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Guerra petrolio, sauditi e russi: prezzi giù contro s


pitone
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Fonte http://www.blitzquotidiano.it/

http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/riccardo-galli-opinioni/guerra-petrolio-benzina-shale-gas-russia-arabia-saudita-prezzo-2035709/

Guerra petrolio, sauditi e russi: prezzi giù contro shale gas usa. E la benzina?

di Redazione Blitz

Ieri, a Vienna, è stata presa una decisione che, da sola, rischia di mettere in crisi la politica energetica degli Stati Uniti; è un mezzo salasso per le casse russe, ma Mosca ne è l’artefice perché è, o sembra essere, la sua risposta alle sanzioni a stelle e strisce, insomma dicono sia la “vendetta ucraina” made in Putin. Una decisione che rafforza l’alleanza tra Kuwait, Emirati Arabi, Qatar e Arabia saudita; e rafforza anche la dipendenza dell’Iran da Mosca. La scelta di non tagliare la produzione giornaliera di petrolio mondiale, quindi di di mantenere i prezzi al barile su livelli molto bassi, il gioco sul filo a far stare il barile tra i 60 e gli ottanta dollari. Sotto i 65 lo shale gas americano diventa troppo costoso da estrarre ma sotto gli ottanta una gran parte dei paesi produttori di petrolio non sta in piedi e fa bancarotta.
Un passo indietro: ieri, a Vienna, si sono riuniti i paesi dell’Opec, l’organizzazione di cui fanno parte i principali produttori di petrolio del pianeta. In questa sede l’Arabia Saudita, forte dell’accordo siglato già in precedenza con i citati paesi del Golfo, ma soprattutto dopo aver ottenuto l’avallo di Mosca che dell’Opec non fa parte ma che è comunque uno dei principali paesi produttori al mondo, ha chiesto e ottenuto di non tagliare la produzione di greggio.
Taglio che invece auspicavano l’Iraq, l’Algeria, il Venezuela e la Libia. In verità tra i favorevoli al taglio avrebbe dovuto figurare anche l’Iran, ma il via libera della Russia ottenuto dai sauditi serviva anche a silenziare Teheran. Ma taglio che soprattutto non auspicavano ma agognavano gli Usa.
E la spiegazione delle ragioni del desiderio americano, è anche la motivazione che ha spinto l’Arabia Saudita, storico alleato di Washington, a fare all’America questo sgarbo. Da qualche anno canadesi e soprattutto americani hanno cominciato a tentare di emanciparsi dalla dipendenza dal greggio, e quindi dalla dipendenza da chi il greggio possiede. E sono i due paesi nordamericani arrivati a considerare l’indipendenza energetica un obiettivo quasi alla portata grazie allo shale oil, quel petrolio che si ottiene con la discussa tecnica del fracking. E qui viene il punto. Lo shale oil è conveniente e competitivo solo se il prezzo del greggio rimane al di sopra di una soglia di 60/65 dollari al barile, al di sotto estrarlo smette di essere un affare.
E come ha chiarito per chi non avesse capito il vicepresidente della Lukoil, colosso energetico russo: “La politica Opec porterà al collasso la produzione di shale oil americano”.
La decisione presa ieri a Vienna è quindi al confine dal poter essere considerata storica, e probabilmente lo sarà se verrà confermata nel tempo. Per ora quello che è certo è che la decisone è presa e non verrà ridiscussa prima di giugno.
Nel frattempo Washington sarà probabilmente costretta a correre ai ripari e a varare qualche misura in grado di tenere in vita, in attesa di tempi migliori, lo shale oil ma, intanto, il mancato taglio alla produzione di greggio cambia, di fatto, gli equilibri del pianeta. I prezzi alla pompa però, in Italia, sembrano essere assolutamente impermeabili a questo tipo di notizie. Eppure a quanto risulta la benzina e il gasolio, quelli che dalle pompe in questione vengono venduti, sembrerebbero fatti proprio di petrolio.

Fonte http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/riccardo-galli-opinioni/guerra-petrolio-benzina-shale-gas-russia-arabia-saudita-prezzo-2035709/


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