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Sale la pressione fiscale, scende il silenzio...

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11/09/2009

La pressione fiscale indica l'incidenza delle tasse sulla ricchezza globale del Paese ed è definita come rapporto tra le imposte pagate (dirette, indirette, contributi sociali e imposte in conto capitale) e il PIL. La pressione fiscale quindi, comprende le imposte di tutti i livelli di governo, anche quelle attribuite alle regioni (ad esempio, l’Irap e l’addizionale Irpef) e agli enti locali (ad esempio, l’Ici). Talvolta (non è il caso di questo post) il termine non comprende le imposte in conto capitale, nelle quali è incluso il gettito di condoni e sanatorie.

Nel 2007 la pressione fiscale in Italia ha raggiunto il 43,3% (Istat, pagina 86 del rapporto annuale 2007, pubblicato il 28 maggio 2008).

Ricordo l’esposizione mediatica di questa notizia in TV e sui giornali con servizi in prime time e articoli sulla “miriade” di nuove tasse introdotte, sull’incremento della pressione fiscale e sulla necessità di ridurla.

«Siamo convinti che per combattere l’evasione si debba ridurre la pressione fiscale e avere delle aliquote giuste affinché i contribuenti siano onesti» (Silvio Berlusconi, 2007-06-15 Il Corriere della Sera.doc).

«Sale la pressione fiscale, cui si somma l'oppressione fiscale. Quando il fisco si rende odioso inventando adempimenti-trappola che non servono a niente se non ad aumentare i messaggi e i costi dell'obbedienza, è il fisco stesso che spinge all' evasione e insieme ne costituisce l'alibi» (Giulio Tremonti, 2007-08-23 Il Corriere della Sera.doc).

«Questo governo, ostaggio delle forze che si richiamano al marxismo, ha trovato sessantasette modi per mettere le mani nelle tasche degli italiani con nuove imposizioni fiscali. La prima misura che prenderei, se dovessi tornare al governo sarebbe quella di alleggerire la pressione fiscale» (Silvio Berlusconi, 2008-01-02 Il Giornale.doc).

Un’osservazione sulle prime due dichiarazioni: un contribuente non è onesto se un’aliquota è giusta, un contribuente è onesto e basta. In questo modo si giustifica l’atteggiamento di molte persone che si sentono autorizzate ad evadere le tasse perché la pressione fiscale “è alta” o perché chi dovrebbe governare li induce a farlo:

http://www.youtube.com/watch?v=SfiO-n07FDQ&feature=player_embedded

E’ questo l’esempio da seguire?

Nel 2008, anno di transizione tra due legislature, si è registrato un leggero calo della pressione fiscale che si è attestata al 42,8% (Istat, pagina 73 del rapporto annuale 2008, pubblicato il 26 maggio 2009 che ha corretto anche il dato sulla pressione fiscale del 2007, limandolo al 43,1%).

Ad aprile 2009 il Governo ha pubblicato la relazione unificata della finanza pubblica in cui ha reso noto, tra l’altro, le stime in merito alla pressione fiscale. Relativamente al 2009 la pressione fiscale dovrebbe salire fino al 43,5% (2009-05-01 Il Corriere della Sera.doc). Più recentemente, questa stima è stata corretta al 43,4% (2009-07-15 Rassegna.doc). Probabilmente si sfiorerà il record assoluto nella storia dell’Italia (1997: 43,7%, Eurotassa, ovvero tassa per mettere a posto i conti pubblici ed entrare in Europa).

Sembra proprio una promessa non mantenuta. Forse a gennaio 2008 non si era ancora capito l’entità della crisi economica? Se così fosse, sarebbe preoccupante anche perché a ottobre 2008, nel mezzo della crisi, è stata fatta una promessa ben più impegnativa:

«Contiamo di portare la pressione fiscale sotto il 40 per cento a fine legislatura» (Silvio Berlusconi, 2008-10-01 Il Sole24Ore.doc)

Su quali presupposti? Probabilmente nella certezza che gli italiani hanno la memoria corta e si fanno condizionare facilmente dagli annunci ad effetto.

Anche la visibilità data all’incremento della pressione fiscale sui principali TG nazionali e su molti quotidiani è stata risibile, pari a zero o poco più; in molti casi un accenno di pochi secondi tra un servizio e l’altro, in altri un trafiletto e poi il silenzio. A prescindere dalle motivazioni che portano ad aumentare o diminuire la pressione fiscale, i cittadini italiani non sono messi nelle condizioni di farsi un’opinione a riguardo e chi dovrebbe informarci si guarda bene dal sollevare questo tema. Dobbiamo sempre più andare alla ricerca delle notizie consultano ed incrociando fonti differenti, senza assorbire passivamente quello che qualcuno decide di trasmettere o di non trasmettere.

Ritornando all’incremento della pressione fiscale in Italia, si potrebbe sempre scaricare interamente la colpa (un classico) sulla crisi economica in corso. Niente di più ingannevole.

Il punto è che l’evasione fiscale è nuovamente in in aumento (i recenti provvedimenti non aiutano a limitarla) mentre le entrate tributarie stanno scendendo (-2%) non solo per la crisi economica. Per esempio, la riscossione dell’IVA nel primo semestre del 2009 è calata del 10,8%; recessione e calo dei consumi (-2%) non sono a questo livello (il PIL scende del 5%).

Roberto Ippolito, giornalista economico, autore di un’inchiesta sull’evasione fiscale in Italia espone queste considerazioni durante la trasmissione “Nove in punto”, in onda su Radio24 il 4 settembre 2009 .

Quando non si hanno argomenti da controbattere ad osservazioni documentate si nega l’evidenza, si cerca di buttarla “in caciara”, si cerca di cambiare argomento, di distogliere l’attenzione, si dimostra tutta la propria disonestà intellettuale e pochezza. Di seguito un esempio significativo.

http://www.youtube.com/watch?v=eHiCsUMz8NI&feature=player_embedded

http://sullozero.myblog.it/archive/2009/09/10/pressione-fiscale-in-crescita-nel-silenzio.html

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