Notifiche
Cancella tutti

Ancora con il '68?!


Gracco
Trusted Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 82
Topic starter  

Ancora con il Sessantotto?!

Sì, è incredibile, ancora oggi, dopo 46 anni il Sessantotto tiene banco, come “morto che parla”…o meglio parlano in sua vece laudatori e denigratori con grande accanimento. Per decenni nell’arena mediatica hanno prevalso i primi, ma da parecchi anni ormai prevalgono i secondi.

Comunque per entrambi il Sessantotto è percepito come un imponente soggetto storico-politico con forte autorità e volontà progettuale che ha scandito un’epoca, lasciando ai posteri un’eredità pesante (nel bene o nel male) come un macigno. Solitamente questi soggetti si incarnano in forti personalità storiche (da Napoleone a Mao Tse Tung, tanto per fare degli esempi) che plasmano il volto di un’epoca o di una nazione. Per questo è inevitabile che prima o poi vengano “processati”: le loro azioni, la loro cultura, le loro intime pulsioni ecc. vengono analizzate, sezionate, criticate e alla fine viene fuori il “verdetto” della Storia, per altro mai definitivo.

Questo genere di “processo” che spesso sfocia quasi in una biografia del personaggio, è per sua natura idealistico in quanto si limita a sottolineare il ruolo della volontà e della soggettività (determinanti, sì, ma solo quando si detiene il potere e comunque non sempre) mentre trascura solitamente l’analisi delle circostanze materiali, cioè dei rapporti sociali che determinano i profili della coscienza e della volontà degli individui, anche e soprattutto di coloro che stanno sul palcoscenico.

Il Sessantotto non fu nulla di tutto ciò, ossia non fu un soggetto storico-politico, ma piuttosto una sovrapposizione abbastanza casuale di fenomeni eterogenei che scaturivano dalle contraddizioni profonde della società occidentale negli anni sessanta.
Principalmente si intrecciavano due conflitti: quello di classe e quello generazionale. Fu questa la peculiarità del momento storico al quale poi si è appiccicato il numero targa 68
Contro- esempio: all’epoca del “biennio rosso” (1919-20) di conflitto generazionale non c’era nemmeno l’ombra: c’era invece un duro e puro conflitto di classe, pertanto i figli di papà non si sognavano manco lontanamente di dare man forte agli operai che occupavano le fabbriche, piuttosto si accingevano a guidare le squadre fasciste che andavano a bastonarli.

Il conflitto generazionale agisce nella storia magari con prepotenza ma non con potenza e comunque con discontinuità. Si manifesta come un fiume carsico nei momenti di prosperità economica (oggi è pressoché inesistente) quando in condizioni di forte socializzazione l’insofferenza dei giovani e la voglia di indipendenza possono avere il sopravvento sull’incertezza per il futuro. Associato a quello generazionale, ma di maggior peso, è anche il conflitto di genere (maschile- femminile) che da sempre accompagna, tra stasi e sussulti, la storia umana. Si tratta comunque di conflitti che operano nella sfera della sovrastruttura, importanti sì, ma non determinanti come i conflitti di classe o di nazione e costituiscono altresì il terreno favorevole allo sviluppo dell’anarchismo e dell’individualismo.

Catalizzatore a livello internazionale del processo di “contestazione del sistema” (questa era la parola d’ordine) fu la guerra in Vietnam in concomitanza con il raggiungimento a metà degli anni sessanta del punto più alto del ciclo di sviluppo capitalistico: da notare invece che la guerra in Corea combattuta soltanto sedici anni prima, che registrò crimini altrettanto orrendi (anzi di più) da parte degli americani contro un popolo geloso della propria indipendenza non produsse alcun effetto emotivo sull’opinione pubblica occidentale, se non paura o indifferenza: gli è che nel 1950 la “coscienza dell’occidente” era ancora gravata dai postumi della guerra mondiale e intrappolata nelle maglie della guerra fredda, perciò i giovani studenti di quegli anni erano conformisti e scioperavano per Trieste piuttosto che per i massacri di Taejon e No Gun Ri in Sud Corea.

Comunque il 68, o meglio il movimento “di contestazione” fu ambiguo (ma non è affatto un atto di accusa!) perché la massa studentesca era oggettivamente interclassista: si mescolavano i figli di papà insofferenti della disciplina in ambito familiare e scolare e gli studenti di famiglie operaie o piccolo borghesi che accedevano per la prima volta alle università. Sia gli uni che gli altri per diversi motivi subivano un processo di radicalizzazione della propria coscienza e soprattutto non avevano paura. Giova menzionare un film dell’epoca: “I pugni in tasca” di Bellocchio che estremizzava la crisi e i conflitti nella famiglia borghese e la “Lettera a una professoressa” di don Milani che denunciava l’astrattezza ormai insopportabile della scuola borghese (malgrado le riforme che ne avevano appena scalfito la struttura idealistica rimasta ancorata ai tempi di Giovanni Gentile)

Molti effetti di questo processo così accelerato furono positivi, ma ce ne furono anche di negativi. Il peggiore fu il radicarsi della convinzione che quello fosse l' “anno zero”, cioè tutto ha inizio a partire dalla radiosa primavera di quell’anno fatale e la storia precedente era perciò svuotata e ignorata, sostituita magari dalla sociologia. Questa fallace percezione di “anno zero” si è propagata nel tempo e assurdamente si è addirittura intensificata, ma ovviamente c’è una ragione di bassa lega: Sarkozy per esempio alle ultime elezioni, per farsi rieleggere ha ancora tirato fuori il ’68 (novità!) come causa primordiale (anno zero!) di tutti i guai della Francia, ma gli è andata male lo stesso.

Io invece concordo con Almirante (sì, il leader del MSI, proprio lui!) che a suo tempo, quando già era iniziata la demonizzazione del ’68 disse pro domo sua che i guai dell’Italia (ma il concetto di guaio è relativo!) erano cominciati non nel 68 (anno zero) ma prima, nel 1960 quando i moti popolari a Genova, Reggio Emilia e Palermo portarono alla caduta del governo Tambroni da lui sostenuto e aprirono la via a una nuova stagione politica, quella del primo e più audace centrosinistra che mai l’Italia abbia avuto, mentre prendevano forma nuove lotte sindacali e di riscossa operaia. Ma di Ovidio Franchi, Lauro Farioli, Marino Serri, ecc. ammazzati a vent’anni dalla Celere nel luglio ’60 (quello sì, anno zero!) i giovani vocianti otto anni dopo non sapevano nulla…ma non ne avevano colpa. Purtroppo però nella miscela interclassista di studenti proletari, piccolo borghesi e borghesi non fu possibile discriminare, per cui gli ultimi soprattutto si fecero portavoce del movimento spingendolo verso l’estremismo salvo poi tradirlo successivamente, come era inevitabile data la loro estrazione sociale.

Oggi giustamente possiamo ironizzare sui rampolli del ‘68 che dirigono banche, giornali e imprese o siedono su quelle cattedre contro le quali si scagliavano allora, ma a che serve?
Stona molto invece vedere gente che all’epoca non era nemmeno nata e che trincia giudizi “sul ‘68” inventandosi un soggetto politico che non è mai esistito… Alludo a personaggi che preferisco non nominare: un giovane e brillante “filosofo” e un altrettanto brillante “economista” che sconfinando dalle loro specifiche competenze pontificano su eventi a sfondo sociale di quattro-cinque decenni fa senza averli vissuti. La loro ispirazione è puramente libresca e funzionale a disegni politici di corto respiro della cui finalità probabilmente nemmeno si rendono conto.

Si potrebbero tutt’al più “processare” i soggetti politici derivati dal ’68: Lotta continua, Democrazia proletaria, Avanguardia operaia, ma si tratta di soggetti nani che hanno avuto scarsa incidenza sul corso degli eventi, quindi sarebbe solo perdita di tempo, ci sarebbe ben altro su cui riflettere oggi.
[/b]


Citazione
Detrollatore
Prominent Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 772
 

Non entrerò nel merito della questione né in eventuali discussioni - per l'ennesima volta, non l'ho fatto neanche in home - per la sua complessità e per la mancanza di tempo, però è già la 3a volta che leggo robe del tipo: "Non era ancora nato nel '68 e si permette di giudicare quel periodo". Chi lo dice che per dare un giudizio su un'epoca bisogna averla vissuta?


RispondiCitazione
radisol
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 8261
 

Ma non diciamo cazzate ...

Il mito delle lotte contro Tambroni del luglio 1960 ... ed anche i moti di piazza Statuto del 1962 a Torino ... per i giovani del 1968 erano un vero e proprio mito fondante ... persino più della Resistenza che comunque era allora roba solo di poco più di 20 anni prima ... quindi ancora molto molto "attuale" ...

Il famoso corteo del 1 Marzo 1968 a Roma .. arrivò a Valle Giulia intonando proprio le due canzoni-inno del luglio 1960 ..."I morti di Reggio Emilia" e "Poi, poi, poi ci chiamavano teddy-boys" .. lo racconta un testimone insospettabile come il fascista Stefano Delle Chaie, presente con altri camerati in coda a quel corteo ... che, essendo attaccato dalla celere quel corteo proprio da dietro, fecero da prima barricata di difesa ... e che ammette tranquillamente che, nell'entusiasmo generale, si misero a cantarle anche lui e gli altri fascisti ...

Il 1968 fu effettivamente "interclassista" ... ed essendo un fenomeno "generazionale" non poteva essere diversamente ... ma anche profondamente "globale" ... il 1968 cominciò 4 anni prima negli Usa ... e ci fu poi praticamente in tutto il mondo, pure in molti paesi del "socialismo reale" ... in Jugoslavia, in Cecoslovacchia, in Polonia, persino in Cina ... solo nel 1848 c'era stato un fenomeno globale dello stesso genere ...

Ma soprattutto fu "diverso" e particolare il 1968 italiano ... perchè l'anno successivo fece da detonatore al 1969 operaio ... e quello invece ci fu solo in Italia e durò praticamente dieci anni ...

Io non sono mai stato un'esegeta del 1968 inteso come "anno solare" ... mi appartiene molto di più il 1969 ... e, anche per motivi anagrafici, ancora di più il 1977 ...

Ma è innegabile che il 1968, con tutto il suo inevitabile "interclassimo", è stato "l'innesco" di tutto il resto ...

Questo senza nulla togliere all'importanza storica decisiva delle lotte del 1960-62 ...

Quanto al "centrosinistra" nato dopo la caduta di Tambroni ... ebbe ottime premesse, non c'è dubbio ... e male fece il Pci a rifiutare e sminuire da subito sdegnosamente quelle premesse ... fu un errore storico, forse dettato da Mosca ... ma soprattutto dalla paura, con l'andata dei socialisti al governo, di un isolamento totale che in effetti poi non ci fu mai veramente fino in fondo ...

Però poi bastò il "rumor di sciabole" del generale De Lorenzo ... già nel 1964 .... a ridurre tutte quelle mirabolanti premesse del centro-sinistra originario a ben più miti pretese ...

L'articolista poi dimostra una "ignoranzità" totale ... non solo nei giudizi da "bar dello sport" ma proprio sui fatti specifici ...

Innanzitutto Democrazia Proletaria, anche se la sigla era stata già usata per denominare una coalizione elettorale di vari gruppi nel 1976, nasce però come "partito" solo nel 1979 ... ben 11 anni dopo il 1968 ... e molti dei padri fondatori venivano proprio dalla vecchia generazione del luglio 1960 ... c'era persino Vittorio Foa, uno dei massimi dirigenti della Cgil già dai cinquanta ... ma probabilmente l'articolista si confonde perchè poi, in epoca successiva, di Democrazia Proletaria è stato per un breve periodo segretario Mario Capanna, uno dei leaders del 1968 milanese che non era però tra i fondatori originari ... ma il legame molto indiretto tra il'68 e DP si ferma praticamente lì ...

Dire poi che Lotta Continua ... ma il discorso, sia pure in quel caso più limitato territorialmente a Milano e dintorni, vale pure per Avanguardia Operaia ... è stata "ininfluente" in quegli anni è dire una immane cazzata ... oltre all'estrema influenza negli ambienti giovanili, non solo studenteschi ma anche "borgatari" .... nelle principali fabbriche, almeno fino al 1973, erano in grado di indire scioperi riuscitissimi del tutto al di fuori dei sindacati ufficiali ... per non parlare della creazione, soprattutto da parte di Lotta Continua, di movimenti sociali del tutto nuovi e mai visti prima ... quello dei "dannati della terra", cioè dei carcerati ... quello dei "proletari in divisa", i soldati di leva dell'esercito ma poi anche i sottufficiali "di firma" dell'aereonautica ... i "disoccupati organizzati" a Napoli e non solo lì ... ecc. ecc. ecc.

Ma ancora di più la dimostrazione oggettiva dell' "ignoranzità" storica del tizio ... è non aver minimamente citato il fenomeno "operaista", nato ben prima del 1968, nei primissimi sessanta, dai "Quaderni Rossi" di Raniero Panzieri ... e che fu il vero protagonista dell'autunno del 1969 e poi di tutta la estrema "riforma" del sindacato italiano che passò dalle vecchie Commissioni Interne, elette su rigide liste di sigla, prima alle "assemblee autonome" e poi ai Consigli dei delegati eletti direttamente nei singoli reparti di lavoro ... dove potevano essere eletti anche lavoratori non iscritti a nessun sindacato ...

Senz'altro nel filone "operaista" si può inserire almeno la primissima Lotta Continua, quella del tutto egemone nel 1969 alla Fiat di Torino ... e questo almeno fino al 1972/73 ... dopo indubbiamente Sofri e c. presero una strada più istituzionale e "politicante" .... ma soprattutto ne furono la maggiore espressione politica prima Potere Operaio .... e poi l'arcipelago diffuso e multiforme della autonomia operaia ... che poi darà vita al movimento del 1977 ... e ancora dopo al fenomeno sindacale autorganizzato dei Cobas ...

Quindi, nell'articolo, un mare di facilonerie da "bar dello sport" ... ed anche tante minchiate dovute a pura "ignoranzità" proprio tecnico/storica dei fatti ...

Del resto, sono molti su quegli anni ad "aprire bocca per dare aria ai denti" ... senza effettivamente saperne niente ... mica solo filosofi ed economisti ... e questo improvvisato articolista è solo l'ultimo di una lunga serie ...

-------------------------

Ovvio che per parlare di una epoca non è necessario averla vissuta di persona ... altrimenti, ad esempio, ormai quasi nessuno potrebbe parlare del ventennio fascista e poi della Resistenza ...

Però almeno saperne qualcosa ... che non siano solo le "rievocazioni" pubblicate regolarmente uguali ogni 10 anni da Repubblica .... non sarebbe male ...


RispondiCitazione
Gracco
Trusted Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 82
Topic starter  

"Non era ancora nato nel '68 e si permette di giudicare quel periodo". Chi lo dice che per dare un giudizio su un'epoca bisogna averla vissuta?

Ovviamente non nego a nessuno il diritto di giudicare qualunque epoca storica, vicina o lontana che sia. Nel caso specifico quello che rigetto è l'aver assunto strumentalmente il movimento di contestazione del 68 come soggetto politico ben definito, quindi “processabile”. Ma processare “il 68” come fanno il noto filosofo l’altrettanto noto economista mi sembra come processare il maltempo o il bel tempo, è una cosa senza senso. Chi visse quel periodo ed ebbe l’occasione di occupare una facoltà, qualunque sia la sua attuale collocazione, può testimoniare direttamente gli errori o le ingenuità, ma sa bene che non si può in buona fede processare un clima politico-sociale, attribuendogli addirittura la responsabilità delle sofferenze odierne (dopo 45 anni!). Chi è venuto dopo dovrebbe semplicemente stare attento a non avallare strumentalizzazioni postume o semplificazioni interessate, poi ovviamente nel merito può esprimere tutto quello che crede


RispondiCitazione
Rosanna
Famed Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 3536
 

Non entrerò nel merito della questione né in eventuali discussioni - per l'ennesima volta, non l'ho fatto neanche in home - per la sua complessità e per la mancanza di tempo, però è già la 3a volta che leggo robe del tipo: "Non era ancora nato nel '68 e si permette di giudicare quel periodo". Chi lo dice che per dare un giudizio su un'epoca bisogna averla vissuta?

Se ti rivolgi a me, ho detto diversamente, leggi meglio ...


RispondiCitazione
Rosanna
Famed Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 3536
 

Ma non diciamo cazzate ...

Il mito delle lotte contro Tambroni del luglio 1960 ... ed anche i moti di piazza Statuto del 1962 a Torino ... per i giovani del 1968 erano un vero e proprio mito fondante ... persino più della Resistenza che comunque era allora roba solo di poco più di 20 anni prima ... quindi ancora molto molto "attuale" ...

Il famoso corteo del 1 Marzo 1968 a Roma .. arrivò a Valle Giulia intonando proprio le due canzoni-inno del luglio 1960 ..."I morti di Reggio Emilia" e "Poi, poi, poi ci chiamavano teddy-boys" .. lo racconta un testimone insospettabile come il fascista Stefano Delle Chaie, presente con altri camerati in coda a quel corteo ... che, essendo attaccato dalla celere quel corteo proprio da dietro, fecero da prima barricata di difesa ... e che ammette tranquillamente che, nell'entusiasmo generale, si misero a cantarle anche lui e gli altri fascisti ...

Il 1968 fu effettivamente "interclassista" ... ed essendo un fenomeno "generazionale" non poteva essere diversamente ... ma anche profondamente "globale" ... il 1968 cominciò 4 anni prima negli Usa ... e ci fu poi praticamente in tutto il mondo, pure in molti paesi del "socialismo reale" ... in Jugoslavia, in Cecoslovacchia, in Polonia, persino in Cina ... solo nel 1848 c'era stato un fenomeno globale dello stesso genere ...

Ma soprattutto fu "diverso" e particolare il 1968 italiano ... perchè l'anno successivo fece da detonatore al 1969 operaio ... e quello invece ci fu solo in Italia e durò praticamente dieci anni ...

Io non sono mai stato un'esegeta del 1968 inteso come "anno solare" ... mi appartiene molto di più il 1969 ... e, anche per motivi anagrafici, ancora di più il 1977 ...

Ma è innegabile che il 1968, con tutto il suo inevitabile "interclassimo", è stato "l'innesco" di tutto il resto ...

Questo senza nulla togliere all'importanza storica decisiva delle lotte del 1960-62 ...

Quanto al "centrosinistra" nato dopo la caduta di Tambroni ... ebbe ottime premesse, non c'è dubbio ... e male fece il Pci a rifiutare e sminuire da subito sdegnosamente quelle premesse ... fu un errore storico, forse dettato da Mosca ... ma soprattutto dalla paura, con l'andata dei socialisti al governo, di un isolamento totale che in effetti poi non ci fu mai veramente fino in fondo ...

Però poi bastò il "rumor di sciabole" del generale De Lorenzo ... già nel 1964 .... a ridurre tutte quelle mirabolanti premesse del centro-sinistra originario a ben più miti pretese ...

L'articolista poi dimostra una "ignoranzità" totale ... non solo nei giudizi da "bar dello sport" ma proprio sui fatti specifici ...

Innanzitutto Democrazia Proletaria, anche se la sigla era stata già usata per denominare una coalizione elettorale di vari gruppi nel 1976, nasce però come "partito" solo nel 1979 ... ben 11 anni dopo il 1968 ... e molti dei padri fondatori venivano proprio dalla vecchia generazione del luglio 1960 ... c'era persino Vittorio Foa, uno dei massimi dirigenti della Cgil già dai cinquanta ... ma probabilmente l'articolista si confonde perchè poi, in epoca successiva, di Democrazia Proletaria è stato per un breve periodo segretario Mario Capanna, uno dei leaders del 1968 milanese che non era però tra i fondatori originari ... ma il legame molto indiretto tra il'68 e DP si ferma praticamente lì ...

Dire poi che Lotta Continua ... ma il discorso, sia pure in quel caso più limitato territorialmente a Milano e dintorni, vale pure per Avanguardia Operaia ... è stata "ininfluente" in quegli anni è dire una immane cazzata ... oltre all'estrema influenza negli ambienti giovanili, non solo studenteschi ma anche "borgatari" .... nelle principali fabbriche, almeno fino al 1973, erano in grado di indire scioperi riuscitissimi del tutto al di fuori dei sindacati ufficiali ... per non parlare della creazione, soprattutto da parte di Lotta Continua, di movimenti sociali del tutto nuovi e mai visti prima ... quello dei "dannati della terra", cioè dei carcerati ... quello dei "proletari in divisa", i soldati di leva dell'esercito ma poi anche i sottufficiali "di firma" dell'aereonautica ... i "disoccupati organizzati" a Napoli e non solo lì ... ecc. ecc. ecc.

Ma ancora di più la dimostrazione oggettiva dell' "ignoranzità" storica del tizio ... è non aver minimamente citato il fenomeno "operaista", nato ben prima del 1968, nei primissimi sessanta, dai "Quaderni Rossi" di Raniero Panzieri ... e che fu il vero protagonista dell'autunno del 1969 e poi di tutta la estrema "riforma" del sindacato italiano che passò dalle vecchie Commissioni Interne, elette su rigide liste di sigla, prima alle "assemblee autonome" e poi ai Consigli dei delegati eletti direttamente nei singoli reparti di lavoro ... dove potevano essere eletti anche lavoratori non iscritti a nessun sindacato ...

Senz'altro nel filone "operaista" si può inserire almeno la primissima Lotta Continua, quella del tutto egemone nel 1969 alla Fiat di Torino ... e questo almeno fino al 1972/73 ... dopo indubbiamente Sofri e c. presero una strada più istituzionale e "politicante" .... ma soprattutto ne furono la maggiore espressione politica prima Potere Operaio .... e poi l'arcipelago diffuso e multiforme della autonomia operaia ... che poi darà vita al movimento del 1977 ... e ancora dopo al fenomeno sindacale autorganizzato dei Cobas ...

Quindi, nell'articolo, un mare di facilonerie da "bar dello sport" ... ed anche tante minchiate dovute a pura "ignoranzità" proprio tecnico/storica dei fatti ...

Del resto, sono molti su quegli anni ad "aprire bocca per dare aria ai denti" ... senza effettivamente saperne niente ... mica solo filosofi ed economisti ... e questo improvvisato articolista è solo l'ultimo di una lunga serie ...

-------------------------

Ovvio che per parlare di una epoca non è necessario averla vissuta di persona ... altrimenti, ad esempio, ormai quasi nessuno potrebbe parlare del ventennio fascista e poi della Resistenza ...

Però almeno saperne qualcosa ... che non siano solo le "rievocazioni" pubblicate regolarmente uguali ogni 10 anni da Repubblica .... non sarebbe male ...

Bravissimo radisol, come sempre sei in grado di fare delle analisi storiche molto precise e dettagliate, con puntualità di riferimenti ai fatti e alle motivazioni.
Complimenti !!


RispondiCitazione
cdcuser
Honorable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 555
 

ma guarda un pó, vuoi vedere che le bombe (nelle piazze, sui treni, ecc...) le hanno messe per il nostro bene e non ce ne siamo resi conto

... mi riallaccio all'articolo in home

.... “… Con questo assetto istituzionale – e con i fondi del Piano Marshall – l’Italia risalì la graduatoria delle nazioni più evolute a livello mondiale fino al quarto posto; la Lira vinse altresì il primo premio per la valuta più stabile a livello mondiale. Poi arrivò il ’68 e tutto cominciò a rotolare verso il basso; solo il debito internazionale cresceva. Tutto ciò, per dirle che, nonostante una costituzione socialista, l’economia era ai primi livelli mondiali, il proletariato si avviava a divenire piccola borghesia e il benessere era abbastanza ben distribuito su tutte le classi sociali. ...”

Affermare una cosa del genere, secondo me, é da gran pezzi di merda.
[/b]


RispondiCitazione
radisol
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 8261
 

A parte che il debito pubblico di allora non è minimamente paragonabile a quello di oggi ... ma comunque si finanziava "a debito" non solo lo "stato sociale" ma anche una crescita effettiva e complessiva ... era insomma sostanzialmente una scelta ponderata ed anche saggia ... e cominciata addirittura dai governi italiani nel 1944, con il nord ancora in piena guerra ... altro che il 1968 !!!

E comunque il debito, ammesso e non concesso che sia questo elemento tecnico così importante e decisivo, esplose veramente solo nell'era di Craxi al governo, quindi 16-18 anni dopo il 1968 ... e quando già sul "sociale" e sul lavoro si cominciavano a tagliare diritti ed investimenti dello stato ...

Si, affermare una cosa del genere è da grandissimi pezzi di merda .... è proprio una assoluta falsità ...

Però è anche vero che si possono dire un sacco di cazzate ... pur "difendendo" formalmente il 1968 e non necessariamente solo "demonizzandolo" ... l'articolo iniziale di questa discussione è un vero e proprio florilegio di questo ...


RispondiCitazione
helios
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 16537
 

ma guarda un pó, vuoi vedere che le bombe (nelle piazze, sui treni, ecc...) le hanno messe per il nostro bene e non ce ne siamo resi conto

... mi riallaccio all'articolo in home

.... “… Con questo assetto istituzionale – e con i fondi del Piano Marshall – l’Italia risalì la graduatoria delle nazioni più evolute a livello mondiale fino al quarto posto; la Lira vinse altresì il primo premio per la valuta più stabile a livello mondiale. Poi arrivò il ’68 e tutto cominciò a rotolare verso il basso; solo il debito internazionale cresceva. Tutto ciò, per dirle che, nonostante una costituzione socialista, l’economia era ai primi livelli mondiali, il proletariato si avviava a divenire piccola borghesia e il benessere era abbastanza ben distribuito su tutte le classi sociali. ...”

Affermare una cosa del genere, secondo me, é da gran pezzi di merda.
[/b]

non posso che quotare, oltrettutto quando si ribalta così la storia per farla combaciare a quello che più aggrada per compiacere i sostenitori è anche da gran pezzi di ignoranti patentati,piano marshall compreso.


RispondiCitazione
Condividi: