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L'industria dell'Olocausto: il libro


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Fonte: http://www.olokaustos.org/saggi/interviste/finkel-it1.htm

L'industria dell'Olocausto: il libro

Giovanni De Martis

Il libro di Finkelstein è un volumetto di circa centocinquanta pagine suddiviso in tre capitoli. Nel primo Finkelstein sostiene che l'Olocausto fu un tema totalmente trascurato nel clima della guerra fredda. La lotta tre i due blocchi: capitalista e comunista faceva sì che ricordare l'Olocausto non fosse "politicamente utile" per la rinascita della Germania Occidentale che del "mondo libero" faceva parte.
Soltanto dopo il conflitto arabo-israeliano del 1967 secondo l'autore l'Olocausto divenne uno strumento di propaganda politica e un'arma di pressione formidabile.
Il disegno generale che genera "l'industria dell'Olocausto" era all'epoca, la volontà di penetrare nella "stanza dei bottoni" della democrazia statunitense. Israele d'altro canto si era trasformato nel miglior amico degli americani nell'area medio-orientale. Arrivare al potere, al cuore del potere americano e rimanervi stabilmente, questo il disegno delle organizzazioni ebraiche statunitensi.

Questa specie di congiura ebraica verso dispiega tutta la sua presunta potenza nel secondo capitolo del pamphlet. Finkelstein si occupa di rivelare la funzione e l'uso dei "dogmi" dell'Olocausto: la cosiddetta "unicità" dell'Olocausto e l'assunto di un odio eterno dei non ebrei verso gli ebrei.
L'idea che l'Olocausto sia un avvenimento unico nella storia dell'umanità e non comparabile con qualsiasi altro evento simile, nascerebbe dalla penna di Elie Wiesel.
Si tratterebbe di una cinica teoria funzionale proprio alla "industria dell'Olocausto". L'intento sarebbe quello di porre gli ebrei su di un piano di superiorità rispetto ad ogni altro popolo perseguitato. Una colossale menzogna che avrebbe come scopo la minimizzazione dell'altrui sofferenza per ingigantire la propria a fini politici. Dimostrare l'unicità della Shoah consentirebbe di passare alla terza fase di questo nuovo complotto giudaico: l'ottenimento del denaro.
Dimostrata la sofferenza unica ed irripetibile le organizzazioni passano ad incassare.

Lo sfruttamento in termini economici della Shoah occupa il terzo ed ultimo capitolo del lavoro di Finkelstein. Uno sfruttamento che avrebbe assunto i contorni di una operazione di estorsione con due gruppi di vittime: noi europei e la quasi totalità dei beneficiari ebrei che avrebbero avuto diritto a ricevere il denaro. Ma le organizzazioni ebraiche statunitensi non vengono dipinte soltanto come una "gang" di cinici ricattatori morali ma anche come una accolita di stupidi. Nella loro avidità senza fondo avrebbero gonfiato le cifre dei sopravvissuti per ottenere più denaro. Così facendo sarebbe proporzionalmente diminuito il numero delle vittime. Una simile operazione avrebbe aperto le porte ai negazionisti e alla loro propaganda favorendola enormemente.
Secondo Finkelstein l'eliminazione dei "dogmi" creati dalla "industria dell'Olocausto" ha impedito una piena e chiara conoscenza del fenomeno nazista e quindi della tragedia.
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