Notifiche
Cancella tutti

Unicredit è alle prese con una ricapitalizzazione disperata


radisol
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 8261
Topic starter  

Cosa c'è dietro i conti in ordine
La verità è che Unicredit è alle prese con una ricapitalizzazione disperata

Nonostante in titolo ieri abbia chiuso in netta progressione, Unicredit è visibilmente zavorrata da titoli tossici in portafoglio alle banche dell’est acquisite in fretta e furia. E, probabilmente, il management di Piazza Cordusio teme l’ondata di default proveniente sempre dall’est Europa.

Unicredit ha spinto il Mibtel in positivo chiudendo la seduta di ieri con un balzo del 19%, superando la soglia psicologica di un euro per azione e attestandosi a 1,15 euro.

E’ indubbio che i risultati illustrati dal consiglio di amministrazione abbiano galvanizzato gli operatori e accresciuto la fiducia nei mercati. Piazza Cordusio archivia il 2008 con 4,012 miliardi di utile. Sebbene si registri una chiara flessione rispetto all’esercizio precedente, -38,3% circa, il dato è più confortante di quello pronosticato dagli analisti che attendevano un utile intorno ai 3,7 miliardi.

A fronte di queste cifre, il consiglio di amministrazione con grande responsabilità ha deciso di non elargire alcun premio all’amministratore delegato Alessandro Profumo, ai deputy Ceo e per tutti i componenti del Management Commitee.

Inoltre il cda ha stabilito di proporre all’assemblea degli azionisti di non distribuire i dividendi. O meglio di consegnare ai soci azioni a fronte di un aumento di capitale a titolo gratuito sottoscritto mediante le riserve disponibili.

Attraverso questo espediente, Profumo intende iniettare altra liquidità alla sua creatura. Infatti ai soci dovrebbero essere distribuite 13 nuove azioni ordinarie ogni 36 azioni possedute; nel caso di azioni risparmio una nuova azione di risparmio ogni 5 azioni possedute e 0.025 euro per ogni azioni risparmio in portafoglio. Significa quindi che l’aumento di capitale a titolo gratuito dovrebbe aggirarsi intorno ai 4 e 5 miliardi di euro.

D’altronde il parametro core tier one di Unicredit è solo del 6,5% .

Mentre, secondo i parametri di vigilanza prudenziale di Basilea II, il core tier one non dovrebbe essere inferiore all’8%. Il core tier one infatti è il parametro che all’interno della vigilanza bancaria, tiene conto del rapporto tra capitale azionario e riserve di bilancio provenienti da utili non distribuiti al netto delle imposte e l’esposizioni della banca.

E questo aumento di capitale é solo una parte dell’opera di consolidamento intrapresa da Piazza Cordusio. Non bisogna dimenticare l’iniezione di 3 miliardi effettuata mediante cashes lo scorso autunno, i circa 4 miliardi di aiuti concessi dal Governo Austriaco e, in ultimo, l’intenzione di Profumo di ricorrere ai Tremonti Bond.

Mettendo insieme le cifre, appare chiaro che Profumo è alla prese con una ricapitalizzazione disperata del proprio istituto. Nonostante in titolo ieri abbia chiuso in netta progressione, Unicredit è visibilmente zavorrata da titoli tossici in portafoglio alle banche dell’est acquisite in fretta e furia. E, probabilmente, il management di Piazza Cordusio teme l’ondata di default proveniente sempre dall’est Europa.

Infatti, come appare dalla chart rosso fimmante dalla home page del sito, Unicredit è molto presente in paesi come Romania, Bulgaria, Ucraina e Lituania. Le economie di queste aree hanno conosciuto uno sviluppo clamoroso negli ultimo anni. E istituti come Unicredit non hanno lesinato finanziamenti all’edilizia non troppo garantiti e spinto notevolmente il credito al consumo. Ora che queste economie soffrono la stagnazione, sono incalcolabili le perdite derivanti dall’insolvenza di milioni di debitori.

Le conseguenza per Piazza Cordusio potrebbero essere drammatiche, e pertanto si continua a lavorare sulla patrimonializzazione della banca. Per quanto Profumo smentisca e si spenda a dichiarare che ricorrerà ai Tremonti Bond solo per allinearsi al mercato e per non essere in svantaggio rispetto agli altri competitors europei che stanno attingendo agli Aiuti di Stato.

E non solo Unicredit deve fare i conti con la crisi dell’est. Ovviamente tutte le altre banche che in questi ultimi anni si sono spinte alla conquista di nuovi mercati a est, offrendo il credito facile e spingendo sulla leva del debito, devono fronteggiare la grave stagnazione che si sta diffondendo nell’est.

www.loccidentale.it 22.3.09


Citazione
Condividi: