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LucioManisco:Trump,un presidente patriottardo,ipernazionalista,protezionista&populista agli steroidi


marcopa
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Considerazioni Inattuali n°98

21 gennaio 2017

Un piccolo passo per l’uomo, un passo da gigante per il disastro planetario?
UN PRESIDENTE PATRIOTTARDO, IPERNAZIONALISTA, PROTEZIONISTA E POPULISTA AGLI STEROIDI
Il resto del mondo può andare in malora. L’America un carnaio? Obama il peggiore presidente della storia?

di Lucio Manisco

Amerika zuerst. Ein Volk, ein Reich, ein Fuhrer. Trump non è Hitler, ma le assonanza e le analogie anche se improprie emergono prepotenti ed inevitabili dal discorso inaugurale del Donald: il popolo unito al potere, un superuomo onnipotente al comando di uno stato ridotto a carnaio dal predecessore, posti di lavoro per tutti con il protezionismo, le ristrutturazioni, le grandi opere e l’aumento della spesa militare (nella Germania degli anni trenta la volkswagen, l’autobahn e la Wermacht).

Il 45° presidente degli Stati Uniti non può mirare a poteri dittatoriali perché è al governo di una repubblica federale dalle istituzioni democratiche anche se in alcune circostanze limitate: Hillary Clinton ha ottenuto 3 milioni di voti in più del rivale ma la sua maggioranza è stata azzerata e invertita dall’istituto storicamente pro-schiavista del collegio elettorale. Questa volta le tendenze autoritarie e megalomaniache evidenziate dal discorso del capo del governo non sono campate in aria ma potranno tradursi in realtà operativa dall’emarginazione del mitico equilibrio dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario: una maggioranza dissennatamente conservatrice e repubblicana del Congresso e una corte costituzionale che con la nomina presidenziale di un magistrato di estrema destra ad un seggio vacante non contrasterà certo con le sue sentenze gli atti legislativi del Donald. E a proposito della società americana trasformata in carnaio – droga, immigrazione di stupratori, criminali e terroristi, disoccupazione e povertà – la responsabilità ricade sul predecessore? Ed ha ragione chi come il neo-eletto definisce Barack Obama il peggiore presidente della storia?

Chi scrive ha espresso fin dal 2008 riserve e critiche su un presidente che per il colore della pelle, eloquenza e progressivismo generico aveva acceso speranze e aspettative di giustizia sociale e di pace in America e in Europa. È venuto meno alle une e alle altre, ha fatto poco o nulla per la comunità afro-americana, la riduzione di pochi decimali della disoccupazione non può essere attribuita alla sua azione di governo, ha scatenato una nuova guerra fredda contro la Russia di Putin, ha sostituito il grosso delle truppe di terra nei conflitti mediorientali con i bombardamenti aerei ed i droni e via dicendo. E dato che oggi il Donald non risparmia insulti e rivendicazioni al Messico, fu un buon presidente James K. Folk che nel 1846 perpetrò un vero genocidio in quel paese con un invasione che portò all’annessione di metà del suo territorio dal Rio Grande al Pacifico, dal Texas alla California? Speriamo che il nuovo inquilino della Casa Bianca non faccia qualcosa del genere se il governo messicano non finanzierà con 20 miliardi di dollari la grande muraglia sui confini con gli Stati Uniti.
Per chi voglia identificare i dodici presidenti peggiori della repubblica stellata raccomandiamo la lettura di “A people’s History of the United States” di Howard Zinn. Per tornare al discorso programmatico di D.J.T. si può sicuramente parlare di una “stimmungsbrechung”, di cui scriveva Einrich Heine, di una improvvisa rottura di umori, comportamenti, politiche che se dovesse essere tradotta in realtà sconvolgerebbe i già precari equilibri internazionali e renderebbe più intollerabili le ingiustizie sociali che affliggono l’umanità.

In meno di ventiquattro ore un presidente che pretende di identificarsi con il popolo lo ha già ferito: ha abrogato quel difettoso e carente “Obamacare” che assicurava un minimo di assistenza medica a venti milioni di americani senza sostituirlo con un programma alternativo e ad esclusivo vantaggio dei ricchi proprietari immobiliari azzerando un decreto che limitava i danni delle ipoteche e degli espropri dei meno abbienti. Imminente lo spostamento dell’ambasciata americana ad Tel Aviv a Gerusalemme in violazione delle risoluzioni dell’ONU per fare il primo di molti favori al capo del Governo israeliano. Ha detto poco o nulla il Donald della sua nuova politica estera o della NATO obsoleta o dell’Amico Putin. Chi si fa illusioni sulla dissoluzione di un’alleanza non solo antiquata ed inutile ma pericolosa per l’Europa coinvolta per più di mezzo secolo in tutte le guerre degli Stati Uniti, dovrà ricredersi: con tre generali nel nuovo governo e l’aumento del già astronomico bilancio militare la nuova amministrazione non rinunzierà mai alle otto basi nucleari e missilistiche nel vecchio continente. La fortezza america conserverà i suoi artigli atomici e le sue ottocento e più basi militari nel mondo intero.
Avremo altri cinque giorni di celebrazioni a Washington e dintorni, il circo Barnum ha chiuso i battenti in Florida e li ha riaperti nella capitale, con i suoi clowns, nani e ballerine, tante ballerine; ma non sono certo ballerine le centinaia di migliaia di donne che hanno invaso Washington per protestare contro il più macista, razzista e negatore dei diritti umani e di genere del dopoguerra.

Possiamo solo parafrasare Neil Armstrong sulla luna:”Un piccolo passo per l’uomo, un passo da gigante per il disastro planetario”.

Lucio Manisco
www.luciomanisco.eu


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MarioG
Famed Member
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Il 45° presidente degli Stati Uniti non può mirare a poteri dittatoriali perché è al governo di una repubblica federale dalle istituzioni democratiche anche se in alcune circostanze limitate: Hillary Clinton ha ottenuto 3 milioni di voti in più del rivale ma la sua maggioranza è stata azzerata e invertita dall’istituto storicamente pro-schiavista del collegio elettorale.

E te pareva!
L'istituto del collegio elettorale e' "schiavista"! (se non ipso-facto, per lo meno quando vince chi e' sgradito...)

Questa volta le tendenze autoritarie e megalomaniache evidenziate dal discorso del capo del governo

Ecco alcuni passi del "megalomane"

“Ogni quattro anni ci troviamo qui per esercitare il tradizionale e pacifico trasferimento dei poteri. Ma la cerimonia di oggi ha un significato speciale perché non stiamo solo trasferendo il potere da un’amministrazione a un’altra o da un partito a un altro, ma stiamo ridando il potere da Washington a voi, il popolo”, ha dichiarato Trump nel suo discorso inaugurale. Oggi “è il giorno in cui il popolo torna a comandare”.

Per troppo tempo, ha continuato Trump, per troppi anni “l’establishment ha protetto se stesso, ma non i cittadini. Le loro vittorie non sono state le vostre vittorie. E mentre nella capitale festeggiavano, per le famiglie del nostro paese c’era poco da festeggiare”, ha subito attaccato il nuovo presidente. “Tutto questo cambia qui, a partire da ora. Questo è il vostro giorno, la vostra festa, il vostro momento. Questo, gli Stati Uniti d’America, è il vostro paese”.

“Il 20 gennaio 2017 sarà ricordato come il giorno in cui il popolo è tornato a governare il paese. Le persone dimenticate non saranno più dimenticate”, ha promesso Trump.

Al centro della novità annunciata da Trump “c’è la cruciale convinzione che un paese esiste per servire i suoi cittadini. Ma per molti cittadini la realtà è diversa”. Famiglie in difficoltà, industrie abbandonate, scuole senza soldi, criminalità e bande: “Questa carneficina finisce qui e ora”.

“Per molti anni abbiamo arricchito l’industria straniera a scapito di quella statunitense, abbiamo difeso i confini di altre nazioni e non i nostri. Da oggi ci sarà una nuova visione: l’America viene prima. Ogni decisione sul commercio, sulle tasse, in materia di immigrazione, sugli esteri sarà presa a beneficio dei lavoratori americani e deòle famiglie americane. Dobbiamo proteggere i nostri confini dalle devastazioni di altri paesi che distruggono i nostri prodotti, rubano le nostre aziende e distruggono il nostro lavoro. L’America tornerà a vincere, come mai prima. Ci riprenderemo i nostri posti di lavoro. Ci riprenderemo i nostri confini. Ci riprenderemo la nostra ricchezza. E ci riprenderemo i nostri sogni. Ricostruiremo il nostro paese con mani americane e lavoro americano. Seguiremo due semplici regole: compra americano e assumi americano”.

“Cercheremo l’amicizia con le nazioni del mondo, ma con la consapevolezza che è diritto di ogni nazione mettere i propri interessi davanti a tutto. Rinforzeremo le vecchie alleanze e ne formeremo di nuove per unire il mondo civilizzato contro il terrorismo degli estremisti islamici, che cancelleremo dalla faccia della Terra”.

“Il tempo delle chiacchiere vuote è finito. È arrivato il tempo dell’azione: ce la faremo, il nostro paese prospererà e sarà di novo ricco (…) Insieme renderemo di nuovo l’America forte. Renderemo l’America di nuovo ricca, renderemo l’America di nuovo orgogliosa, renderemo l’America di nuovo grande”.


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marcopa
Illustrious Member
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Lucio Manisco e' stato corrispondente Rai dagli USA e lo ricordo presente una decina di anni fa a manifestazioni contro la guerre occidentali organizzate dai movimenti contro la guerra indipendenti dal governo Prodi che governava tra il 2006 e 2008.Merita di essere letto.

Su Trump circolano molte sciocchezze in queste settimane, qualcuna la traduciamo anche dall' estero , magari scritta da commentatori prestigiosi come Craig.

E' bene attenersi tutti ai fatti concreti, dal mio punto di vista, Trump e' gia'intervenuto sulla sanita' penalizzando le fasce deboli e tagliato tasse, oggi, presumo , ma controllero', a favore di ceti benestanti.

Per fortuna in Francia oggi si parla anche di Hamon, candidato socialista con idee ecologiste, contro il Jobs act francese e per il reddito di cittadìnanza.


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tamerlano
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Ahi, mi fa male un ginocchio, temo sia il menisco...


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