Germania: i contribuenti che non vogliono pagare per la Chiesa
La mobilitazione è dilagata a Ratisbona e a Leipzig. Ma quali sono i motivi?
Kirchensteuer non è una parolaccia ma la ‘tassa della chiesa’ tedesca che si paga con la dichiarazione di appartenenza a una confessione cristiana o alla religione ebraica, e che viene applicata ogni mese sul reddito dei cittadini.
L’aliquota può variare tra l’8% (in Baviera) e il 9% (in Baden-Wurttemberg) e il ricavato finisce nelle casse delle organizzazioni religiose per il mantenimento dei luoghi di culto.
L’importo è significativo e in epoca di crisi incide non poco su ogni contribuente. Per non pagare bisogna essere atei dalla nascita. O diventarlo. Al raggiungimento della maggiore età – per la chiesa sono sufficienti 14 anni – è possibile recarsi in un apposito ufficio del tribunale e dichiarare la propria decisione di non credere più. Così, si diventa ufficialmente atei per lo Stato, anche se magari si frequenta ancora, ufficiosamente, la propria chiesa.
E oggi ad essere nel mirino dei contribuenti tedeschi è il Kirchentag, un grande meeting organizzato dalle chiese protestanti ogni due anni totalmente co-finanziato dallo Stato, dai Lander e dai comuni. “Che le chiese finanzino le loro feste!”- titola il settimanale Die Zeit che denuncia:” Perché i cittadini che non sono stati battezzati o che non hanno ricevuto la confessione devono pagare manifestazioni come questa?”.
Dopo la denuncia del giornale non hanno perso tempo i cittadini della città di Münster a nord-ovest del paese, che hanno fatto partire una protesta pubblica in una delle città più cattoliche ma anche più indebitate della Germania. Organizzatore dell’iniziativa David Farago che riassume così la situazione:” L’11° comandamento dice: pagherai tu stesso il tuo Kirchentag”.
La mobilitazione è dilagata a Ratisbona e a Leipzig- dove si terrà la centesima assemblea dei cattolici nel 2016- prima di arrivare a Münster, dov’è atteso un referendum per dicembre sulle richieste dei cittadini.
http://iljournal.today/esteri/in-germania-i-contribuenti-non-vogliono-pagare-festivita-religiose/