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Lione rinascita verde


Tao
 Tao
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L'80 per cento di acqua e riscaldamento da rinnovabili, risparmio energetico, posti auto limitati, edifici bioclimatici. Un esempio di riconversione ecologica: la Confluence. Una perla «green» in Europa

La crisi finanziaria ed economica sembra aver travolto la promessa, fatta a Kyoto nel '92, di ridurre, entro il 2020, almeno del 20% le emissioni a effetto serra, in una prospettiva di dividerle per quattro entro il 2050. L'anno scorso, il vertice di Copenhagen si è concluso con un fallimento e in questi giorni nessuno si aspetta più un risultato positivo dall'incontro di Cancun. Con la crisi economica, anche nelle questioni ambientali e nella lotta contro il riscaldamento climatico, sono esplosi gli egoismi nazionali e di area economica, tra nord e sud del mondo. Eppure, la minaccia è sempre più pressante: la prosperità economica e la sicurezza sono in gioco. L'«economia verde» viene evocata come una possibile via d'uscita dalla crisi. A cominciare dall'Europa: economie di energia, certo, ma anche investimenti nella ricerca e, quindi, posti di lavoro e prospettive per il futuro. Il 74% dei cittadini europei vive nelle aree urbanizzate e le città rappresentano il 75% dei consumi energetici e delle emissioni di CO2. Intervenire sulle città - trasporti, costruzioni, attività di produzione - è primordiale. Le costruzioni abitative rappresentano il 40% del consumo di energia di un paese.

In questo senso, è interessante l'esperienza di Lione, dove è in corso di completo rinnovamento un'area a ridosso del centro, nella parte della penisola che arriva alla confluenza del Rodano e della Saône, a sud della stazione centrale di Lyon Perrache. Lyon Confluence ha una lunga storia: era sotto l'acqua nel '700, poi l'area è stata prosciugata e nell'800 ha visto nascere un distretto industriale e un porto fluviale commerciale, a fianco di un quartiere operaio. 150 ettari, la metà dei quali erano occupati da insediamenti industriali che, alla fine del secolo scorso, hanno chiuso uno dopo l'altro. Lasciando una memoria storica, una parte di quartiere abitato e ben servito dai mezzi pubblici (stazione ferroviaria, metropolitana e ora due linee di tram), ma anche dei guasti, come l'area dove sorgeva il gazometro, completamente inquinata.

In quest'area è nato l'eco-quartiere della Confluence, sostenuto dal programma dell'Unione europea Concerto, che partecipa al finanziamento di investimenti a favore del controllo dei consumi di energia negli edifici destinati sia ad abitazione che ad uffici. Tre aree del quartiere Confluence rientrano nel programma Concerto: sono stati costruiti più di 660 alloggi, si arriverà a 400mila mq, tra abitazioni e uffici, con 22,5 ettari di spazi pubblici e 17 ettari di spazi verdi. Il progetto è stato avviato nel 2003 e già oggi ci sono 2500 residenti, oltre a 270mila mq di uffici, previsti per il lavoro di 7mila persone, mentre sono previsti altri spazi verdi e anche un museo (ancora in alto mare). Molte società, tra cui quella dei lavori pubblici Eiffage oppure il gruppo editoriale Le Progrès hanno ormai la loro sede nel quartiere di Confluence. Per ottenere il label Concerto il risparmio energetico è stato fondamentale: qui l'80% dei bisogni in acqua e in riscaldamento sono coperti da energie rinnovabili. Il consumo di energia va da 30 a 90 kwh per mq, cioè tra tre e dieci volte meno che i vecchi edifici e tra la metà e quattro volte meno della norma in vigore attualmente (120 kwh per mq l'anno). Il Wwf ha incluso questo quartiere nel suo programma di Sustainable neighbourhood. Le costruzioni hanno limitato il numero di posti macchina, per scoraggiare questo mezzo di trasporto. Anche il montaggio finanziario è interessante: l'Unione europea ha contribuito con 4,3 milioni di euro, 250 milioni sono stati spesi dagli enti locali per le infrastrutture pubbliche (dal tram alle scuole), mentre i due terzi vengono dai privati.

Gli interventi sono stati massicci, a cominciare dal disinquinamento dell'area del gazometro, oggi trasformata in una grande piazza d'acqua (gli scavi sono arrivati fino alla falda), ai piedi di un grande centro commerciale, culturale e di tempo libero, su cui si affacciano alcuni dei più importanti edifici che portano la firma di grandi architetti, da Fuksas, a Ricciotti o Portzamparc. Gli svizzeri Herzog & de Meuron, con il paesaggista Michel Desvigne, hanno realizzato il piano urbanistico, accanto a una zona progettata dall'urbanista François Grether. La qualità architettonica, le nuove tecnologie della costruzione e del risparmio energetico non sono riservate solo ai più ricchi (anche se il prezzo al mq è salito a Confluence a 4500 euro): per decisione del sindaco, il socialista Gerard Collomb, ogni edificio ha dovuto riservare una fetta di alloggi per il parco sociale (in tutto c'è una percentuale del 23% di alloggi popolari). Lo sviluppo sostenibile, per quanto riguarda l'habitat, comporta anche una visione sociale, cioè un nuovo rapporto tra le persone, che per risparmiare energia devono collaborare e condividere gli equipaggiamenti. È quello che sostiene l'architetto Thierry Roche, che ha progettato a Saint Priest, alle porte di Lione, la Cité de l'Environnement, il primo edificio in Francia ad energia positiva. Si tratta d un edificio bioclimatico per uffici, dove lavorano diverse società che si occupano di ambiente. L'edificio si vuole rispettoso dell'ambiente sotto tutti i punti di vista: architettonico, integrazione nel paesaggio, scelta dei materiali, tripli vetri, isolamento, sistema di riscaldamento, recupero delle acque piovane ecc. L'energia consumata, dal riscaldamento ai computer, è inferiore a quella prodotta dai 1400 mq di captori fotovoltaici integrati nella struttura.

Anna Maria Merlo
Fonte: www.ilmanifesto.it
2.12.2010


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