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Wall Street vuole il nome del successore


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Vista da Wall Street, la crisi finanziaria italiana ha dimensioni tali che l’impegno a dimettersi da parte di Berlusconi non basta a scongiurarla: ciò che serve è il nome di un successore credibile nell’impegno di realizzare riforme impopolari.

Il timore di un imminente default italiano è descritto dell’incertezza degli indici di Wall Street, dove gli investitori iniziano a liberarsi di titoli italiani, gli operatori prevedono che la soglia del 7 per cento di interesse potrebbe essere raggiunta entro domani e gli analisti ritengono che per rassicurare i mercati bisogna guardare oltre le dimissioni di Berlusconi perché ciò che ora conta è chi verrà dopo.

La seconda giornata consecutiva delle contrattazioni sul floor del New York Stock Exchange dominata dall’attualità italiana si svolge con continue oscillazioni a cavallo dello zero a causa di notizie, analisi e indiscrezioni su quanto avviene a Roma, considerata il nuovo epicentro della crisi del debito europeo. Poco prima della campanella di inizio i futures salgono perché «si attendono le dimissioni di Berlusconi», come titolano Cnbc e Fox Business. In attesa del voto alla Camera, l’interesse sui titoli di Stato decennali tocca il 6,74 per cento, poi ridiscende tradendo l’auspicio della caduta di Berlusconi ma quando i mercati si rendono conto che la sconfitta in aula non comporta le dimissioni immediate la discesa si arresta e poi l’interesse torna a risalire a quota 6,71 per cento. Parallelo l’andamento dello spread con i titoli tedeschi: schizza a 489 prima del voto, scende a 486 e risale a 489. Il disappunto per un Berlusconi dimissionario ma ancora in sella spiega perché la banca di investimento Jeffries liquida i titoli di Stato europei, che sono in gran parte italiani, facendo affiorare una strategia non dichiarata da parte di numerosi investitori accomunati dalla convinzione che l’asta di domani potrebbe vedere i titoli italiani oltre la soglia del 7 per cento che ha implicato il default per Portogallo, Irlanda e Grecia. Un documento di analisi di Barclays Capital riassume la situazione: «Il costo del danaro per l’Italia è chiaramente insostenibile: più l’interesse sul debito sale, più deve prendere prestiti dai privati e a causa dell’elevato debito pubblico ciò rende difficile se non impossibile ridurre il debito senza ricorrere ad aiuti». «I mercati vogliono vedere una soluzione veloce del problema italiano, Berlusconi non può garantirla e così i settori azionario e obbligazionario premono affinché se ne vada in fretta» sottolinea Kenny Polcari, direttore di Iacp Equities. Se le dimissioni non bastano più è perché, come spiega Dan Greenhaus, stratega di Btig, «Berlusconi non ha più la maggioranza e di conseguenza ciò che conta per i mercati è chi viene al suo posto, un governo temporaneo o elezioni anticipate». Il Wall Street Journal dedica il live blog sulla crisi europea a descrivere le posizioni dei leader italiani, CnnMoney identifica come «personaggi decisivi» Giorgio Napolitano, Mario Monti, Gianni Letta, Giuliano Amato e Angelino Alfano ma, come commenta la tv Cnbc, «l’orientamento dei mercati non cambierà fino a quando l’Italia non sarà guidata da un governo stabile capace di fare le riforme».

Per Nicholas Spiro, titolare della Spiro Sovereign Strategy, «i mercati vogliono per l’Italia un governo tecnico non eletto dal popolo capace di varare riforme impopolari per migliorare la crescita di una delle economie più stagnanti del mondo» appesantita da un debito di 1,9 trilioni di euro considerato «inaccettabile» da Bgc Partners. Se dunque l’Italia è nel limbo di un governo dimissionario ma ancora in carica, i mercati aspettano il nome del nuovo premier. Per questo «il rischio è lo scenario di giorni durante i quali in assenza del nome del successore ci sarà una vendita a pioggia di titoli» prevede Suki Mann, stratega del credito per Société Générale. «Ciò che importa in questo momento è chi sostituirà Berlusconi e cosa farà appena insediato», aggiunge James Dailey, manager del portafoglio di Team Asset Strategy Fund. Ecco perché la debole ripresa degli indici dopo l’arrivo della notizia sull’intenzione di Berlusconi di dimettersi non allontana le nubi.

Maurizio Molinari
Fonte: www.lastampa.it
9.11.2011


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luca
 luca
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Post: 149
 

Wall street vuole???
Dedicato agli italiani di buona volonta':

http://www.europe2020.org/spip.php?article712&lang=en

Aspettiamo ancora un po' o cominciamo a a sotterrare i risparmi??
Luca


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luca
 luca
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Post: 149
 

preparatevi al mercato nero


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claricola
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Registrato: 2 anni fa
Post: 91
 

Wall Street vuole un suo proconsole in Italia che la svenda alla grande finanza. Mi sembra inutile resistere.
Aspettiamo con ansia l'Obama italiano, grandi paroloni ma poi leccaculo con i potenti


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dana74
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Post: 14373
 

Per Nicholas Spiro, titolare della Spiro Sovereign Strategy, «i mercati vogliono per l’Italia un governo tecnico non eletto dal popolo capace di varare riforme impopolari per migliorare la crescita di una delle economie più stagnanti del mondo»

ma chi siamo noi per sottrarci al volere di Wall Stree?


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Italiano
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Registrato: 2 anni fa
Post: 756
 

Le cose si mettono molto male per l'Italia

22:23 Dal premier via libera a Monti

La situazione è troppo grave per poter contrapporre gli interessi del partito o personali a quelli del Paese. E' arrivato così il via libera di Silvio Berlusconi all'opzione Mario Monti. Il Capo dell'esecutivo ha sentito nel pomeriggio Giorgio Napolitano per analizzare la situazione politica ed economica ed i possibili sbocchi. Non può esserci una soluzione che escluda chi ha vinto le elezioni, ma deve essere una soluzione a tempo e con un programma preciso, sarebbe stato il ragionamento del presidente del Consiglio che in ogni caso ha dato l'ok al nome di Monti.

http://www.ilgiornale.it/interni/bersani_governo_tecnico_no_ribaltonibossi_e_bello_andare_alopposizione/maggioranza-bossi-ribaltone-governo_tecnico-bersani/09-11-2011/articolo-id=556104-page=0-comments=1

Bersani e Casini chiedono un governo tecnico

Il segretario del Pd: "Serve un governo di emergenza per dare un volto di credibilità all'Europa e ai mercati. Ma niente ribaltone, altrimenti si va al voto". Bossi: "Alle urne"

In queste ore concitate per le sorti dell'Italia, con il governo ormai a termine e la speculazione finanziaria che spinge in alto lo spread Btp-Bund e fa tremare la Borsa, i politici studiano a tavolino mosse e contromosse.

In un'intervista al Tg3 Pierluigi Bersani torna a ribadire quello che sostiene da ormai un anno: "O governo di transizione o elezioni, sennò andiamo nei guai. Chiediamo un governo di emergenza per dare un volto di credibilità all'Europa e ai mercati. Con governo di emergenza non intendiamo, però, un ribaltone o un aggiustamento con qualche transfuga altrimenti si va al voto e noi non abbiamo certo paura". Il segretario del Pd approfitta dell'occasione per punzecchiare Di Pietro, che sul governo tecnico sino ad ora è parso il più freddo dell'opposizione: "Se ha cambiato idea sul governo di transizione lo dirà al Capo dello Stato. C'è il politicismo ma prima c'è l'Italia".

Poi, dopo che in giornata aveva scritto su Twitter "i tempi stringono drammaticamente, siamo pronti ad ogni soluzione che consenta un'accelerazione seria dei tempi", Bersani si sbilancia con malcelato ottimismo sui tempi della crisi: "Abbiamo lavorato perché entro domenica questa vicenda finisca, non abbiamo tempo settimane, probabilmente nemmeno giorni".

Sulla stessa lunghezza d'onda il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini: "Non ci sarà nessun ribaltone, ma un governo di responsabilità collettiva, di larghe intese al quale debbono partecipare il Pdl e il Pd". Intervistato dal Tg1 Casini rilancia: "Corriamo il rischio di fare la fine della Grecia ed è evidente che giochini politici non se ne possono fare. Bisogna invece adottare misure vere, anche impopolari che possono andare anche contro gli interessi della politica. Sono sicuro che anche Berlusconi rifletterà sulle responsabilità che si assumerebbe dicendo no a questo patto per salvare il Paese".

Anche la Lega Nord è in piena fibrillazione in questa fase, come del resto tutti gli altri partiti. "Andare all'opposizione è bello", dice sorridendo Umberto Bossi ai cronisti che gli chiedono se il Carroccio voterà contro un eventuale governo tecnico. E in serata lo stato maggiore della Lega incontra Berlusconi a Palazzo Grazioli. Poco prima, lasciando Montecitorio, il Senatùr aveva ribadito la sua linea: l'ipotesi di un governo Monti? "Noi andiamo al voto". E se l'esecutivo fosse guidato dal ticket Alfano-Maroni? "Noi tendenzialmente vogliamo andare al voto".

Solo la Lega e forse l'IDV non voteranno la fiducia al nuovo governo tecnico che potrò fare macelleria in tutta tranquillità.
E' incredibile che Berlusconi si sia fatto trascinare in tutto questo.


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