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Arresto etico?


afragola
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05/05/2008
Arresto etico?

Il sindaco dietro le sbarre: la storia di Ino Galparsoro
C'è una storia dimenticata dalle agenzie di stampa e dai media italiani. È la storia di Ino Galparsoro.
Siamo nei Paesi baschi, municipio di Arrasate, Mondragon. Ino Galparsoro è il sindaco, eletta con i voti di Anv (Accion nacionalista vasca) la formazione che ha incarnato il voto dei militanti di Batasuna, formazione messa fuori legge nel 2003.
Oggi Ino Galparsoro è in carcere accusata di terrorismo. Convocata per dichiarazioni a Madrid, prima l'hanno fatta attendere tutto il pomeriggio, poi interrogata, quindi arrestata e poi tradotta in carcere. Perché?

Ino Galparsoro passa alle cronache nazionali spagnole una prima volta il 7 marzo scorso. Eta uccide un militante socialista, Isaias Carrasco, a colpi di pistola. Non è un bersaglio significativo, se non per il fatto che è socialista. Siamo a due giorni dal voto legislativo, che confermerà Zapatero alla guida del governo di Madrid. Il sindaco, la signora Galparsoro, corre in ospedale per offrire le condoglianze alla famiglia e viene scacciata, perché di Anv, considerata erede di Batasuna. Formazioni che non condannano, storicamente, nessun attentato di Eta perché sostengono che la dinamica della condanna è sterile, se non si risolve politicamente il quadro che porta al conflitto armato. E poi, più recentemente, perché la condanna delle azioni di Eta viene richiesta in maniera strumentale da politici e giudici, come un patentino di democraticità. Chi non condanna è complice, chi è complice si può arrestare e condannare. Pare impossibile, sembra un sillogismo che nulla ha a che spartire con la libertà di espressione, eppure è così.
Dopo l'omicidio Carrasco la prima preoccupazione del Partido nacionalista vasco ( Pnv moderato e autonomista) e soprattutto dei socialisti baschi è quello di montare il grande gioco delle 'mozioni etiche di censura' per escludere dai municipi baschi i rappresentanti di Anv.
Detto più chiaramente: ci sono dei politici eletti da una parte dei cittadini e che siedono nei consigli comunali, in maggioranza o in minoranza. E ci sono altri politici, anch'essi eletti da cittadini, che pretendono, con la mozione, di estromettere dalla vita pubblica chi è stato legittimamente votato. Perché non c'è una condanna esplicita a Eta. Esplicita, perché nei discorsi dei politici di Anv c'è sempre un ritornello che torna: pace in assenza di conflitto, pace senza coazione armata, ma anche pace senza una violenza che non può essere declinata solo da una parte, ma anche rispetto agli arresti indiscriminati, alle torture denunciate nei commissariati spagnoli, le limitazioni del diritto di parola.

Torniamo a Ino Galparsoro. Il sindaco ha la maggioranza in consiglio, la mozione viene bocciata perché ci sono dei consiglieri di altre forze politiche che non ci stanno a questa gogna strumentalizzata per fini politici. Pnv e socialisti si avvicinano sempre di più in un gioco di strategie post elettorali, che si fondano soprattutto sull'esclusione politica delle liste post-Batasuna.
Il giochino della mozione di censura si allarga ad altri municipi, che resistono sempre grazie al fatto che ci sono dei consiglieri comunali, quelli che vivono nel territorio, che non la pensano come Anv, che criticano anche duramente, ma che proprio non ce la fanno ad accettare l'idea di un apartheid politico sulla base non di fatti penalmente rilevanti, ma di idee e tattiche politiche.
Stiamo parlando, spesso, di paesini e villaggi, o di cittadine di qualche decina di migliaia di persone, dove il contatto fra cittadini ed eletti è strettissimo.

Dove non riesce il patto fra Pnv e socialisti ci pensa la magistratura spagnola a mettere le cose in ordine: il protagonista è sempre il giudice Baltasar Garzon. A un mese dalle elezioni aveva emanato un'ordinanza per sospendere le attività pubbliche di Anv e di un altro partito (Ehak, comunisti delle Terre basche), sostenendo che erano sul limite della collaborazione o appartenenza a Eta. E tutto questo in base al teorema che sta utilizzando dal 1998: tutto ciò che ha gli stessi obbiettivi politici e sociali di Eta è Eta. Rozzo, come teorema, ma funzionale alla politica di Stato. E così sono nati i vari processi e le chiusure di partiti, associazioni, movimenti, giornali, radio, riviste.
Il 30 aprile Garzon cita come imputata il sindaco Galparsoro a Madrid: la signora arriva e viene fatta attendere per ore nei sotterranei dell'Audiencia Nacional: né lei, né il suo avvocato vengono informati sull'ipotesi di reato. Anche perché gli agenti stanno perquisendo e fotocopiando documenti nel consiglio comunale di Arrasate e poi arrivano a tutta birra dal giudice che così costruisce in itinere le ragioni che lo porteranno a decidere per il carcere.
Un procedimento aberrante per uno Stato di diritto, ma le urla dell'avvocato non servono a nulla. La mozione 'etica' di censura ha aperto il passo all'arresto 'etico'. In altri tempi, e con una dignità che non c'è più fra chi ha il compito di denunciare e raccontare vicende come questa, si sarebbero usate parole dure, taglienti e forti. Resta una domanda e nemmeno troppo retorica: che Paese è quello in cui, se i partiti non riescono ad ottenere un risultato politico, si mandano gli sbirri e i magistrati a incarcerare l'avversario politico?

http://www.peacereporter.net/articolo/10953/Arresto+etico%3F


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