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Tutte le cose sbagliate nel discorso di Obama a Gerusalemme"156348


RinaldoFrancesca
Estimable Member
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di Richard Falk, 24 marzo 2013

È stato un discorso plasmato ad arte e conciliante, quello fatto dal leader più importante del mondo, nonché rappresentante di un governo che ha consistentemente difeso la causa di Israele negli ultimi decenni. Un discorso accolto entusiasticamente da un pubblico di giovani israeliani, e specialmente da ebrei di sinistra in tutto il mondo. Nonostante la sede, in realtà, il discorso tenuto da Obama a Gerusalemme il 21 marzo è servito principalmente per mettere le cose in chiaro a Washington. Obama adesso potrebbe avere maggiori possibilità di riuscita a rendere storico il suo secondo mandato presidenziale, malgrado un Congresso USA profondamente diviso e un'economia americana a pezzi, se considerata dal punto di vista delle difficoltà riscontrate dai lavoratori, piuttosto che da quello degli immensi profitti da parte delle corporazioni.
Per quanto riguarda il discorso stesso, non sono mancati alcuni fattori attenuanti. C'è per esempio stata l'ammissione che, oltre alle preoccuazioni israeliane collegate alla sicurezza, esistono anche il “diritto dei palestinesi all'autodeterminazione e il loro diritto alla giustizia che devono essere riconosciuti”. A questa affermazione è seguita la dichiarazione più forte di tutte: “... mettetevi nei panni [di un bambino palestinese]. Guardate il mondo attraverso i suoi occhi”. Considerare la realtà del conflitto attraverso occhi palestinesi significa affrontare l'orrida situazione di una prolungata occupazione, i progetti d'annessione degli insediamenti, un muro illegale di separazione, generazioni relegate alla miseria di campi profughi o all'esilio, cittadini di seconda classe in Israele, pulizia etnica a Gerusalemme e una miriade di regolamenti che rendono la vita dei palestinesi una narrativa di umiliazione e frustrazione. Certo, Obama non si è spinto fino a questo punto. Nessuna di queste realtà è stata specificata, ma piuttosto lasciata all'immaginazione del suo pubblico di giovani israeliani, ma perlomeno l'esortazione generale a vedere il conflitto attraverso gli occhi dell'altro ha indicato la strada al processo di empatia e riconciliazione.
Obama ha inoltre incoraggiato l'attivismo di cittadini israeliani in modo positivo, impostandolo sul concetto di due stati per due popoli. In modo un po' strano, ha però esortato a “mettere da parte, per il momento, questi piani e progetti” attraverso i quali queste soluzioni si potrebbero ottenere, e a “cominciare piuttosto a costruire la fiducia tra questi due popoli”. Non è forse un po' bizzarro come consiglio? Sembra abbastanza improbabile costruire la fiducia quando la pratica e le strutture dell' occupazione sono spietatamente crudeli, sfruttano i palestinesi e rendono giorno dopo giorno sempre più improbabile la formazione di uno stato palestinese indipendente. Tuttavia questo incoraggiamento assurdo è stato accompagnato da un appello più plausibile: “Posso assicurarvi questo: i leader politici non si prenderanno mai dei rischi, a meno che le loro popolazioni non ve li spingano. Dovete creare voi il cambiamento che volete vedere. Persone comuni possono ottenere cose straordinarie”. Si può trovare dell'autentica speranza in queste parole ispirate: ma a che serve, data la situazione presente?
A mio parere, il discorso presentava tre difetti fondamentali

Continua su http://ap0ti.blogspot.co.uk/2013/03/tutte-le-cose-sbagliate-nel-discorso-di.html

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