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Un mondo che se ne va. Notizie dalle aziende


materialeresistente
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Messe in fila le notizie sul fronte economico sono tali da far tremare i polsi. In pochi giorni abbiamo letto, sui giornali, le seguenti cose:

Pininfarina ha rinegoziato i suoi debiti, 600 milioni di euro. In pratica ha allungato al 2015 (data nella quale il debito dovrà essere in ogni caso onorato) il pagamento degli stessi al costo di un aumento di quelli che sono gli interessi da pagare. Il titolo in borsa ha perso circa il 70% del suo valore e tra un pò, prevediamo, avremo un cultore in più di quella corrente che è la new age borghese. Esteti e cultori di paesaggi esotici dal bordo di una piscina con Jacuzi inclusa. Lascerà a qualcun altro, il dott. Pininfarina, quelle questioncelle che hanno a che fare con produttività e salari. Lui ha fallito e sarà costretto a vendere perché di "sghei ce n' è minga".

Per il marchio Guru, e relativa azienda, è stato chiesto il fallimento. Per il fondatore la custodia cautelare. Il rampante 31 enne, che mandava in giro un sacco di gente con una margherita sul petto mentre era troppo impegnato a viaggiare su elicottero privato, si era dimenticato i fondamentali di quella che si chiama "gestione" . Ha accumulato debiti per più di 100 milioni di euro ed un buco patrimoniale di 60. Per mettere in piedi questa genialata avrà, anche lui, discettato con i più di quelle che sono le opportunità date da questo mercato, in cui ti consentono di sfruttare lavoro minorile in qualche paese buco del culo del mondo (in quanto a garanzie per i lavoratori), della necessità di maggiore flessibilità e quant'altro è parte del bagaglio culturale di questa gentaglia. I giovani di confindustria, purtroppo, perdono un altro di quelli che volevano insegnarci come fare soldi, senza guardare troppo per il sottile.

Il commendatore Fantuzzi, quello che produce gru, carrelli elevatori ed attrezzature di movimentazione per i porti, ha chiesto ai possessori di obbligazioni di soprassedere sul rimborso di quanto scade prossimamente (55 milioni di euro).
Questo perché prova a sbolognare l'azienda a qualcun altro, ed ha bisogno di tempo. Se non ci riesce si ritaglierà tempo per riflettere sull'essenza dell'essere e del significato più profondo della vita. Magari ci scriverà sopra un libro e qualcuno lo pregherà di tenerci sopra qualche corso di formazione.

E mentre si stringe il cerchio del debito, e della sua sostenibilità per molte aziende, un effetto perverso si ha sul fronte dei privati e delle famiglie.
L'esplosione, negli ultimi anni, dell'impiego del debito come strumento di acquisto per sostenere i consumi e (nello stesso tempo) l'impossibilità per i salari di stare dietro in termini di potere di acquisto all'erosione evidente, ci lascia in eredità una situazione che rende ancora più fragile il corpo sociale su cui si abbatte la crisi in atto.
L'idea della produttività, da sola, e del "lavoro" come soluzione non regge di fronte agli scenari che si vanno prefigurando.

La crisi del sistema Italia è profonda. E' di tipo morale in primo luogo per quanto riguarda le "classi dirigenti", è strutturale per la dipendenza da un debito pubblico enorme rispetto alla capacità di reggere nel medio/lungo periodo il suo onere, è profonda nella carne dei ceti più esposti in funzione delle risorse disponibili in termini di sistema e dei redditi delle famiglie. E' strategica per la visione che ci circonda di quello che è il modo di costruire il futuro prossimo venturo.
E' una crisi che si scontra tra la inconciliabilità dei desideri (investimenti in infrastrutture e quindi debito per finanziarle) e le risorse disponibili e spendibili.

Sul fronte debito pubblico, ad Aprile, si è toccato un nuovo record. Il suo ammontare adesso vale 1661 miliardi di euro. Cosa significhi questo è presto detto di fronte ad una congiuntura nella quale si produce reddito per coprire costi di "sopravvivenza" (mutui, mobilità etc.) e nella quale indebitarsi equivale ad aumentare l'importo di quegli interessi (in valore assoluto) necessari a sostenere il debito stesso.
Chi paga qui da noi questa situazione sono proprio coloro che meno risorse hanno per difendersi.
Quello che non lascia, a breve, speranze è l'assenza di una capacità propositiva che sia altro rispetto a ricette e soluzioni già superate dagli eventi.
Il massimo che, oggi, riusciamo ad esprimere è o connivenza con il potere o un grido liberatorio, ma fine a se stesso, che si occupa di pompini ma per nulla di politica.

Questi sono solo alcuni dei segnali evidenti di ciò che si muove sottoterra da noi.
Dall'altra parte del mondo, negli USA, mentre fallisce la IndyMac Bank stessa sorte sembra capitare a Fannie Mac e Freddie Mac che, da sole, garantiscono circa 5.000 miliardi di dollari di mutui sul mercato secondario. A meno di un intervento del governo americano.
Per dare un'idea della dimensione di ciò che significa garantire 5.000 miliardi di dollari vale la pena ricordare che "il PIL USA vale 14 mila miliardi ed il debito federale, per titoli emessi, equivale a 5,3 mila miliardi che si sommano ai 4,3 mila miliardi di dollari per impegni previdenziali ed altro" (fonte: Glauco Maggi)
L'opzione intervento governo significherebbe portare il rapporto debito / PIL ad una situazione tale da mettere in crisi il rating di cui godono gli Stati Uniti.

Quanto questi "terremoti" saranno sistemici e coinvolgeranno altri lo vedremo. Oggi noi siamo nella situazione peggiore e, tra tutti, rappresentiamo l'anello più debole della catena.
http://pensareinprofondo.blogspot.com/2008/07/un-mondo-che-se-ne-va.html


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