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LaStampa-Ma Parigi resta fredda sull'offensiva italiana


marcopa
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Ma Parigi resta fredda sull’offensiva italiana

Il leader francese dice:
"Monti ispira fiducia". Ma sui dossier resta cauto
di fabio martini

Le parole-chiave, quelle che segnalano un cambio di passo e anche di umore, il professor Monti le pronuncia di prima mattina a Matignon, il palazzo che ospita lo studio del primo ministro francese: «Non è più sufficiente che ogni Paese faccia bene i suoi compiti a casa, è necessario rafforzare la credibilità di azione della zona euro».

Nei due incontri formali con i leader della politica francese - il primo ministro François Fillon e (ben più importante) il presidente Nicolas Sarkozy Mario Monti ha cambiato tono e - sia pure con garbo - si è presentato con un approccio diverso rispetto a quello da "scolaretto" col quaderno vuoto, che lui stesso si era imposto, appena 43 giorni fa, durante il trilaterale di Strasburgo con Sarkozy e con la Merkel. Il messaggio della "nuova Italia" è cambiato: gli italiani hanno imparato la lezione, hanno fatto i compiti in tempi record e ora pretendono un cambio di passo anche dai Paesi leader dell’Europa.

E perché tutti capissero e il messaggio non restasse confinato al mondo diplomatico, Monti lo ha voluto esplicitare nel suo terzo appuntamento parigino, in questo caso un consesso pubblico di alto livello. Durante un convegno, davanti a capi di governo, ministri, economisti di mezza Europa, il presidente del Consiglio italiano è stato chiaro, come non lo era mai stato: «L’Italia ha fatto uno sforzo senza pari tra gli Stati dell’Unione, nel 2013 arriverà al saldo zero di bilancio, ma ora gli italiani hanno bisogno di vedere che il quadro europeo evolva», in modo che si producano «benefici in termini di riduzione dei tassi di interesse». Monti è stato chiaro nel far capire a quel raffinato pubblico che si rivolgeva in primis a Francia e Germania: «Non è in discussione ciò che la Bce fa, o non fa, ma i governi hanno il dovere di apprestare tutte le misure» per uscire assieme dalla crisi. Mentre Monti parlava, in platea c’era anche uno dei suoi ministri di punta, Corrado Passera che, poco prima, era stato ancora più esplicito: «Abbiamo molte ragioni per essere delusi su come è stata gestita la crisi a livello europeo: il sistema di governance non si è dimostrato all’altezza».

E così, cinquantuno giorni dopo aver preso la guida del governo italiano e a due settimane dall’approvazione della durissima manovra di Capodanno, Mario Monti ha deciso di cominciare a farsi sentire. E non soltanto perché lo spread continua a galleggiare sopra il livello di guardia. Se Monti ha deciso di cambiare il tono è soprattutto perché si rende conto che,
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se nei prossimi due mesi non interverranno modifiche nel testo del nuovo Trattato sulla disciplina di bilancio (la firma è prevista a marzo), l’Italia sarà chiamata a fronteggiare una raffica di manovre da 30-40 miliardi l’anno che la sprofonderebbero in una recessione memorabile.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Certo, le notizie che l’ambasciatore presso la Ue Ferdinando Nelli Feroci ha trasmesso ieri a Monti sulla riunione del gruppo di lavoro che sta lavorando alla bozza sono incoraggianti, i tedeschi per il momento non hanno proposto veti rispetto alla posizione italiana, che punta ad introdurre correttivi nel calcolo del debito e nella data di vigenza.

Quel che contava, per il Presidente del Consiglio italiano, era sentire il "polso" di Sarkozy, capire se il presidente francese fosse disponibile ad impegnarsi a fianco dell’Italia per ammorbidire la rigidità tedesca. Durante l’ora di colloquio all’Eliseo pare che Monti abbia parlato più lungamente del suo interlocutore, che Sarkozy abbia annuito rispetto ad alcune istanze italiane, ma al termine dell’incontro, l’esternazione del Presidente francese è stata tanto affettuosa quanto generica: «Monti ispira fiducia negli altri capi di Stato europei». Un affetto che si trasformerà in azione?

Da quel che trapela da fonti dell’Eliseo, Sarkozy ha apprezzato l’azione di Monti, ha ascoltato con interesse le nuove misure in gestazione e ha considerato significativo l’impegno italiano ad approvare «prima del tempo» il Piano nazionale delle riforme. Ma la stima per Monti, da quel che trapela, per ora non si traduce in un impegno formale francese a dar battaglia su grandi dossier (Fondo salva Stati, operatività della Bce), anche perché a Parigi tutti sanno che Sarkozy non può permettersi il lusso di rompere con la Germania alla vigilia delle presidenziali della primavera 2012. E visto che tutte le elezioni si vincono con dosi più o meno forti di demagogia, chissà se è stata casuale la battuta finale del Professore al convegno: «Parla un primo ministro che non ha affrontato elezioni, altrimenti si sarebbe ben guardato dal candidarsi...».

Fonte www.lastampa.it


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