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Rivoluzioni colorate?A Israele Mubarak andava benissimo...


Boero
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Netanyahu è corso in aiuto di Mubarak
di: Matteo Bernabei
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Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Ha’aretz, il ministero degli Esteri di Tel Aviv avrebbe inviato una comunicazione alle proprie principali ambasciate in Europa, in Russia e negli Stati Uniti, con la quale invita i rappresentati diplomatici in loco a premere sui governi dei rispettivi Paesi ospitanti affinché sostengano il presidente egiziano Hosni Mubarak e la stabilità del suo governo. A sostegno della veridicità della notizia il giornale israeliano cita come fonti alcuni alti ufficiali israeliani che hanno voluto mantenere l’anonimato, dal canto suo invece il governo di Tel Aviv non ha né confermato né smentito la notizia, dandole così ancora più forza. La rivelazione acquista poi ancora più concretezza se si considerano i tempi nei quali sarebbe avvenuta questa comunicazione. Per giorni Netanyahu ha osservato in silenzio il susseguirsi degli eventi, poi però gli Usa, dopo aver condannato le violenze ed espresso il proprio sostegno all’esecutivo de Il Cairo, di fronte alle migliaia di persone in piazza giorno e notte e alla manifesta volontà di cambiamento degli egiziani hanno deciso di assecondare una “transizione ordinata dei poteri”. É stato infatti all’indomani di questa dichiarazione che secondo Ha’aretz sarebbe partita la comunicazione alle ambasciate. Israele ha paura di perdere il proprio “fido” alleato, o per meglio dire il proprio cane da guardia al Cairo. E d’altronde come dargli torto. Dove Tel Aviv potrebbe trovare un altro governo che assecondi allo stesso modo tutte le sue richieste e si spinga addirittura a coprire l’omicidio dei propri soldati pur di non metterla in cattiva luce. In passato infatti l’esecutivo de Il Cairo ha aiutato Tel Aviv in diverse occasioni: facendo crollare i tunnel della speranza al confine con Gaza; costruendo un muro sotterraneo che impedisse il transito di merci illegale con la Striscia; chiudendo un occhio alcuni bombardamenti effettuati dall’esercito israeliano in territorio egiziano durante l’operazione “Piombo fuso”, nei quali sarebbero morti anche alcuni poliziotti egiziani; e infine contribuendo ad insabbiare in sede Onu il rapporto Goldstone sui crimini di guerra commessi dall’esercito con la stella di Davide nell’enclave palestinese. Un alleato così, non si può non aiutare, non sia mai che il nuovo governo egiziano faccia il proprio dovere dimenticando chi è il padrone.


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