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Emergenza immigrati verso l'Europa che non c e


helios
Illustrious Member
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Emergenza immigrati verso l’Europa che non c’è
© AP Photo/ Carmelo Imbesi
Italia
14:49 01.09.2015(aggiornato 17:00 02.09.2015) URL abbreviato
Tatiana Santi
760591
“Aiutare l’Italia”, queste sono le parole della Merkel in merito ad un’emergenza immigrazione che sembra aver raggiunto livelli insostenibili. Ma come si sa, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

La situazione, che sembra irrisolvibile, ha mostrato alla perfezione un'Europa tanto sognata dagli immigrati quanto inesistente. Gli sbarchi in Italia, dove ancora non c'è alcuna distinzione tra immigrato economico e profugo, ovviamente continuano. L'Ungheria invece ha già completato il secondo muro anti immigrati e l'Inghilterra ha deliziato tutti annunciando che non gradisce più nemmeno gli immigrati europei senza lavoro.
Quali scenari si potrebbero delineare per aiutare sia i profughi che l`Unione Europea?
© flickr.com/ Oona Räisänen
Quali scenari si potrebbero delineare per aiutare sia i profughi che l`Unione Europea?

L'Italia troverà un po'di coraggio e farà sentire la sua voce al summit straordinario previsto per il 14 settembre? Sputnik Italia ne ha parlato con Germano Dottori, docente di studi strategici alla Luiss e membro della redazione Limes.

— La Merkel di punto in bianco ha annunciato che l'Italia deve essere aiutata. Come possiamo interpretare queste dichiarazioni?

— A mio avviso, non certo come vengono interpretate qua in Italia. Ci sembra che ci sia un'apertura nel darci una mano nella gestione dei profughi, cioè coloro che richiedono tutele internazionali. Non mi pare che ci sia alcuna apertura sul discorso dei migranti economici, che sono molti molti di più.

C'è un grande problema, perché l'opinione pubblica italiana e persino i politici non comprendono che c'è una differenza molto forte tra profughi e migranti economici. A un certo punto si può parlare di accoglienza che riguarda le persone che scappano dalle guerre, mentre non c'è nessuna possibilità di rimanere nell'area Schengen e accettare l'arrivo dei migranti economici di massa.

Germania, Gran Bretagna e Francia vogliono che vengano creati in Italia dei campi dove procedere all'identificazione di coloro che sono richiedenti asilo e alla loro distinzione dagli altri. Se cominciamo ad accettare in Europa tutti coloro che vogliono arrivarci per motivi economici corriamo il rischio di vedere arrivare non centinaia di migliaia di persone, ma milioni di persone ogni anno. Molti dicono che occorrerebbe mandare più soldi nei Paesi in via di sviluppo. In realtà paradossalmente, proprio lo sviluppo dell'Africa, la quale è riuscita a crescere anche durante la crisi che colpì duramente Europa e Stati Uniti, ha permesso a più persone di raccogliere i soldi necessari per arrivare in Europa. L'emigrazione di una persona diventa l'investimento di una famiglia o di un clan.

— Chi favorisce queste continue partenze dalla Libia?

— Io personalmente, e non sono il solo, sospetto che le partenze vengano agevolate dal governo di Tripoli, il quale in questa maniera esercita pressioni su di noi e su tutta l'Europa per ottenere un riequilibrio delle nostre politiche. Noi abbiamo tutti garantito il riconoscimento del governo di Tobruk, mentre Tripoli è rimasta fuori. Ora, dalle zone controllate da Tripoli arriva il grosso dei migranti che raggiungono l'Italia. È chiaro che c'è uno zampino da parte loro.

— I Paesi reagiscono diversamente all'emergenza immigrati, come l'Ungheria che non smette di costruire un muro dopo l'altro. Ci sarà mai un sistema equo tra i Paesi per risolvere il problema?

— Il cosiddetto est europeo è una zona che ha la sovranità nazionale e alle frontiere ci tiene molto di più che noi in Europa occidentale. Noi italiani facciamo parte dello spazio Schengen, che quando fu creato abbattendo le frontiere interne all'Unione Europea, era chiara a tutti una cosa: i Paesi che avessero avuto le frontiere esterne dello spazio unico europeo, avrebbero avuto maggiori responsabilità rispetto agli altri. L'Italia non venne ammessa subito nell'area, perché non si fidavano di noi. Per entrarci l'Italia dovette cambiare la propria legge di controllo dei flussi migratori e in più dare delle prove di affidabilità politica.

— E'stato indetto per il prossimo 14 settembre un vertice straordinario sull'immigrazione. Parole, soltanto parole?

— Secondo me sì, lo dissi anche in merito ai risultati del vertice straordinario della scorsa primavera al quale partecipò anche Renzi. A mio avviso non ne venne fuori nulla e gli sbarchi sono proseguiti, forse anche con intensità maggiore.

— Un risvolto interessante arriva invece dall'Inghilterra che sembra non voler più nemmeno gli immigrati europei senza lavoro. Forse anche l'Italia dovrebbe alzare la voce e trovare un po' più di coraggio?

La gran parte degli italiani sono convinti che in Europa esistano 4 grandi Paesi: la Gran Bretagna, la Germania, la Francia e l'Italia. La realtà è che ce ne sono tre e l'Italia è considerata un Paese di seconda categoria insieme alla Spagna e la Polonia. Il peso specifico che ha l'Italia in Europa è relativamente limitato. Noi come Paese la forza di imporre qualcosa a francesi, tedeschi e inglesi non ce l'abbiamo.

Abbiamo chiesto alla marina inglese che opera nel Mediterraneo di scaricare i migranti che raccoglie in mare non nei porti del sud, bensì in quelli dell'Adriatico. Loro se ne sono fregati! Loro impongono la logica del più forte, che in questo momento non favorisce l'Italia.

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