importanza fondamentale, coinvolgono l’intera scuola e studenti di tutte l’età: molti iniziano a giocare al primo anno e continuano fino a guadagnarsi l’ingresso nei college più prestigiosi proprio grazie allo sport. Le attività si dividono a seconda delle stagioni, in autunno cominciano gli allenamento di calcio femminile, football, cross-country (una specie di corsa campestre), tennis e hockey, in inverno quelli di nuoto, wrestling e basket, in primavera quelli di calcio maschile, tennis, golf, atletica su pista e baseball.

I ricordi più belli del primo periodo sono quelli con la mia squadra di tennis (nonostante le pessime capacità), le trasferte insieme, le chiacchiere in spogliatoio delle cinque, dopo due ore di allenamento, le cene insieme e le partite, sia vinte e sia perse, che ci hanno fatto legare come una famiglia.
Nonostante abbia avuto la fortuna di trovare degli insegnanti preparati e molto disponibili, l’impegno scolastico non era minimamente paragonabile a quello a cui ero abituata in Italia. Poche lezioni erano frontali, cercavano di coinvolgere il più possibile gli studenti assegnando progetti, compiti a casa, ricerche e simili, ma credo che il livello raggiunto alla fine dell’ultimo anno sia piuttosto inferiore a quello dello studente medio alle porte della maturità.

Anche il rapporto con gli insegnanti era molto diverso: tralasciando il fatto che uno studente di scambio è quasi sempre oggetto di amore e interesse da parte di tutti, in quanto elemento esotico e potenzialmente ricco di esperienze, ho constatato che i miei compagni potevano contare su un rapporto molto stretto e sincero con i loro insegnanti. L’aspetto che più mi ha sorpreso, però, non era la confidenza tra docenti e studenti, cosa per cui ero preparata con anni di serie televisive e film, quanto l’assoluto rispetto che questi ultimi dimostravano sempre, ad ogni lezione.

Non ho mai visto nessuno dei miei compagni copiare durante un compito in classe, perché imparare qualcosa è più importante di un bel voto e una verifica si può sempre recuperare (e con ‘sempre’ intendo proprio sempre, ho visto gente tentare sei volte prima di prendere una sufficienza), e non ho mai sentito nessuno dei miei insegnanti alzare la voce per richiamare l’attenzione o zittire una classe; eppure, quando suonava la campanella, li vedevo chiacchierare amichevolmente con i miei coetanei. Non che fossi abituata ad un ambiente ostile in patria, ma di certo non ad una confidenza così spontanea e aperta.

Il primo giorno di scuola americana, ho ricevuto una combinazione un armadietto, oltre ad una mappa per orientarmi. Sapevo dello spostarsi da una classe all’altra nei cambi d’ora e dell’armadietto personale grazie alle serie televisive di cui sopra, ma la quantità di aule e laboratori mi aveva impressionata: ogni docente aveva la sua ed era libero di decorarla a proprio piacimento, perciò, ad esempio, quella di anatomia e fisiologia era piena di scheletri, microscopi, lampade, manifesti sul funzionamento dei vari apparati umani, strumenti per esercitarsi a sezionare rane, pile di libri, e per concludere la vasca gigante di Berry il Varano.

L’aspetto negativo più pesante si è presentato qualche mese dopo, quando abbiamo dovuto evacuare l’edificio per un allarme bomba (poi rivelatosi falso): gli episodi di sparatorie nelle scuole, un pericolo direi inesistente in Italia, negli Stati Uniti hanno avuto vari seguiti, nonostante le misure precauzionali e i controlli introdotti negli ultimi anni.

Mi chiamo Daniela, a Giugno mi sono diplomata al liceo Classico e circa un mese fa mi sono trasferita a Dublino per intraprendere gli studi all’UCD (University College of Dublin). Il corso che seguo si chiama “English with film” e prevede lo studio della letteratura Inglese, della scrittura Irlandese contemporanea e l’analisi del cinema nel suo sviluppo dai film classici a quelli moderni. In aggiunta a questo, frequento due corsi di soria dell’arte e uno di Drama, focalizzato sull’analisi di spettacoli teatrali.

Il sistema universitario Irlandese è molto diverso da quello Italiano: benché io non abbia mai davvero studiato in un’università Italiana, sono riuscita a farmi un’idea attraverso l’esperienza dei miei fratelli ma anche di alcuni ragazzi in Erasmus che ho conosciuto qui.

Da una parte ci sono le lezioni frontali, in inglese ‘lectures’ che si svolgono nelle aule grandi, con un centinaio di studenti se non di più, dove l’alunno non è altro che un viso che si confonde in mezzo alla folla: questa era l’idea che mi ero fatta dell’ università pensando al sistema Italiano. Ma ciò che non mi aspettavo e che mi ha colpito, in senso positivo, sono i tutorial o ‘small groups’: un’ulteriore suddivisione degli studenti, fatta dai professori suppongo, in classi di 20/25 persone guidate da un insegnante diverso da quello della lecture, dove l’alunno assume un volto e un’identità ed è invitato a partecipare alle discussioni che avvengono in classe. Un sistema insomma che ricorda molto quello liceale. In questi gruppi vengono assegnati compiti settimanali, che devono essere consegnati regolarmente all’insegnante e le cui valutazioni entreranno a far parte del voto finale. Il voto non dipende quindi soltanto dall’esame finale, ma è un insieme di fattori che tengono conto della presenza alle lezioni, della partecipazione a queste e infine di ciò che si è appreso durante il corso.

Lo scopo delle ‘lectures’ diventa quindi quello di dare delle competenze tecniche agli studenti, mentre quello degli ‘small groups’ diventa mettere in pratica queste competenze. Questo sistema sperimentale è molto efficace, tuttavia, sotto certi aspetti, presenta delle lacune: ritengo che quello che il sistema scolastico Italiano possa vantare sulla maggior parte degli altri paesi (soprattutto quelli anglofoni) sia la preparazione su un background culturale molto vasto in tutte le materie, uno studio cronologico chiaro e formativo per qualunque scelta si decideràdi intraprendere all’università. Questa concezione manca nei licei Irlandesi (co
me mi hanno riferito alcuni studenti di qui) e l’università non si preoccupa di rimediare a questa mancanza. Per fare un esempio concreto: il corso di letteratura Inglese, benché molto interessante, si concentrerà questo primo semestre esclusivamente su due autori, Shakespeare e Chaucer, facendo l’analisi dei loro testi, del loro linguaggio e delle diverse interpretazioni. Io personalmente mi ritengo molto fortunata ad aver avuto una professoressa competente al liceo che mi ha insegnato a collocare questi autori in un contesto storico culturale e ad avere una più ampia visione della letteratura del periodo, ma non sono sicura che gli altri miei coetanei qui a Dublino possano dire lo stesso.

D’altra parte, nelle università Italiane, dove potrebbero permettersi di seguire un sistema di questo genere più che in Irlanda, manca l’aspetto sperimentale che è molto importante per la formazione di un ragazzo che si prepara ad affrontare l’ambiente lavorativo. Il mio pensiero quindi è: non è possibile sviluppare un sistema scolastico perfetto, ma sono convinta che la combinazione di questi due sistemi universitari, se alla base ci sono le competenze liceali come quelle che io personalmente ho sperimentato in Italia, potrebbe davvero funzionare bene.


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spadaccinonero
Illustrious Member Guest
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non ho una buona opinione degli studenti di oggi...
dato che devo attenermi alle regole del politicamente non esprimerò cosa penso di loro...

posso solo dire (poi fatevi voi un'opinione) di aver incontrato rappresentanti studenteschi DI SINISTRA (quelli della link per intenderci) favorevoli al fiscal compact (nella migliore delle ipotesi non sapevano manco cosa fosse), altri che conoscevano benissimo dei trattati capestro dell'eu ma che si guardavano bene dal dirlo pubblicamente

e le nuove generazioni sono ancora peggio

esempio

dove lavoro io c'è un ragazzo ospite della famiglia dei proprietari dell'attività, egli è in Italia per un progetto di studi all'estero, insomma queste stupidaggini che vanno di moda oggi che vengono spacciate per progresso

ho un po di confidenza con lui e decisi di chiedergli il perché della sua scelta

lui mi risponde :

'cause it's cool

cioè tre parole per una scelta che influenzerà un intero anno della sua giovane vita...

un ragazzo che dall'Austria viene ad abitare in casa di perfetti sconosciuti abbandonando parenti e amici e mi risponde che ha fatto quella scelta perché è figo

mi ha fatto cadere le braccia a dir poco

i giovani riescono sempre a sorprendermi
in negativo ovviamente

ascoltare la loro opinione mi fa capire che ci aspetta un futuro di merda


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Rosanna
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non ho una buona opinione degli studenti di oggi...
dato che devo attenermi alle regole del politicamente non esprimerò cosa penso di loro...

posso solo dire (poi fatevi voi un'opinione) di aver incontrato rappresentanti studenteschi DI SINISTRA (quelli della link per intenderci) favorevoli al fiscal compact (nella migliore delle ipotesi non sapevano manco cosa fosse), altri che conoscevano benissimo dei trattati capestro dell'eu ma che si guardavano bene dal dirlo pubblicamente

e le nuove generazioni sono ancora peggio

esempio

dove lavoro io c'è un ragazzo ospite della famiglia dei proprietari dell'attività, egli è in Italia per un progetto di studi all'estero, insomma queste stupidaggini che vanno di moda oggi che vengono spacciate per progresso

ho un po di confidenza con lui e decisi di chiedergli il perché della sua scelta

lui mi risponde :

'cause it's cool

cioè tre parole per una scelta che influenzerà un intero anno della sua giovane vita...

un ragazzo che dall'Austria viene ad abitare in casa di perfetti sconosciuti abbandonando parenti e amici e mi risponde che ha fatto quella scelta perché è figo

mi ha fatto cadere le braccia a dir poco

i giovani riescono sempre a sorprendermi
in negativo ovviamente

ascoltare la loro opinione mi fa capire che ci aspetta un futuro di merda

spadaccino, in realtà dovevi commentare il testo e parlare di scuola ... invece come sempre accade hai parlato di tutt'altro, seguendo i diktat del tuo pensiero unico ... un bell'esempio di dialogo costruttivo ...


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tersite
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Molto interessanti queste testimonianze.
Qui c'è una formazione culturale più ampia.
In usa puoi frequentare prestigiose università grazie ai meriti sportivi.

Ovvero, in Italia si bada più al contenuto(programmi)e poi l'individuo viene abbandonato a se stesso, negli states alla forma. La forma serve per attirare lo studente verso la scuola e distrarlo perzialmente da pericolosi agenti esterni(tv, propaganda del consumo).
Quindi, da quello che ho capito, in altri paesi c'è maggiore attenzione nell'individuare ed incoraggiare le qualità del singolo(mi viene in mente palla di lardo cecchino infallibile di kubrick). Qui, invece, il merito è una questione di parentele, amicizie, ambiente e classe di appartenenza.
In sostanza, malgrado la passione di molti docenti e buoni programmi scolastici, in Italia si fa di tutto per scoraggiare e demotivare gli studenti. Va detto che esistono enormi differenze tra scuole private e pubbliche, da noi.


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mincuo
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Mi chiamo Cenerentola, ho diciannove anni, e due anni fa sono partita per studiare sei mesi oltreoceano, in Italia.... La matrigna non voleva che partissi, ma poi.....

Ciao, sono Peter Pan, vengo da New York, ho 20 anni e un anno fa sono partito per venire a studiare in Italia...."

Hello, sono Pippi Calzelunghe, sono venuta a studiare in Italia un anno fa...

Poveretta, ridotta a 'sta roba. Che pena...

Altro che De Mauro...


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Primadellesabbie
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@ Rosanna

Francamente queste hanno graffiato la superficie delle cose, ad un italiano medio non basta un anno o due per spogliarsi dei suoi pregiudizi, in tutti i sensi, a volte non ci riuscirà per tutta la vita, o semplicemente non accetta che possa esistere qualcosa che gli sfugge o non concepisce, qualcosa che lui non giudichi "giusto".

Solo per esempio: manca qualsiasi riferimento al modo in cui si procede da un anno al successivo e su come sono organizzate le valutazioni. Entrambe le cose sono risolte in maniera diversa da come si usa da noi.

Possibile che sia "sfuggito" alle due vispe e loquaci fanciulle?


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PietroGE
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Mah, sono giudizi che dipendono molto dal carattere della persona per poter essere di qualche utilità nel giudicare il sistema scolastico italiano nel confronto con quello di altri Paesi.
Per le università, una occhiata al ranking mi dice che the migliori 20 sono tutte americane o inglesi con l'eccezione svizzera del ETH. Le migliori italiane compaiono molto giù nella graduatoria.
Poi uno può anche criticare il metodo usato per stabilire la graduatoria, a me sembra però molto più utile che non giudizi soggettivi di questo o quello.


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MarioG
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Poveretta, ridotta a 'sta roba. Che pena...

Altro che De Mauro...

Tanto ha gia' stabilito che se uno critica la scuola italiana lo fa perche' e' un privatizzatore e un agente del FMI!
Non c'e' molto margine di discussione.


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spadaccinonero
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non ho una buona opinione degli studenti di oggi...
dato che devo attenermi alle regole del politicamente non esprimerò cosa penso di loro...

posso solo dire (poi fatevi voi un'opinione) di aver incontrato rappresentanti studenteschi DI SINISTRA (quelli della link per intenderci) favorevoli al fiscal compact (nella migliore delle ipotesi non sapevano manco cosa fosse), altri che conoscevano benissimo dei trattati capestro dell'eu ma che si guardavano bene dal dirlo pubblicamente

e le nuove generazioni sono ancora peggio

esempio

dove lavoro io c'è un ragazzo ospite della famiglia dei proprietari dell'attività, egli è in Italia per un progetto di studi all'estero, insomma queste stupidaggini che vanno di moda oggi che vengono spacciate per progresso

ho un po di confidenza con lui e decisi di chiedergli il perché della sua scelta

lui mi risponde :

'cause it's cool

cioè tre parole per una scelta che influenzerà un intero anno della sua giovane vita...

un ragazzo che dall'Austria viene ad abitare in casa di perfetti sconosciuti abbandonando parenti e amici e mi risponde che ha fatto quella scelta perché è figo

mi ha fatto cadere le braccia a dir poco

i giovani riescono sempre a sorprendermi
in negativo ovviamente

ascoltare la loro opinione mi fa capire che ci aspetta un futuro di merda

spadaccino, in realtà dovevi commentare il testo e parlare di scuola ... invece come sempre accade hai parlato di tutt'altro, seguendo i diktat del tuo pensiero unico ... un bell'esempio di dialogo costruttivo ...

ho dato abbastanza giudizi in merito, gli studenti liquidi provengono da un'insegnamento liquido che lavora sulla nozionistica e nient'altro.
I ragazzi non hanno spirito critico, sono solo omologati al pensiero comune imposto

I loro "insegnanti" sono responsabili di tutto ciò e non osano fiatare perché pensano allo stipendio (poi ci sono le capre ma è un altro discorso)

cos'altro potrei aggiungere?


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Rosanna
Famed Member
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Molto interessanti queste testimonianze.
Qui c'è una formazione culturale più ampia.
In usa puoi frequentare prestigiose università grazie ai meriti sportivi.

Ovvero, in Italia si bada più al contenuto(programmi)e poi l'individuo viene abbandonato a se stesso, negli states alla forma. La forma serve per attirare lo studente verso la scuola e distrarlo perzialmente da pericolosi agenti esterni(tv, propaganda del consumo).
Quindi, da quello che ho capito, in altri paesi c'è maggiore attenzione nell'individuare ed incoraggiare le qualità del singolo(mi viene in mente palla di lardo cecchino infallibile di kubrick). Qui, invece, il merito è una questione di parentele, amicizie, ambiente e classe di appartenenza.
In sostanza, malgrado la passione di molti docenti e buoni programmi scolastici, in Italia si fa di tutto per scoraggiare e demotivare gli studenti. Va detto che esistono enormi differenze tra scuole private e pubbliche, da noi.

Sì certo, in altri paesi forse c'è maggior attenzione alle qualità individuali, ma che lo sport possa concedere tali e tanti privilegi, non lo trovo particolarmente interessante, anche se da noi lo si sottovaluta parecchio, però non credo che in Italia il merito scolastico dipenda da parentele o amicizie, se non appunto nella scuola privata cattolica oppure forse al sud, ma al nord questo non accade, anzi la scuola pubblica è garanzia di imparzialità ...
Appunto, come dici tu "esistono enormi differenze tra scuole private e pubbliche, da noi", lo stivale è piuttosto allungato in verticale.


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spadaccinonero
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cito

"anzi la scuola pubblica è garanzia di imparzialità ... "

si, certo 😉

voglio specificare che non vuole essere un attacco rivolto a te, Ros, non ti conosco come insegnante e quindi non posso permettermi di giudicare il tuo operato


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Rosanna
Famed Member
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@ Rosanna

Francamente queste hanno graffiato la superficie delle cose, ad un italiano medio non basta un anno o due per spogliarsi dei suoi pregiudizi, in tutti i sensi, a volte non ci riuscirà per tutta la vita, o semplicemente non accetta che possa esistere qualcosa che gli sfugge o non concepisce, qualcosa che lui non giudichi "giusto".

Solo per esempio: manca qualsiasi riferimento al modo in cui si procede da un anno al successivo e su come sono organizzate le valutazioni. Entrambe le cose sono risolte in maniera diversa da come si usa da noi.

Possibile che sia "sfuggito" alle due vispe e loquaci fanciulle?

Quindi è meglio la scuola americana o quella irlandese ??


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Rosanna
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non ho una buona opinione degli studenti di oggi...
dato che devo attenermi alle regole del politicamente non esprimerò cosa penso di loro...

posso solo dire (poi fatevi voi un'opinione) di aver incontrato rappresentanti studenteschi DI SINISTRA (quelli della link per intenderci) favorevoli al fiscal compact (nella migliore delle ipotesi non sapevano manco cosa fosse), altri che conoscevano benissimo dei trattati capestro dell'eu ma che si guardavano bene dal dirlo pubblicamente

e le nuove generazioni sono ancora peggio

esempio

dove lavoro io c'è un ragazzo ospite della famiglia dei proprietari dell'attività, egli è in Italia per un progetto di studi all'estero, insomma queste stupidaggini che vanno di moda oggi che vengono spacciate per progresso

ho un po di confidenza con lui e decisi di chiedergli il perché della sua scelta

lui mi risponde :

'cause it's cool

cioè tre parole per una scelta che influenzerà un intero anno della sua giovane vita...

un ragazzo che dall'Austria viene ad abitare in casa di perfetti sconosciuti abbandonando parenti e amici e mi risponde che ha fatto quella scelta perché è figo

mi ha fatto cadere le braccia a dir poco

i giovani riescono sempre a sorprendermi
in negativo ovviamente

ascoltare la loro opinione mi fa capire che ci aspetta un futuro di merda

spadaccino, in realtà dovevi commentare il testo e parlare di scuola ... invece come sempre accade hai parlato di tutt'altro, seguendo i diktat del tuo pensiero unico ... un bell'esempio di dialogo costruttivo ...

ho dato abbastanza giudizi in merito, gli studenti liquidi provengono da un'insegnamento liquido che lavora sulla nozionistica e nient'altro.
I ragazzi non hanno spirito critico, sono solo omologati al pensiero comune imposto

I loro "insegnanti" sono responsabili di tutto ciò e non osano fiatare perché pensano allo stipendio (poi ci sono le capre ma è un altro discorso)

cos'altro potrei aggiungere?

Carissimo, non è così, tu semplifichi sempre ogni problematica complessa ...
il senso critico lo trasmette molto di più la nostra scuola di quella anglosassone, se hai letto bene le testimonianze, perché non sono certo i test a crocette ad insegnarlo, semmai verifiche orali, temi, articoli, saggi scritti, pratiche argomentative orali e scritte ...
Se poi tu entri nel merito dei temi riguardanti la crisi econimica, euro, europa ecc. sono d'accrodo che il mondo della scuola, per motivi politici, d'interesse, di sclerosi multipla è ancora piuttosto distante dall'acquisizione della verità ... sono in gran parte piddini appunto ... ciò non toglie che non sappiano insegnare matematica, fisica, filosofia, inglese, italiano ...


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spadaccinonero
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non ho una buona opinione degli studenti di oggi...
dato che devo attenermi alle regole del politicamente non esprimerò cosa penso di loro...

posso solo dire (poi fatevi voi un'opinione) di aver incontrato rappresentanti studenteschi DI SINISTRA (quelli della link per intenderci) favorevoli al fiscal compact (nella migliore delle ipotesi non sapevano manco cosa fosse), altri che conoscevano benissimo dei trattati capestro dell'eu ma che si guardavano bene dal dirlo pubblicamente

e le nuove generazioni sono ancora peggio

esempio

dove lavoro io c'è un ragazzo ospite della famiglia dei proprietari dell'attività, egli è in Italia per un progetto di studi all'estero, insomma queste stupidaggini che vanno di moda oggi che vengono spacciate per progresso

ho un po di confidenza con lui e decisi di chiedergli il perché della sua scelta

lui mi risponde :

'cause it's cool

cioè tre parole per una scelta che influenzerà un intero anno della sua giovane vita...

un ragazzo che dall'Austria viene ad abitare in casa di perfetti sconosciuti abbandonando parenti e amici e mi risponde che ha fatto quella scelta perché è figo

mi ha fatto cadere le braccia a dir poco

i giovani riescono sempre a sorprendermi
in negativo ovviamente

ascoltare la loro opinione mi fa capire che ci aspetta un futuro di merda

spadaccino, in realtà dovevi commentare il testo e parlare di scuola ... invece come sempre accade hai parlato di tutt'altro, seguendo i diktat del tuo pensiero unico ... un bell'esempio di dialogo costruttivo ...

ho dato abbastanza giudizi in merito, gli studenti liquidi provengono da un'insegnamento liquido che lavora sulla nozionistica e nient'altro.
I ragazzi non hanno spirito critico, sono solo omologati al pensiero comune imposto

I loro "insegnanti" sono responsabili di tutto ciò e non osano fiatare perché pensano allo stipendio (poi ci sono le capre ma è un altro discorso)

cos'altro potrei aggiungere?

Carissimo, non è così, tu semplifichi sempre ogni problematica complessa ...
il senso critico lo trasmette molto di più la nostra scuola di quella anglosassone, se hai letto bene le testimonianze, perché non sono certo i test a crocette ad insegnarlo, semmai verifiche orali, temi, articoli, saggi scritti, pratiche argomentative orali e scritte ...
Se poi tu entri nel merito dei temi riguardanti la crisi econimica, euro, europa ecc. sono d'accrodo che il mondo della scuola, per motivi politici, d'interesse, di sclerosi multipla è ancora piuttosto distante dall'acquisizione della verità ... sono in gran parte piddini appunto ... ciò non toglie che non sappiano insegnare matematica, fisica, filosofia, inglese, italiano ...

il modello anglosassone/americano è la mia antitesi, la loro influenza però si vede e si sente con annessi risultati negativi

fornire nozionistica non è insegnare, ci sono ragazzi e laureati che culturalmente sono dieci e io sono zero ma brancolano nel buio sotto molti punti di vista a cominciare dalla loro assenza di identità
ciò che dicono i mass media è per loro verità assoluta, chi non ha le credenziali che lo stesso sistema fornisce ai suoi fedeli servitori

sono liquidi in una società liquida

per me peggio di così non si può

punti di vista


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Primadellesabbie
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Quindi è meglio la scuola americana o quella irlandese ??

Veramente io non mi sono pronunciato in merito, ho osservato che le giovani dimostrano di non saper osservare, cosa della quale ho una corposa casistica.

Se però introduci il "meglio e peggio", bisognerebbe fare un lungo preambolo con il rischio polemica ad ogni passo.

Quel che posso dirti é che il sistema anglosassone é meno presuntuoso del nostro, consente ai meno dotati di fare la "loro" strada senza le umiliazioni che conosciamo dalle nostre parti, e non impedisce a chi vuol farsi una cultura di farsela (vuoi che esaminiamo la saggistica di quest'anno e la confrontiamo con quella di casa nostra?), mettendo a disposizione strumenti che noi ci sogniamo (altro che crocette).

Ancora posso dirti che quel sistema non impone di "credere di aver studiato Dante" (o Shakespeare), ad un esercito di supponenti che poi, per tutta la vita "si credono tutto sapere, e per questo le non certe cose affermano per certe".

É che lì, l'ignoranza non viene mascherata come si usa fare qui, con improntitudine smisurata (guardati accanto).

Vedi, mi faccio trascinare, é meglio che mi fermi qui.


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