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Francia e Spagna,via libera legge sorveglianza di massa


Eshin
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FRANCIA E SPAGNA – VIA LIBERA ALLA LEGGE SULLA SORVEGLIANZA DI MASSA

6 LUGLIO 2015

“Un segno di debolezza politica”: così l’informatico e scrittore Philippe Aigrain commenta l’approvazione da parte del parlamento francese della “loi sur le renseignement”, la normativa che amplia il controllo sulle comunicazioni dei cittadini anche attraverso le “scatole nere”

di FRANCESCA DE BENEDETTI

“LA SORVEGLIANZA indiscriminata, che ora in Francia diventa legge, non ci protegge dagli attentati. Anzi, ci sottopone a un rischio ulteriore: limitare la libertà di espressione, sterilizzare lo spazio pubblico democratico. È il segno della debolezza della politica. E la gente, invece di opporsi, è sempre più passiva e disarmata”: Philippe Aigrain non è solo un esperto di informatica, scienziato e pensatore, padre della grande associazione per i diritti digitali francese “la Quadrature du Net” e codirettore del Software Freedom Law Center. È anche un punto di riferimento, in Francia e in Europa, sul tema della libertà dell’informazione e della conoscenza, che lui intende come beni comuni dell’era digitale. Nella sua Francia, il tema della sorveglianza – assieme a quello della paura e della libertà – è all’ordine del giorno. Mercoledì il Parlamento ha definitivamente approvato la “loi sur le renseignement”, la norma che consentirà la raccolta massiccia dei dati della popolazione. Una legge di cui si discute da oltre un anno, ma che è arrivata in aula dopol’assalto a Charlie Hebdo, sostenuta da un fronte bipartisan. Nulla, delle comunicazioni dei cittadini, potrà sfuggire alle “scatole nere”, i dispositivi di cui i fornitori di telecom dovranno dotarsi per passare al setaccio i metadati, i “big data” dei francesi. La società civile, con associazioni come la Quadrature du Net in prima fila, protesta. Proprio mentre la Francia si confronta con i dossier sui Presidenti spiati dall’Nsa, e mentre l’attentato a Lione, dopo quello a Charlie, scuote il Paese.

Monsieur Aigrain, perché lei sostiene che questa legge, aumentando la sorveglianza, non risulterà né efficace né necessaria contro il terrorismo?
“Vede, i fatti ci dicono che la quasi totalità degli attentatori che hanno colpito l’Occidente, compresa Lione, compreso Charlie, era già nota ai servizi di sicurezza. Al contrario, non mi risultano azioni violente impedite dal tipo di sorveglianza che la legge vuole imporre, con la detenzione massiccia di dati filtrati da algoritmi. Il paradosso è che quel tipo di dispositivi può anzi aumentare molto il rischio di falsi allarmi. Sono i cosiddetti ‘falsi positivi': rendono quel sistema costoso, intrusivo e inefficace. Anche se gli attentati sono stati spesso invocati per giustificare la nuova legge, non abbiamo a che fare con una norma antiterrorismo: il suo campo di applicazione è molto vasto, contempla anche gli interessi economici, di politica estera, le azioni collettive violente”.

Che ruolo gioca la paura nel portare avanti leggi come questa, di fronte all’opinione pubblica?
“Siamo di fronte a una messa in scena permanente della paura. Eppure, non credo che sia quello lo stato d’animo dominante della popolazione. Piuttosto, mi chiedo perché sia rimasta tutto sommato passiva di fronte a una norma accusata di essere lesiva dei diritti fondamentali, e che ha messo in moto l’opposizione delle associazioni. Più che la paura, l’elemento chiave è che siamo disarmati, non sappiamo più come lottare per le nostre libertà, i nostri diritti: il bisogno di difenderli non viene percepito come immediato, irreprimibile. Nel frattempo il governo ignora le critiche e forza il dibattito parlamentare”.

Il Datagate, i dossier Wikileaks, smascherano il “grande fratello” di fronte all’opinione pubblica. Eppure l’Europa di Cameron e di Hollande spinge per maggiore sorveglianza. Un paradosso?
“Un segnale della debolezza politica del potere, incapace di offrire alla società prospettive di progresso, o anche di giustizia, la più elementare. Un clima di paura e sospetto – con i quali la sorveglianza ha molto a che fare – consente a chi ha potere di conservarlo”.

Quali rischi comporta la nuova legge francese per un cittadino comune e per i suoi diritti?
“Immaginate di trovarvi per caso in un luogo dove siano stati dislocati gli Imsi-catcher, i dispositivi che catturano le conversazioni telefoniche e lo scambio di dati: basterà essere lì per essere trattati come individui sospetti. E basteranno le semplici comunicazioni quotidiane per essere controllati. Il rischio più profondo è che cominciamo ad autocensurarci, a limitare l’espressione del nostro pensiero, le attività politiche, sociali e culturali, per il puro sospetto di essere sotto controllo. Il vero pericolo è la sterilizzazione dello spazio pubblico democratico, la minaccia alla libertà di espressione. E il rischio di mettere sullo stesso piano la protesta e la violenza criminale”.

Cosa succede ora? Cosa faranno la Quadrature du Net e le altre associazioni per opporsi?
“Il Consiglio Costituzionale dovrà pronunciarsi sulla validità del testo di legge: abbiamo presentato una memoria di 100 pagine per porre all’attenzione i punti più preoccupanti. Se anche il Consiglio dovesse validare quelle disposizioni, continueremo a combatterle denunciando gli abusi, gli interessi che ci sono dietro, cercando anche strumenti tecnici che ci proteggano dalla sorveglianza”. FONTE

SORVEGLIANZA: DOPO LA FRANCIA SI ACCODA LA SPAGNA

Dopo la Francia anche la Spagna si dota di una legge sulla sorveglianza digitale molto restrittiva.Anche la Spagna, quindi, si dota di una legge molto restrittiva in termini di sorveglianza dei propri cittadini. Questa verrà attuata tramite un software in grado di raccogliere dati, metadati e conversazioni degli utenti.Il primo luglio è entrata in vigore quella che è stata soprannominata la Ley Mordaza insieme alla riforma del Codice Penale.Le due leggi hanno raccolto un’ondata di critiche: da Amnesty, a Save The Children per arrivare fino alla Caritas e all’Onu.Il New York Times ha addirittura parlato di ritorno “ai giorni oscuri del regime franchista”.Il software che andrà a mettere in piedi un vero e proprio Prism spagnolo, sarà realizzato da Accenture o Indra e avrà lo scopo di raccogliere metadati, dati di registrazione e contenuti da social network, forum online, blog personali, piattaforme video e motori di ricerca. Il tutto sarà archiviato in un database da consultare ogni qualvolta l’occhio di questo osservatore privilegiato cadrà su un particolare cittadino.Il motivo di questo colossale piano di sorveglianza digitale è, come la solito, la lotta al terrorismo.In attesa che il piano sia avviato sono però già operative 4 disposizioni che mettono un freno non da poco alla diffusione delle informazioni via Internet:

1) pubblicare informazioni su una protesta non autorizzata (futura o presente). Chi non si allineerà rischia una multa fino a 600mila euro

2) Equiparazione di cyber attivismo a terrorismo

3) L’accesso abituale a siti di propaganda sul terrorismo è considerato esso stesso terrorismo

4) Divieto di pubblicazione di video sulla polizia (anche in caso di abusi). Anche in questo caso sono previste multe fino a 600mila euro e senza neanche bisogno di passare dal giudice.

Proprio nel momento in cui gli Stati Uniti sembrano rimettere in discussione quanto fatto con Prism, ecco quindi che l’Europa sembra andare verso un generale giro di vite. FONTE

ANCORA DALLA SPAGNA

La “Ley Mordaza” spagnola è inquietante. New York Times

Migliaia di manifestanti avevano riempito le strade di Madrid e altre città spagnole per protestare contro la Ley Mordaza, la legge bavaglio spagnola che è entrato in vigore il 1° luglio.

Il New York Times ha definito la Ley Mortaza, la legge bavaglio spagnola, “inquietante” e ha accusato il governo del paese, guidato da Mariano Rajoy, di promuoverlo per mantenere il potere.
“L’obiettivo principale della legge, a quanto pare, è aiutare il partito al governo a rimanere al potere scoraggiando le proteste contro l’austerità, che sono aumentate e si sono rivelate di grande supporto per il partito Podemos che sembra destinato a raggiungere una buon risultato nelle elezioni di quest’anno “, scrive il giornale.

L’articolo ‘Spain’s Ominous Gag Law’ ricorda la manifestazione inusuale a Madrid contro la legge bavaglio realizzata in forma di ologrammi il 10 aprile. “Finora le proteste non sono illegali in Spagna”, scrive il giornale, “ma lo saranno se la nuova legge entrerà in vigore il 1° luglio”.

Il giornale sostiene che la Commissione europea deve cercare di bloccare la legge, “che riporta il paese ai giorni bui di Franco” . L’articolo sostiene che la legge non può esistere in una nazione democratica come la Spagna, che è parte dell’UE. “I cittadini hanno il diritto di protesta pacifica e collettiva”.

La legge sulla sicurezza pubblica, popolarmente chiamata “legge bavaglio”, definisce la protesta davanti al parlamento e altri edifici governativi come “una minaccia alla sicurezza pubblica” , punibile con una multa di 30.000 euro. Il provvedimanto stabilisce inoltre pesanti multe per aver protestato nei pressi di edifici pubblici, infrastrutture di trasporto o impianti nucleari, così come l’uso non autorizzato di immagini di membri delle forze di sicurezza dello Stato.

Il Congresso ha approvato la legge promossa dal governo di Mariano Rajoy nel mese di dicembre e, nonostante l’indignazione dei gruppi per i diritti umani e le Nazioni Unite, il Senato ha dato il via libera al provvedimento lo scorso marzo. FONTE

http://www.nogeoingegneria.com/news/francia-e-spagna-via-libera-alla-legge-sulla-sorveglianza-di-massa/


Citazione
DeborahLevi
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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cito

"I cittadini hanno il diritto di protesta pacifica e collettiva”

si commenta da solo


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