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La "mente" dell'11-9: "Condannatemi a morte..


Tao
 Tao
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Processo a Guantanamo. In aula anche Sheikh Mohammed

La "mente" dell'11-9: «Condannatemi a morte voglio essere martire»

Sono apparsi davanti alla corte marziale di Guantanamo per ascoltare la formalizzazione dei capi di accusa nei loro confronti i cinque imputati per gli attacchi dell'11 settembre. Khalid Sheikh Mohammed, considerato il numero tre di Al Qaeda, Ramzi Bin al-Shibh, Mustafa Ahmad al-Hawsawi, Ali Abd al-Aziz Ali, conosciuto anche come Amar al-Balochi, e Walid bin Attash indossavano tutti delle tuniche bianche e solo uno di loro era ammanettato. L'udienza è cominciata con un lieve ritardo.

Il quarantatreenne Mohammed ha preso posto al tavolo principale: in testa aveva un turbante, il volto coperto da una spessa barba pepe e sale. Prima dell'inizio del dibattimento ha scambiato qualche parola con l'avvocato e all'interprete che gli erano accanto. Dietro Mohammed hanno preso posto gli altri coimputati.
Ritenuto il mandante degli attacchi, Mohammed ha affermato che se sarà condannato a morte diventerà un «martire». Quando il capo della corte marziale, colonnello Ralph Kohlmann, lo ha informato che rischia la condanna alla pena capitale, avvertendolo di non rigettare la difesa d'ufficio, Mohammed ha risposto: «È quello che voglio. Da tanto tempo desidero essere un martire», ha spiegato.

Il pakistano ha anche sfiduciato gli avvocati militari e civili che gli erano stati assegnati. «Mi rappresenterò da me», ha detto.
Ciascuno dovrà rispondere poi di 2.973 accuse di omicidio, una per ciascuna delle vittime degli attacchi. Se riconosciuti colpevoli saranno condannati a morte.Qualora i cinque imputati non venissero riconosciuti colpevoli, rimarrebbero ugualmente detenuti nella base militare in quanto considerati «nemici combattenti».

Tutti e cinque, dopo la cattura, sono stati detenuti per anni nelle carceri segrete della Cia, prima di essere trasferiti nella base militare di Guantanamo nel settembre del 2006 per essere giudicati. I militari americani non hanno autorizzato fotografie o riprese televisive nel corso del dibattimento, anche se una sessantina di giornalisti e osservatori possono assistervi. ll generale di brigata Thomas Hartmann, consigliere legale della Difesa Usa, ha affermato che è una delle massime priorità per il Pentagono che il processo di Camp Justice sia giusto e trasparente. A discrezione del giudice, però, verrà disattivato l'audio dell'udienza nella sala stampa per secretare testimonianze o prove che pregiudicherebbero la sicurezza nazionale.

Il processo vero e proprio prenderà il via il prossimo 15 settembre.
Per Khalid Sheikh Mohammed, considerato il cervello degli attacchi e numero tre di Al Qaeda, è dunque la prima apparizione in pubblico dalla sua cattura, avvenuta a Rawalpindi, in Pakistan, il primo marzo 2003.

Fonte: http://www.liberazione.it/
6.06.08


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