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Usa, crescita bloccata Europa, la Germania ride


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Usa, crescita bloccata Europa, la Germania ride ma gli spread crescono

Le tendenze appaiono delineate, ma c'è ancora chi spera che le nuove informazioni macro economiche possano cambiare il quadro, ma è una illusion: le prossime informazioni statistiche potrebbero addirittura peggiorarlo.

A cominciare dagli Usa: venerdì prossimo sarà pubblicato il primo aggiornamento del Pil nel secondo trimestre e sembra che la crescita sia stata più lenta. In pratica il prodotto lordo non sarebbe cresciuto del 2,4% annualizzazato, ma di appena l'1%. E questo, oltre a porre una pesante ipoteca sul secondo semestre, spiegherebbe, tra l'altro, perché l'occupazione negli Usa non cresce, al contrario della disoccupazione che dai dati dei primi quindici giorni di agosto è schizzata in alto. Gli Stati uniti che per primi avevano registrato forti segnali di ripresa ora sono in una situazione di stallo e Obama sarà costretto a varare nuovi incentivi, altrimenti saranno guai. Per lui, visto che quest'anno si terranno le elezioni di mezzo termine, ma, soprattutto, per i cittadini Usa.
L'Europa, invece, sembra procedere più speditamente al traino della locomotiva tedesca. Il Pil dell'eurozona nel secondo trimestre è cresciuto oltre le previsioni e la crescita dovrebbe consolidarsi anche nel terzo trimestre, mentre per gli ultimi tre mesi dell'anno e per il 2011 non mancano i dubbi. Nel 2011, infatti, si faranno sentire maggiormente (a parte la Grecia il cui Pil sta precipitando, ma con la gioia degli organismi internazionali che plaudono al netto miglioramento dei conti pubblici) gli effetti delle manovre correttive attuate dai governi europei. Una prova è nella correzione alle previsioni della crescita del Pil in Germania e Francia per il 2010, ma al tempo stesso Parigi ha ridotto la previsione di crescita nel 2011. Una conferma arriva anche dai prezzi del petrolio che rimangono «freddi» proprio perché la crescita globale modesta. Ieri il future è sceso poco sopra i 73 dollari, con il dollaro che quotava poco sopra 1,26 sull'euro.

Vista la situazione non allegra, Alex Weber, presidente della Bundesbank, ma anche autorevole componente del direttivo della Bce, ha dichiarato che la politica monetaria della Banca centrale rimarrà espansiva, anche perché non ci sono rischi di inflazione, il chiodo fisso dei tedeschi e della Bce. La mancanza di tensioni sui prezzi ha una doppia spiegazione: la domanda scarsa e la politica salariale restrittiva che a sua volta, però, frena i consumi e, indirettamente, i nuovi investimenti, vista l'ampia capacità produttiva inutilizzata. Per fortune stanno per addensarsi le nubi della richieste dei sindacati tedeschi (in prima fila i metalmeccanici dell'Ig Metall) che rivendicano una fetta maggiore del prodotto sociale, finora è preda solo dei profitti.

Altro problema per l'Europa, anzi per i paesi »periferici», quelli più inguaiati, è rappresentato dagli spread (i differenziali) sui tassi di interesse dei bond pubblici. Mentre i tassi tedeschi sono in continua flessione (i decennali al minimo storico del 2,262% e i trentennali al 2,895%9 per altri paesi sono guai: i decennali greci sul mercato, ad esempio, rendono il 10,75%. E anche l'Italia soffre, visto che il rendimento dei Btp decennali è salito al 3,78%, con uno spread di 149 punti base rispetto a quelli tedeschi. Inosmma, siamo in pieno caos e le borse seguitano a puntare al ribasso gelando il mese borsistico. Ieri, quella italiana è stata la peggiore con una perdita dell'1,2%.

Galapagos
Fonte: www.ilmanifesto.it
20.08.2010


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