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Un almendrón, due bandiere?


cubainforma
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Messe davanti al parabrezza della macchina, rappresentano le opzioni, i simboli da scegliere

Enrique Ubieta Gomez www.cubainformazione.it

Non c'è miglior luogo di lavoro per un sociologo che il sedile posteriore di un almendrón che 'naviga' per le strade di L'Avana. Schiacciato tra un'enorme signora con una bambina che hanno vestita da adulta -labbra dipinte, collana di perline e pantaloncini aderenti- e un giovane che guarda svogliato fuori dal finestrino, ma indossa un camice bianco ordinatamente piegato sulle gambe, osservo e ascolto ciò che accade. Nel sedile anteriore si è posto comodamente un uomo che mostra i suoi muscoli e le sue catene d'oro. Tra questo e l'autista sopravvive una ragazza adolescente vestita in uniforme scolastica delle medie superiori, a cui sembra non importarle nulla fuori del suo cellulare. Sopra il cruscotto dell'auto ci sono due bandiere, una cubana ed una USA.
La signora accanto a me ringrazia il conducente per averci raccolto. Dice: "è che nessuno va verso la Vibora". Per un attimo, il reggaeton di moda nel riproduttore dell'auto sembra annullare le sue parole. Ma il muscoloso improvvisamente sbotta in una risata: "tutti vanno per la Vibora, signora, ma dividono il viaggio in due per guadagnare di più". Il conducente è buono, nel senso buono della parola, e aggiunge: "So che a quest'ora la gente è disperata e faccio salire tutti'. Il corpulento, che scende ribatte: "non essere sciocco, cogli il momento, sempre appare qualcuno disposto a pagare il doppio". Il giovane medico lo guarda, ma non riesco a percepire i segnali che emettono i suoi occhi. Irrompe un silenzio imbarazzante che ci porta allo spazio etico di quel reggaeton.
Alcuni autisti, al passaggio fanno segno con la mano che arrivano vicino. Se uno risponde, si fermano. Ma non raccolgono nessuno che vada verso la Vibora o sino a Playa o al Campidoglio -a seconda dei diversi itinerari-, a meno che il passeggero proponga i 20 pesos o si trovi nella seconda metà del percorso. In questo modo è come burlano il prezzo massimo fissato dallo Stato per proteggere la popolazione. È vero che devono pagare le tasse, e meccanici (a volte senza scrupoli come loro), e la benzina o olio e pezzi di ricambio, ecc . E ciò nonostante, pulito prendono in un solo giorno, anche più di quello che quei disperati viaggiatori al mese.
Ci sono altri autisti, come quello del mio racconto, che appaiono come angeli salvatori per i meno disperati o quelli fortunati. Questo è già un uomo maturo. Sa che il suo compito quotidiano non è quello di fare soldi, ma fornire un servizio alla società per cui guadagna denaro; ha detto ad una donna anziana che salì, per un breve tratto, in macchina, al vedere che cercava, insicura, nel suo portafoglio, "non si preoccupi nonna, se non ha il denaro non importa".
Non pretendo ridurre tutta la società al minimo spazio di un almendrón, che solo acquista rappresentatività nell'insieme dei suoi viaggi e passeggeri. Ma prenderò a modello quello scenario per la riflessione.
II
Il massimo profitto di pochi, è al di sopra della volontà e degli interessi della società?, della società socialista, voglio dire? Mi sono costruito una storia di vita per il giovane medico: può darsi che sia stato in consultorio di montagna, o in un ospedale urbano, o che si sia esposto, forse, durante il terremoto di Haiti o in uno dei paesi africani colpiti dall'epidemia dell' ebola. Il suo stipendio è aumentato, è vero (l'autista di almendròn comunque ancora guadagna di più). Ha portato, da quei paesi, un po' di denaro in questi paesi, che ha risparmiato come un buon padre di famiglia. Ma massimizzò i profitti?, quando gli è stato chiesto la sua disponibilità ad assistere i pazienti Ebola, pensò a massimizzare i profitti?, lo fece quando curava qualsiasi altro barcaiolo della capitale nel suo consultorio di famiglia o in un grande ospedale? Alcuni vogliono guadagnare di più a scapito dei bisogni degli altri, ma sono disposti a mettere i propri bisogni in gioco? che società vogliamo costruire?
Le due bandiere che l'autista o il padrone -non sempre sono la stessa persona- ha collocato davanti al parabrezza della vettura, rappresentano le opzioni, i simboli tra cui scegliere: due bandiere, due storie, due modi di vita. I simboli non permangono statici, con il decorrere del tempo aggiungono nuovi significati a quello che hanno avuto in origine; la bandiera dei fondatori degli USA non è l'attuale, anche se identica nelle sue forme e colori. Neppure lo è la bandiera cubana.
Quella USA, quella a strisce e stelle, ha incorporato il comportamento interno ed esterno del paese che rappresenta ed è oggi uno dei simboli mondiali più visibili dell'imperialismo. Dico questo, cosciente che la gente del popolo, da entrambe le rive, ha molto in comune. Ma in ogni bandiera, in ogni simbolo, si oggettiva una storia, al di là della volontà degli individui.
Ci sono cambi di rotta che determinano, a volte, cambi di bandiera: la Repubblica spagnola ebbe un'insegna diversa da quella che conosciamo oggi -è comune nello Stato spagnolo che i progetti di vita autonomi, si facciano rappresentare da bandiere diverse in base alla loro filiazione classista - ed alcuni simboli, come quello della svastica, raggiungono tale negatività storica che seppelliscono qualsiasi precedente contenuto.
Noi cubani non abbiamo dovuto cambiare simbolo, perché la nostra bandiera, la mambisa, esprime un concetto di Patria attuale, che aspira alla solidarietà ed alla giustizia sociale tra tutti i suoi cittadini. Ma la storia recente di Cuba ha arricchito quel simbolo. Quando uno straniero innalza la sua solidarietà con la Rivoluzione cubana e innalza, per questo, la nostra insegna appaiono in essa le aspirazioni dei rivoluzionari di tutti i tempi. A volte, alcuni latino-americano disegnano il volto del Che nella bandiera cubana; è un atto ridondante. Il Che e Fide, Mella e Guiteras, Martí e Maceo, sono già iscritti nei suoi colori e forme.
Suppongo che il proprietario o il conducente dell'almendrón non rivendichi, mettendo la bandiera a stelle e strisce, la sua essenza imperialista, ma la sua immagine seduttrice e neo-colonizzatrice: american way of life (il modo di vita americano). Confonde Hollywood con la società USA. Tuttavia, José Martí lottò affinché Nostra America potesse costruire una società diversa da quella USA. Come evidenziato da Roberto Fernandez Retamar, l'Apostolo non ebbe una visione completa, di quel paese, fino a quando si stabilì in esso: "Solo allora avrebbe saputo in che profonda misura nostra nostra America non solo è diversa da "l'America europea", ma che non può realizzarsi che per altre vie di quelle che prenderanno gli USA'(1).
Queste bandiere simboleggiano anche due concezioni di vita in lotta: quella che privilegia il tenere e quella che privilegia l'essere. In quel sistema di valori, quello che pone un attore nella star system non sono le sue qualità istrioniche, il personaggio che ha interpretrato, se Amleto o Rambo, ma l'importo del pagamento ricevuto. L'origine della ricchezza è irrilevante: non importa se si è ereditata, o il risultato del gioco,se è rubata (in quanto non sia colto il ladro dal 'colletto bianco' o pistola in mano), se proviene da un matrimonio 'fortunato' o se è stata ammassata con talento e sforzo; in ogni caso, il "vincitore" sarà riverito per il loro denaro.
Non si supponeva che la nuova società sarebbe cominciata a costruirsi in un'isola, senza risorse naturali, povera e sotto vessazione economica e mediatica ma la scommessa è diversa: il socialismo non rifiuta il benessere materiale, ma aspira che ogni individuo abbia per ciò che è (ciò che apporta), perché il senso della vita lo determina l'essere.
Quando una persona che è, ed ha, arriva, nessuno si accorge del secondo. Di solito, quello che ha bisogno di mostrare ciò che possiede, non è sicuro di ciò che è o non se ne cura. Si tratta di un problema di priorità. Non rifiuto l'abbigliamento che è di moda, cara e di marca, se è comoda e bella per chi la usa. Per gusti, colori e abbigliamento. Il dilemma è un altro: farci servire dagli oggetti che acquistiamo, o servire gli oggetti; che essi esistano per farci la vita più comoda e bella, o vivere per essi, il che implica vivere per mostrare ciò che abbiamo.
Che un sorriso intelligente valga più che una catena d'oro, è anche parte della nostra tradizione culturale. José Martí lo spiega, in modo inseparabile, alla sua bambina María Mantilla. Se ho parlato di bandiere, simboli e concetti di vita, è perché i miei compagni di viaggio in almendrón, in qualche modo, consapevolmente o meno, si avvicinano o allontano da loro. Ricordare Marti, dopo un viaggio "a bordo" di un almendrón è compito utile:
(...) "E' bello, affacciarsi ad una veranda, e vedere vivere il mondo; vederlo nascere, crescere, cambiare, migliorare, e d apprendere nella sua continua maestosità il piacere della verità e il disdegno della ricchezza e della superbia a cui sacrifica tutto, la gente inferiore ed inutili. E' come l'eleganza, mia cara Maria, che sta nel buon gusto, e non nel costo. L'eleganza dell'abito; -quella grande e vera- sta nell'orgoglio e nella forza d'animo. Un'anima onesta, intelligente e libera dà al corpo più eleganza e più potere alle donne, che le mode più ricche mode dei negozi. Tanti acquisti, poca anima. Chi ha molto in sé, necessita poco fuori. Chi mostra tanto fuori, ha poco in sé e vuole nascondere questo poco. Che si sente la sua bellezza, la bellezza interiore, non cerca fuori bellezza prestata: sa di essere bella e . la bellezza emana luce (...) Lascia ad altre il mondo frivolo: tu vali di più. Sorridi, e passa". (...) (2)

NOTE:
1. Roberto Fernandez Retamar: "La rivelazione della Nostra America" ​​a Cuba Socialista, n ° 1, gennaio-aprile 2016, 4 °. tempo, p. 138
2. José Martí: Lettera a Maria Mantilla, 9 aprile 1895, in Opere Complete, T. 20, pag. 216-220

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