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Abusi della psichiatria e pazienti sequestrati e uccisi


AlbaKan
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 2015
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In Italia diritti civili alienati dalla psichiatria: giustizia per i pazienti sequestrati, torturati ed uccisi

“Un giorno cominciai a riflettere sul male esistente nel mondo e dopo un po’ iniziai ad avvertire la presenza del demone attorno a me … nacque una forte paura … era il giugno del 1996 … a Catania gli psichiatri mi beccarono e decisero che io ero malato di mente e che necessitavo di un trattamento sanitario obbligatorio (tso) … Mi rinchiusero nel reparto di psichiatria e mi imbottirono di psicofarmaci, devastandomi letteralmente la mente ed il corpo. Psichiatri ed infermieri andarono per le spiccie … mi aggredirono e mi legarono al letto. Legato, cominciai a sentirmi dilaniare dentro. Poi, con le punture, mi imbottirono di psicofarmaci e cominciai a sentire quei veleni, che agendo dentro di me, mi rintronavano e mi scombussolavano integralmente. Vedevo la stanza girarmi attorno ed anche gli occhi iniziarono a rotearmi, come quando ci si trova in uno stato di fortissimo choc (era quella, in effetti, la mia condizione). Non capii più nulla e la mente mi si ottenebrò e mi si offuscò completamente … Fu come essere pestato a sangue. .. due infermieri piombarono alle mie spalle e con grande forza mi sbatterono a faccia in giù sul letto e mi dicevano (con la voce di chi si vuole sbranare il nemico e strappargli il cuore dal petto, con la tipica cadenza lenta e che prolunga le vocali): “Fermo, non ti muovere, hai capito, che devi stare fermo? Non ti muovere”. Poi, scuotendomi e strattonandomi con forza, mi legarono nuovamente al letto. Dopo qualche minuto sentii il bisogno impellente di urinare e chiesi agli infermieri di slegarmi per potere andare in bagno. “Pisciati addosso” mi gridarono con ferocia gli infermieri. Resistei finché potei e poi dovetti urinarmi addosso, provando una profonda umiliazione … Poi mi addormentai e dopo essermi svegliato, mi slegarono. “Muoviti, forza, vatti a fare una doccia! Guarda, come ti sei combinato, ti sei pisciato addosso! E guarda come hai sporcato il letto!” mi gridarono gli infermieri della sera prima. … e più volte mi derisero. Per mesi non potei alzarmi dal letto per i fortissimi dolori ai muscoli ed alle ossa, e la mia mente era obnubilata, spenta e dilaniata … Nell’ottobre del 1999 ci furono il secondo ed il terzo tso. Altri mesi di sofferenza e di dolore…

Non sono mai stato una persona violenta … Perché tutto questo accanimento nei miei confronti? Il farmaco iniettato, l’aloperidolo, mi provoca tremori, spasmi, rigidità muscolare, come se prendessi la scossa. Per vedere i danni, che produce sulla mia persona, basta confrontare le foto scattate prima e dopo l’ultimo ricovero. Parlano da sole. Ci sono troppo interessi in gioco, troppi miliardi e potere … Finora ho subìto nove tso … Per l’ultimo tso da me subìto dal 17 al 23 febbraio 2015, con l’avvocato abbiamo intrapreso un’azione civile e penale: i responsabili di quanto mi è accaduto, dovranno giustificare il loro operato davanti a un giudice … La psichiatria, gli psichiatri e le psichiatre mi hanno distrutto e rovinato quasi diciannove anni di vita e mi spetta un giusto risarcimento. Sono uno psicologo, sono una persona intelligente ed affabile, impegnato in tante cose, partecipo a diverse attività, ho un’attività sociale molto estesa ed intensa … Ne farò un caso pubblico. Un paziente vive la restrizione di libertà in modo molto pesante e brutto. Non è solo il periodo di sette giorni rinnovabili (ndA: nelle migliori delle ipotesi), che si sta reclusi in tso. C’è pure la prigionia dell’etichetta, della diagnosi, dello stigma, cioè di come ti vedono le persone, che sanno del tso, quello, che pensano e come si comportano e si relazionano con la persona considerata malata di mente. Dopo la diagnosi (ndA: sempre falsa atta a giustificare l’intervento medico) ed il ricovero, ogni gesto e parola vengono considerati dagli altri come follie e la persona viene vista come pazza, che fa cose pazze: questa è la peggiore restrizione della libertà …
Non voglio fare la stessa fine di Francesco Mastrogiovanni, di Giuseppe Casu e di altre persone (ndA: uccise dal tso).”

In sintesi questa è la vicenda dell’ennesima persona offesa dagli abusi psichiatrici e dei danni patiti anche alla salute, Natale Adornetto, psicologo di professione, il quale suo malgrado ha dovuto interessarsi, studiandolo, ad un altro ambito, quello psichiatrico sovente in rotta di collisione contro la migliore tradizione della psicologia. I link del suo blog nonché di facebook sono riportati al termine dell’articolo.
Il 26 febbraio 2015 il suo legale, avv. Pietro Paolo Di Leo, ha inviato al distretto di salute mentale competente a Catania una lettera, con cui ha informato la volontà del suo assistito all’interruzione immediata di ogni rapporto con il distretto sanitario destinatario nonché alla revoca del consenso del trattamento dei propri dati: premesso il diritto, costituzionalmente garantito, di ogni individuo alla libertà di scelta del medico e del luogo di cura. Ed è anche iniziato il procedimento giudiziario per la rivendicazione dei danni patìti.

Con chiarezza la narrazione di Adornetto catalizza l’attenzione verso aspetti peculiari dei diritti civili minacciati nonché sospesi arbitrariamente ed unilateralmente in regime di tso, quali la propria reputazione, la salute, l’autodeterminazione, i cui rimandi alla Costituzione sono presenti agli artt. 13, 15, 16, 22, 23 e 32.

Nel suo libro L’incapace, lo specchio morale del conformismo, edito da Spirali/Vel, Thomas Szasz asseriva: “La storia della psichiatria è ampiamente intessuta di menzogne, è la storia della stigmatizzazione”. A volere indagare questa affermazione, si scopre, infatti, che in realtà sovente sono in gioco la sopportazione e la tolleranza di un ambiente verso un soggetto originale finanche scomodo, laddove il ricorso psichiatrico non è affatto scaturente da alcuna premessa patologica, semmai e piuttosto da tensioni ambientali, quali condominiali, amicali, parentali oppure professionali, cementate dalla pervicace ostinazione dello screditamento altrui. Di fatto ne consegue la tanto invocata urgenza psichiatrica fomentata scientemente e cinicamente all’uopo, sortendo un’applicazione fin troppo distorta di ogni regola e di ogni norma fino all’abuso di interventi repressivi e lesivi dei diritti individuali: si badi essere questa non una considerazione solitaria, bensì platealmente avvalorata da numerosi ed autorevoli studi anche nel panorama italiano, tra cui L’Altro diritto (1).

Il carattere di “urgenza”, affatto di rado riportato nelle arraffazzonate cartelle cliniche a danno dei perseguitati malcapitati, denota senza troppe perifrasi la perentorietà assolutista, incontinente e bulimica di eliminazione del capro espiatorio attraverso un protocollo affatto casuale né accidentale: tacito accordo di omertà relativi ai misfatti antecedentemente compiuti dagli stessi attori agenti contro la persona offesa, loro predestinata vittima; preventiva calunnia atta allo screditamento ed all’isolamento sociale; mandato di “omicidio bianco” con l’interesse ed il coinvolgimento di padrini autorevoli al posto giusto ed al momento giusto; attivazione del trattamento obbligatorio sanitario presso le competenti autorità; procurati danni alla salute; morte prematura causata sia dai sistemi di contenzione fisica che farmacologica tipiche da tso. Colpevoli? Nessuno …. oppure forse qualcuno. E più di uno.

Il dosaggio degli psicofarmaci spesso esorbitante a quello consentito, ma di fatto dolosamente prescritto, e comunque la somministrazione prolungata ed associata a più farmaci del medesimo ceppo procura seri danni sia mentali che fisici, raramente irreversibili. Tra gli antipsicotici oppure neurolettici oppure tranquillanti maggiori gli effetti sono: insonnia, conf
usione, ansietà, depressione; cefalee permanenti ed inibenti ogni attività; attacchi epilettici; rigonfiamento linguale, incremento salivare, disturbi al cavo esofago-faringeo con conseguente difficoltà-impossibilità alla deglutizione, malattie a carico dell’apparato digerente fino a malattie epatiche croniche; perdita della densità delle arcate dentarie ed ossea in generale; squilibri ormonali; tremori anticipanti l’insorgenza del morbo di Parkinson; discinesia, cioè assenza del coordinamento dei movimenti muscolari volontari e/o involontari, come cuore e polmoni; distonia, ovverossia alterazione dell’equilibrio del tono muscolare e del sistema neurovegetativo.

Uguali effetti sono conseguenti alle iniezioni degli stessi farmaci cosiddette “a lento rilascio” adottati in sede sia di di tsv, trattamento sanitario volontario, che tso, con l’obbligo periodico della somministrazione anche per interminabili periodi, seppure l’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, abbia stilato un rapporto tecnico con la raccomandazione del limite temporale fissato a poche settimane …. ma di fatto tali sistemi adottati hanno soppiantato l’uso della camicia di forza, divenendo i loro sostituti chimici.
Tra gli effetti devastanti degli ansiolitici, dei tranquillanti cosiddetti minori, degli ipnotici sedativi e degli psicostimolanti si annoverano: cefalea, sonnolenza, secchezza delle fauci, disturbi intestinali ed epatici, disturbi visivi, sudorazione, palpitazioni, vertigini, tachicardia, infarto, ictus ed atrofia cerebrale (2).

Secondo stime rilevate dal 2004 al 2005 negli Usa si è rilevato il 19% di malesseri causati da sovradosaggio prescritto dagli psichiatri e ciò valga soltanto per le benzodiazepine, tra i più comuni ansiolitici (3). Ulteriore e più grave conferma proveniente dalla Gran Bretagna attesta morti premature causate dagli psicofarmaci, rispetto alle quali sono state predisposte indagini giudiziarie (4). Nel 2006 la Corte Suprema dell’Alaska avvertiva: “Considerati la natura e l’impatto potenzialmente devastante degli psicofarmaci … allo stesso modo, sosteniamo ora, che il diritto di rifiutare di assumere psicofarmaci è fondamentale!” Non va sottovalutata, che quella psichiatrica è una morsa anche economica, stanti i dati di qualche anno fa il business dell’industria farmaceutica si aggirerebbe attorno ai quattordici mld di euro annui.

Per quanti disconoscano oppure se interessati quali attori agenti fingano cinica ignoranza, riguardo la contenzione meccanica occorre intendersi la legatura di tutti gli arti ad un letto, con un foro all’altezza del bacino per le necessità fisiologiche. Tale sistema ha procurato invalidità permanenti agli arti e numerosi decessi, tra cui i famosi undici casi avvenuti nel reparto di psichiatria all’ospedale Niguarda di cui Giorgio Pompa, ex volontario di telefono Viola di Milano sta occupandosi da anni; quello di Francesco Mastrogiovanni e Giuseppe Casu.

Per breve ricognizione: dal sindaco di una località marina fu disposto un tso, causa della morte di Mastrogiovanni reo presunto di guida pericolosa. Inconfutabilmente la sua legatura, la sua agonia e la sua morte risultano agli atti giudiziari da videoregistrazioni interne al reparto psichiatrico. A suo nome si è costituito un Comitato verità e giustizia, che sta mobilitando l’opinione pubblica, interessando la stampa, come Cronaca vera n.2207 ed anche il web, che aggiorna puntualmente dell’esito di ogni singola udienza del procedimento in corso, per esempio vedasi a proposito Acaditalia (5) . Ampia eco anche per la morte di Giuseppe Casu in tso a Cagliari, di cui si rimanda al blog della figlia (6).

Le cause di danni irreversibili alla salute e di decessi sono tanti, purtroppo non sempre registrati dalla ribalta mediatica molto semplicemente in ordine ad altri aspetti. Il ricorso legale, cioè il conferimento di un incarico ad un avvocato, sta assumendo caratteristiche classiste nel nostro paese, laddove i requisiti del gratuito patrocinio escludono la rivendicazione di un risarcimento da danni patiti sia di carattere civilistico che penalistico, perché risultanti del tutto inadeguati alla perdita del potere d’acquisto del denaro, anche se stipendiati e peggio se beneficiati da emolumenti sociali, ed anche laddove la tabella degli onorari minimi forensi esclude la possibilità di rivendicazioni giudiziarie. Si potrebbe dire, che se la legge è uguale per tutti, non tutti, però, possono invocarla ed ambire l’equo ristoro. Questo della possibilità e della prerogativa dell’accesso alla giustizia è un tema tanto fondamentale quanto trascurato, che sta vieppiù esponenzialmente riducendo il numero di denunce per fatti gravissimi soprattutto di ambito psichiatrico ed inficiante una reale stesura della casistica pertinente. Inoltre, si rilevano gli scarsi impegni pubblici atti all’arginazione dell’abuso psichiatrico.

Nel 2007, a Verona, in occasione del convegno “Tso e contenzione: applicazioni” l’avvocato Francesco Miraglia di Modena riferiva testualmente, che: “La contenzione meccanica e/o fisica e quella psicofarmacologica è applicata in tutte le strutture sanitarie ospedaliere ed è (e non temo di essere smentito) senza controllo … supera di gran lunga il 50%. …. Il 17 novembre 1999, le associazioni dei familiari dei malati psichiatri incontrando a Roma l’allora ministro della sanità On.le Bindi per avere una garanzia su diritto alla salute mentale, presentavano una lettera di un giovane paziente; lettera poi pubblicata sul il Sole 24 ore Sanità n° 46 1999, che riporto testualmente: “onorevole sig. Ministro ho 29 anni, vengo dalla Sardegna per parlare con lei. Durante la degenza al servizio di psichiatria di Cagliari, durante una settimana sono stato legato per giorni interi e imbottito di psicofarmaci. Quando ero legato qualcuno degli infermieri mi insultava dicendomi: “adesso cagati e pisciati addosso.”

Ero spaventato e agitato chiedevo che mi slegassero, volevo andare a casa. Sono rimasto legato per tre giorni interi; solo l’intervento di mio padre ha messo fine a questa tortura. Signora ministro io le chiedo, a nome di migliaia di persone che hanno i miei stessi problemi queste riforme: 1)eliminare i farmaci che hanno effetti gravi come le crisi dislettiche; 2) creare comunità per i malati di mente; 3) divieto di legare i malati di mente”. Auspicava l’abolizione della contenzione, essendo la legatura un atto di violenza sull’individuo, la privazione della sua indipendenza e l’annullamento della sua personalità, riferendo della tesi di due medici, Belloi e Valgimigli, esposte ne La notte dell’assistenza, edito da Franco Angeli nel 2000. Inoltre, il tso è usato come minaccia contro i pazienti opponenti la terapia farmacologica senza alcun presidio infermieristico né monitoraggio di fatto adottato circa le condizioni di salute del ricoverato. Proponeva un sollecito intervento investigativo da parte dei Nas presso ospedali e reparti psichiatrici, anche contestualmente alla regolarità delle procedure attivate e delle certificazioni mediche giustificatorie (7).

Un altro aspetto importante riguarda il consenso e la sua validità ,che in ambito sanitario deve confermarsi ai seguenti parametri: personale, cioè espresso dal diretto interessato; libero e spontaneo, cioè esito di una scelta non condizionata né dalla dipendenza terapeutica né dalla supremazia dell’operatore; cosciente, vale a dire basato sulla valutazione dell’informazione, sulle possibili conseguenze di trattamento e di non trattamento e di alternative tra cure possibili; attuale, ossia, va concesso non sommariamente, ma per ogni singola prestazione per prestazione, prima di essa e revocato in qualsiasi momento; manifesto, cioè esplicito al di là di ogni possibile equivoco fraintendimento, né ritenuto implicito nel rapporto medico-paziente; richiesto, ovvero da parte del medico, il quale a sua volta deve essere esaustivo; recettizio, secondo
quanto previsto ex art. 1334 codice civile, perché ha effetto nel momento in cui il medico destinatario ne viene a conoscenza.

Ancora pertinente le misure di contenzione, il consenso informato ed il principio di autodeterminazione al trattamento sanitario altra analisi interessante e sulla stessa lunghezza onda è quella compiuta da Stefania Cerasoli. Molto chiaramente e senza equivoci di sorta afferma quanto segue: Per quanto riguarda il consenso scritto, questo è da considerarsi un dovere morale del medico in tutti i casi cui le prestazioni diagnostiche e/ o terapeutiche in ragione della loro natura sono tali da rendere opportuna una manifestazione in equivoca e documentata della volontà del paziente (come si desume dall’art. 32, comma II del Codice deontologico)….

Alla luce dei principi sopra delineati emerge con chiarezza che l’obbligo di fornire informativa al paziente al fine di acquisire un consenso consapevole, in quanto informato, al trattamento sanitario non potrà dirsi adempiuto nel caso in cui il consenso sia stato prestato attraverso formulari prestampati: in tali ipotesi si è sottolineato che “il consenso deve essere frutto di un rapporto reale e non solo apparente tra medico e paziente, in cui il sanitario è tenuto a raccogliere un’adesione effettiva e partecipata, non solo cartacea, all’intervento. Esso non è dunque un atto puramente formale e burocratico ma è la condizione imprescindibile per trasformare un atto normalmente illecito (la violazione dell’integrità psicofisica) in un atto lecito” (cfr. Tribunale Milano, sez. V civile, sentenza 29.03.2005 n. 3520)… La violazione dell’obbligo di informativa al paziente è, concordemente, ritenuta fonte di risarcimento del danno in quanto il soggetto è leso nella libertà di autodeterminazione delle proprie scelte esistenziali e questo anche nel caso in cui la prestazione sanitaria sia stata eseguita correttamente e senza errori (cfr. Cassazione sentenza n. 5444 del 14 Marzo 2006). L’obbligo informativo ha infatti valore costituzionale e per la sua violazione è previsto un risarcimento autonomo e distinto rispetto al danno alla salute cagionato da errore medico in quanto l’interesse tutelato rientra nella previsione dell’art. 2059 Codice civile (Cassazione sentenze n. 8827/03 e n. 8828/03)” (8).
Che si possa invertire la tendenza con una informazione più capillare presso l’opinione pubblica in grado di pressare il legislatore?

Di Patrizia Cordone

Fonte: http://vocidallastrada.blogspot.it/2015/05/in-italia-diritti-civili-alienati-dalla.html


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