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Quanto dura la plastica ?


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
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Un sacchetto di plastica dura 400 anni. Ce l'hanno appena ridetto gli articoli di stagione dedicati al mare e ai litorali inquinati da bottiglie, sacchetti, taniche, imballaggi di polistirolo. Sembrerebbe una buona notizia, quindi, quella che viene dal Giappone. I ricercatori dell'università Nihon, a Chiba, hanno verificato che nell'acqua marina la plastica si «scioglie» più rapidamente di quanto si pensasse e di quanto succede sulla terra ferma. La maggior velocità è dovuta alla temperatura dell'acqua, all'esposione al sole, alle pioggie e ai venti. Ma degradandosi la plastica rilascia composti tossici di vario tipo che mettono in serio pericolo l'ecosistema marino, in particolare il plancton e i pesci. Quindi, invece di una buona notizia ne abbiamo due pessime. Gli oceani sono inquinati da una brodaglia di plastica che rilascia veleni ancor prima di sminuzzarsi. Un motivo in più, concludono i ricercatori nipponici, per usare meno plastica, per riciclarla il più possibile, e per non buttarla negli oceani.

Lo studio, presentato al Meeting dell'American Chemical Society in corso a Washington, è stato realizzato simulando in laboratorio le condizioni ambientali marine. In quelle condizioni il polistirene, il materiale base usato per gli imballaggi, inizia a decomporsi già dopo un anno. La plastica rilascia vari tipi di stireni e il bisfenolo A (BPA) che si sospetta abbia effetti cangerogeni e sulla fertilità.
Secondo un rapporto Fao-Unep, ogni anno finiscono negli oceani 6,4 milioni di tonnellate di rifiuti. L'88% di questa massa proviene da imbarcazioni mercantili. Le correnti creano dei vortici che a loro volta creano delle «isole» di rifiuti. La più estesa (quasi due volte il Texas, si stima) galleggia nel Pacifico, tra la California e le Hawaii. In un chilometro quadrato del «vortice» del Pacifico galleggiano mediamente 13 mila pezzi di plastica. Nel 2002 vicino alla superficie di un punto di accumulo erano stati trovati 6 chili di plastica per ogni chilo di plancton.
Più che una vera e propria isola, quella del Pacifico è un'enorme chiazza, una smisurata poltiglia a base di plastica, invisibile agli occhi dei satelliti. All'inizio di agosto dalla California due navi hanno fatto rotta verso il vortice della spazzatura del Pacifico. A bordo ci sono i ricercatori dell'istituto di oceanografia dell'università di San Diego. Faranno prelievi in vari punti dell'isola e, soprattutto, cercheranno di farsi venire una buona idea su come ripulire l'oceano. Il primo problema è come separare i frammenti di plastica dall'acqua del mare. Risolto quello, studieranno come trasformare la plastica in carburante. In sostanza, si tratterebbe di un ritorno alle origini, al petrolio usato per produrre la plastica.

Facile a dirsi, difficile a farsi. Lo scoglio maggiore è la degradazione dei polimeri che compongono la plastica. I tempi di degradazione relativamente rapidi, stando alla ricerca giapponese, aiuterebbero a superarlo. Due le strade più battute, a livello sperimentale, per creare carburanti dalla plastica. La prima sfrutta le altissime temperature di una torcia al plasma per scomporre la plastica in monossido di carbonio e idrogeno. La seconda prevede l'uso di enzini per spezzare i legami chimici del polimeri. Ogni tipo di plastica richiede un tipo diverso di enzima.
Come si vede, gli oceanografi di San Diego hanno parecchie gatte da pelare. Intanto, le isole di plastica continuanano ad allargarsi.

Manuela Cartosio
Fonte: www.ilmanifesto.it
Link: http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090820/pagina/02/pezzo/257754/
20.08.2009


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