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Maduro: Il Venezuela non s’arrende (intervista)


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Intervista. Il presidente chavista dopo la dura sconfitta elettorale del governo: «Per difendere le nostre conquiste metto in gioco la mia vita. Certo abbiamo commesso degli errori, ma noi siamo da una parte sola: nella trincea comune di tutto il continente latinamericano»

Abbiamo incontrato il presidente venzuelano Nicolas Maduro per rivolgergli alcune domande dopo la sconfitta elettorale del governo.

Presidente, tanti gli interrogativi dopo il tracollo del voto e 17 anni di governo di sinistra. Questo è l’unico paese del sud del mondo in cui l’esercito — qui nella formula politica di “unione civico-militare” — è andato oltre il nazionalismo, coniugandosi al socialismo umanista. Nel nuovo quadro, che faranno le Forze armate? Torneranno a sparare sulla folla che protesta come nella IV Repubblica?

L’unione civico-militare si rafforza ogni volta che si presenta una difficoltà. È stato così durante il colpo di stato contro Chavez, nel 2002 e durante la serrata petrolifera padronale che ha cercato di mettere in ginocchio la rivoluzione bolivariana. E molta gente del popolo, che aveva marciato contro Chavez senza capire che la stavano portando verso un golpe, ha poi manifestato per riportare al governo il suo presidente, il 13 febbraio. Qui ci sono i protagonisti, Vladimir Padrino Lopez, attuale ministro della Difesa che nel 2002 era comandante del Batallon Bolívar, qui ci sono i ragazzi di quell’11,12 e 13 di aprile. Siamo quelli del 4 febbraio ’92, del Caracazo del febbraio ’89, e del 13 febbraio del 2002. Ad ogni 11, segue il 13. Siamo un 13 febbraio permanente, una unione civico-militare per la Patria, figli di Chavez, eredi di Bolivar… e di Lenin. Anche di Trosky, perché no? Non aggiungo Stalin altrimenti qualche compagno mi strozza… Il tempo in cui determinati corpi armati della Repubblica erano al servizio di interessi esterni, dei piani dell’Fmi, della privatizzazione, del saccheggio delle nostre risorse non hanno più legittimità storica.

Che ne sarà ora delle alleanze strategiche solidali a cui il Venezuela ha dato impulso in America latina? Si distruggerà l’Alba e Petrocaribe?

Dobbiamo prepararci a un terremoto di proporzioni devastanti, già annunciato dall’imprenditore Mauricio Macri in Argentina. La destra venezuelana è governata da Washington e dal Fondo monetario internazionale, che vedremo purtroppo tornare. Vuole distruggere tutti gli accordi di cooperazione con Petrocaribe, provocando una catastrofe umanitaria. Vuole azzerare le relazioni con la Cina, con la Russia e con il resto dell’America latina e dei Caraibi per cancellare la nuova indipendenza del continente. Vogliono snaturare il Mercosur, la Unasur, distruggere l’Alba. Ma saremo qui ad affrontarla. Siamo il partito della difficoltà. Siamo in una trincea comune tutto il continente. Il Comando Sud nordamericano ha già annunciato i suoi progetti. Ogni cinquant’anni, i documenti desecratati di Washington mostrano le strategie destabilizzanti messe in campo in altre situazioni storiche: in Guatemala, in Brasile, in Cile, le giovani generazioni vedranno confermato quanto stiamo denunciando sulla guerra economica e sui centri che costruiscono la guerra mediatica. John Kerry si crede il governatore del Venezuela, interviene a ogni piè sospinto nella politica interna e sovrana del nostro paese. Come ha fatto in queste elezioni, anche contro gli interessi del suo stesso popolo, le cui relazioni con il Venezuela bolivariano non sono mai state così strette.

In tutto il mondo, movimenti e sinistre hanno espresso solidarietà al socialismo bolivariano e ora s’interrogano sul destino del processo rivoluzionario ma anche sugli errori commessi.Dove concentrare l’analisi critica e quindi la solidarietà?

Sono infinitamente grato per le manifestazioni di affetto ricevute. Gli obiettivi della rivoluzione bolivariana sono quelli di tutti i popoli in lotta per la libertà e la pace con giustizia sociale. Interroghiamoci insieme con maggior determinazione. Abbiamo perso una battaglia. Un’elezione, per quanto importante, è solo una battaglia in un progetto più generale di trasformazione. Continueremo insieme al nostro popolo, cercheremo il dialogo anche e ora soprattutto con quella parte che si è lasciata convincere dalle menzogne della destra e che ora capirà sulla propria pelle di che natura sia quel «cambio» richiesto a gran voce dall’opposizione. Molti di quelli che non hanno conosciuto il vero volto di queste destre nella IV Repubblica, credono che i diritti conquistati con la rivoluzione bolivariana siano intoccabili. Ma non sarà così e sarà presto evidente. La solidarietà internazionale troverà sempre al suo fianco la rivoluzione bolivariana sui temi che ci accomunano: la libertà delle donne e delle diversità, la libertà di espressione, l’opposizione alla guerra e per l’indipendenza dei popoli. Siamo qui, non siamo disposti ad arrenderci. Per questo, metto la mia vita in gioco.

Geraldina Colotti
Fonte: www.ilmanifesto.info
9.12.2015


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venezia63jr
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Ma era vero che con chavez la gente stava meglio?


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mincuo
Illustrious Member
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Quale popolo? Il popolo in massa gli ha detto che non ne può più di lui e della cricca di mascalzoni che ha ridotto il Paese in quello stato.
Quale complotto AmeriKano? I cittadini sono sempre quelli di prima.
Nemmeno controllare TV, radio, giornali, e tutti i centri di potere gli è bastato.

La "guerra economica" di cui parla questo pagliaccio da circo sarebbe che importa sempre meno perchè non ha i soldi, che si sono rubati per 13 anni quando il petrolio era alto invece di creare un'industria interna.
Non solo non hanno costruito uno straccio di industria, ma hanno distrutto metà di quella che c'era.
Ora che il petrolio è basso riducono sempre di più le importazioni.
Non hanno i dollari per pagarle.

Si lamenta che quel po' di imprese locali non producono abbastanza per il popolo.
E perciò fanno "la guerra economica".
Funziona circa così: alcuni beni prodotti sono sovvenzionati dal Governo.
Cioè se il prodotto è venduto normalmente a 100 l'impresa lo deve invece vendere a 50 e il Governo dà i 50 di differenza all'impresa, se no quella fallisce ovviamente.
Solo che glieli paga a 2 anni. Con l'inflazione al 200%, 300%, 400%... dipende da come è calcolata i 50 che gli daranno valgono circa 0.
Significa che un'impresa ha costi maggiori dei ricavi. E chiude.

Se poi per disgrazia deve importare materia prima per produrre non può nemmeno perchè la si paga in Dollari e le banche non glieli danno.
Perchè non ne hanno. Le riserve valutarie sono al lumicino.

Un esportatore invece, che incassa dollari, e che dovrebbe essere pure un soggetto favorito il più possibile con la necessità di valuta che hanno, li deve versare al Governo.
Che gli dava prima 13 Bolivar per Dollaro, e poi, dopo la paralisi totale, il Governo "ha deciso" di dargli 200 Bolivar.
Ma al cambio reale lui ne dovrebbe avere 900.
Come fa a far quadrare i conti un'impresa che ne prende 200 invece che 900? Come paga i costi?

Questa sarebbe "la guerra economica delle destre" di cui parla questo clown.


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mincuo
Illustrious Member
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Ma era vero che con chavez la gente stava meglio?

Sì certo. Ma non per Chavez o la revolucion. E' che hanno avuto una pioggia di dollari per 12 anni col petrolio a 100 120 150 Dollari al barile. Con quelli hanno fatto un po' di elemosina al pueblo, hanno gonfiato la burocrazia di regime e l'impiego statale fino a quasi 4 milioni di persone, e bene o male quella era occupazione, e quelli infatti, non il pueblo in generale, erano i beneficiati reali.
Infine si sono messi in tasca la differenza, rubando il rubabile.
Solo che quell'occupazione, che è buona parte come quella dei forestali Calabresi, o peggio, per capirci, era pagata col petrolio alto. Col petrolio a metà quelli hanno cercati di mantenerli lo stesso anche perchè sono il puntello del regime, e il pueblo....affanculo.
Poi però neanche quelli se la ridono più tanto, salvo i caporioni, perchè è esplosa l'inflazione per cui anche l'impiegato o l'imbucato statale ha visto il potere di acquisto ridursi drammaticamente.
Oggi un impiegato prende 15.000 Bolivar. Mettiamo sua moglie altri 15.000.
E mettiamo 2 figli, che è meno della media, che è quasi 3.
Una volta la famiglia stava benino. E viva Chavez e la revolucion!
Oggi gli bastano per 15 giorni. Forse. Perchè la "canasta basica" cioè un mese di costi base per una famiglia faceva oltre 60.000 già a Settembre. Poi boh...
E gli slogan della gloriosa revolucion anche loro prima o poi se li attaccano agli zebedei....se non mettono più insieme pranzo e cena.

Questo è, altro che "la guerra economica" delle destre.

Questo è l'ultimo bollettino sul costo vita:
"La Canasta de Básica de Alimentos, Bienes y Servicios alcanzó Bs 62.005,29 en Septiembre, una variación intermensual de 14,6% (Bs 7.884,77) en comparación con Agosto, pero de 251,3% en relación con Septiembre de 2014, de acuerdo con el Centro de Documentación y Análisis para los Trabajadores (Cenda)."


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