No, i migranti non pagheranno le nostre pensioni

No, i migranti non pagheranno le nostre pensioni
Jacques Stelliez, Polemia, 27 aprile 2016

Ancora una volta l’economista della Banca Mondiale Herman Winkel giustifica l’immigrazione in Europa con un argomento frequentemente ripetuto: “ringiovanendo la popolazione con l’immigrazione si contribuisce necessariamente a pagare le pensioni.”
Questa affermazione è inesatta: lo Stato non può pagare i costi crescenti di una popolazione che invecchia se non con risorse supplementari, e quale che sia la loro età, gli inattivi senza risorse non ne apportano.
Per assicurare le pensioni future, sono le risorse dello Stato che si devono aumentare, soprattutto aumentando il numero degli impieghi produttivi.
L’immigrazione potrebbe contribuire in due modi: o se gli immigrati riempissero una mancanza di manodopera nei settori produttivi, o se gli immigrati creassero delle nuove imprese generatrici di impieghi produttivi.
Ma globalmente in Europa l’immigrazione attuale proveniente da paesi del terzo mondo non è scelta in funzione del mercato del lavoro ed è poco qualificata. I richiedenti impieghi poco qualificati sono già in soprannumero, e questa immigrazione non selettiva non fa che gonfiare il numero complessivo dei disoccupati e di chi percepisce sussidi sociali. Questi immigrati non hanno in genere le competenze necessarie per creare nuove imprese.
In realtà questa immigrazione europea non selettiva non fa che peggiorare il problema delle pensioni. In realtà i disoccupati e i percettori di sussidi sociali che essa genera richiedono risorse supplementari.
Lo Stato le trova di solito aumentando la pressione fiscale, il che ha per conseguenza inevitabile di dimuire la competitività delle imprese. Per mantenere la competitività, queste devono fare economie, per esempio riducendo il personale o delocalizzandosi in paesi con manodopera a buon mercato ... o rischiare il fallimento. Tutto ciò diminuisce l’impiego e aggrava il problema delle pensioni.
Se non si aumenta la pressione fiscale mantenendo fissa la protezione della sicurezza sociale, le somme destinate a questi disoccupati e percettori di sussidi sociali graveranno su altre voci della sicurezza sociale, come ad esempio malattia e invalidità... o le pensioni stesse.
Indipendentemente da qualunque considerazione sugli eventuali vantaggi o inconvenienti che apporterebbe all’Europa l’attuale immigrazione dai paesi del terzo mondo, essa non risolve il problema delle pensioni. Si potrebbe invece affrontare il problema aumentando gli impieghi produttivi. Per questo serve, da una parte migliorare la competitività delle nostre imprese diminuendo il peso dello Stato e la pressione fiscale, dall’altra facilitare la creazione di imprese, soprattutto con un alleggerimento significativo degli oneri amministrativi e sociali. Ma sicuramente non incoraggiando l’immigrazione extra-europea.
Perciò l’affermazione “ringiovanire la popolazione con l’immigrazione contribuisce a pagare le pensioni” la si può anche ripetere all’infinito, ma non è basata su alcuna realtà oggi in Europa. Si tratta di un altro di quei miti ideologici di cui bisogna disfarsi per risolvere i problemi.