Se D’Alema, Bersani...
 
Notifiche
Cancella tutti

Se D’Alema, Bersani e Rossi sono socialisti, io sono la Regina d’Inghilterra


Davide
Membro
Registrato: 3 anni fa
Post: 2583
Topic starter  

Voi avete capito perchè il Partito Democratico sta per subire l’ennesima scissione nella storia della sinistra italiana? Sulla stampa di questi giorni le possibili spiegazioni sono di due tipi: 1) tecniche o, con termine leggermente dispregiativo, politicistiche (il segretario nazionale Renzi vuole il congresso al più presto, i dissidenti di sinistra più avanti; Renzi non ha saputo tener conto della ragioni della minoranza di sinistra, gli avversari interni puntano a riprendersi il partito dopo la batosta renziana al referendum); 2) ideologiche e simboliche (gli anti-renziani accusano i renziani di aver abbandonato l’identità di sinistra, i renziani additano gli anti-renziani come gli ultimi residuati di un passato da non rinnegare ma da superare una volta per tutte, compiendo la “rottamazione finale del problema rosso”).
Il sottoscritto non è un “sinistrologo”, non amando particolarmente lambiccarsi il cervello con le dispute e le correnti che rendono affollatamente noioso il campo sinistro. Però non ci vuole una laurea in dalemologia per capire che le due varianti di cui sopra sono una minima parte della verità.

Partiamo dalla coda. Si sono viste rifare capolino la falce e martello, udito l’inno “Bandiera rossa”, sentito Bersani ricordare che non ha mai tradito gli ideali di gioventù, e persino – tenetevi forte – risuonare la parola “socialista”, che il governatore toscano Rossi vorrebbe rivedere nel nome della futura forza scissionista. Scusate, sedicenti compagni, ma da quanto vi siete riscoperti fautori della «socializzazione dei mezzi di produzione»? Vi sapevamo sostenitori del capitalismo, magari corretto con un po’ di spesa pubblica – o un po’ tanto, vedi gli zombie di Sinistra Italiana – ma insomma ormai dei liberali fatti e finiti, già passati alla “Terza via” dai tempi di Clinton, Blair e D’Alema (proprio lui) fin dalla metà degli anni ’90, e invero “comunisti” filo-atlantici da quando Luigi Berlinguer confessò che si stava meglio sotto l’ombrello Nato. Sono sinonimi di socialismo, secondo voi, il pacchetto Treu, le liberalizzazioni, il tecnocratico euro, l’acquiescenza al ricatto dei “mercati” (gente con nome e cognome, che di mestiere speculano sull’economia reale), l’esercito di riserva degli immigrati neo-schiavi, le “guerre umanitarie”, la riduzione del cittadino a consumatore, i diritti civili e individualistici al posto dei diritti sociali, l’abbandono di qualsiasi afflato ideale e utopico per abbracciare il pensiero unico della globalizzazione? Il più grottesco della compagnia è Rossi, che ha avuto il coraggio di intitolare il suo libro-manifesto “La rivoluzione socialista”: in un attacco di masochismo ce lo siamo letti, e di socialista non abbiamo trovato neppure un’idea, manco mezza, solo il richiamo retorico al passato, senza uno straccio di proposta per un socialismo del futuro (d’altronde, a presiedere la sua associazione è un certo Peppino Caldarola, per sua stessa ammissione «sempre a destra» della sinistra, già gradita firma del Giornale e del Foglio berlusconiani, nonchè di quel “Riformista” di Polito che stava al socialismo come la Goldman Sachs sta alla povertà francescana).

Si avvicina più alla realtà – fuochino, diciamo – la motivazione numero uno: lo scontro interno fra la sinistra Pd, in sostanza buona parte della vecchia guardia dirigente del Pci-Pds-Ds, e il resto del partito (ex Dc-Margherita, nuove leve renziane, et coetera) che si riconosce nel bulletto di Rignano d’Arno. Oggetto del contendere: la linea politica e la gestione della baracca. Sinistra-sinistra contro sinistra-destra. Domanda: ma qualcuno sa definire la differenza? Bobbio ha lasciato ai posteri la distinzione classica: è di sinistra chi mette al primo posto il valore dell’uguaglianza, è di destra chi preferisce quello della libertà. In cosa, di grazia, sarebbero egualitaristi i piddini, e più egualitaristi i supposti “rossi”, fra i piddini? Vi giuro: non lo so. Dice lo spiritello maligno: ma guarda che la sinistra dei D’Alema, Bersani e company (Speranza chi è?), quando contesta Renzi e mira alla rivincita, lo fa mica per “rappresentare la sinistra”: lo fa per garantire che loro rimangano nel Palazzo, con la scusa di rappresentare qualcosa che non c’è.

Ha ragione il diavolo suggeritore: questi cavalieri dell’Ideale hanno paura che al dunque, quando si deciderà la composizione delle candidature elettorali, verranno trattati da minoranza quali sono. In più, se oltre alle liste bloccate si andrà verso una sistema sostanzialmente proporzionale, occupare una casella autonoma con un partitino tutto loro, in una prossima tornata da cui il Pd molto probabilmente uscirà con meno seggi di adesso, potrebbe essere la chiave vincente. Per cosa? Per la pura, semplice, comprensibile, e tutt’altro che nobile sopravvivenza. Altro che socialismo. E’ il solito paraculismo. Renzi, che nella nota arte di pararsi il fondoschiena è più bravo a parole che nei fatti, quanto meno non fa finta di essere quel che non è.

Alessio Mannino
Fonte: www.vvox.it
LInk: http://www.vvox.it/2017/02/20/se-dalema-bersani-e-rossi-sono-socialisti-io-sono-la-regina-dinghilterra/
20.02.2017


Citazione
PietroGE
Famed Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 4114
 

Ignobile gazzarra per la spartizione delle poltrone e dei posti in lista. Al Pd non è rimasto altro.


RispondiCitazione
riefelis
Honorable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 679
 

Lucidissimo articolo che si dovrebbe far legegre nelle scuole.
CI sono ormai tre poli. Una destra indecorosa, un partito psicosetta guidato da un'azienda milanese di comunicazione e un finto partito di sinistra che è il realta neoliberistico.
Che desolazione!


RispondiCitazione
cedric
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 1697
 

Aridatece i puzzoni: gui, tanassi, rumor, gaspari, donatcattin, moro, andreotti, martinazzoli, forlani, scleba, fanfani, goria e tutta l'allegra brigata di piazza del gesù.

Però per favore risparmiateci i socialisti: facevano schifo a tutti già ai tempi della rivoluzione di ottobre

I menscevichi ed i socialisti-rivoluzionari proclamavano che la Russia non era matura per la rivoluzione sociale e che solo una rivoluzione politica era possibile. Secondo loro le masse russe mancavano dell'educazione necessaria per la presa del potere; ogni tentativo in tale senso non avrebbe che provocato una reazione, la quale avrebbe facilitato ad un qualsiasi avventuriero senza scrupoli la restaurazione del vecchio regime.

Perciò quando i socialisti «moderati» furono obbligati dalle circostanze a prendere il potere, non osarono servirsene. Essi credevano che la Russia dovesse passare, a sua volta, per le stesse tappe politiche ed economiche dell'Europa Occidentale, per arrivare, infine, contemporaneamente al resto del mondo, al paradiso socialista. Si trovavano quindi d'accordo con le classi possidenti per fare della Russia soprattutto uno Stato parlamentare — alquanto più perfezionato, tuttavia, delle democrazie occidentali — ed insistettero, perciò, per la partecipazione delle classi possidenti al potere. Di là ad una politica di sostegno, non vi era che un passo. I socialisti «moderati» avevano bisogno della borghesia; ma la borghesia non aveva bisogno dei socialisti «moderati». I ministri socialisti furono obbligati a cedere, a poco a poco, sulla totalità del loro programma, via via che la pressione delle classi possidenti aumentava.

E finalmente, quando i bolscevichi ebbero abbattuto tutto quel castello di compromessi senza base, menscevichi e socialisti rivoluzionari si trovarono nella lotta a fianco delle classi possidenti. Questo stesso fenomeno noi lo vediamo oggi riprodursi, presso a poco, in tutti i paesi del mondo.

(I dieci giorni che sconvolsero il mondo, John Reed, 1919)


RispondiCitazione
Condividi: