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Il clamoroso ritardo dell' Italia nell' auto elettrica


marcopa
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l clamoroso ritardo dell' Italia nell' auto elettrica

http://lecorvettedellelba.blogspot.it/2017/05/il-clamoroso-ritardo-dell-italia-nell.html

Nel 2016 nel mondo sono state vendute 800.000 auto elettriche, un incremento sensibile rispetto alle 550.000 del 2015 e alle 316.000 del 2014.
Di queste 800.000, in Italia ne sono vendute 2.560 senza variazioni rilevanti sul 2015.

Olanda, Norvegia, India, Cina, Germania, hanno varato un programma ambizioso di sviluppo della mobilita' elettrica, prevedendo entro un ventina di anni di sostituire una gran parte degli attuali veicoli ad energia fossile.
Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna crescono ugualmente, in modo costante.

Il ritardo italiano e' clamoroso ed è totalmente ignorato perché nel nostro paese non ci sono produttori interessati allo sviluppo immediato della mobilita' elettrica.
L' aumento di questo tipo di mobilità provocherà molto presto la fine della crescita della domanda di petrolio, una cesura storica nella transizione energetica dall'era fossile, che avrà conseguenze enormi in ambiti diversi degli equilibri mondiali.

Ma senza azzardare ipotesi che potrebbero concretizzarsi o meno, è giusto e utile, ed è tendenzioso e da ignoranti non farlo, vedere cosa è stato già messo in strada a questo momento e cosa è stato pianificato per il prossimo futuro.

Di seguito due articoli che danno alcune cifre molto indicative sul mercato attuale dell' auto elettrica.
Filomena Fotia ci racconta una ricerca del professore Vittorio Chiesa del Politecnico di Milano sulla crescita della mobilità elettrica in Italia e nel mondo. Il secondo articolo ci parla del progetto in India di vietare dal 2030 la vendita di ogni veicolo inquinante, permettendo di fatto solo la vendita dell' auto elettrica.

Marco Palombo

2016, 800.000 auto elettriche vendute nel mondo e 2.560 in Italia.

Nel 2016 sono state vendute nel mondo circa 800.000 auto elettriche (+40% rispetto al 2015) con una prevalenza sempre più significativa dei veicoli “full electric” (BEV), il 63% del totale contro il 60% dell’anno precedente. In Italia, invece, ne sono state vendute appena 2.560 per un valore di 75 milioni di euro, cioè lo 0,1% dell’intero mercato dell’auto, senza nessuna crescita (e dunque in controtendenza) rispetto al 2015.
Sono cifre che l’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, diretto dal professor Vittorio Chiesa, ha stimato analizzando i dati certi e i trend di crescita della mobilità elettrica in Italia e nel mondo, producendo il primo rapporto italiano sul settore. Si tratta dell’E-Mobility Report, presentato oggi al Politecnico di Milano, che oltre allo sviluppo del mercato dei veicoli elettrici ha misurato la crescita delle installazioni delle infrastrutture di ricarica. Proprio dal confronto tra le previsioni di crescita di queste due “componenti essenziali” dell’e-mobility è infatti possibile valutare la coerenza, e quindi la credibilità, del piano di sviluppo che anche il nostro Paese intende attuare entro il 2020, e che potrebbe portare il mercato delle auto elettriche a raggiungere 2,45 miliardi di euro, o addirittura 2 miliardi in più, a seconda della strategia adottata.

Il mercato delle auto elettriche, stato dell’arte e sviluppi attesi
Da gennaio a settembre 2016 le auto elettriche effettivamente vendute nel mondo sono state circa 518.000 (sia BEV, ossia i modelli full electric, che PHEV, gli ibridi plug-in), il 53% in più rispetto allo stesso periodo del 2015, anno in cui le vendite sono arrivate a 550.000. La crescita è ancora più accentuata se paragonata alle 317.000 vetture vendute nel 2014.
La Cina è il più grande mercato mondiale, con 225.000 auto elettriche vendute nei primi 3 trimestri 2016 e un’impressionante crescita del 118% rispetto allo stesso periodo 2015. Anche per gli Stati Uniti (109.000 unità vendute, + 33% rispetto al 2015) e per l’Europa (151.000 unità, + 23%) i dati sono piuttosto incoraggianti. Se guardiamo il Vecchio Continente, quasi 1 veicolo europeo su 4 è olandese. Segue la Norvegia, che rappresenta da sola circa il 18% del mercato. Francia, Regno Unito e Germania hanno “pesi” molto simili, rispettivamente il 12%, il 14% e il 12%. L’Italia invece arriva appena all’1% del mercato europeo, una percentuale inferiore persino a quella dei Paesi del Nord: in Svezia le immatricolazioni di veicoli elettrici hanno rappresentato il 2,4% del totale, in Olanda il 9,7% e in Norvegia addirittura il 23,3%.
I modelli che si contendono il mercato mondiale sono circa 50, di 15 case automobilistiche: la Nissan Leaf è la macchina elettrica (BEV) più venduta nel mondo grazie al grande successo che ha ottenuto in Europa e negli Stati Uniti. La Model S di Tesla, nonostante il prezzo elevato, è la seconda auto e possiede una quota di mercato significativa, circa il 7%. Interessante poi la presenza di case automobilistiche cinesi, in particolare la BYD Auto, che con i suoi modelli di punta copre quasi il 10% del mercato globale.

In Europa sono circa 20 i modelli BEV disponibili, prodotti da 12 differenti player, ma entro dicembre 2020 entreranno nel mercato altre 4 case automobilistiche (Honda, Opel, Porsche ed Audi) e l’offerta arriverà quasi a triplicarsi, fino a raggiungere i54 modelli BEV.
Se è vero quindi che l’incremento del numero di modelli di auto elettrica è indubbio, è altrettanto vero che sembrano prevalere due diversi orientamenti, strategicamente differenti: il primo – di focalizzazione, scelto da Hyundai, Kia, Mitsubishi, Ford, Renault – concentra gli sforzi su un solo segmento (in genere quello delle berline compatte a due o tre volumi) facendo diventare elettrici la maggior parte dei nuovi modelli; l’altro – di diversificazione, scelto da Mercedes, Citroen, Nissan, Tesla, Peugeot ed Audi – prevede invece di sviluppare un numero limitato di modelli (1 o al massimo 2) in ciascuno dei segmenti coperti dagli operatori. Due scelte che hanno vantaggi e svantaggi diametralmente opposti.
L’assenza di operatori che abbiano abbracciato con decisione lo sviluppo dell’auto elettrica (se si eccettua Tesla) e la prevalenza di scelte ”attendiste” o di diversificazione del rischio possono significare che non ci si aspetti, entro il 2020, una crescita estremamente significativa del mercato europeo, e ancor più italiano.
Una delle ragioni che può spiegare il diverso andamento delle vendite delle auto elettriche è certamente la presenza di meccanismi di incentivazione. E’ stata condotta un’analisi comparativa tra 10 Paesi (Italia, Cina, Giappone, USA, Francia, Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Svezia, UK) misurando sia gli incentivi diretti all’acquisto, cioè una riduzione del prezzo del veicolo, sia quelli diretti all’uso e alla circolazione, che prevedono per l’utente dei bonus durante tutto il ciclo di vita del veicolo.
In Norvegia, non a caso uno dei Paesi con il maggior numero di immatricolazioni, sono disponibili incentivi estremamente «generosi», pari a circa 20.000 euro per i BEV e 13.000 per i PHEV. Anche i Paesi Bassi incentivano l’acquisto, soprattutto dei PHEV (9.500 €), e ciò spiega almeno in parte il boom di questi veicoli nel Paese. L’Italia si conferma inesorabilmente indietro, facendo segnare i controvalori più bassi: circa 3.000 euro per un BEV e 2.000 per un PHEV. Cina e Stati Uniti prevedono incentivi simili, rispettivamente di 8.500 e 9.000 euro per i BEV e di 5.000 e 5.500 per i PHEV.

L’infrastruttura di ricarica, scenario e prospettive
Sono 1,45 milioni i punti di ricarica censiti nel mondo a fine 2016, in forte crescita (+81%) rispetto agli oltre 800.000 punti del 2015 e 73 volte di più rispetto ai soli 20.000 del 2010. La crescita è stata tuttavia a due velocità: le colonnine pubbliche rappresentano oggi circa il 13% del totale (190.000 unità), +72% rispetto alle 110.000 del 2015; quelle private hanno invece indubbiamente trainato il settore, con una crescita di oltre 600.000 punti di ricarica nel corso del 2016.
Se si guarda alla distribuzione geografica, si nota che nel segmento delle colonnine private sono gli USA a guidare la classifica, con oltre il 32% del totale delle installazioni a fine 2016, seguiti dalla Cina e dal Giappone. In quelle pubbliche invece la Cina è leader indiscussa (31%), seguita da USA e Giappone.
In Europa sono stati installati complessivamente 70.000 punti di ricarica pubblici (37%) e circa 400.000 privati (30%). Se si mette in relazione il numero di punti di ricarica e il numero di veicoli circolanti nello stesso periodo si ottiene un rapporto medio pari a circa 0,86 veicoli per singola colonnina. In un mercato «maturo» tale rapporto si dovrebbe attestare attorno a 1 veicolo per punto di ricarica. A tale valore si avvicinano non a caso Paesi come la Cina (1,05 veicolo/punto di ricarica) e la Svezia (0,99).
L’Italia, con un indice di 0,66 veicoli elettici/punti di ricarica, conferma ancora una volta di essere particolarmente indietro. Nel nostro Paese, infatti, si possono stimare circa 9.000 punti di ricarica, di cui 7.000-7.500 privati (circa l’80%) e 1.750 pubblici (20%), cresciuti nell’ultimo anno di 2.500 unità (+28%, contro lo stallo dal 2013 al 2015).

Lo sviluppo del Piano nazionale per la ricarica in Italia
E’ il cosiddetto PNIRE (Piano Nazionale Infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica), redatto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), a governare lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica nel nostro Paese. L’obiettivo al 2020 è l’installazione di 4.500-13.000 punti di ricarica normal power (con un potenza pari o inferiore a 22 kW) e di 2.000-6.000 high power (superiore a 22 kW), la copertura finanziaria al momento è di 33,5 milioni di euro: il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti partecipa al cofinanziamento dei progetti presentati dalle Regioni e dagli enti locali, fino a un massimo del 50% delle spese sostenute per l’acquisto e per l’installazione degli impianti.

Nel Rapporto si è analizzato un campione significativo di progetti di infrastruttura di ricarica, con l’obiettivo di comprendere quale ne sia stata l’evoluzione dal 2012 (anno di entrata in vigore del meccanismo) ad oggi. Sono tanti, in questo ambito, i punti positivi da sottolineare.
Innanzitutto la composizione dei committenti, che si è evoluta dalla sola Pubblica Amministrazione a una compagine estremamente variegata, segno di un incremento dell’interesse verso la mobilità elettrica. Tra il 2012 e il 2013, infatti, superava il 95% la quota di progetti che aveva per committenti i Comuni, mentre appena il 5% era commissionata da GDO, centri commerciali, strutture ricettive, ecc., che in questa fase avevano giocato un ruolo quasi pionieristico.
Tra il 2014 e il 2016 risulta invece decisamente ridimensionato il ruolo della PA locale, che ”pesa” solo per il 57% dei progetti, mentre cresce quello degli operatori di punti di interesse (PDI), che moltiplicano quasi per 6 il loro peso (dal 5% al 27%). Compaiono poi per la prima volta sul mercato italiano, con una quota del 16%, alcuni soggetti “dedicati”, cioè operatori privati che intendono fare della realizzazione di infrastrutture di ricarica il loro business principale, come dei veri “distributori elettrici”.
I progetti del 2017 mostrano ulteriori novità, come la comparsa di gestori di carburante tra i soggetti interessati alla infrastrutturazione elettrica: un segnale, debole ma importante, del fatto che ci si aspetta una crescita del mercato. Questa evoluzione positiva non è stata tuttavia sufficiente a permettere all’Italia di guadagnare una posizione di prestigio nel panorama internazionale della modalità elettrica.

Quali sono stati dunque i punti di debolezza?
“Innanzitutto, la ridotta capacità, almeno sino ad ora, di attrarre finanziamenti privati accanto a quelli pubblici per sviluppare le infrastrutture di ricarica – commenta Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano -. Si è passati da una fase iniziale in cui addirittura il 95% dei finanziamenti erano pubblici all’ultima rilevazione che vede tale quota scendere ‘solo’ al 72%, mostrando un contributo privato che non raggiunge nemmeno 1/3 del totale. Vi è poi l’assenza, non nuova purtroppo nel nostro Paese, di una visione ‘di sistema’. Una delle principali barriere alla diffusione su larga scala della mobilità elettrica è l’assenza di interoperabilità tra le infrastrutture di ricarica gestite da operatori differenti. Gli integratori di sistemi di e-mobility in Italia sono agli albori”.
L’integratore più conosciuto a livello europeo è la piattaforma tedesca «Hubject», fondata nel 2012 da BMW, Bosch, Siemens, Daimler. Attualmente conta 240 partner in 17 paesi differenti, connettendo circa 40.000 punti di ricarica in tre continenti (Europa, Asia e Oceania).
“Infine – conclude Chiesa – vi è l’assenza di coraggio nello sperimentare forme di ‘ecosistema’ avanzate, che invece sono già una realtà in altri Paesi. Si pensi ad esempio ad una partnership tra un operatore dell’infrastruttura di ricarica e un player dell’automotive che garantisca al cliente un’offerta completa di mobilità elettrica, comprensiva di auto e infrastruttura di ricarica domestica (con installazione inclusa). In questa soluzione il cliente paga una tariffa flat al mese che comprende il noleggio del veicolo elettrico, l’installazione della stazione di ricarica domestica e l’utilizzo di una app per la localizzazione e l’accesso all’infrastruttura di ricarica pubblica sempre gestita dal medesimo dell’operatore”.

Il potenziale dell’E-mobility in Italia: due scenari a confronto
Il Rapporto si chiude con l’analisi del potenziale dell’E-mobility in Italia, descrivendo due possibili scenari di sviluppo al 2020. Il primo è quello detto «EV pull», dove si ipotizza che il primo passo per l’affermazione del modello sia la vendita di auto elettriche attesa per i prossimi anni. Si è dunque partiti dalla stima, ottenuta attraverso interviste agli operatori di settore, del numero di veicoli elettrici previsti in Italia al 2020 e si è calcolato “a ritroso” il numero di colonnine necessario. Il secondo invece è «PNIRE push», dove si ipotizza che sia l’infrastruttura di ricarica a comandare i volumi del mercato. Si è dunque partiti dalla stima del numero di colonnine installate in Italia al 2020 grazie al supporto del PNIRE e si è calcolato “a ritroso” il numero di possibili veicoli elettrici circolanti.
Nello scenario “EV pull”, la stima dei veicoli elettrici immatricolati tra il gennaio 2017 e il dicembre 2020 in Italia è pari a 70.000 unità, con un quota di mercato che parte dallo 0,3% del 2017 (aumento del 300% rispetto al 2016) e arriva a circa il 2% nel 2020, per un controvalore in auto acquistate compreso tra 1,75 e 2,45 miliardi di euro contro i circa 75 milioni registrati nel 2016.
L’effetto di trascinamento tra veicoli e colonnine porta ad avere investimenti in infrastrutture di ricarica compresi tra 225 e 384 milioni di euro. E’ interessante sottolineare che nello scenario «EV pull» l’immatricolazione di 70.000 veicoli elettrici in sostituzione di altrettanti a combustione interna ridurrebbe l’emissione di CO2 da 136.000 tonnellate annue a 63.000 (-54%).
Nello scenario “PNIRE push”, invece, la stima delle colonnine installabili nell’ambito del programma PNIRE arriva a 4.500-13.000 punti di ricarica pubblici normal power e a 2.000-6.000 high power. Si ottiene quindi un numero di veicoli elettrici circolanti al 2020 pari a 130.000 unità (l’85% in più rispetto allo scenario precedente), con investimenti in infrastrutture di ricarica al 2020 compresi tra 337 e 577 milioni di euro e un controvalore in veicoli elettrici compreso tra 3,25 e 4,55 miliardi di euro.
I benefici ambientali sarebbero ancora più accentuati nello scenario «PNIRE pull»: 130.000 veicoli elettrici in sostituzione di altrettanti veicoli a combustione interna ridurrebbero l’emissione di CO2 da 253.000 a 138.000 tonnellate l’anno.
Il confronto tra i due scenari mette in evidenza abbastanza chiaramente lo scostamento tra i due metodi di calcolo, dovuto a una differente visione sull’andamento del mercato: il PNIRE ha l’ambizione di preparare un’infrastruttura per oltre 130.000 veicoli elettrici, mentre il mercato delle auto sembra non ritenere possibile andare oltre le 70.000 unità immatricolate nei prossimi 4 anni. Un’assenza di coerenza che desta qualche preoccupazione.
Gli esempi di altri Paesi virtuosi (come Giappone e Cina) dovrebbero portare a riflettere sulla necessità di un riallineamento, che può passare dal ridimensionamento del PNIRE verso un obiettivo di infrastrutture più in linea con quanto ci si attende dal mercato delle auto, da un rafforzamento dei sistemi di incentivazione per l’acquisto o da una soluzione “ibrida” che preveda lo spostamento di risorse destinate al PNIRE a favore dell’incentivazione all’acquisto, in modo da ottenere un bilanciamento degli obiettivi.

A cura di Filomena Fotia
13:01 26.01.17

http://www.meteoweb.eu/2017/01/mobilita-elettrica-nel-2016-vendute-nel-mondo-800-000-vetture-in-italia-appena-2-560-lo-01-del-mercato-dellauto/843521/#Kt5Fc5AGha1cuF8I.99

L’India si prepara a dire addio alle auto "tradizionali".

Il Governo si è dato un obiettivo ambizioso: dal 2030 potranno essere vendute solo quelle elettriche. E’ un’idea simile a quella di altre nazioni, come la Germania, che ha intenzione di mettere su strada un milione di elettriche entro il 2020, e l’Olanda, che come la Norvegia, vuole bandire le auto benzina e diesel entro il 2025. L’India, però, è un Paese molto diverso e per questo il traguardo è più sfidante. Tanto per cominciare il mercato auto indiano è 14 volte più grande di quello norvegese (in Norvegia negli ultimi 12 mesi sono state immatricolate 200.317 vetture, in India 3.046.727; ma attenzione, essendo l’India uno dei paesi più popolosi al mondo ci sono appena 32 auto ogni mille abitanti contro le 584 del paese scandinavo) e poi ancora oggi non tutti i villaggi hanno l’energia elettrica, e allora come pensare di ricaricare così tante auto? Il Governo ha messo le mani avanti garantendo che entro il 2018 l’elettricità sarà presente ovunque, anche in quei 4.141 villaggi su 640.867 che ancora non ce l'hanno. E poi ci sono idee originali per diffondere l'auto elettrica, a partire dalla modalità di acquisto.

Una formula di acquisto tutta nuova
Per promuovere la diffusione dell’auto elettrica l’esecutivo indiano ha già stanziato soldi pubblici ed ora il programma “100% di veicoli elettrici in India per il 2030” dovrebbe farcela in un altro modo: chi comprerà un'auto elettrica non dovrà più versare alcun anticipo ma ripagherà l'auto nel tempo con i soldi che risparmierà dall'utilizzo della stessa macchina, grazie a un carburante (l'energia elettrica) molto meno costoso di quello tradizionale. La strategia è innovativa e presuppone tariffe elettriche non soggette ad aumenti e una rete per la ricarica delle batterie molto efficiente. I dettagli arriveranno, intanto l'intenzione c'è. “Il costo dei veicoli a zero emissioni ripagherà da solo i consumatori - ha detto il Ministro delle finanze -. Ameremmo vedere l’industria dell’auto elettrica correre sulle sue gambe”.

Un futuro possibile?
Pensare ad un'India così attenta alla mobilità elettrica può sembrare difficile, ma già oggi l’India ha versato massicci investimenti pubblici per diffondere l'uso di auto a zero emissioni tramite campagne di incentivo per l’acquisto. E' così che il parco circolante si sta modernizzando. In prima linea, lato auto, ci sono modelli come Mahindra e2o (qui sotto uno spot locale) e Mahindra Scorpio MicroHybrid, Toyota Prius, Toyota Camty Hybrid e BMW i8. Se le auto elettriche diventassero la maggior parte di quelle in circolazione sarebbe un risparmio di CO2 e agenti inquinanti importante; stando alle ultime stime di Greenpeace più di 2,3 milioni di persone muoiono prematuramente in India per colpa dell’inquinamento dell’aria, causando più decessi dell’uso di tabacco. Un problema che però, va ricordato, non è imputabile solo alle auto, ma in primis alle attività industriali.


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vic
 vic
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L'Italia dovrebbe puntare sullo scooter elettrico

Tenendo conto che le due ruote sono molto usate nelle città italiane, ed essendo, soprattutto gli scooter a due tempi, piuttosto inquinanti, una strategia per l'italia potrebbe essere quella di puntare decisamente sullo scooter elettrico.

I fabbricanti di scooter non mancano. Gli acquirenti pure.
Il punto dolente e' come per le auto la batteria, che si traduce in autonomia.
Lo scooter presenta pero' due vantaggi da questo punto di vista rispetto all'auto:
in generale si accontenta di un'autonomia più limitata, in secondo luogo imbarca una batteria decisamente piu' leggera di quella che deve imbarcare un'auto elettrica. Vero, c'e' il fattore del costo relativo. Suppergiu' il costo di uno scooter elettrico si divide per metà fra batteria (al litio) e scooter vero e proprio.

Malaguti tentò di migliorare questo rapporto producendo una versione del Ciak con batteria tradizionale al piombo. Lo provai, ma fu un disastro in quanto ad autonomia. Batteria totalmente scarica dopo ca. 25 km, di cui gli ultimi 3 in salita. E per fortuna la prova non avvenne alle basse temperature invernali!

Inoltre sussidiare uno scooter elettrico costa meno allo Stato che sussidiare un'auto elettrica. Anche il consumo d'elettricita' e' molto piu' limitato. Insomma, alla fin dei conti non si capisce il ritardo italiano nello scooter elettrico!
Che in versione "Ape" troverebbe di sicuro un sacco di clienti pure in India e fors'anche in Sudamerica.

P.f. non confondere le carte con la bici elettrica, che è tutt'altra cosa.


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cedric
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Il vero limite dei veicoli elettrici è nelle batterie. Autonomia a parte, sono pesantemente inquinanti (contengono litio, sodio, cobalto ed altri metalli) ed anche particolarmente difficili e costose da smaltire. Le batterie se va bene durano poco più di un anno ed i costi legati al consumo non sono tanto quelli di ricarica ma quelli di rinnovo e smaltimento. Non è un caso che molti produttori noleggiano le batterie accollandosi i costi di sostituzione e smaltimento per non mettere in difficoltà amministrative (sono considerati rifiuti speciali) gli acquirenti di auto elettriche. In India e Cina la gestione dei rifiuti tossici è parecchio allegra quindi per loro questo non è un problema.
Che fine faranno i milioni di batterie altamente inquinanti che non si sa neppure come processare a fine ciclo di vita? Ovviamente andranno nelle discariche africane a cielo aperto, tanto laggiù c'è un sacco di spazio.


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mazzam
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Ma con cosa si produce l'energia per i mezzi elettrici? Ah già! Funziona che da grandi nuvole cade grande pioggia in un grande fiume che accumula le proprie acque in una grande diga che poi fa girare forte forte una grande dinamo che spara dei wattall'ora su dei lunghi fili che arrivano fino alla presa di casa tua alla quale hai attaccato la tua macchinina. L'acqua c'è sempre la diga anche casa tua non so ma diciamo di si la macchinina l'hai appena comprata perchè figo fa figo e quindi bon! Apposto. Tuttoapposto! Giri tutto il giorno avanti e indrè silenzioso, pulito e con l'animella in pace che il mondo l'hai salvato. Poi quando ti va, spegni la televisione e carburi i neuroni sperando che le sinapsi si regolino correttamente senza scherzetti, chiudi il sussidiario delle medie e ecco che non è tutto oro ciò che è elettrico. E magari parli anche con le terre rare che non si chiamano così a caso.


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PietroGE
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Il vantaggio notevole è nell'inquinamento e nell'assenza di rumore, cosa molto importante per la popolazione cittadina. Sbagliato far credere che ci sarà un risparmio energetico e la fine del petrolio. L'elettricità di dovrà pure produrla in qualche modo.


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mazzam
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Il vantaggio notevole è nell'inquinamento e nell'assenza di rumore, cosa molto importante per la popolazione cittadina. Sbagliato far credere che ci sarà un risparmio energetico e la fine del petrolio. L'elettricità di dovrà pure produrla in qualche modo.

Non saprei mica sai... l'inquinamento acustico credo si abbassi anche se quello da rotolamento permane, invece l'inquinamento se fai ben bene i conti è destinato ad aumentare per la perdita di enroi derivante dal passaggio combustione-elettricità e dalle perdite di linea. L'inquinamento è solo delocalizzato (da dentro la città alla centrale di rpoduzione). È immaginabile (volendo) un paio di miliardate di batterie montate sulle macchinine che un'israliano con cash sta pensando di sostituire invece di ricaricarle trasformando le stazioni di rifornimento. Così, se il sistema prende, diciamo che per ogni batteria ce ne sono che so? Due? Tre? Di riserva, così i miliardi di betterie diventano sei. Sei stracazzo di miliardi di batterie zeppe di ogni veleno per di più rarissimo da trovare su Giove (forse). Sei miliardi di batteria diciamo di circa di 20x20x40cm sono 96.000.000 di metri cubi demmerda. Circa il monte Bianco. Demmerda scavata per ogni dove. Poi decadono e quindi...
Na bella ideona questa dell'elettrico marciante. La verità è che Olduvai fa capolino da mò... quindi... stiamo calmi e lustriamo la bicicletta (e occhio ai copertoni più che altro).


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marcopa
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La cosa migliore sarebbe ottimizzare i trasporti collettivi nelle citta' e nei lunghi percorsi.

Io non conoscono le potenzialita' dell' auto elettrica,

So pero' che

1) l' Italia nel settore e' oggi a un decimo dello sviluppo di Francia, Germania, Grn Bretegna.

Lontissima dai propositi, lungimiranti o velletari che siano, di Olanda, Norvegia, Cina e India.

2) qualunque sia lo sviluppo della mobilita' elettrica erodera' qualcosa dal consumo di carburanti fossili

Cosi' come qualcosa del consumo fossile sara' ridotto da attivita' per salvaguardare il clima,

3) il mercato dell' energia e del petrolio in particolare sta cambiando rapidamente, capire come cambia e come potrebbe cambiare in futuro, aiuta a comportarsi meglio, nel micro ambiente e nelle macro regioni.


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marcopa
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Aggiungo altri 3 commenti di due utenti di un altro forum, perche' dimostrano che al di la delle mie conoscenze da audodidatta il tema e' importante

India ci sono stato per lavoro nel 2004. Ho passato un mese a Mumbai e se devo essere sincero quella terra mi è piaciuta molto, anche se forse la sola Mumbai non è molto rappresentativa di una terra grande come tutta l'Europa occidentale, dall'Islanda alla Romania e dal nord della Russia al Marocco. Però, a dire la verità, di turismo ne ho fatto ben poco perché ho lavorato ogni giorno per tutto il mese e, in pratica, ho visto solo la parte centrale verso Bollywwod, la passeggiata a mare intorno al Gateway to India ed Elephanta caves, un'isola poco a largo della città con dei templi interamente scolpiti nella roccia, bellissima. Certo era il 2004 e sono passati molti anni, quindi ciò che dico fa poco testo. Il mio ricordo della città è bivalente: da un lato la tranquillità degli Hindu e dall'altro la permalosità dei musulmani. Le bellezze del verde cittadino che cresce in mezzo a sporcizia e a gente che la sera, finito di lavorare, stende uno stuoino, si lava alle fontane, e si mette a dormire lì a terra. Ricordo un gruppo di prostitute che abitavano su una rientranza della strada, tipo le aree di emergenza delle nostre autostrade ma in un contesto cittadino. Nutrivano i figli, lavavano biancheria in bidoni, salivano e scendevano dalle auto dei clienti per poi stendere la solita stuoia la sera e dormire sempre nello stesso punto senza riparo se non durante le piogge (un mercato con tettorie)... il tutto proprio sotto la finestra del mio albergo. Il traffico era qualcosa di indicibile. Neanche negli incubi più bui da noi si potrebbe avere quel casino fatto di migliaia di auto scalcagnate, milioni di scooter, miliardi di biciclette e non so quanto carretti trainati da vacche che poi pascolano libere per strada, contribuendo non poco agli odori più diversi che aleggiano ovunque. Mi sono stati offerti droga, armi e donne, ma sempre con estrema cortesia. Una volta ho visto un lebbroso con le dita mozze chiedere l'elemosina sdraiano accanto ad una mucca sotto un albero nel bel mezzo di una piazzetta del mercato. Insomma, terra bellissima e durissima da digerire, ma ero con i miei colleghi indiani che mi spiegavano... e molte cose le ho comprese ed anche, in una certa misura, apprezzate. Ora sono passati 13 anni ma non riesco ancora a pensare che davvero l'India possa fare questo passo sulle auto elettriche. Non sto dicendo che non sia vero, ma solo che mi suona tanto di propaganda. Sarei curioso di sapere come stanno veramente le cose adesso. 13 anni possono essere pochi ma anche molti in un paese come l'India dove la mucca che caca in strada si accompagna alle mercedes ultralusso di quei pochi indiani ricchissimi ma anche a tutti i giovani con i telefonini e che, pur avendo una sfrenata passione per il cinema tradizionale, rifiutano i matrimoni combinati che in India, almeno nel 2004, erano la stragrande maggioranza dei matrimoni.

PS: un aneddoto che non c'entra nulla con le auto ma che rende l'idea delle differenze tra indiano Hindu e indiani musulmani (circa il 18% della popolazione): gli Hindu dicono che la differenza tra loro e i musulmani consiste nel fatto che se qualcuno uccide una mucca e la lancia in un tempio, loro fanno una puja (una piccola cerimonia) e tutto torna come prima. Se invece qualcuno getta un maiale morto dentro una moschea, quel luogo è maledetto per sempre.


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marcopa
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E meno male, la presa per il culo delle auto elettriche convince soltanto i polli con la sciarpina rossa che mangiano

macrobiotico. Poi la corrente non si sa da dove la producono..

Talmente polli da portare adesso l'Eni con storace a buttarsi solo sull'energia pulita nonostante ogni anno troviamo fonti di petrolio nelle nostre concessioni..

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marcopa
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a dipende da questi: €€€€€€€€

Infatti i maggior clienti di quelle mondezze automobilistiche sono tutte persone coi redditi alti e che mangiano biologico. Non a caso hai nominato paesi come l'Olanda. Peccato che il resto della plebe che voi "rossi" dovreste difendere questi €€€€ non li tengono.

Stiamo parlando poi di tecnologie che ancora non sono valide visto che per ricaricare le auto elettriche ci vogliono ore ed ore ed ore. Ora, i signorotti che magari lavorano vicino a casa perché magari son banchieri o dirigenti con la casa al centro e devono fare meno di 2 km per arrivare sul posto di lavoro se lo possono permettere, ma noi, plebei che dobbiamo attraversarci le città e morire nel traffico pensi che con auto con meno autonomia delle batterie dei cinesi si possa fare?

Chi sono i clienti di Tesla (in Olanda ne ho viste parecchie), Prius, Zoe ecc?

In Italia i sessantottini che ora prendono 4.000 € di pensione. In Olanda, Germania o India? Sempre facoltosi.

Tu pensi che la maggioranza degli indiani o cinesi che viaggiano sulle Lada o Uaz made in Urss si possono permettere di comprare auto elettriche?

Considera io ho sempre considerato come merda le auto diesel e ne ho ben donde visto che il diesel si è rivelato una patacca assurda e che presto sparirà.

L'unica valida alternativa è il Gpl oppure... IL BIOETANOLO DI CANAPA, come la ford modello T.

E noi italiani che agli inizi del '900 eravamo i secondi produttori mondiali di canapa potremmo campare di rendita e fare come i paesi tipo Alaska o Qatar che danno redditi di cittadinanza poiché produttori di idrocarburi.

Ma no, accogliamo gente senza voglia di fare un cazzo come gli africa e lasciamoci andare verso la plebeizzazione totale del popolo italiano.

Purtroppo per quest'ottica insulsa abbiamo dismesso tutte le nostre aziende tipo l'Eni che potevano sfamarci a tutti e dare una migliore qualità di vita persino agli africa. Oppure rinunciare al nucleare e comprare energia dalla Francia che se gli schioppa a loro la centrale noi tanto abbiamo le sciarpine rosse che ci proteggono. E meno male che prima di arrivare qui da noi, mio concittadino, le pioggie acide invaderebbero città tipo Modena o Bologna o Firenze, così le sciarpe rosse avrebbero effetto combo per la triangolazione dell'asse terrestre e andrebbe tutto bene.

La mia 1.6 benzina ringrazia per i costi bassi del petrolio, mi aspetto almeno altri 20 anni di serenità con la verde.

Edit:

altra questione. Si parla di macchine con prezzi elevati. Le persone le comprano con le valigiette piene di contanti e risparmi di una vita o si rivolgono alle finanziarie? Tu se dovessi comprarla, ma suppongo vai in bici come Nanni moretti, usi i tuoi risparmi o ti rivolgi alla banca?

Prendi sempre con simpatia i miei insulti


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fuffolo
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a dipende da questi: €€€€€€€€

L'unica valida alternativa è il Gpl oppure... IL BIOETANOLO DI CANAPA, come la ford modello T.

Prendi sempre con simpatia i miei insulti

Anche il metano


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sandrez
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SE vivessimo in un mondo fatto di esseri umani intelligenti, avremmo già sviluppato tecnologie per raccogliere la luce solare in grandi quantità e distribuirla gratuitamente a tutti.

La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere. Ciò che dovrebbe essere è una sporca bugia.

~certevolteilsolebatteanchesulculodiuncane~


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marcopa
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Su qualenergia

Auto elettrica, e' ora di capire dove va il mondo

Articolo pubblicato il 12 maggio, riprendendo anche lo studio del Politecnic dii Milano citato nell' articolo da me postato.

Il tema e' enorme,
e non sarebbe piu' utile interessarsi a questo argomento invece che a tanti scritti "a effetto", che attirano l' attenzione ma poi magari non hanno alcun fondamento ?

Marcopa

http://m.qualenergia.it/content/mobilit%C3%A0-elettrica-%C3%A8-ora-di-capire-come-e-dove-va-il-mondo


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comedonchisciotte
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Non so chi produce le statistiche sulle auto elettriche e da chi viene stipendiato, ma l'articolo dubito che abbia fotografato una realtà oggettiva.
Innanzitutto è ben visibile il fatto che in Italia il parco circolante elettrico sta crescendo, si incontrano sempre più spesso automobili di tale tipo, non tanto le costosissme Tesla, ma macchinette alla portata di umani come la Citroen C-zero o quell'incrocio tra moto e macchina che è la biposto Renault.
Ma il grosso, e poco visibile, è nelle auto ibride, spesso indistinguibili dalle altre, insomma le Toyota Yaris elettriche hanno una certa diffusione, come pure parecchi altri modelli.
Sugli acquirenti vale la pena di notare che non conosco ricchi con l'auto elettrica, ma diversi tassisti trovano che la Toyota Prius (esiste solo in versione ibrida) è una buona scelta per il lavoro, consuma poco ed è affidabile, il che compensa abbondantemente il maggior prezzo.


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marcopa
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Anch' io credo che il vero sfondamento veloce non sia dello sviluppo dell' auto elettrica "pura', ma sara' dell' efficienza energetica dei motori. Si scoprira' che i carburanti fossili si contineranno ad usare, ma in proporzioni enormemente inferiori a quanto avvenuto finora.

E questo meccanismo si verifichera' anche in altri settori, vedi l' efficienza energetica degki edifici.

Petrolio e gas probabilmente arriveranno a fornire, per miglioramenti tecnologici, le stess prestazioni ma con enorme risparmio di consumi.


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