Originale italiano: http://znetitaly.altervista.org/art/8556
di Nir Hasson – 16 novembre 2012
Ore prima di essere ucciso, l’uomo forte di Hamas, Ahmed Jabari, aveva ricevuto la bozza di un accordo di tregua permanente con Israele, che comprendeva meccanismi per mantenere il cessate il fuoco nel caso di scontri tra Israele e le fazioni della Striscia di Gaza. La notizia viene dall’attivista pacifista israeliano Gershon Baskin, che ha contribuito ha mediare tra Israele e Hamas nelle trattative per il rilascio di Gilad Shalit e da allora ha mantenuto un rapporto con dirigenti di Hamas.
Baskin ha dichiarato giovedì ad Haaretz che alti dirigenti israeliani erano al corrente dei suoi contatti con Hamas e i servizi segreti egiziani, mirati a formulare una tregua permanente ma che, ciò nonostante, essi hanno approvato l’assassinio.
“Penso che abbiano commesso un errore strategico,” ha affermato Baskin, un errore “che costerà la vita di un grande numero di innocenti di entrambe le parti.”
“Questo sangue avrebbe potuto essere risparmiato. Quelli che hanno preso la decisione devono essere giudicati dagli elettori, ma, con mio rammarico, otterranno più voti proprio per questo,” ha aggiunto.
Baskin aveva fatto la conoscenza di Jabari quando aveva operato come mediatori tra David Meidin, il rappresentante israeliano nei negoziati per Shalit, e Jabari. “Jabari era l’onnipotente in carica. Riceveva sempre i messaggi tramite un terzo, Razi Hamad di Hamas, che lo chiamava Mister J.”.
Baskin aveva inviato messaggi quotidiani per mesi prima della formulazione dell’accordo. Aveva mantenuto aperto il canale di comunicazione con Gaza anche dopo il completamento dell’accordo su Shalit.
Secondo Baskin, negli ultimi due anni Jabari aveva interiorizzato la consapevolezza che le tornate di ostilità con Israele non erano di beneficio né ad Hamas né agli abitanti della Striscia di Gaza e causavano soltanto sofferenze, e aveva agito molte volte per evitare di lanci di Hamas contro Israele.
Ha affermato che anche quando Hamas era stato forzato a partecipare al lancio di razzi, i suoi razzi finivano sempre in spazi israeliani aperti. “E ciò era voluto,” ha chiarito Baskin.
Nei mesi recenti Baskin è stato continuamente in contatto con dirigenti di Hamas e anche con i servizi segreti egiziani, nonché con dirigenti di Israele, i cui nomi rifiuta di divulgare. Alcuni mesi fa Baskin ha mostrato al ministro della difesa, Ehud Barak, una bozza dell’accordo e sulla base di tale bozza è stato creato un comitato interministeriale sul problema. L’accordo doveva essere la base per una tregua permanente tra Israele e Hamas, che avrebbe prevenuto le ripetute tornate di scontri.
“In Israele,” Baskin ha detto, “hanno deciso di non decidere e nei mesi recenti ho preso l’iniziativa di sollecitare di nuovo.” Nelle settimane recenti egli ha rinnovato il contatto con Hamas e con l’Egitto e proprio questa settimana era in Egitto a incontrare personaggi di vertice del sistema dei servizi segreti e con un rappresentante di Hamas. Egli afferma di essersi formato l’impressione che la pressione esercitata dagli egiziani sui palestinesi perché smettano gli attacchi sia stata seria e sincera.
“Era destinato a morire; non un angelo né un giusto uomo di pace,” ha detto Baskin di Jabari e dei suoi sentimenti dopo l’uccisione, “ma il suo assassinio ha ucciso anche la possibilità di ottenere una tregua e anche la capacità di operare dei mediatori egiziani. Dopo l’assassinio ho parlato, arrabbiato, con quelli di Israele e loro mi hanno detto: “Ti abbiamo sentito e stiamo chiamandoti per chiedere se hai sentito qualcosa dagli egiziani o da Gaza.”
Dopo l’assassinio Baskin ha avuto contatti con gli egiziani ma non con i palestinesi. Secondo lui, gli egiziani sono molto razionali. Hanno detto che è necessario lasciare che si asciughi il sangue fresco. “La gente dei servizi segreti egiziani sta facendo quel che sta facendo con il permesso e l’autorizzazione del regime e apparentemente è gente che crede molto in questo lavoro,” afferma.
“Io, fondamentalmente, sono triste. E’ una cosa triste per me. Sto assistendo all’uccisione di persone ed è questo a rendermi triste. Mi dico che con ogni persona che è uccisa stiamo procreando la prossima generazione di odiatori e terroristi,” aggiunge Baskin.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
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Originale: Haaretz
traduzione di Giuseppe Volpe
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