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Altro cinema e altre narrazioni


GioCo
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(qui ho rimesso un po' in ordine il post)
Seguendo il principio che narrazioni fantastiche del cinema sono sperimentazioni di una realtà possibile (sociale, culturale, tecnologica, etc.) e al contempo metodi per inoculare nella massa una certa dose di sapienza tecnologica predittiva del futuro (il classico ricetrasmettitore di star treck che diventa cellulare) mi sono imbatutto nelle recenti produzioni cinematografiche russe apparentemente copiate da quelle sci-fi occidentali.

Se però queste sono sia laboratori multimediali del probabile (quale che sia questo probabile) che tentativi di rendere "normali" certe tecnologie, quella davanti cui ci troviamo è una apparente brutta copia delle produzioni americane più accreditate che nasconde raffinatissime tecniche narrative e di realizzazione cinematografica che non hanno niente da imparare da quelle di hollywood. Ma sono pensate e dedicate a un pubblico che in tutta evidenza non è americano, quindi certe scelte di stile non possiamo che vederle "errori".

Va aggiunto che la fantasia nel cinema americano è un arma militare esplicitamente finanziata dal governo come modellatore psicoeducativo, per colonizzare le coscienze più esposte (quelle giovani) e cambiare gli usi e i costumi del mondo, in favore di un polo d'attrazione culturale dominante (inventato spesso in funzione delle esigenze emergenti di oligarchie) che non voleva essere sostitutivo alla cultura locale, ma mettere aggressivamente in secondo piano l'aspetto educativo locale. Guardando Albero Sordi o ascoltando Renato Carosone in "Tu Vuò Fa' L'Americano", non facciamo che evidenziare un passaggio obbligato del processo di omologazione a questi standard alienanti imposti dalla cinematografia straniera ed è eviente che la risposta di autodifesa della cultura locale. Oggi siamo più che mai colonie del quel pensiero astratto e artificiale di americana fabbricazione, ed è con questi occhi che vediamo adesso un cinema che nasce dall'orgoglio e la volontà di riscatto di una cultura forte e locale russa. Una volontà che mette al centro proprio il tema della colonizzazione culturale straniera, non a caso.

Una reazione artistica quindi molto diversa da quella di Carosone, perché conscia di vivere in un paese dalla forza economica, territoriale e politica ben diversa da quella italiana. Per noi è anche l'occasione di misurare il livello di miseria creativa dento cui siamo precipitati come ciucci e per obbligo a forza di stragi, malavita organizzata (sostenuta dall'estero), finanziamenti illeciti e quant'altro di occulto in questo paese domina incontrastato.

Questa lunga premessa è resa necessaria dal particolare momento storico e comunque non esclude le produzioni fantastiche italiane di assoluto pregio (ce ne sono molte, ovviamente non pubblicizzate) che tentano comunque di prendere le distanze dalla attrazione gravitazionale culturale hollywoodiana.

Prendiamo qui l'esempio di un personaggio (simbolico) che emerge da un futuro di fantasia, Maxim, del film adattato da Marina e Sergey Dyachenko e preso da un romanzo 1969 da Arkadij e Boris Strugackij che da il titolo alla produzione multimediale (del cinema e del videogame) secondo standard industruali moderni: L'isola disabitata, The Inhabited Island (Russian: Обитаемый остров). OCCHIO ALLE DATE (come sempre).
Il 1969 è un momento importante per la conquista dello spazio e le narrazioni erano per i paesi impegnati nella guerra fredda anche una corsa agli armamenti e di rivincita culturale: entrambi i paesi, USA e URSS, erano federazioni con obbiettivi dichiarati di espansione politica. Gli USA pensavano che violenza, forza bruta, minacce e blandimenti (l'atteggiamento classico del bullo) fossero vincenti, mentre l'URSS pensava che l'evidenza delle cattive intenzioni americane avrebbe favorito una politica di avvicinamento passivo alla più conveniente federazione sociale russa. Questo si esplicitava in una costante aggressività americana mascherata da buone intenzioni e una costante risposta difensiva russa ostinatamente demonizzata dalla controparte. Entrambe però nascondevano la stessa tragica tendenza al dogma intoccabile della politica centralizzata. Erano quindi ricette sperimentali sociali di totalitarismo a livello globale. Come sappiamo quella americana ha prevalso.

Dai cocci dell'URSS è nata la Russia attuale che ha perso per strada il desiderio di monopolizzare il globo culturale, economico e politico. Quindi quando vediamo l'adattamento del 2008 degli scritti dei fratelli Strugackij, dobbiamo ricollocarlo obbligatoriamente in un clima russo radicalmente differente e che ci tiene a riprendere certi aspetti sensibili di quella produzione fantastica e non altri. Non mi soprende quindi (da totale ignorante) leggere critiche che sono pesantemente negative verso la traduzione in pellicola.

I film in questione sono due. Ho potuto recuperare solo il primo, per ciò non posso dire molto del secondo, tranne che il primo film di 160 minuti, non conclude le vicende narrate. Il contenuto è a prima vista spaesante e disarmante (per una mente colonizzata dalla gravità culturale americana) nel senso che appare quasi del tutto senza senso, ma narrato con mezzi e immagini a noi famigliari. Per la precisione uno tsunami di immagini spiazzanti dentro una narrazione che potrebbe a tratti apparire faticosa, ma non per questo meno poetica e affascinante. Il taglio è decisamente moderno, fatto da cambi frequenti di inquadrature e battute spezzate tipiche della ormai nota modalità (frenetica) pubblicitaria. Ma assurdamente la narrazione appare lenta, quasi noiosa come se la densisissima evoluzione narrativa non ci ponesse mai davanti a passaggi degni di nota, cioé novità di spessore, capaci di coglierci di sorpresa. Ma il diavolo sta nei dettagli, dicevano i vecchi e qui potremmo parlare di un evidente cataclisma russo di dettagli, nel senso che ce ne sono così tanti e in perpetuo assillante flusso che non si riesce nemmeno a prenderli in considerazione nel singolo frame!! Prendiamo l'astronave che vediamo nei primi minuti (e che sparirà subito dopo senza spiegarci niente circa la sua esistenza): ma da dove diamine sbuca?! Da quale stravagante e assurda evoluzione tecnofrenica umana?! Pare proprio una seppia e non si capisce neppure che senso abbia il principio di funzionamento di quel motore nello spazio siderale! Non parliamo poi del senso che avrebbe nel costesto dove si trova, non l'oceano ma lo spazio interstallare e per l'unico obbiettivo dichiarato, l'esplorazione. Infatti ci troviamo dentro un solo uomo (il protagonista Maxim) e non un equipe di scienziati impegnati a vedere quali pianeti gli stanno intorno (biologia, clima, abitabilità, etc.) e lo troviamo intento a parlare con la nonna del fatto che non sta frequentando l'università. La nonna?! Ma non dovrebbe essere la madre a sottolineare la tua fancazzitudine?! Ecco vedete, già stiamo considerando un dettaglio del tutto irrisorio in coda allo tsunami di paradossi apparenti che ci ha letteralmente travolto nei primissimi minuti di pellicola.

Nei successivi minuti la sensazione (disperante) di spaesamento per il cumulo di paradossi aumenta pesantemente e finisce per far venire il mal di testa. La verità è che siamo dentro una narrazione di senso molto differente da quella anglosassone e la valutazione con i paramentri abitudinari, è semplicemente impossibile. Credo sia esattamente l'intento della pellicola, smontare pezzo a pezzo la narrazione culturale dominante anglofona. Se si guarda il film in quest'ottica tutti i pezzi del puzzle iniziano a prendere una forma complessiva coerente a partire dal prot
agonista che è potentemente positivo, solare, angelico e tuttavia radicalmente umano, solo nato da un contesto culturale ideale e in perfetta antitesi con i caratteri sporchi e polverosi degli eroi alieni o comunque alienati moderni d'oltre oceano tutti più o meno emersi da inferi, da qualche oscurità o dramma del passato (compreso superman) con famiglie a pezzi o assenti e in lotta contro un mondo sbagliato e disonesto. Maxim esprime l'identità giovane russa, giovane e ingenua ma non sprovveduta, persa per imprevisto dentro a una realtà evoluta in dittature totalitarie paradossali, dove tanto i vertici dominanti, quanto gli ultimi e più umili, subiscono dolore e angoscia infernali smisurate, autodistruttive e utili solo alla rispettiva esecrabile miseria e auto-umiliazione, ma anche senza risorse (creative) per evolvere verso condizioni più desiderabili (per tutti).
Maxim diventa allora in senso archetipale l'esploratore dello spazio della condizione sociale moderna esterna alla russia che appare alieno in quanto riassume il meglio dell'umano e solo perché perduto dove oramai si persegue il disumano.

Credo che vedere una pellicola come questa sia per noi molto difficile, ma anche forse utile (come dicevo poco sopra) a prendere le misure della nostre condizioni miserabili. Vi lascio quindi a "The Inhabited Island" del 2008 e vi invito a cercare i sottotitoli in italiano (reperibili nei siti dove di solito si recuperano le sottotitolature). Forse ci vorrà un po' di lavoro, perché i sottotitoli potreste trovarli non allineati al video o spezzati in parti che corrispondono ai DVD originali (due). Per chi non ha problemi con l'inglese è reperibile la versione originale già sottotitolata. Ma in ogni caso lo sforzo secondo me vale la pena.


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Truman
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Prendiamo qui l'esempio di un personaggio (simbolico) che emerge da un futuro di fantasia, Maxim, del film adattato da Marina e Sergey Dyachenko e preso da un romanzo 1969 da Arkadij e Boris Strugackij che da il titolo alla produzione multimediale (del cinema e del videogame) secondo standard industruali moderni: L'isola disabitata, The Inhabited Island (Russian: Обитаемый остров).

Attenzione, sia il titolo russo che quello inglese mi risultano traducibili come "L'isola abitata" (non disabitata).
Non conosco il film, ma il titolo può avere senso, nell'ottica del Solaris di Stanislaw Lem (romanzo e film), centrato su un pianeta che sembrerebbe inspiegabile, incomprensibile, perchè nel pensiero degli esploratori su di esso non c'è vita intelligente, solo fenomeni naturali, piante e animali. Lem fa venire il dubbio che sia un grave errore il pensare che l'assenza di un'intelligenza visibile sia la dimostrazione di mancanza di intelligenza.

Anzi potrebbe essere il contrario. Solaris potrebbe essere sede di un'intelligenza incomprensibile da parte degli umani, perchè potrebbero trovarsi di fronte a qualcosa che per loro è incommensurabile, al di là delle loro capacità di comprensione, anzi al di là delle loro capacità di immaginare.
E qui si potrebbe ricollegare un vecchio tema della teologia medievale, l'infinito (Dio) può capire il finito, ma il finito (l'uomo) non può capire l'infinito.
Vabbuò, forse Lem non c'entra, ma sicuramente è noto ai cineasti russi.


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GioCo
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Attenzione, sia il titolo russo che quello inglese mi risultano traducibili come "L'isola abitata" (non disabitata).
Non conosco il film, ma il titolo può avere senso, nell'ottica del Solaris di Stanislaw Lem ...

Giusta correzione, grazie Truman! "Inhabitant" in effetti è traducibile come abitante o residente, al solito la mia disattenzione ha giocato brutti scherzi su dettagli. 🙄
No il film è preso da scritti poco noti al pubblico europeo, anche se sono meglio conosciuti in germania dove viene tradotto molto più materiale russofono e hanno lo stesso titolo ripreso dai film (distinti dal sottotitolo).
Narra delle vicende di questo Maxim, umano praricamente perfetto e con capacità straordinarie per i nostri standard, tipo la capacità aumentata di guarire con estrema rapidità (circa 10 volte più velocemente della nostra media secondo il film) permettendo di riaversi anche da ferite multiple e per noi mortali.
I combattimenti (rari e non pretestuosi come quelli a cui ci ha abituato lo standard di hollywood) sono quel che di meglio la spettacolarità fatastica può offrire, ma sempre inseriti nella storia. Ma sto divagando, ecco la trama: un rampollo di una umanità futura che ha superato ogni problema sociale con un rivoluzionario programma educativo, si sveglia all'alba di un futuro in cui crede e pensa di poter fare quello che vuole, in virtù delle sua facoltà (umane) aumentate fino al loro massimo esprimibile. Decide quindi (come molti della sua età) di fare pura e semplice esplorazione spaziale, più o meno come un "Easy rider" sci-fi, cioé bighellonare per lo spazio "ad ca%%um", all'avventura. Per un guaio precitipa su un pianeta dove trova una popolazione umanoide soggiogata da una tirrannia particolare. Per mezzo di speciali antenne, viene proiettata una radiazione (chiamata genericamente "A") che permette a un governo di tiranni di far credere qualsiasi cosa acriticamente alla popolazione. Possono raccontare che discendono dalle scoregge o (come mostrato nel film) che vivono in un mondo chiuso e rivolto all'interno, come fosse l'interno della crosta terrestre delle teorie della terra cava. Solo che non è previsto un mondo esterno. Maxim quando precipita perde l'astronave e la possibilità di tornare a casa e inizialmente pensa di poter chiedere aiuto a questi suoi simili e scopre che per loro è solo una cavia da laboratorio mutante che per qualche motivo è totalmente indifferente alle radiazioni A. Al vertice della società ci sono umanoidi che non subiscono gli effetti plagianti delle radiazioni (come invece la massa), ma di contro due volte al giorno (10 di sera e 10 di notte) durante i picchi di radiazione, vengono presi da spasmi di dolore incontrollabili. Vi sono poi gruppi di ribelli che come il vertice del governo sono fatti da poveracci qualsiasi che non subiscono l'effetto della radiazione se non con il dolore. Tuttavia si muovono per disperazione e senza un programma politico: vogliono distruggere le torri delle antenne, semplicemente per donare sollievo a se stessi e una opportunità di fuga (mentale) alla popolazione e perché il Governo da loro spietata caccia, reprimendoli ferocemente per il solo fatto che non dipendono dalle rediazioni e non sono sostenitori del regime. Ovviamente i ribelli sono anche manipolati dal Governo per ragioni di Stato ed è per questo che esite "una caccia perenne ai terroristi" che poi agli occhi di Maxim si rivelano per quello che sono: solo dei disperati che agiscono per puro e semplice istinto di sopravvivenza in un vero e proprio inferno. Quello però che ci coglie impreparati è il modo in cui Maxim irrompe in questo ambiente (dove viene ripetuto che "uno straniero" è atteso per liberare gli oppressi) che non giudica le identità, nemmeno i frutti di manopolazioni genetiche di bestie antropofaghe, ma chiede insistentemente "perché" di quanto accade e sono le reazioni che raccoglie a diventare interessanti.

Quindi abbiamo un ribaltamento del concetto narrativo del "Robinson Crusoe" di Defoe o del Gulliver di Swift (entrambi della prima metà del '700) in quanto è un uomo che eplora un mondo ignoto, ma il mondo è il nostro deformato dalla lente del totalitarismo tecnofrenico portato al massimo esprimibile (quindi ci possiamo identificare meglio con i persongaggi del contesto piuttosto che con il protagonista). Maxim si muove in un presente brutto, sporco, deforme, più folle dei personaggi folli di Frank Herbert in Dune così come ce li dipinge David Lynch, come fosse Dante all'inferno, eppure lo vediamo sempre apparentemente a suo agio nonostante ciò che gli accade e nonostante ogni abitante incrociato sia (più o meno coscientemente) in fuga dal delirio generalizzato. Quindi appare come sicuro di sé anche se mai ci da l'impressione per questo di essere arrogante.

Come dicevo un film davvero interessante e che ci aiuta ad allentare un minimo le corde soffocanti del cappio narrativo anglofono.


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GioCo
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Per riparare ai miei errori, provo a tradurre l'ultimo pezzetto del secondo film che leggo qui su wiki en, in attesa di vederlo. Aggiungo solo che Strinder è uno degli antagonisti principali di Maxim, un oligarca a capo del ministero delle ricerche scientifiche. Maxim è riuscito infine a minare l'antenna centrale, distruggendo così l'impiando tecnologico su cui si reggeva l'oligarchia.

As he exits the Center, he's confronted by angry Strider. He berates and beats Maxim and reveals himself as undercover spy from Earth. Towers turned out to be Earth technology he used to stop nuclear civil war in the Fatherland, but Maxim, a well-intentioned amateur, ruined the plan that Strider prepared for decades. Strider tells Maxim to fly home to Earth. Maxim refuses and offers his help on one condition: Strider should never use the brainwashing towers anymore. After a fight and a heated argument, Strider reluctantly agrees. The final sequence shows rebels overthrowing the Unknown Fathers.

Mentre esce dalla Torre Centrale, trova Strider arrabbiato. Egli lo rimprovera e si batte con Maxim rivelando come lui sia una spia terrestre sotto copertura. Le Torri erano una tecnologia portata dalla Terra e usata per fermare la guerra civile nucleare in quel mondo, ma Maxim, un dilettante dalle buone intenzioni, ha finito per rovinare un piano preparato per decenni. Strider dice Maxim di tornarsene a casa sulla Terra. Maxim replica offrendo la sua collaborazione a una condizione: non usare mai più le torri di lavaggio del cervello. Dopo la lotta e un'accesa discussione, Strider infine accetta con riluttanza. La sequenza finale mostra i ribelli mentre rovesciano la dittatura dei padri sconosciuti.


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mincuo
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Bei post GioCo. Se ti fosse possibile potresti espandere (anche se hai già più che accennato) l'analisi sulla diversità di narrazione rispetto a quella Hollywoodiana, sia nel senso della forma che dei contenuti?
Se ti va, ovviamente.


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GioCo
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Bei post GioCo. Se ti fosse possibile potresti espandere (anche se hai già più che accennato) l'analisi sulla diversità di narrazione rispetto a quella Hollywoodiana, sia nel senso della forma che dei contenuti?
Se ti va, ovviamente.

Ci provo mincuo, anche perché ci stavo già pensando, quindi mi dai un motivo per tentare. Tieni conto che è un po' un operazione disperata, nel senso che è fatta con miei mezzi davvero molto poveri e affronta un tema sproporzionato. Un po' come un bambino davanti a un Gauguin, è impossibile capirci qualcosa senza avere basi solide della storia e della cultura che ha prodotto quel quadro e non mi sento di certo un esperto. Un po' mi fa rabbia quando vedo Pandora che ha certamente più risorse delle mie per capire e interpretare in senso anche critico i prodotti della cultura russa così ricchi e spettacolari, di cui noi abbiamo disperato bisogno e invece ci lascia orfani di questa possibilità. Una sezione cinamatografica tradotta delle pellicole sulla scorta delle idee che ho esposto è certamente un potente strumento di riappropriazione delle capacità critiche del nostro paese, molto più che informarci sulla situazione del mondo. Ma tant'è che le cose vanno come vanno e le dobbiamo anche sapere accettare come sono.

Dunque, sono a 1/4 del secondo e inizio ad avere un idea piuttosto precisa su una seconda chiave interpretativa, oltre quella più evidente della manipolazione delle coscienze. Nel film si mette a confronto l'ideologia con la ragione. Stavo pensando che non c'è nessuno più dei russi in grado di analizzare questo aspetto della disgrazia umana. Se con Ford gli americani hanno sperimentato l'apice del pensiero industriale dal punto di vista organizzativo e al contempo, con gli studi degli effetti energetici e chimici sul sistema nervoso umano (ad es. dott. Lilly e LSD) come ammorbidire le capacità reattive della massa in funzione Governativa (cioè come rendere accettabili i capricci di chiccessia messo al timone del comando pubblico) dall'altra i russi hanno sperimentato meglio di ogni altro popolo l'alienazione della vita che ruota attorno alla fabbrica. Pochissimi sono gli analisti che hanno messo al centro della caduta dell'URSS queste ragioni sociali, eppure tutti gli artisti russi ne parlano nei loro lavori in modo esplicito. L'alienazione non è solo della fabbrica, ma è esportata fuori dalla fabbrica ad ogni livello della scala sociale. In questo modo non è stata la ragione emotiva ideologica a prevalere, ma l'alienazione. In poche parole i russi sono diventati senza volerlo, esperti mondiali di manipolazione del pensiero umano, di modelli manipolativi della psiche, perché mano a mano che l'alienazione aumentava per sostenere l'URSS ci volevano modelli sempre più oppressivi ed efficaci. Un po' come la chiesa che con la Santa Inquisizione ha potuto elaborare una conoscienza ineguagliabile sulla gestione umana del dolore. Gli americani si sono concentrati più sulla manipolazione dei materiali, delle tecniche e hanno quindi perso terreno sui modelli. Per ciò le loro strategie (anche militari) non sono efficaci nel medio e lungo termine. In altre parole i russi si adattano meglio e più velocemente alle mutevoli condizioni sul terreno, quindi prevalgono anche se i mezzi tecnici sono meno efficaci.

Nel decennio dopo la caduta del muro di Berlino, è stata tentata una colonizzazione del pensiero anglofono e inizialmente i russi erano contenti perché apriva una finestra nel soffocante regime sovietico. Ma con gli strumenti cognitivi che avevano cumulato nel frattempo, non hanno faticato a capire che era una finestra aperta sul baratro: gli americani erano invece sicuri che i loro "poveri" metodi, ricchi di mezzi raffinatissimi, avrebbero prevalso e non si sono preoccupati di adattarsi al contesto russo. Non lo hanno ritenuto necessario. Quando Putin è arrivato al potere, sia perché il processo di colonizzazione anglofono era giovane, sia perché era forte di strumenti cognitivi di tutt'altro spessore rispetto quelli americani, pur non essendo in principio contrario all'idea vincente democratica ed econocentrica d'oltre oceano, si è misurato con la stessa e ne ha saggiato tutti i punti deboli, rielaborando una controproposta culturale più adatta ai tempi e alle esigenze russe. Ma per capire la flessibilità russa, si può partire dalla formazione inscritta nella cinematogragia fantastica.

Qui arrivamo adesso all'altra chiave interpretativa: gli oggetti di guerra e della quotidianità sociale in dotazione al Governo in questo pianeta (Saraksh), nel film appaiono sporporzionati e disfuzionali. I palazzi imponenti ci ricordano pellicole come Brazil del 1985, senza la componente satirica e senza cadere quindi nell'eccesso opposto. L'oscurità del cielo ci ricorda pellicole come "Dark City" e il contesto del trasporto urbano "Blade Runner". Tuttavia le armi sono semplicemente senza senso, grossolani oltre ogni senso pratico, come gli oggetti di pianifica della guerra (tipo dieci grossi blocchi in plexiglass su un ridicolo piano illuminato dal basso). Però ci viene anche mostrato in diverse scene che il regista aveva i mezzi per rappresentare le cose tecnicamente in modo accurato e l'insistenza del grossolano ci suggerisce che quella rappresentazione disfuzionale è voluta. Come voluta è la scena in cui il protagonista nel secondo film visita la piazza del popolo dei mutanti (40 milioni di sfollati di una guerra nucleare interrotta prima del collasso globale) che in teoria è l'epicentro radioattivo: ma non ci troviamo come sarebbe sensato una buca bruciata di un chilometro, ma una statua un sberciata di un "imperatore romano" (!?) anonimo. Gli stessi sfollati sono impegnati in attività molto poco funzionali alla loro sopravvivenza, se si pensa banalmente che dovrebbero essere lì da un tempo lunghissimo (almeno vent'anni) a cercare di soppravvivere in milioni, stanno tutti a vagolare a casaccio per le macerie in mezzo a montagne di pattume come se fosse appena finita la guerra. Per un confronto basta pensare ad Hiroshima a distanza di vent'anni. Ok, i mezzi di cui il Giappone disponeva erano certamente diversi quindi un confronto è difficile, ma è evidente che quantomeno una ricostruzione parziale delle abitazioni e una certa pulizia nelle strade ce lo potremmo aspettare. Invece vediamo i ruderi in cui si muovono questi mutanti come sigillati in uno stato temporale di perenne "città bombardata" (tra l'altro "pulita", cioè non bruciata ne segnata da colpi di armi leggere) e con un effetto sulle case più simile a un bombardamento convezionale piuttosto che di uno nucleare. Le cose appaiono quindi tutte "fuori posto".

Tutti questi particolari fuori posto, non è proprio possibile considerarli come casuali, devono per forza essere intenzionali, sia perché macroscopici, sia perché è il regista stesso che ci suggerisce di averli scelti apposta per rappresentarli in quel modo, anche perché oltre ogni ragionevole evidenza non gli mancavano ne i mezzi tecnici, ne quelli cognitivi (considerata la complessità della resa narrativa). Tutto nuovamente torna a posto se però al rapporto evolutivo funzionale-narrativo sostituiamo un più raffinato rapporto evolutivo simbolico-narravito. Voglio dire che gli oggetti non ci dicono niente sulla loro funzione, rimangono funzionali quel tanto che serve per poter essere usati nella pratica della finzione, ma poi il significato della forma ha un rimando simbolico. La grossolanità serve a sottolineare come l'utopia della ditattura e dell'oppressione porta all'esasperazione asfissiante di comportamenti ottusi, alla chiusura mentale, all'insensata ripetizione degli stessi modelli e soluzioni per tutti i problemi, come un martellare frenetico per far entrare una forma cilindrica in tutte le sedi, sia tonde che quadrate: ci si riesce ma senza mai che le forme possano combaciare del tutto e pur tuttavia, non si adatta la forma nei vari casi, ma si gioisce sguaiatamente dei successi dove le forme combaciavano e si usano quei successi per giustificare il martellamento in tutti gli altri casi.
(continuo più tardi ora sto uscendo di casa )


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GioCo
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Dunque, le frattempo ho scoperto che esiste la copia postata su yt sottotitolata in inglese (qui il primo e qui il secondo) e che il film è stato distribuito in germania con il titolo "Dark Planet" (qui il trailer).

Non è stato facile però adattare i sottotitoli del secondo, che esistono tradotti in italiano ma non applicabili alla copia russa che ho trovato. Probabilmente sono adattati a un altra distribuzione.

Qui aggiungo al commento il favoloso finale, quando Maxim scopre che non è l'unico umano del pianeta, qualcun'altro da decenni sta manipolando le sorti di Saraksh ed è anche lui terrestre. Assurdamente quindi abbiamo due terrestri che fanno gli alieni in un altro pianeta e in totale antitesi al famoso comma 1 di Star Trek, con il preciso intento di influenzarne le sorti (per il meglio).

Il finale fa pensare molto alle recenti riletture bibliche degli Elohim che ci offre Biglino, simili al protagonista sia per l'aspetto (biondo alto, occhi azzurri) simili per ruolo (alieni simili a noi in tutto e per tutto che interferiscono con la nostra storia) simili per le posizioni di casta (occuparono i vertici delle istituzioni) simili per relazioni con i loro superiori "alieni" da qualche parte nello spazio, simili nei rapporti di forza enormemente superiori rispetto ai nativi di Saraksh, simili le finalità di manipolare la politica locale con dogmi imposti dall'alto, simili nelle divisioni interne "aliene", più verso i diritti e la commistione con i nativi nel caso di Maxim, più verso uno schema distaccato di manipolazione biologica volta (forse) al tentativo di migliorare la specie con il materiale locale, per l'altro. Nel finale però, il violento scontro si piega a favore di Maxim, che dovrà però diventare il nuovo "Maestro" di Saraksh.

Proprio come aveva predetto l'oracolo abitante tra "dannati" dei popoli mutanti, di cui vi lascio il riferimento della breve apparizione QUI

Direi che un livello di complessità di intreccio questo genere è quasi inarrivabile per la maggior parte della produzione fantastica cinematografica anglosassone. Anche se potrei segnalare qualche timida eccezione in altri post.


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GioCo
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Chiudo con una nota su Gail, l'amico di Maxim che muore nel finale uccidendo il capitano dell'esercito per salvare Maxim.

Gail è il prototipo della persona votata ai dogmi, cresciuta a pane, preghiere e riti di devozione militare che incontra la meteora Maxim capace di ribaltargli addosso tutti i suoi principi. Ma Gail non "guarisce", sposta solo i pesi, come ci suggerisce l'oracolo, dando a Maxim la fedeltà che prima era proprietà esclusiva dei "padri sconosciuti".
Maxim quindi non libera la popolazione dalla schiavitù mentale della "dipendenza", non ci offre una visione magica della libertà, ma quella più banalmente pratica di sostituire al governo precedente il suo, conquistando con una guerra spietata quel diritto, esattamente come avrebbe fatto un eroe semidivino della antica grecia, per la causa della giustizia. La sua.

Non sappiamo dai film se il suo governo sarà migliore, solo che intende procedere senza le torri per la manipolazione della percezione, perno della politica precedente e sempre di origine aliena ... e che il mondo farà per obbligo comunque e solo quello che lui vuole.


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