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Mai più colonia USA


cubainforma
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Arthur Gonzalez

Il 25 febbraio 1901 il senatore del Connecticut, Orville H. Platt, presentò davanti al Senato USA, un emendamento al progetto di Legge H.R.14017 su Cuba, per concedere crediti al fine di mantenere l'esercito durante l'anno fiscale che culminava il 30 giugno 1902. Secondo i documenti contenuti nel Congressional Record, in occasione della sessione del giorno successivo, si resero conto che tale emendamento aveva un'importanza significativa e su richiesta del senatore dell'Alabama, Morgan, data la preoccupazione che lo stesso causò per l'influenza sfavorevole sugli animi del popolo cubano e forse in quello degli USA, si dà lettura alla proposta per decisione del presidente del Senato.

Il 27 febbraio si approvava l'emendamento alla Legge USA, senza modifiche, e passa alla Camera dei Rappresentanti, dove anche è approvato nel corso della sessione del 1 marzo, immediatamente approvato dal presidente degli USA, William McKinley.

Secondo i dati storici, il 2 marzo 1901 il governatore militare statunitense a Cuba, Generale Leonard Wood, informa il dottor Domingo Mendez Capote, presidente della Convenzione Costituzionale cubana, l'approvazione del presidente del suo paese di tale emendamento.

In modo che il 12 giugno dello stesso anno, dopo lunghi dibattiti in seduta segreta, la Costituente decide d'incorporarlo come Appendice alla Costituzione della nascente Repubblica di Cuba, che era già era stata votata il 21 febbraio 1901.

In tale atto s'incorporano le disposizioni dell'Appendice Costituzionale in un Trattato Permanente tra Cuba e gli USA.

Quanto ottenuto dagli USA non solo gli permise d'impadronirsi di parte del territorio cubano, che ancor oggi continua ad occupare contro la volontà del popolo, ma legittimò gli interventi dell'esercito USA ogni volta che lo considerasse conveniente, con il pretesto di preservare l'indipendenza di Cuba.

Come nuovi colonizzatori, l'articolo IV della detta Appendice stabilisce: "Tutti gli atti compiuti dagli Stati Uniti a Cuba durante la sua occupazione militare, siano considerati come valide, ratificati e che tutti i diritti legittimi acquisiti a norma degli stessi, siano mantenuti e protetti".

Un'altra vergogna di questa Appendice fu l'articolo VI, affermando: "L'Isola dei Pini sarà omessa dai limiti di Cuba proposti dalla Costituzione, lasciandola per un futuro accordo, per Trattato, la proprietà della stessa".

E' per questo che il governo cubano, negli attuali colloqui per il ristabilimento e la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra i due Stati, esige dal governo USA il rigoroso adempimento della Convenzione di Vienna, del 1961, entrata in vigore il 24 aprile 1964, ciò che i diplomatici dell'attuale Sezione d'Interessi violano, in quanto l'articolo 41 dichiara: "Fatti salvi i loro privilegi ed immunità, tutte le persone che godono degli stessi, dovranno rispettare le leggi e i regolamenti dello Stato ricevente. Sono inoltre tenuti a non immischiarsi negli affari interni di questo Stato". "I locali della missione non devono essere utilizzati in modo incompatibile con le funzioni della missione, come sono elencate nella presente Convenzione e in altre norme del diritto internazionale ..."

Per riaffermare le violazioni della presente Convenzione internazionale, la sub Segretaria di Stato Roberta Jacobson ha dichiarato che continuerà a dare sostegno alla controrivoluzione interna a Cuba, creata, finanziata e addestrata all'interno dei locali della sua missione diplomatica all'Avana.

Questo lo stile di coloro che si dichiarano campioni di tutti i diritti del mondo.

Così 113 anni dopo quella obbrobriosa Appendice imposta dagli USA, i cubani tengono ben presenti le parole di José Martí, quando disse: "La libertà costa molto cara, ed è necessario o rassegnarsi a vivere senza di essa o decidersi ad acquistarla al suo prezzo".

Cuba molti anni fa prese la decisione di non tornare, mai più, ad essere una colonia degli yankee.


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