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La fuga Usa dai mutui


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Crisi dei subprime Greenspan parla di recessione e promuove l'euro. Aumentano il tasso Euribor e il costo della casa

La crisi del settore immobiliare statunitense ha fatto già le sue «vittime» ed ha provocato il 37% di licenziamenti dei dipendenti delle società di vendita e di alcuni gruppi legati all'indotto delle costruzioni. Lo ha ribadito la compagnia di consulenza Challenger, Gray & Christmas che ha anche confermato che «a settembre, sono stati fatti circa 72 mila licenziamenti». Ieri, un'altra doccia fredda. L'ex-presidente della Federal reserve Alan Greenspan ha detto che «i rischi della recessione sono cresciuti dal 31% al 50%, che il peggio non è ancora passato, che l'euro è ormai la moneta di scambio a livello internazionale» (Greenspan si trovava a Lisbona).

La richiesta di mutui settimanali ha registrato una calo del 2,7% e sono, contemporaneamente, aumentate le richieste di un rifinanziamento dei mutui: più 46%. Le cose vanno male ed il problema non riguarda solo gli Stati uniti. In Europa, il tasso Euribor - ovvero il costo del denaro sui prestiti agli istituti di credito - è cresciuto ai massimi dal 2001 e ciò vuol dire che per tutti coloro che hanno contratto un mutuo a tasso variabile, il prezzo della casa è destinato a salire. Non c'è per ora una boa di salvataggio: si potrà vedere una schiarita solo a fine 2008, salvo, che la Banca centrale europea (Bce) non aumenti i tassi di interesse. Si paventa - che alla fine del 2007 - il tasso sarà portato almeno al 4,5% rispetto all'attuale 4%. La crisi si trasmette come un virus incontrollabile e la Fed è costretta ad immettere altra liquidità sul mercato azionario (ieri, ben 3,5 miliardi di dollari). Mentre in Inghilterra, il titolo della Northern Rock - in odore di insolvenza e, pochi giorni fa, assediata dai risparmiatori - è schizzato in borsa guadagnando il 9% solo dopo la notizia che il gruppo di private equity Jc Flowers e l'hedge fund Cerberus sono pronti a rilevarla.

La bufera finanziaria si alimenta e provoca il riassetto delle compagnie con la partecipazioni di gruppi ad alto rischio. Il dollaro rimane sempre troppo basso nei confronti della moneta europea (l'ultimo rilievo fornito dalla Bce fissa il cambio dell'euro a 1,4179 dollari e a 164,82 nei confronti dello yen giapponese). Scende più del previsto, a settembre, l'indice Ism dei servizi a 54,8 punti contro i precedenti 55,8 punti. Il valore più basso dopo quello di marzo e va ad aggiungersi ad un calo degli ordinativi (da 57 punti a 53,4 punti).

L'economia Usa ci ha abituati a presentare delle statistiche contradditorie rispetto all'andamento della realtà. Come quella dell'ultimo rapporto dell'Adp Employment Services (comunque una società-provider di servizi privata) che pubblica il dato che «a settembre gli addetti del settore privato sono aumentati di 58 mila unità mentre, ad agosto, il numero degli occupati ha avuto un rialzo pari 27 mila unità. L'Adp dà un dato statistico nettamente contrario a quello pubblicato dal Dipartimento al lavoro (fonte governativa), secondo il quale «c'era stato ad agosto un calo di 4.000 occupati».

La borsa di New york vive una giornata di negoziazioni tranquilla mentre il presidente George W.Bush tenta di dare uno suo personale scossone alla situazione annunciando che la Casa Bianca si propone «di introdurre agevolazioni fiscali temporanee a favore dei cittadini Usa colpiti dalla crisi dei subprime che sarebbero costretti a lasciare le loro abitazioni».

Maurizio Galvani
Fonte: www.ilmanifesto.it
4.10.07


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