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Siria, gli eroi sono stanchi......


Zapata
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La coalizione composta da Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Arabia Saudita, Egitto, Libia, Turchia e Katar in quasi due anni di macelleria e propaganda non sono riusciti ad aver ragione della Siria di Bashar el Assad, l’oculista reclutato a forza alla politica dalla morte prematura del fratello.

Gli USA sono stati ingannati da illusioni autoprodotte, dalla sopravvalutazione della volontà di potenza della Turchia, la sottovalutazione della capacità di resistenza dei siriani.
Stanno imparando a conoscere un vicino oriente che non conoscevano: i libanesi hanno un governo filo Hezbollah e sono riusciti a demolire una rete CIA di diciassette persone, tutte arrestate, accecando il Dipartimento di Stato in un momento decisivo. I siriani hanno ”esportato” i non combattenti, come profughi, oltreconfine, ottenuto – a inizio guerra – una sovvenzione importante dall’Iran (si parla di trenta miliardi di dollari) e sopratutto bloccato la propaganda via internet che si rivelò esiziale per Hosni Mubarak.

Gli errori maggiori sono stati non aver previsto la reazione popolare alla ferocia dei ”volontari” libici e Jihadisti in genere, aver creduto che i sunniti si sarebbero schierati compatti con l’opposizione, aver sperato nelle velleità golpiste di diplomatici di secondo piano e di pochi ufficiali ambiziosi e velleitari.
Aver creduto alle virtù democratiche delle valigie di soldi offerte a molti e accettate da pochi.
Aver usato argomenti propagandistici risibili. Esaminiamoli:

A) IMPORTARE LA DEMOCRAZIA di cui gli USA si dichiarano paladini esclusivi con filale a Londra.

In realtà tutte le dittature peggiori sono state aiutate a nascere e svilupparsi proprio dagli Stati Uniti. Eccone un elenco non limitativo: Bahrein, paese del golfo ospitante la V flotta americana, governato dal re sunnita che sta combattendo contro la popolazione completamente sciita. Iran ( dello Scià Reza Palhavi messo sul trono da un colpo di Stato, 1952, contro il premier Mossadeq reo di aver nazionalizzato il petrolio). Cuba ( del sergente Fulgenzio Batista). Guatemala con un Golpe cui non fu estraneo Douanne Clarrige, attualmente ancora in attività come reclutatore di mercenari). Nicaragua ( del dittatore Anastasio Somoza). Haiti ( del dittatore François Duvalier, detto “papà Doc”). Cile ( Augusto Pinochet). Egitto ( Hosni Mubarak). Irak ( Saddam Hussein). Libia ( Muammar Gheddafi). Pakistan ( Parvez Musharraf, e prima ancora il gen Muhammed Zia ul hak cui fu concessa l’Atomica). Argentina ( l’Ammiraglio Jorge Videla). Vietnam del Sud ( famiglia Diem e poi gen Kao Ky). Panama ( Manuel Noriega), lo Zaire (Sese Seko Mobutu), L’Etiopia ( Menghistu Haile Mariam). Mi fermo qui, ma potrei continuare.
Credo sia sufficiente per illustrare la non credibilità dei proclami democratici posti a fondamento.

B) PREVISIONE “DOCUMENTATA” DELLA FINE IMMINENTE DEL REGIME SIRIANO.

Qui la propaganda è stata intensissima e ha provocato un effetto eco notevole nel mondo, mi limiterò ai principali, escludendo gli italiani che sono comparse di secondo piano.
“L’autorevole Economist” come si autodefinisce volentieri in questo paese, ha scritto – numero del 17 novembre 2011 – che ormai per Assad era solo questione di poche settimane ( faccio notare che ne sono passate 60 ). La fonte era naturalmente la CIA del generale David Petraeus, Petraeus – il trombettiere – pagata, assieme alle altre agenzie di intelligence la bellezza di 90 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2011. (Nel 2012 il budget è stato ridotto a 72 miliardi…).

A queste previsioni ha fatto eco Hilary Clinton – forse già inferma – e il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen che ancora tre mesi fa continuava a prevedere imminente la caduta dell’antidemocratico regime inviso a un popolo che si ostina a difenderlo (vedremo perché).
Per aumentare la credibilità ci voleva qualcuno più vicino al teatro delle operazioni, furono così scelti il presidente egiziano Mursi e il ministro degli esteri turco Ahmet Davitoglu con la conseguenza di sputtanare anche costoro. Serviva un servizio segreto europeo ed ecco il nuovo capo del BND, il servizio di intelligence tedesco, Gerard Schindler sputtanato prima ancora di aver compiuto il periodo di “luna di miele” di cento giorni nella carica che fu del mitico generale Gehlen.
Anche in questo caso la credibilità USA e degli alleati, ne è uscita distrutta.

C) ASSAD RAPPRESENTA UNA MINORANZA DELLA POPOLAZIONE.
Anche questa è una balla resa ancor più grave dal fatto che, volendo, anche Barak Obama rappresenta una minuscola minoranza della popolazione degli Stati Uniti.
Infatti egli proviene da una frazione di popolazione pari alla minoranza Alawita, visto che non è un nero (come ha fatto notare l’attore Morgan Freeman), ma un mulatto, genere relativamente poco presente negli USA. Buon senso avrebbe richiesto di non abbordare questo argomento.

In realtà, anche Assad rappresenta una popolazione pari a un cartello di minoranze assemblate pari a circa un 30% ( Alawiti, cristiani di tutte le confessioni, mussulmani sciiti, adoratori del diavolo, ecc). I sunniti ( tra cui anche i curdi-siriani che lottano contro i turchi) sono il 70% di cui 2/3 schierati con il governo, il che porta i seguaci del regime ad una confortevole maggioranza della popolazione siriana.
Questa segmentazione e schieramento spiegano l’ostinata resistenza siriana e le feroci rappresaglie dei ribelli che si erano (o erano stati ) illusi circa un’accoglienza entusiasta della gente.
Del ben fondato di questi calcoli, fa fede qualsiasi testo di geografia, il Vescovo cattolico di Aleppo (di nazionalità francese) e la nunziatura apostolica in Libano.

D) LA CONTA DEI CADUTI.
un “osservatorio siriano dei diritti umani” con sede a Londra fornisce, fin dal primo giorno, il bollettino dei morti. I giornalisti hanno potuto appurare che
1) nessun legame con le associazioni internazionali unanimemente riconosciute. Questa organizzazione è “ignota al portalettere”, ha un solo portavoce, non è in grado di accedere alle fonti anagrafiche ufficiali. Il Co-fondatore della organizzazione “Medicins sans frontieres” dopo un mese sul posto, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale (riportata da questo blog) che nell’ospedale di Aleppo in cui ha operato, metà dei feriti era di nazionalità francese o britannica, confermando così il carattere esogeno della crisi e la falsificazione dei dati, poiché questo fantomatico osservatorio siriano non aveva MAI fatto cenno a perdite di cittadini europei.
2) il vice presidente della Repubblica (sunnita, ex ambasciatore a Roma) è stato dato per fuggitivo almeno tre volte, ma non è mai comparso, perché si trova al suo posto. Anche un ministro dato per morto in un attentato, ha rilasciato una intervista in TV dando smentita (Andreotti avrebbe definito la notizia “prematura”). Sei o sette volte portavoce USA e NATO hanno detto che Mosca abbandonava la protezione della Siria e anche questa notizia si è dimostrata falsa.
Tutte queste fole hanno finito per togliere credibilità ai comunicati fatti ai media e incrinato la fiducia dei giornalisti nelle notizie fornite dagli occidentali.

D) VALUTAZIONE DELLE FORZE IN CAMPO.

I ribelli, alimentati dall’esterno ( Libano, Turchia, Giordania, Irak) possono attaccare indefinitamente o almeno fino a che Katar e Arabia Saudita non cesseranno di pagare le spese.
Nessun esercito può vincere senza appoggio tattico aereo. La Siria ha tratto ammaestramento dai conflitti precedenti, anche con gli israeliani, predisponendo poderosi mezzi contraerei di ultima generazione del tipo “shoot and forget” di fabbricazione russa analoghi agli Stinger USA.
La NATO può fornire appoggio aereo a condizione di non avere perdite.
In questo caso, sa che le avrebbe e quindi
non interviene. Un attentato terroristico al gabinetto di guerra siriano riunito, ha inferto un duro colpo, ma il sistema ha dimostrato di funzionare ugualmente.
La Siria ha per converso inferto colpi singoli, ma micidiali: è saltato in aria l’appena nominato capo del servizio segreto saudita (anche elemento di punta dei sette principi sauditi che detengono il comando di fatto del regno), è cambiato il capo dei servizi tedesco e quello americano, travolti da problemi non chiari, è saltato in aria il capo dello spionaggio libanese. Gli alleati sono accecati e ignorano cosa realmente accade nel paese in guerra.
L’Arabia Saudita, ne ho dato conto in un post recente, governata da due geronti ultra ottantenni (il re è a quota 89), in crisi a causa della perdita del leader effettivo, infastidita dall’ “unrest” degli sciiti della zona petrolifera (est), innervosita dalla minaccia di Al Kaida nello Yemen (a ovest) e preoccupata dalla scarsa tenuta del Bahrein che considera un proprio avamposto, ha iniziato una manovra di distinzione rispetto all’alleato americano ed alla sua strategia.
È dello scorso venerdì la dichiarazione del Gran Muftì dell’Arabia Saudita ( trono e religione sono intimamente legati) l’invito a NON mandare più Jihadisti in Siria.
Ha ammesso la liceità di “aiuti finanziari” omettendo di specificare se destinati ai rifugiati o ai ribelli.
I dirigenti sauditi stanno insomma continuando i tentativi per liberarsi di Assad, ma non escludono più un compromesso politico che faccia loro ottenere il risultato senza proseguimento dei combattimenti: paventano l’avvento di un regime Jihadista e mancano di una strategia per il dopo Assad che tuteli i loro interessi.
Al momento hanno alle frontiere irachene un potere sciita, al sud una guerriglia sciita e a est il pericolo di un accerchiamento anche da parte siriana.
A Nord, c’è la Giordania dove regna la casa Hascemita che essi hanno cacciato dalla Mecca e l’Egitto infido di Mursi. Oggi hanno arrestato negli emirati undici fratelli mussulmani di nazionalità egiziana che stavano tramando contro l’emiro del Katar, ad onta dell’impegno solenne a non insidiare lui e la casa reale saudita.
Si delinea una spaccatura nella coalizione antisiriana: da una parte l’Arabia saudita e dall’altra i nemici giurati di Assad (Al Kaida, Ankara, Tripoli, Doha) e gli USA nel mezzo indecisi a tutto.
Bashar el Assad ha ribadito oggi la sua lotta al Jihadismo transnazionale (quello che ha ucciso l’ambasciatore Stevens a Benghazi) ed al terrorismo. Due obiettivi in comune con gli USA.

VERSO LA SOLUZIONE POLITICA

Ecco perché il mediatore dell’Onu e della Lega Araba Lakdar Brahini (algerino e l’Algeria ha sofferto la guerriglia salafita-saudita con oltre centomila morti) ha ripreso l’iniziativa a fine dicembre ed è volato a Mosca dopo alcuni colloqui con Assad.
L’indomani è stato seguito dal vice ministro degli esteri siriano Faisal Mekdadi e dall’assistente del ministro Ahmed Arnous che hanno partecipato alla riunione con Putin.
Ne è uscito il rilancio delle Risoluzioni ONU 2042 e 2043 oltre che la risoluzione di Ginevra del gruppo di azione sulla Siria (accordo Clinton – Lavrov). Sono i tre documenti che parlano chiaro: la crisi siriana deve avere uno sbocco politico e non militare. Nessuna precondizione, nemmeno la dipartita di Assad.
È la soluzione predisposta quarantamila morti fa da Kofi Annan che una soffiata prematura mandò a monte.
Putin, intanto ha portato dalla sua parte un alleato di peso che si è pronunziato per una soluzione esclusivamente politica della crisi siriana: l’India. Non fa parte del Consiglio di sicurezza come il Togo, ma ha un miliardo di abitanti ed è il miglior cliente dell’Iran e del suo petrolio.
Assad oggi ha concluso l’iter offrendo nuova Costituzione, Referendum e Conciliazione nazionale e chiede in cambio solo “la cessazione degli aiuti esteri ai gruppi legati ad Al Kaida.”
Nemmeno a tutti.

http://corrieredellacollera.com/2013/01/07/siria-gli-eroi-sono-stanchi-di-raccontare-balle-e-la-guerra-si-impantana-si-va-verso-lo-stallo-e-il-negoziato-di-antonio-de-martini/


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Luca Martinelli
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 1984
 

Tutto vero, grazie, ottimo scritto. Tuttavia mi chiedo se, senza l'appoggio di Russia e Cina, le cose non sarebbero andate diversamente.


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Fabriizio
Eminent Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 33
 

articolo come Cristo comanda.

(ps: chiaro che senza Russia e Cina la musica era diversa...)


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