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Il Capitale nel Ventunesimo secolo e lo Zeitgeist


Tao
 Tao
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Un nuovo interessante articolo di commento di The Project Syndicate sul libro best-seller dell'economista francese Piketty, Capital in the Twenty-First Century.

La ricerca, sostiene Dani Rodrik, ha dimostrato come la disuguaglianza in molte economie avanzate ha raggiunto un livello comparabile solo a quella della prima parte del ventesimo secolo. Ma il libro di Piketty va oltre l'approccio empirico e tratta tutte le diverse dinamiche del benessere che si sviluppano attraverso il capitalismo. In particolare, l'economista francese ci avvisa di non abituarci troppo alla stabilità apparente e alla prosperità che è stata un'esperienza riscontrabile nelle economie avanzate solo in poche decadi della seconda metà del ventesimo secolo.

Nella sua storia, il capitalismo è spesso dominato da quello che Piketty chiama le forze destabilizzanti: forse più che gli argomenti in sé, quello che rende questo libro una lettura obbligata, prosegue Rodrik, è il tentativo di risposta alla domanda delle domande dei nostri tempi: la distribuzione del reddito sottolinea una relazione tra le leggi generali del capitalismo e la sua volontà di offrire rimedi per salvarsi da se stesso.

Con una serie di assunzioni teoriche plausibili – in particolare che i ceti benestanti risparmino abbastanza – l'andamento del benessere ereditato per reddito (o benessere) continua a crescere fino a quando r, vale a dire la media della rendita del capitale, non ecceda g, vale a dire la crescita complessiva dell'economia. Piketty sostiene come questa è stata la norma storica, se si fa eccezione per la tumultuosa prima metà del ventesimo secolo: se questo è quello che accadrà in futuro, ci troveremo di fronte a una situazione in cui la disuguaglianza crescerà a livelli mai visti prima. Ma l'estremizzazione è pericolosa in economia, e la prova che Piketty adduce per supportare il suo argomento è difficilmente conclusivo, sostiene Rodrik. Come hanno argomentati in molti, la rendita del capitale, r, potrebbe iniziare a declinare se l'economia diventasse troppo ricca in capitale rispetto al lavoro e il tasso d'innovazione scendere.

La visione di Piketty ha bisogno di essere presa molto seriamente, ma non è la legge. Forse la fonte del successo del libro dovrebbe essere cercata nel "zeitgeist", lo spirito del tempo. E' difficile credere che avrebbe avuto lo stesso impatto dieci o anche cinque anni fa, subito dopo le due crisi finanziarie globali recenti, anche se gli argomenti fossero stati identici.

Il Capitale nel Ventunesimo secolo ha rindirizzato gli interessi economici nelle dinamiche del benessere e della sua distribuzione – una questione che ha preoccupato gli economisti classici come Adam Smith, David Ricardo, e Karl Marx. Ha portato il dibattito pubblico su dettagli empirici cruciali e un semplice ma utile struttura analitica. Qualunque sia la ragione del suo successo, ha già dato un contributo innegabile sia per le professioni economiche sia per il discorso pubblico.

Fonte: www.lantidiplomatico.it
16.05.2014


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