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Approvato oggi a Ginevra il rapporto CoI-ONU sulla Siria


marcopa
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Approvato a Ginevra il rapporto CoI-Onu sulla Siria. Racconti di fonti di parte spacciati per prove d’accusa. Un copione che si ripete
di Marinella Correggia

28 settembre 2012

Nessuno, per timore di essere chiamato “amico del diavolo”, mette in discussione le fonti, le metodologie e gli autori dei rapporti Onu e Ong sulla Siria. Eppure questi, legittimando le ingerenze favoriscono la prosecuzione della guerra.

Il rapporto della Commissione CoI e i suoi riferimenti

Il rapporto della “Commissione internazionale indipendente di inchiesta sulla Siria-CoI ( http://www.ohchr.org/Documents/HRBodies/HRCouncil/PRCoISyria15082012_en.pdf)
nominata l’anno scorso dalla Commissaria Onu per i diritti umani Navi Pillay è stato approvato dal Consiglio Onu per i diritti umani a Ginevra (nel quale sono rappresentati a turno circa 40 nazioni) con risoluzione a maggioranza schiacciante. Soli contrari Russia, Cina, Cuba; astenuti India, Filippine, Uganda. La risoluzione era stata presentata da Marocco, Arabia Saudita, Qatar, Giordania, Libia, Tunisia Kuwait. I lavori della Commissione CoI continueranno fino a marzo. Come ha fatto rilevare nel suo intervento in plenaria la Ong di giuristi North/South XXI, questa approvazione non aiuterà la ricerca di una soluzione negoziale perché “nobilita” le ingerenze armate, finanziarie e diplomatiche le quali alimentano gli scontri.

Ci si chiede se tutti i rappresentanti dei governi presso il Consiglio abbiano davvero letto questo rapporto, per rendersi conto di quanto parole di fonti di parte abbiano finito per diventare prove. E ci si chiede se abbiano letto i precedenti rapporti di esperti Onu e Ong, ai quali il rapporto CoI si riferisce e che sono ugualmente viziati da fonti non neutrali e mancanza di prove (dedicheremo un approfondimento a questi rapporti precedenti).
Del rapporto CoI è responsabile, insieme al brasiliano Paulo Pinheiro, la statunitense Karen Koning AbuZayd la quale è fra i dirigenti del Middle East Policy Council insieme a ex membri della Cia, ex ambasciatori Usa nel Golfo, ex generali, uomini d’affari Usa-Qatar (tutto sul loro sito).
Le loro indagini concludono che esistono “basi ragionevoli” per ritenere che le forze governative e le cosiddette milizie paramilitari shabbiha abbiano commesso crimini contro l’umanità, crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, e questo sulla base di una politica statale. Molto inferiori in quantità e qualità le accuse ai gruppi armati dell’opposizione.

Ma l’analisi di questo rapporto CoI rivela contraddizioni, parzialità nelle fonti, rimandi a rapporti precedenti (di esperti e di Ong) ugualmente parziali e attribuzioni di responsabilità non supportate da prove.
Curiosamente il rapporto CoI non cita quasi mai come fonte gli stessi osservatori dell’Onu, che erano sul terreno (mentre alla Commissione il permesso non è stato accordato). La stessa Commissione comunque riconosce che “l’accesso” alle vittime provocate dalle forze di opposizione è stato limitato”.
Le centinaia di interviste a “testimoni” che hanno costituito la fonte principale dell’inchiesta sono state condotte – come viene precisato – fra i rifugiati (dunque in gran parte disertori e loro famiglie) nei paesi limitrofi, o a Ginevra, o per telefono o via skype all’interno della Siria ma sempre con oppositori. Può un disertore o una famiglia di oppositori parlare in modo neutrale? Senza sentire altre parti, oltretutto.

Per le “prove”, diverse dalle suddette testimonianze e cioè video, rapporti, reportage esistono altrettante “prove” di segno opposto che incolpano l’altra parte (o entrambe) magari proprio per gli stessi fatti criminosi. La CoI avrebbe avuto una percezione quasi completamente diversa se avesse ascoltato le versioni di gruppi basati in Siria, come il Centro Sovvt (Osservatorio sulle vittime della violenza e del terrorismo) e Vx Clamantis (centro della chiesa greco-melchita). E avrebbe dovuto ammettere che è impossibile conoscere davvero la verità semplicemente ascoltando testimoni veri o presunti, e di parte, e senza indagini lunghe e dettagliate. Ma un rapporto di esperti non può permettersi di concludere che non sa.
Così, anche rispetto al massacro di Houla che la CoI attribuisce a forze paramilitari pro-governative. Perfino esponenti dell’opposizione non armata, invece, lo imputano (seppure senza dichiarazioni pubbliche) a un’efferata vendetta fra villaggi.

Quanto agli “attacchi indiscriminati ad aree civili”, molti testimoni non ascoltati dalla Commissione ma hanno più volte riferito (ma è evidente anche dalle dinamiche) che gli oppositori armati si nascondono in aree civili prendendole di fatto in ostaggio e attaccando i residenti. Eppure la Commissione non registra questo crimine.
La CoI ignora poi i ricorrenti sabotaggi a infrastrutture civili. E quanto agli attentati che hanno ucciso decine di civili, “per mancanza di accesso ai luoghi” sono relegati alla categoria di “crimini domestici che il governo ha il dovere di perseguire”.
Appare anche forzato e “politicamente di parte” attribuire al regime (come mandante o connivente) tutte le efferatezze di bande o milizie anche se sono favorevoli al governo stesso. Non viene fatto lo stesso per i crimini dell’opposizione.
La CoI si riferisce poi spesso ad altri rapporti commissionati dall’Onu o realizzati da Ong umanitarie, i quali però dichiaratamente hanno attinto a testimoni di una parte sola.

I rapporti delle multinazionali umanitarie..........

.....

l' articolo integrale al link

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=947


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marcopa
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Carla del Ponte,magistrata svizzera conosciuta in tutto il mondo,e' stata inserita nella commissione d' inchiesta sulla Siria. E' indubbiamente una ammissione della debolezza della commissione cosi' come era composta finora e della sua poca attendibilita'.

marcopa

NAZIONI UNITE
Siria, Carla del Ponte in Commissione d'inchiesta
Indaga per l'Onu su crimini di guerra e violazioni dei diritti umani

La svizzera Carla del Ponte, ex procuratrice del tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, è stata nominata nella Commissione di inchiesta dell'Onu che indaga sui crimini di guerra e violazioni dei diritti umani commessi in Siria.
La decisione è stata annunciata il 28 settembre a Ginevra dalla presidente del Consiglio diritti umani dell'Onu, l'ambasciatrice dell'Uruguay Laura Dupuy Lasserre. Oltre a Del Ponte, è stato nominato anche l'esperto thailandese Vitit Muntarbhorn.
«Entrambi hanno un'ampia esperienza e sono conosciuti per il loro lavoro indipendente, imparziale e obiettivo in materia dei diritti umani», ha detto Dupuy Lasserre.

LA SITUAZIONE NON MIGLIORA. La situazione in Siria «non mostra segni di miglioramento. Propongo che la Commissione di inchiesta sia rafforzata con la nomina di due commissari supplementari», ha aggiunto la presidente del Consiglio.
Creata da una risoluzione del Consiglio diritti umani dell'Onu nell'agosto del 2011, la commissione internazionale di inchiesta sulla Siria è presieduta dal professore brasiliano Paulo Pinheiro e ha già presentato sei dettagliati rapporti o aggiornamenti sulle gravi violazioni e crimini di guerra commessi in Siria dalle forze governative e, in misura minore, dai gruppi armati dell'opposizione.

NUOVA RISOLUZIONE DI CONDANNA. Proprio il 28 settembre i 47 Paesi membri del Consiglio hanno approvato una risoluzione di condanna della Siria e rinnovato il mandato della Commissione di inchiesta fino al prossimo mese di marzo 2013.
Per la Svizzera la nomina di Carla del Ponte «contribuirà a potenziare la raccolta di prove di possibili crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi in Siria, con l'obiettivo di facilitarne l'impiego nel contesto di futuri perseguimenti penali».

Venerdì, 28 Settembre 2012


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