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Quello che il film "Lincoln" non dice su Lincoln

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AlbaKan
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Il film "Lincoln", prodotto e diretto da uno dei registi più conosciuti degli Stati Uniti, Steven Spielberg, ha riacceso un grande interesse per la figura di Lincoln, uno dei presidenti che, come Franklin D. Roosevelt è sempre intervenuto nell’ideologia statunitense con un grande ricordo popolare. Si evidenzia questa figura politica, come il garante dell'unità degli Stati Uniti, dopo aver sconfitto i confederati che aspiravano alla secessione degli stati del sud dallo Stato federale.
E' anche una figura che risalta nella storia degli Stati Uniti per aver abolito la schiavitù e dato la libertà e la cittadinanza ai discendenti di popolazioni immigrate di origine africana, vale a dire la popolazione nera, che negli Stati Uniti è conosciuta come afro-americana.

Lincoln è stato anche uno dei fondatori del Partito Repubblicano, che all'origine fu proprio l'opposto del Partito Repubblicano attuale, oggi fortemente influenzato da un movimento - il Tea Party - sciovinista, razzista ed estremamente reazionario dietro al quale ci sono interessi economici e finanziari che vogliono eliminare l'influenza del governo federale nella vita economica, sociale e politica del paese. Il Partito Repubblicano, fondato dal presidente Lincoln era, al contrario, un partito federalista, che considerava il governo federale come garante dei Diritti Umani. E tra questi, l'emancipazione degli schiavi, tema centrale del film Lincoln, a cui Lincoln diede maggiore enfasi. Eliminare la schiavitù significava che lo schiavo sarebbe diventato lavoratore, padrone del proprio lavoro.

Tuttavia Lincoln, anche prima di diventare presidente, considerò anche altre conquiste sociali come parte anche dei diritti umani, e tra questi, il diritto del mondo del lavoro di controllare, non solo il lavoro in sé, ma anche il prodotto dello stesso. Il diritto di emancipazione degli schiavi trasformava lo schiavo in una persona libera salariata, unita, secondo lui, in vincoli fraterni con gli altri membri della classe operaia, a prescindere dal colore della loro pelle. Le sue richieste affinchè lo schiavo cessasse di essere tale e affinchè il lavoratore – tanto bianco quanto negro – fosse il padrone, non solo del proprio lavoro, quanto anche del prodotto dello stesso, erano in egual misura rivoluzionarie. L'emancipazione della schiavitù era necessaria affinché la persona fosse proprietaria del proprio lavoro. L'emancipazione della classe operaia significava che essa fosse padrona del prodotto del suo lavoro. E Lincoln ha enunciato i due tipi di emancipazione. Tuttavia, il secondo tipo nemmeno è citato nel film Lincoln. In realtà, viene ignorato. E uso il termine "ignorato" invece di "nascosto", perché è del tutto possibile che gli autori del film o del libro su cui si basa, nemmeno conoscono la vera storia di Lincoln.

La guerra fredda nel mondo culturale e perfino accademico degli Stati Uniti (che continua a esistere) e l'enorme dominio di quella che lì è chiamata la Classe Corporativa (la classe dei proprietari e gestori del grande capitale) sulla vita, non solo economica, ma anche civile e culturale, spiega che la storia formale degli Stati Uniti che viene insegnata nelle scuole e nelle università è molto parziale purificata da ogni contaminazione ideologica del movimento operaio, che sia socialismo, comunismo o anarchia. La stragrande maggioranza degli studenti americani, anche delle università più prestigiose e conosciute, non sanno che la festa del 1° maggio, celebrata in tutto il mondo come la Giornata Internazionale del Lavoro, è un tributo in onore di sindacalisti americani che sono morti in difesa dell'orario di lavoro di otto ore al giorno (invece di dodici), vittoria che lanciò questa richiesta di rivendicazione con successo nella maggior parte dei paesi del mondo. Negli Stati Uniti, oggi, 1° maggio, oltre a non essere festivo, è il giorno della Legge e dell'Ordine, Law and Order-Day (vedi Storia del popolo libro degli Stati Uniti, Howard Zinn). La vera storia degli Stati Uniti è molto diversa dalla storia ufficiale promossa dalle strutture di potere statunitensi.

Le simpatie ignorate e/o nascoste di Lincoln

Lincoln, già quando era membro della Camera legislativa dello Stato dell'Illinois, simpatizzava chiaramentecon le esigenze del movimento operaio socialista, non solo degli Stati Uniti, ma anche di tutto il mondo. In realtà, Lincoln, così come ho indicato all'inizio dell'articolo, considerava come un Diritto Umano, il diritto del mondo del lavoro di controllare il prodotto del proprio lavoro, posizione chiaramente rivoluzionaria in quel periodo (e che continua a esserlo oggi), e che né il film né la cultura dominante negli Stati Uniti ricorda o conosce, convenientemente dimenticata nell'apparato ideologico dell'establishment statunitense controllato dalla Classe Corporativa. In verità, Lincoln riteneva che la schiavitù era il massimo dominio del capitale sul mondo del lavoro e la sua opposizione alle strutture di potere degli stati del sud, si deve proprio al fatto che queste strutture erano percepite come sostenitrici del un sistema economico basato sullo sfruttamento assoluto del mondo del lavoro. Ecco perché vedeva l'abolizione della schiavitù come la liberazione non solo dei neri, ma di tutto il mondo del lavoro, beneficiando anche la classe operaia bianca, il cui razzismo vide che era contro i propri interessi. Lincoln ha anche detto che:

"il mondo del lavoro precede del capitale. Il capitale è il frutto del lavoro, e che non esistiterebbe senza il mondo del lavoro, che lo ha generato. Il mondo del lavoro è superiore al mondo del capitale e merita maggiore considerazione (...) Nella situazione attuale, il capitale ha tutto il potere e bisogna invertire questo squilibrio".

I lettori degli scritti di Karl Marx, contemporaneo di Abramo Lincoln, ricorderanno che alcune di queste frasi erano molto simili a quelle utilizzate da cotanto analista del capitalismo nella sua analisi del capitale/lavoro, nell'ambito di tale sistema economico.

Sorprenderà molti lettori sapere che gli scritti di Karl Marx influenzarono Abraham Lincoln, così come documenta con grande dettaglio John Nichols nel suo eccellente articolo "Reading Karl Marx with Abraham Lincoln Utopian socialists, German communists and other republicans” (Leggere Karl Marx con Abraham Lincoln socialisti utopisti, comunisti tedeschi ed altri repubblicani), pubblicato in Political Affairs (27/11/12), e da cui estraggo le citazioni così come la maggior parte dei dati pubblicati in questo articolo. Gli scritti di Karl Marx erano conosciuti tra i gruppi di intellettuali che erano profondamente insoddisfatti della situazione politica ed economica degli Stati Uniti, come nel caso di Lincoln. Karl Marx scriveva regolarmente sul New York Tribune, il giornale intellettuale più influente negli Stati Uniti in quel periodo. Il suo editore, Horace Greeley, era considerato un socialista e un grande ammiratore di Karl Marx, che invitò ad essere editorialista di questo giornale. Nelle colonne del suo giornale incluse molti attivisti tedeschi fuggiti dalle persecuzioni avvenute nella Germania di quel tempo, una Germania altamente tumultuosa, con un nascente movimento operaio che metteva in discussione l'ordine economico esistente. Alcuni di questi immigrati tedeschi (noti negli Stati Uniti da quel momento come "Repubblicani Rossi") hanno poi combattuto con le truppe federali durante la guerra civile, guidati dal Presidente Lincoln.

Greeley e Lincoln erano amici. In realtà, Greeley e il suo giornale sostennnero dall'inizio la carriera politica di Lincoln, essendo Greeley colui che gli consigliò di candidarsi alla presidenza del paese. Tutti i fatti indicano che Lincoln era un avido lettore del New York Tribune. Nella sua campagna per la presidenza degli Stati Uniti invitò diversi "repu
bblicani rossi" a far parte della sua squadra. Infatti, già prima come membro del Congresso, rappresentante dei cittadini di Springfield nello stato dell'Illinois, sostenne spesso i movimenti rivoluzionari che stavano emergendo in Europa e più in particolare in Ungheria, firmando dei documenti a sostegno di tali movimenti.

Lincoln, grande amico del mondo del lavoro statunitense e internazionale
La sua conoscenza delle tradizioni rivoluzionarie esistenti in quel periodo non era casuale, bensì era il risultato del suo sostegno al movimento operaio internazionale e delle sue istituzioni. Incoraggiò i lavoratori degli Stati Uniti ad organizzare e formare sindacati e continuò a farlo da presidente. E diversi sindacati lo nominarono membro onorario. Nella sua risposta ai sindacati di New York sottolineò:

"voi avete capito meglio di chiunque altro che la lotta per porre fine alla schiavitù è la lotta per liberare il mondo del lavoro, vale a dire, liberare tutti i lavoratori. La liberazione degli schiavi nel Sud è parte della stessa lotta per la liberazione dei lavoratori del Nord".

E durante la campagna elettorale, il presidente Lincoln promosse la posizione contro la schiavitù indicando in modo esplicito che la liberazione degli schiavi permetteva ai lavoratori di esigere salari che consentono loro di vivere decentemente e con dignità, contribuendo in tal modo ad aumentare i salari di tutti i lavoratori, sia neri che bianchi.
Marx, ed anche Engels, scrissero con entusiasmo della campagna elettorale di Lincoln, in un momento in cui entrambi stavano preparando la Prima Internazionale del Movimento Operaio. A un certo punto della sessione, Marx ed Engels proposero all'Internazionale di inviare una lettera al presidente Lincoln congratulandosi con lui per il suo atteggiamento e la sua posizione. Nella sua lettera, la Prima Internazionale si congratulava con il popolo degli Stati Uniti e il suo presidente, per la fine alla schiavitù, per aver favorito la liberazione di tutti i lavoratori, non solo degli Stati Uniti, bensì in tutto il mondo.
Il Presidente Lincoln rispose, ringraziando e rispondendo alla nota che apprezzava il supporto dei lavoratori di tutto il mondo alle sue politiche, in un tono caloroso, che di certo, creò grande allarme tra gli istituti economici, finanziari e politici da entrambi i lati dell'Atlantico. Era chiaro che, a livello internazionale, come segnalò più tardi il leader socialista statunitense Eugene Victor Debs, proprio nella sua campagna elettorale, "Lincoln era stato un rivoluzionario e che per quanto paradossale potesse sembrare, il Partito Repubblicano aveva avuto nelle sue origini un tonalità rossa".

La rivoluzione democratica che Lincoln ha iniziato e mai sviluppata
Inutile dire che nessuno di questi dati appare nel film Lincoln, né sono ampiamente conosciuti negli Stati Uniti. Ma, come bene fanno ben notare John Nichols e Robin Blackburn (altro autore che ha scritto molto su Lincoln e Marx), per capire Lincoln si deve capire il periodo e il contesto in cui ha vissuto. Lincoln non era un marxista (termine sovrautilizzato nella letteratura storiografica e che lo stesso Marx denunciò), e non era sua intenzione eliminare il capitalismo, se non correggere l'enorme squilibrio tra il capitale e il lavoro in esso esistente. Ma non vi è dubbio che sia stato molto influenzato da Marx e da altri pensatori socialisti, con cui ha condiviso le sue contigue aspirazioni, chiaramente simpatizzando con loro, prendendo la loro posizione ad alti livelli di radicalismo nel suo impegno democratico. E' una distorsione storica ignorare questi fatti, come fa il film Lincoln.

Non c'è dubbio che Lincoln fosse una personalità complessa, con molti chiaroscuri. Ma le simpatie sono scritte e ben definite nei suoi discorsi. Inoltre, gli intensi dibattiti in atto nella sinistra europea sono riprodotti anche nei circoli progressisti negli Stati Uniti. In realtà, la più grande influenza su Lincoln fu quella dei socialisti utopici tedeschi, molti dei quali si rifugiarono in Illinois fuggendo dalla repressione europea.

Il comunitarismo che caratterizzò tali socialisti influenzò la concezione democratica di Lincoln, interpretando la democrazia come il governo delle istituzioni politiche da parte del popolo, in cui le classi popolari erano la maggioranza. Il suo famoso detto (che è diventato lo splendido slogan democratico più conosciuto al mondo - Democracy for the people, of the people and by the people - chiaramente indica l'impossibilità di avere una democrazia del popolo, per il popolo, senza che sia realizzata e raggiunta dallo stesso popolo. Da ciò vedeva la liberazione degli schiavi e del mondo del lavoro come elementi essenziali di tale processo di democratizzazione. Il suo concetto di uguaglianza ha portato inevitabilmente un conflitto con il dominio di tali istituzioni politiche per il capitale. E la realtà esistente oggi negli Stati Uniti e che ho descritto nel mio articolo “Lo que no se ha dicho en los medios sobre las elecciones en EEUU” (Quello che non è stato detto dai media circa l'elezione negli Stati Uniti") (Público, 13.11.12) è una prova di ciò. Oggi la classe Corporativa controlla le istituzioni politiche di quel paese.

Ultime osservazioni e una richiesta

Ripeto che nessuna di queste realtà appare nel film. Spielberg non è, dopo tutto, Pontecorvo, e il clima intellettuale statunitense è ancora bloccato nella guerra fredda, impoverendolo intellettualmente. "Socialismo" è una parola che continua a essere malvista nei circoli dell'establishment culturale del paese. E nella terra di Lincoln, quel progetto democratico che egli sognava non fu mai realizzato a causa dell'enorme influenza del potere del capitale sulle istituzioni democratiche, influenza che ha notevolmente diminuito l'espressione di democrazia in quel paese. E il paradosso graffiante della storia è che il Partito Repubblicano è diventato lo strumento politico più aggressivo che esiste oggi al servizio del capitale.
Di certo, apprezzerei che tutte le persone che troveranno interessante questo articolo lo diffondano ampiamente, compresa la distribuzione ai critici cinematografici, che nella loro promozione del film, sicuramente non parleranno dell'altro Lincoln sconosciuto nel suo paese (e in molti altri, tra cui la Spagna). Uno dei fondatori del movimento democratico rivoluzionario non è nemmeno riconosciuto come tale. L'emancipazione degli schiavi è una grande vittoria da celebrare. Ma Lincoln è andato oltre. E di questo non si parla.

Fonte: http://www.vnavarro.org/wp-content/uploads/2013/01/lo-que-la-pelicula-lincoln-no-dice-sobre-lincoln-vdef.pdf

Versione IT: http://tlaxcala-int.org/article.asp?reference=9074


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mincuo
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E questa sarebbe la "storia vera" di Lincoln. In salsa progressista, un pò anche marxista e un pò rivoluzionaria, che non guasta mai. Un misto Pancho Villa, Che Guevara e Obama insomma. Ben messi.
Ma Lincoln era il referente dell'elite, e degli INDUSTRIALI, e il loro obiettivo era il protezionismo industriale, che era minacciato, ed era cruciale per gli Stati del Nord.
Ed era minacciato dalla concorrenza del Sud che importava dall'Europa i manufatti e li pagava col cotone, che vendeva a un prezzo ben più alto.
E quei manufatti Europei erano in concorrenza con quelli prodotti dagli industriali degli Stati del Nord.
A Lincoln in verità interessava poco della schiavitù, non era mai stato nemmeno un abolizionista, e inoltre aveva più volte dichiarato che lui intendeva preservarla negli Stati che ce l'avevano.
Testualmente lo dichiarò più e più volte, ad esempio:
"Non ho legalmente il diritto di abolire la schiavitù negli Stati in cui esiste, né ho il desiderio di farlo".
Oppure: "Se per preservare l'Unione c'è da mantenere la schiavitù io lo farò, se occorrerà abolirla io la abolirò".
La schiavitù, l'emancipazione, fu successivamente cavalcata per mascherare le reali ragioni sociali ed economiche che stettero alla base della guerra di Secessione e per fornire una motivazione ideale per combattere ai cittadini Americani.
E a maggior riprova di quanto "gli ideali" fossero alla base, lo stesso Atto di Emancipazione promulgato nel 1863 non includeva gli schiavi che vivevano negli Stati non Secessionisti.
Quelli andavano bene.
La vera storia.......O è una balla concordata.
O è la balla de destra e la balla de sinistra. Take your pick.


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ws
 ws
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dal 1939 qualunque film di hollywood deve essere concordato con l' USIA un ente federale che da allora controlla l' intera produzione mediatica del paese.

In pratica in USA tutti i film devono essere di " propaganda" per il sistema vigente in quel paese, in genere una propaganda discreta e " accattivante" che pero' dal 2001 e' sempre piu' manichea e diretta.

In ogni caso pero' funziona ancora molto come dimostra questo dibattito .. 8)


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AlbaKan
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dal 1939 qualunque film di hollywood deve essere concordato con l' USIA un ente federale che da allora controlla l' intera produzione mediatica del paese.

In pratica in USA tutti i film devono essere di " propaganda" per il sistema vigente in quel paese, in genere una propaganda discreta e " accattivante" che pero' dal 2001 e' sempre piu' manichea e diretta.

In ogni caso pero' funziona ancora molto come dimostra questo dibattito .. 8)

E' ovvio che la versione ufficiale della storia è sempre controllata da chi gestisce l'informazione, e i risultati si vedono...
In questo caso però io non vedo dibattito, Navarro ha riportato fonti e fatti, se uno risponde riportanndo come unica fonte se stesso e la sua opinione non c'è nessun dibattito.

Il problema serio dell'informazione è che le str.....e (stranezze) dei TROLL, prima erano gratis e quindi arrivavano a gogò, adesso sembra che l'UE paghi i minchio-troll, per cui sarà peggio di prima!
😉
http://crisis.blogosfere.it/2013/02/europa-1-milione-di-euro-per-addestrare-i-funzionari-a-fare-i-troll.html


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Santos-Dumont
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Sta a vedere invece che la storia autentica di Lincoln è questa: http://it.wikipedia.org/wiki/La_leggenda_del_cacciatore_di_vampiri
😆
Capitalisti = vampiri?


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cdcuser
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Riporto di seguito un pezzo estrapolato da un articolo di Gianni Petrosillo (Conflitti & Strategie) uscito qualche settimana fá (in basso il link alla fonte) che in poche, chiare parole, secondo la mia opinione, da un breve sunto in merito alle motivazioni di "quel" fatto storico:

........
In questi giorni, è uscita nelle sale italiane l’ultima fatica cinematografica di Steven Spielberg, Lincoln, la storia del 16° Presidente degli Stati Uniti D’America. Gli americani sono bravissimi nel trattare le loro questioni nazionali che non mancano di narrazione agiografica ma, ugualmente, non tralasciano il cinismo che ne sta alla base. Lincoln è ricordato nei libri e nell’immaginario collettivo mondiale per aver combattuto il regime di schiavitù del Sud. Tuttavia, non si trattò, tanto ed esclusivamente, di un fatto umanitario ma di una necessità strategica, politica ed economica dei suoi tempi.

Come scrive l’economista veneto Gianfranco La Grassa, quel conflitto era propedeutico all’acquisizione delle condizioni-base per l’ ascesa degli Usa a prima potenza mondiale: “L’evento cruciale fu la guerra civile o di secessione del 1861-65 che fu sanguinosissima. Si confrontarono l’Unione (del nord) e la Confederazione (del sud). La simpatica e nobile scusa – di cui Abramo Lincoln viene considerato, sbagliando completamente indicazione, l’idealista portatore – fu la liberazione degli schiavi, lavoranti nelle piantagioni di cotone del sud. In realtà, la questione era molto più prosaica. I confederati, produttori di cotone esportato verso l’Inghilterra della prima Rivoluzione industriale (industria soprattutto tessile), sostenevano le virtù del libero mercato e dunque del commercio internazionale senza intralci tra loro e l’Inghilterra. Questa era l’ideologia propagandata, ad es., da Thomas Cooper, mediocre economista, che seguiva le tesi ricardiane della teoria dei costi comparati. Il Nord non se ne diede per inteso, voleva sviluppare l’industria, utilizzando il protezionismo necessario per una certa fase iniziale di irrobustimento della stessa; seguendo quindi semmai l’impostazione listiana dell’“industria nascente”. Per ottenere tale risultato, dovette però schiacciare il Sud; e per schiacciarlo incrementò non soltanto l’industria in genere, ma pure quella delle armi, con tutte le innovazioni che questa comporta quando è messa alla frusta”.

Nella pellicola di Spielberg emerge l’elemento economico, quello dello svantaggio competitivo del Nord che non può usufruire di mandopera gratis come nel Sud (cosa che ostacola la costituzione di rapporti sociali e produttivi pienamente capitalistici), mentre è carente quello politico (l’impellenza di recidere la dipendenza geopolitica dall’Inghilterra). Tuttavia, ciò che non difetta è la descrizione dei mezzi, poco ortodossi, di cui Lincoln si serve per raggiungere i suoi legittimi e progressivi (per tutta la società americana, anche per quella parte che gli è nemica) obiettivi. Il Presidente corrompe i “congressisti” dell’opposizone, ne compra i voti promettendo incarichi e prebende, tutto pur di far approvare il XIII emendamento contro la schiavitù. Insomma, il capo dei Repubblicani esaurisce i suoi scopi grazie al suk dei parlamentari, per mezzo di corruzione e regalie. Immagino che anche laddove detto stratagemma fosse fallito egli sarebbe ricorso a sistemi ancor più persuasivi…
.......
Fonte: http://www.conflittiestrategie.it/elogio-della-corruzione


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Tonguessy
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Lincoln è stato anche uno dei fondatori del Partito Repubblicano, che all'origine fu proprio l'opposto del Partito Repubblicano attuale

Un po' come adesso il PD è l'opposto del PCI, forse?

Comunque sta storia dei nordisti tutti belli e bravi e dei sudisti beceri mi ricorda qualcosa di italiota.
Ma anche qualcos'altro. I negri furono "invitati" ad andarsene dalle baracche delle campagne del sud per andare a vivere nelle case popolari del nord. Non più schiavi ma liberi di lavorare per le industrie del nord.
Nessuna persona di potere (neanche Lincoln) ha mai fatto riferimento alla possibilità di farli tornare lì dove erano stati catturati: per i latifondisti e per gli industriali l'importante è che stessero al loro posto a produrre plusvalore, schiavi o cittadini "liberi" che fossero. La parità di diritti vale solo per il diritto ad essere manodopera a basso costo, nulla di più.

"Emblematico è lo spostamento di ruolo avvenuto nella manodopera degli stati del sud: se durante lo schiavismo i negri lavoravano la terra e basta, dopo l'eliminazione formale della schiavitù i latifondisti “assumevano” gli ex-schiavi con l'obbligo però di produrre molto di più di quanto non facessero prima. Come si vede il concetto di “libertà” non può venire scisso dalla prassi del guadagno. Prima il guadagno e poi il resto."

http://www.appelloalpopolo.it/?p=1248


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AlbaKan
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Riporto di seguito un pezzo estrapolato da un articolo di Gianni Petrosillo (Conflitti & Strategie) uscito qualche settimana fá (in basso il link alla fonte) che in poche, chiare parole, secondo la mia opinione, da un breve sunto in merito alle motivazioni di "quel" fatto storico:
........
In questi giorni, è uscita nelle sale italiane l’ultima fatica cinematografica di Steven Spielberg, Lincoln, la storia del 16° Presidente degli Stati Uniti D’America. Gli americani sono bravissimi nel trattare le loro questioni nazionali che non mancano di narrazione agiografica ma, ugualmente, non tralasciano il cinismo che ne sta alla base. Lincoln è ricordato nei libri e nell’immaginario collettivo mondiale per aver combattuto il regime di schiavitù del Sud. Tuttavia, non si trattò, tanto ed esclusivamente, di un fatto umanitario ma di una necessità strategica, politica ed economica dei suoi tempi.

Come scrive l’economista veneto Gianfranco La Grassa, quel conflitto era propedeutico all’acquisizione delle condizioni-base per l’ ascesa degli Usa a prima potenza mondiale: “L’evento cruciale fu la guerra civile o di secessione del 1861-65 che fu sanguinosissima. Si confrontarono l’Unione (del nord) e la Confederazione (del sud). La simpatica e nobile scusa – di cui Abramo Lincoln viene considerato, sbagliando completamente indicazione, l’idealista portatore – fu la liberazione degli schiavi, lavoranti nelle piantagioni di cotone del sud. In realtà, la questione era molto più prosaica. I confederati, produttori di cotone esportato verso l’Inghilterra della prima Rivoluzione industriale (industria soprattutto tessile), sostenevano le virtù del libero mercato e dunque del commercio internazionale senza intralci tra loro e l’Inghilterra. Questa era l’ideologia propagandata, ad es., da Thomas Cooper, mediocre economista, che seguiva le tesi ricardiane della teoria dei costi comparati. Il Nord non se ne diede per inteso, voleva sviluppare l’industria, utilizzando il protezionismo necessario per una certa fase iniziale di irrobustimento della stessa; seguendo quindi semmai l’impostazione listiana dell’“industria nascente”. Per ottenere tale risultato, dovette però schiacciare il Sud; e per schiacciarlo incrementò non soltanto l’industria in genere, ma pure quella delle armi, con tutte le innovazioni che questa comporta quando è messa alla frusta”.

Nella pellicola di Spielberg emerge l’elemento economico, quello dello svantaggio competitivo del Nord che non può usufruire di mandopera gratis come nel Sud (cosa che ostacola la costituzione di rapporti sociali e produttivi pienamente capitalistici), mentre è carente quello politico (l’impellenza di recidere la dipendenza geopolitica dall’Inghilterra).
Fonte: http://www.conflittiestrategie.it/elogio-della-corruzione

L'articolo di Navarro dice proprio che (nel film) si parla troppo e solo della "liberazione dalla schiavitù".
Riguardo al fatto che l'abolizione della schiavitù fosse una strategia economica, è una certezza, che fosse solo questo non lo sappiamo, chi impediva agli stati del nord di avere schiavi come quelli del sud?
Anche questa sarebbe potuta essere una strategia economica vincente.

Inoltre il tema dell'articolo di Navarro (ben documentato mi sembra) è un altro, molti discorsi fatti (qui) sugli interessi capitalistici dovrebbero comunque partire da un dato di fatto che smentisce tutto il tema dell'articolo, altrimenti sono nozioni aggiuntive su Lincoln, non inerenti all'articolo.

Ad esempio il fatto che l’impellenza di recidere la dipendenza geopolitica dall’Inghilterra è una cosa così terrificante? Volere sovranità e indipendenza dai colonizzatori è così terribile?


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MM
 MM
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Poi resta quello nell'immagine e nell'immaginario collettivo, dell'America che non esita a spargere finanche il sangue dei suoi stessi figli pur di rendere, a chi è sfruttato, oppresso e schiavizzato, la Libertà.


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mincuo
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Come ho detto in altra parte hanno poi fatto sparire gli studi di Robert Fogel, un premio Nobel degli anni 90, perchè scrisse un libro, non da solo, che non andava bene alla vulgata. Infatti fu attaccato e anch'io qui, che lo riportavo, neanche l'avessi scritto io.

Comunque quel pochino che ho scritto delle motivazioni di fondo, economiche, è difficilmente contestabile. Poi si innestano quelle anche ideali, ma di contorno come dire e anche sfruttate come pretesto.

La storia divulgativa cioè la propaganda invariabilmente le ragioni geopolitiche e/o economiche poi le trascura a favore di quelle ideali, a scopo pedagogico, e la gente pare faccia un po' fatica a collegare questi alti e nobili motivi ideali sempre presenti in questo o quel protagonista col fatto che si risolvono invariabilmente in guerre, omicidi di massa, carestie provocate, stermini, persecuzioni, privazioni, internamenti ecc...e non si domandi come sia possibile conciliare le due cose.

Ma le hanno abituate a non ragionare a non collegare.


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mincuo
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Non so se Albakan si riferisse a me per le opinioni, i fatti, e i troll.
Nel caso ho scritto due righe sintetiche, ma avevo messo anche due citazioni di Lincoln stesso, non opinioni.
Comunque le consiglio di prendersi in mano un libro di storia invece che di fiabe. Storia economica e diplomatica specialmente. Se vuole bibliografia chieda o si informi per conto suo anche. Non è mica impossibile informarsi, basta appena appena salire un gradino sopra i filmetti e le recensioni interessate di quarta categoria.

Davo un'occhiata a Wikipedia (pure Italiana che è la peggio) che prendo sempre a riferimento perchè è un discrimine per chi almeno a livello 0 fa la fatica di leggere una paginetta, pure purgata e di mezza propaganda.
Pure lì a parte "i Revisionisti" che per il lettore ingenuo significa i "cattivi" o non si sa bene, e in realtà significa quasi sempre studi successivi accurati e la versione aggiornata e reale dei fatti rispetto a quella imposta immediatamente dal potere, e quella sola comunemente considerata a un livello più alto.
E quello vale sempre: Risorgimento, Rivoluzioni, 1a guerra, 2 guerra...
Tra l'altro pur nella sua vaghezza e mescolando, sfumando ecc... mette poi l'immancabile trucco del "controverso" sulla versione propagandistica, che è un classico, perchè mica si dice sbagliata quella revisionista, e così si salva dando la zuppa ma avvertendo almeno che non è zuppa certissima.
E vedo poi che mette anche una delle innumerevoli citazioni di Lincoln, sugli "ideali":
"Non sono, e non sono mai stato, favorevole a una qualsiasi realizzazione della parità sociale e politica della razza bianca e nera; esiste una differenza fisica tra la razza bianca e nera che credo impedirà per sempre alle due razze una convivenza in termini di parità sociale e politica. E poiché esse non possono convivere in questa maniera, finché rimangono assieme ci dovrà essere la posizione superiore e inferiore, e io, al pari di chiunque altro, sono favorevole a che la posizione superiore venga assegnata alla razza bianca"
http://it.wikipedia.org/wiki/Abramo_Lincoln

Albakan, a proposito di propaganda nei blog e di allegre compagnie in servizio permanente effettivo, è un'altra di quelli che pensano di essere furbissimi, e che gli altri invece siano tutti stupidi, che non capiscano, che non colleghino, che non si rendano conto, che non si avvedano e che gli manchi il senso dell'orientamento.


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AlbaKan
Noble Member
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Non so se Albakan si riferisse a me per le opinioni, i fatti, e i troll.
Nel caso ho scritto due righe sintetiche, ma avevo messo anche due citazioni di Lincoln stesso, non opinioni.
Comunque le consiglio di prendersi in mano un libro di storia invece che di fiabe. Storia economica e diplomatica specialmente. Se vuole bibliografia chieda o si informi per conto suo anche. Non è mica impossibile informarsi, basta appena appena salire un gradino sopra i filmetti e le recensioni interessate di quarta categoria.

Mi dispiace se leggendo la parola troll ti sia sentito chiamato in causa, sono davvero mortificata...
Riguardo all'informarsi lo faccio per ciò che m'interessa, è ovvio che non posso farlo ogni volta che leggo l'opinione di qualcuno, non avrei il tempo di verificare le opininioni di chiunque in qualunque forum, chiedo venia...
La tua affermazione secondo cui io leggo libri di fiabe (che sarebbero comunque meglio di wikipedia!), la lascerei perdere, perchè è evidente che era solo un modo per essere offensivo e scortese, sei riuscito nella seconda cosa, per la prima non ne hai potere...

E vedo poi che mette anche una delle innumerevoli citazioni di Lincoln, sugli "ideali":
"Non sono, e non sono mai stato, favorevole a una qualsiasi realizzazione della parità sociale e politica della razza bianca e nera; esiste una differenza fisica tra la razza bianca e nera che credo impedirà per sempre alle due razze una convivenza in termini di parità sociale e politica. E poiché esse non possono convivere in questa maniera, finché rimangono assieme ci dovrà essere la posizione superiore e inferiore, e io, al pari di chiunque altro, sono favorevole a che la posizione superiore venga assegnata alla razza bianca"
http://it.wikipedia.org/wiki/Abramo_Lincoln

Come già detto diverse volte, il tema centrale dell'articolo non è l'abolizione della schiavitù di Lincoln, né continuare a dire che era
razzista Nè che ha salvato i neri dalla schiavitù c'entra qualcosa...
Però magari per un'informazione più completa potevi riportare anche l'opnione di alcuni studiosi di storia che era proprio sotto questa frase (nella TUA fonte wikipedia):
"Alcuni studiosi, tra cui Stacy Pratt McDermott[1], contestano questa interpretazione della visione di Lincoln sul razzismo scrivendo che le frasi riportate sopra sono tipiche manifestazioni della psicologia di chiunque in quel periodo; Nessuno è indenne dallo spirito del tempo, per cui non si possono impiegare acquisizioni culturali recenti per giudicare uomini dell'Ottocento"
Qui c'è una lettura completa: http://illinoisissues.uis.edu/features/2004Feb/lincoln.html

Albakan, a proposito di propaganda nei blog e di allegre compagnie in servizio permanente effettivo, è un'altra di quelli che pensano di essere furbissimi, e che gli altri invece siano tutti stupidi, che non capiscano, che non colleghino, che non si rendano conto, che non si avvedano e che gli manchi il senso dell'orientamento.

Si scrive che manchi loro il senso dell'orientamento, stavi parlando di persone al plurale...
...comunque...non ho mai pensato che ti mancasse il senso dell'orientamento...(fatta eccezione per la lingua italiana), forse sei tu il
furbissimo che crede di sapere cosa pensano gli altri.
Buona serata
😀


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mincuo
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 6059
 

Si scrive che manchi loro il senso dell'orientamento, stavi parlando di persone al plurale...
...comunque...non ho mai pensato che ti mancasse il senso dell'orientamento...(fatta eccezione per la lingua italiana), forse sei tu il
furbissimo che crede di sapere cosa pensano gli altri.
Buona serata

Gli - loro

http://www.mauriziopistone.it/testi/discussioni/gramm04_gli_loro.html

http://dizionari.corriere.it/dizionario-si-dice/G/gli-loro.shtml

Già normalmente non sarebbe simpatico rimarcare un errore grammaticale, che può sempre occorrere, anzi è una cosa un po' penosa.
Ma salire in cattedra giusto per dire degli strafalcioni e con così tanta sicumera è proprio comico.
AlbaKan, la maestrina dalla penna rossa.
La più furba dell'associazione "i più furbi del reame", che pensano che tutti gli altri (GLI) siano stupidi.
C.V.D.


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Tonguessy
Membro
Registrato: 2 anni fa
Post: 2779
 

chi impediva agli stati del nord di avere schiavi come quelli del sud?
Anche questa sarebbe potuta essere una strategia economica vincente.

Domanda interessante. Il fatto è che mentre il tempo dell'agricoltura è circolare (le stagioni, la semina il raccolto etc..) e prevede una certa fissità (non a caso le popolazioni dedite all'agricoltura sono chiamate stanziali), il tempo dell'industria (e per estensione delle scienze e delle tecnologie) è lineare e non ritorna mai su sè stesso.

I prodotti nati in seno all'industria si sviluppano per passi o salti ma non ritornano mai su sè stessi, come succede per le semine successive al raccolto. I passi sono graduali o improvvisi ma lineari e mai circolari. Nell'industria si va sempre avanti, mentre nell'agricoltura si sta sempre lì, aspettando le stagioni. Che non esistono nell'industria (pensa alle ferie fatte in estate mentre l'estate è la stagione più produttiva nel primario, l'inverno invece è la stagione del riposo).

Quanto esposto penso sia una buona ragione per cui la manodopera nel latifondo è migliore quando è fissa, mentre è preferibile sia flessibile nell'industria. Un contadino non ha motivi di spostarsi, il dipendente invece va spostato lì dove c'è lavoro. Lo schiavismo è legato al territorio, la "libertà da cittadinanza" invece è legata alle varie produzioni industriali con i relativi cambi di produzione.

La globalizzazione ha amplificato a dismisura queste dinamiche. E sicuramente se le masse di contadini cinesi fossero ancora al loro posto nelle campagne tutto quel "ben di dio" tecnologico che abbiamo a disposizione oggi non ci sarebbe.

Interessante anche l'osservazione secondo cui bisogna interpretare il pensiero in funzione non di come la pensiamo oggi, ma di come era (o è) l'impianto culturale originale.

Prendiamo B. Russell, ad esempio. Era razzista, perchè quello era il pensiero dell'epoca. Anche Oscar Wilde era razzista, quando denunciava come gli USA fossero passati dalle barbarie (i Nativi) alla decadenza (gli americani) senza essere mai passati per la civilizzazione, com'è solito succedere nel ciclo delle nascite e morti delle culture.

Se da una parte è facile atteggiarsi a "esseri moralmente superiori" dimenticando quanto di straordinario l'etnoantropologia ci ha insegnato, non possiamo però mettere in soffitta quanto di buono abbiamo acquisito, rendendo giustizia ad un maggiormente sviluppato senso critico.
Si tratta solo di sapere collocare nella loro dimensione gli avvenimenti senza pretendere di catapultarli dove a noi piace maggiormente.

E certe persone proprio non ce la fanno. Abbi pazienza. 😉


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AlbaKan
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2015
Topic starter  

Interessante anche l'osservazione secondo cui bisogna interpretare il pensiero in funzione non di come la pensiamo oggi, ma di come era (o è) l'impianto culturale originale.

Prendiamo B. Russell, ad esempio. Era razzista, perchè quello era il pensiero dell'epoca. Anche Oscar Wilde era razzista, quando denunciava come gli USA fossero passati dalle barbarie (i Nativi) alla decadenza (gli americani) senza essere mai passati per la civilizzazione, com'è solito succedere nel ciclo delle nascite e morti delle culture.

Se da una parte è facile atteggiarsi a "esseri moralmente superiori" dimenticando quanto di straordinario l'etnoantropologia ci ha insegnato, non possiamo però mettere in soffitta quanto di buono abbiamo acquisito, rendendo giustizia ad un maggiormente sviluppato senso critico.
Si tratta solo di sapere collocare nella loro dimensione gli avvenimenti senza pretendere di catapultarli dove a noi piace maggiormente.

E certe persone proprio non ce la fanno. Abbi pazienza. 😉

Tanto per fare un altro esempio a riguardo, nessuno storico si sognerebbe di fare lo stesso discorso per Montesquieu, adducendo come giustificazione che sono tipiche manifestazioni della psicologia di chiunque in quel periodo...
Montesquieu era razzista oltre ogni ragionevole dubbio, e il fatto che sia vissuto circa un secolo prima, cambia poco, perchè certe mentalità possono mutare in tempi molto superiori, infatti da Montesquieu ad oggi, dopo 3 secoli i cambiamenti sono quasi impercettibili!
👿


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