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e-mail gate:candidatura a rischio per HillaryClinto


helios
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Email gate, atto II: Hillary Clinton usava un server di posta privato. I Dem iniziano a tremare: candidatura a rischio
L'Huffington Post | Di Giulia Belardelli

Pubblicato: 04/03/2015 17:17 CET Aggiornato: 9 minuti fa
CLINTON

Politico parla di “pantano legale”. Il New York Times riflette sulle “abitudini caotiche” di casa Clinton. E sulle colonne del Washington Post c’è chi sostiene che Hillary si sia “sparata di nuovo un colpo ai piedi”.

All’indomani dello scandalo già soprannominato “email gate”, la stampa americana fa il punto sulle possibili conseguenze di un passo falso che potrebbe costare moltissimo all’ex first lady ed ex segretario di Stato, finora in prima fila (sebbene non ancora ufficialmente) nella corsa alla Casa Bianca. Anche perché la macchia rischia di allargarsi sempre di più, come dimostra la seconda puntata dello scandalo diffusa oggi dall’Associated Press: Hillary non solo utilizzava un account di posta elettronica personale per le sue comunicazioni da titolare del Dipartimento di Stato, ma per farlo si appoggiava a un server registrato all’indirizzo della sua casa di Chappaqua, New York, a nome di una misteriosa identità (Eric Hoteham, un nome che non compare in nessun database pubblico).

Gli ultimi sviluppi della storia pubblicata ieri dal New York Times peggiorano, se possibile, la posizione della candidata democratica in pectore alla Casa Bianca. Secondo la legge federale, infatti, lettere ed email scritte e ricevute da funzionari federali sono considerate documenti governativi e devono essere raccolti e archiviati, per permettere alle commissioni del Congresso, ma anche agli storici e ai media, di trovarli. La ex segretario di Stato non è la prima ad aver utilizzato un indirizzo di posta privato, ma quello che le si contesta è che abbia usato solo quello, e per di più gestito da un server “artigianale”. In passato altri politici, da Mitt Romney a Sarah Palin, erano stati beccati a condurre affari ufficiali utilizzando servizi di email operati dai server di colossi come Google, Microsoft e Yahoo.

Qui, invece, si tratta di gestire fisicamente il proprio server – una pratica che l’Associated Press definisce “altamente inusuale” per un funzionario di gabinetto, e che potrebbe aver garantito alla Clinton un “controllo impressionante sulla possibilità di limitare l’accesso al suo archivio di messaggi”. Nella maggior parte dei casi – spiega ancora l’Ap – gli individui che gestiscono server di posta per conto proprio sono o molto esperti dal punto di vista tecnico, o utenti così preoccupati da questioni di privacy e sorveglianza da voler avere il controllo diretto del server.

Al momento Clinton non ha spiegato le ragioni che l’hanno spinta a usare un account privato - [email protected] – per comunicazioni ufficiali relative al Dipartimento di Stato. Il fatto di operare su un server proprietario potrebbe aver fornito all’ex segretario di Stato degli appigli legali per bloccare eventuali mandati di comparizione in caso di processi penali, amministrativi o civili, dal momento in cui i suoi legali avrebbero potuto sollevare delle obiezioni in tribunale prima di essere obbligati a consegnare qualsiasi email. Inoltre, dal momento in cui i Servizi segreti erano costantemente di guardia a casa Clinton, un server custodito lì dentro sarebbe stato ben protetto da eventuali furti o hackeraggio manuale.

Molti aspetti restano da chiarire di una vicenda certamente sfavorevole alla ex first lady. Innanzitutto non si capisce perché una politica così esperta – una vera e propria veterana – sia ricorsa a una pratica a dir poco scivolosa. In secondo luogo, la ex first lady non ha fornito spiegazioni a sufficienza. Clinton "ha utilizzato il suo account email per relazionarsi con altri funzionari del Dipartimento. Per attività governative, ha scritto ai loro account legati al Dipartimento con l'aspettativa che sarebbero stati archiviati", ha spiegato il suo portavoce. Ma la questione del server “artigianale” rende tutto più complicato, aumentando il sospetto che molte e significative comunicazioni possano aver bypassato – e continuare a farlo – l’obbligo di archiviazione richiesto dal Freedom of Information Act (FOIA).

Oggi i giornali americani agitano lo spettro di un possibile ritiro preventivo della sua candidatura alle presidenziali del 2016, candidatura su cui Clinton avrebbe dovuto sciogliere le riserve il mese prossimo (in anticipo rispetto alla tabella di marcia sostenuta finora). Politico.com descrive bene l’aria che si respira in casa Dem di fronte all’ipotesi di una possibile marcia indietro di Hillary. Panico. Al momento i democratici non ci vogliono pensare: non hanno un piano B, e l’area maggioritaria del partito non vuole nemmeno soffermarsi a immaginare un altro scenario. Intanto, però, i repubblicani – Jeb Bush in testa – continuano a cavalcare la polemica, e l’opinione pubblica diventa sempre più confusa.

Il presidente Obama, in una stringata nota affidata al suo portavoce, si è tirato fuori dalle polemiche, mostrando di non voler mettere la faccia su una difesa a spada tratta della collega. "L'indicazione è che vengano utilizzati (gli indirizzi) email ufficiali per attività ufficiali. Si tratta di documenti che, secondo quanto prevede la legge, devono essere conservati, mantenuti e resi accessibili".

Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha inoltre fatto presente che la responsabilità per far sì che ciò accada è dell'Agenzia federale interessata (in questo caso il Dipartimento di Stato) con il consiglio che, per evitare complicazioni, venga utilizzato l'account ufficiale. Laddove ciò non dovesse accadere, l'invito è inoltrare la corrispondenza in modo che possa essere archiviata, come previsto dalla legge. "È quello che mi risulta abbia fatto lo staff di Hillary Clinton", diceva ieri il portavoce. Il guaio, però, è la mole di messaggi inviati e ricevuti dall’indirizzo privato sembrerebbe essere di gran lunga superiore alle circa 55mila email su cui i collaboratori di Hillary hanno messo una toppa. Secondo i detrattori, tra le comunicazioni mancanti potrebbero esserci dettagli importantissimi su una delle pagine più scure della carriera di Clinton da segretario di Stato: il dossier Libia e l’uccisione dell’ambasciatore americano Chris Stevens.

http://www.huffingtonpost.it/2015/03/04/email-hillary-clinton_n_6800340.html?utm_hp_ref=italy


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Anonymous
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Email gate, atto II: Hillary Clinton usava un server di posta privato. I Dem iniziano a tremare: candidatura a rischio
L'Huffington Post | Di Giulia Belardelli

Pubblicato: 04/03/2015 17:17 CET Aggiornato: 9 minuti fa
CLINTON

Politico parla di “pantano legale”. Il New York Times riflette sulle “abitudini caotiche” di casa Clinton. E sulle colonne del Washington Post c’è chi sostiene che Hillary si sia “sparata di nuovo un colpo ai piedi”.

All’indomani dello scandalo già soprannominato “email gate”, la stampa americana fa il punto sulle possibili conseguenze di un passo falso che potrebbe costare moltissimo all’ex first lady ed ex segretario di Stato, finora in prima fila (sebbene non ancora ufficialmente) nella corsa alla Casa Bianca. Anche perché la macchia rischia di allargarsi sempre di più, come dimostra la seconda puntata dello scandalo diffusa oggi dall’Associated Press: Hillary non solo utilizzava un account di posta elettronica personale per le sue comunicazioni da titolare del Dipartimento di Stato, ma per farlo si appoggiava a un server registrato all’indirizzo della sua casa di Chappaqua, New York, a nome di una misteriosa identità (Eric Hoteham, un nome che non compare in nessun database pubblico).

Gli ultimi sviluppi della storia pubblicata ieri dal New York Times peggiorano, se possibile, la posizione della candidata democratica in pectore alla Casa Bianca. Secondo la legge federale, infatti, lettere ed email scritte e ricevute da funzionari federali sono considerate documenti governativi e devono essere raccolti e archiviati, per permettere alle commissioni del Congresso, ma anche agli storici e ai media, di trovarli. La ex segretario di Stato non è la prima ad aver utilizzato un indirizzo di posta privato, ma quello che le si contesta è che abbia usato solo quello, e per di più gestito da un server “artigianale”. In passato altri politici, da Mitt Romney a Sarah Palin, erano stati beccati a condurre affari ufficiali utilizzando servizi di email operati dai server di colossi come Google, Microsoft e Yahoo.

Qui, invece, si tratta di gestire fisicamente il proprio server – una pratica che l’Associated Press definisce “altamente inusuale” per un funzionario di gabinetto, e che potrebbe aver garantito alla Clinton un “controllo impressionante sulla possibilità di limitare l’accesso al suo archivio di messaggi”. Nella maggior parte dei casi – spiega ancora l’Ap – gli individui che gestiscono server di posta per conto proprio sono o molto esperti dal punto di vista tecnico, o utenti così preoccupati da questioni di privacy e sorveglianza da voler avere il controllo diretto del server.

Al momento Clinton non ha spiegato le ragioni che l’hanno spinta a usare un account privato - [email protected] – per comunicazioni ufficiali relative al Dipartimento di Stato. Il fatto di operare su un server proprietario potrebbe aver fornito all’ex segretario di Stato degli appigli legali per bloccare eventuali mandati di comparizione in caso di processi penali, amministrativi o civili, dal momento in cui i suoi legali avrebbero potuto sollevare delle obiezioni in tribunale prima di essere obbligati a consegnare qualsiasi email. Inoltre, dal momento in cui i Servizi segreti erano costantemente di guardia a casa Clinton, un server custodito lì dentro sarebbe stato ben protetto da eventuali furti o hackeraggio manuale.

Molti aspetti restano da chiarire di una vicenda certamente sfavorevole alla ex first lady. Innanzitutto non si capisce perché una politica così esperta – una vera e propria veterana – sia ricorsa a una pratica a dir poco scivolosa. In secondo luogo, la ex first lady non ha fornito spiegazioni a sufficienza. Clinton "ha utilizzato il suo account email per relazionarsi con altri funzionari del Dipartimento. Per attività governative, ha scritto ai loro account legati al Dipartimento con l'aspettativa che sarebbero stati archiviati", ha spiegato il suo portavoce. Ma la questione del server “artigianale” rende tutto più complicato, aumentando il sospetto che molte e significative comunicazioni possano aver bypassato – e continuare a farlo – l’obbligo di archiviazione richiesto dal Freedom of Information Act (FOIA).

Oggi i giornali americani agitano lo spettro di un possibile ritiro preventivo della sua candidatura alle presidenziali del 2016, candidatura su cui Clinton avrebbe dovuto sciogliere le riserve il mese prossimo (in anticipo rispetto alla tabella di marcia sostenuta finora). Politico.com descrive bene l’aria che si respira in casa Dem di fronte all’ipotesi di una possibile marcia indietro di Hillary. Panico. Al momento i democratici non ci vogliono pensare: non hanno un piano B, e l’area maggioritaria del partito non vuole nemmeno soffermarsi a immaginare un altro scenario. Intanto, però, i repubblicani – Jeb Bush in testa – continuano a cavalcare la polemica, e l’opinione pubblica diventa sempre più confusa.

Il presidente Obama, in una stringata nota affidata al suo portavoce, si è tirato fuori dalle polemiche, mostrando di non voler mettere la faccia su una difesa a spada tratta della collega. "L'indicazione è che vengano utilizzati (gli indirizzi) email ufficiali per attività ufficiali. Si tratta di documenti che, secondo quanto prevede la legge, devono essere conservati, mantenuti e resi accessibili".

Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha inoltre fatto presente che la responsabilità per far sì che ciò accada è dell'Agenzia federale interessata (in questo caso il Dipartimento di Stato) con il consiglio che, per evitare complicazioni, venga utilizzato l'account ufficiale. Laddove ciò non dovesse accadere, l'invito è inoltrare la corrispondenza in modo che possa essere archiviata, come previsto dalla legge. "È quello che mi risulta abbia fatto lo staff di Hillary Clinton", diceva ieri il portavoce. Il guaio, però, è la mole di messaggi inviati e ricevuti dall’indirizzo privato sembrerebbe essere di gran lunga superiore alle circa 55mila email su cui i collaboratori di Hillary hanno messo una toppa. Secondo i detrattori, tra le comunicazioni mancanti potrebbero esserci dettagli importantissimi su una delle pagine più scure della carriera di Clinton da segretario di Stato: il dossier Libia e l’uccisione dell’ambasciatore americano Chris Stevens.

http://www.huffingtonpost.it/2015/03/04/email-hillary-clinton_n_6800340.html?utm_hp_ref=italy

Estica ?

😉


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helios
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il candeliere è in piena attività ❗ e contro i democratici


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Anonymous
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un terzo Bush sta bushando alla White House.


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Anonymous
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un terzo Bush sta bushando alla White House.

E probabile che vinca.( Anche se fosse un c....ne? )


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Saysana
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I massoni/neocon americani si sono messi in moto per far eleggere il terzo Bush... e questo e' anche peggio del secondo.


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Anonymous
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I massoni/neocon americani si sono messi in moto per far eleggere il terzo Bush... e questo e' anche peggio del secondo.

Io resto a guardare.Se continua la politica estera del fratello finirà a raccogliere le noccioline.


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helios
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Registrato: 2 anni fa
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I massoni/neocon americani si sono messi in moto per far eleggere il terzo Bush... e questo e' anche peggio del secondo.

d'altra parte, come si dice, non c'è due senza tre


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