C’è il rischio che una nobile intenzione, come quella di Liliana Segre, finisca per essere usata per dividere i buoni dai cattivi
Caro direttore,
di commissioni parlamentari per promuovere il bene e combattere il male – almeno in Italia – sono lastricate le strade dell’inferno. A cominciare da quella per antonomasia, l’antimafia, che, tranne per gli organismi bicamerali varati nei primi anni 70, nel tempo è di fatto diventata una delle tante armi improprie di lotta politica. Adesso la cosa si ripete con questa commissione, pensata dalla stimabilissima senatrice a vita Liliana Segre. Che, se nelle intenzioni dovrebbe occuparsi di monitorare l’antisemitismo e il razzismo nel Bel Paese – di sicuro a un livello minimale se solo pensiamo alla Francia, alla Germania e ai paesi dell’Est europeo – nella successiva realizzazione pratica finirà per pretendere di censurare i messaggi di odio sui social e nella rete. Confondendo causa ed effetti e arrogandosi il potere, com’è già accaduto con le commissioni antimafia delle ultime due legislature, di decidere chi sia o meno “presentabile” per le future elezioni politiche.
Figuriamoci poi se l'intenzione non fosse nemmeno tanto nobile...
(Mai che manchi una captato benevolentiae quando ci si rivolge ai portatori dell'aura d'elezione)