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Auschwitz: la bufala di levi primo sulla camera a gas

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😆 😆 😆 si saranno tutti suicidati in massa .... per ringraziare the hospital five star auschwitz


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1. Prima considerazione: i campi di concentramento non furono progettati sin da principio come luoghi di sterminio.
Affrontiamo la prima questione prendendo, come esempio, la storia del luogo simbolo dell’Olocausto, Auschwitz, avvalendoci degli studi dello storico dell’architettura Robert van Pelt ( A Site in Search of a Mission, in Y. Gutman, M. Berenbaum (a cura di), Anatomy of the Auschwitz Death Camp, Bloomington, Indiana, Indiana University Press, 1994; DWORK, VAN PELT, Auschwitz; 1270 to the present, New York, W.W. Norton, 1996. ) , secondo il quale “Auschwitz non era predestinata ad essere il sito principale dell’Olocausto. Ha acquisito questo ruolo quasi per errore, e anche il fatto stesso che divenne un luogo di sterminio di massa è dovuto più all’incapacità di raggiungere un obiettivo che all’intenzione di realizzarne un altro” ( ivi , p. 93 ). Attraverso una precisa cronologia delle piantine e dei progetti architettonici, van Pelt dimostra come inizialmente Auschwitz dovesse diventare una sorta di città modello ariana: sarebbe stata la capitale di un distretto, un importante centro di produzione industriale (il colosso IG Farben avrebbe impiantato lì una sua fabbrica), la popolazione ebrea e polacca sarebbe stata evacuata dalla regione e Auschwitz si sarebbe trasformata nella kallipolis ariana in Polonia, territorio che da sempre i nazisti consideravano proprio.
Bisogna ricordare che i campi di concentramento inizialmente furono progettati per essere strumenti di terrore e controllo della resistenza al partito nazista, ma dopo il 1939 divennero principalmente una riserva di mano d’opera gratuita per il lavoro produttivo; dopo l’avvio della guerra essi iniziarono ad ospitare i prigionieri che ben presto furono costretti a lavorare gratuitamente per supplire alla mancanza di operai tedeschi ora al fronte.
Nel 1940 Himmler avviò un progetto di ampliamento e di ricostruzione del campo di Auschwitz che si apprestava quindi a divenire quel “paradigma dell’insediamento a est” ( ivi , p. 158 ) di cui si è detto. I sogni di Himmler si infransero il 22 giugno 1941, giorno dell’invasione nazista dell’Unione Sovietica, a seguito della quale migliaia di prigionieri russi si riversarono ad Auschwitz, dove vennero velocemente costruiti baracche che potessero ospitarli e forni crematori per far fronte al problema dei numerosi decessi dovuti alle terribili condizioni del campo, malattia e inedia, dando così inizio alla trasformazione dell’auspicata città modello in uno strumento di sterminio. Quando l’operazione Barbarossa iniziò a prendere una piega sfavorevole alla Germania nazista e la riserva di prigionieri russi iniziò a scarseggiare, Himmler decise di sostituirli con gli ebrei:
[…] poiché non si potranno attendere prigionieri di guerra russi nel prossimo futuro, mando ai campi un gran numero di ebrei che sono emigrati dalla Germania. Potete quindi compiere i preparativi per accogliere nei campi di concentramento entro le prossime quattro settimane 100.000 ebrei e fino a 50.000 ebree? I campi di concentramento dovranno affrontare grandi compiti economici nelle settimane a venire. ( ivi p. 149 )
Come a tutti tristemente noto, l’ordine di Himmler fu eseguito, migliaia di ebrei arrivarono ad Auschwitz e quelli tra loro ormai anziani e infermi eliminati con le famigerate camere a gas. Presto le proporzioni di questa procedura divennero ingestibili date le originarie dimensioni del campo e si rese necessario un trasferimento a tre kilometri di distanza, da Auschwitz I a Auschwitz II (Auschwitz‐ Birkenau), dove furono costruiti nuovi crematori. Secondo van Pelt però i progetti di conversione del campo dopo la guerra continuarono, ma “questo futuro alternativo non si materializzò mai. Così il nome Auschwitz divenne sinonimo dell’Olocausto e non della città modello di Himmler”. ( ivi , pp.150‐151 )

2. Seconda considerazione: lo sterminio non ebbe inizio nei campi di concentramento.
Prima di arrivare alle camere a gas, i nazisti avevano sviluppato un programma sistematico e segreto per assassinare gruppi scelti di popolazione:

a. programmi di sterilizzazione nei primi anni Trenta: nel 1933 il III Reich approvò le leggi sulla sterilizzazione che avrebbero colpito chi fosse stato affetto da ritardo mentale, schizofrenia, epilessia, alcolismo, sordità, cecità, malformazioni, psicosi maniaco‐depressive, mentre per i trasgressori sessuali era prevista la castrazione.

b. programmi di eutanasia nei tardi anni Trenta: nel 1939 si passò dalla sterilizzazione all’eutanasia da attuarsi attraverso il ricorso a dosi massicce di farmaci normali. Vennero colpiti dapprima bambini fisicamente handicappati, poi bambini mentalmente handicappati ed infine adulti con entrambi i tipi di handicap. Quando il numero di persone selezionate per la morte divenne molto alto, le operazioni furono spostate in reparti ospedalieri specializzati in omicidio: nel 1939 una villa sequestrata ad alcuni ebrei al numero 4 della Tiergarten Strasse divenne il luogo di esecuzione e il programma di eutanasia prese il nome in codice di operazione T4, o semplicemente T4 dall’indirizzo del nuovo luogo di morte. Prima del 1941 5.000 bambini e 70.000 adulti persero la vita.

c. omicidi di massa nei campi di sterminio dal 1941 al 1945: con l’aumento delle vittime crebbero le complicazioni che l’omicidio su larga scala inevitabilmente comportava; le iniezioni e i farmaci non erano più sufficienti allo scopo e la necessità di individuare nuove metodologie di morte portò alla scelta del gas come “maniera più umana” ( Deposizione del dottor Brandt al “Processo dei medici”, registro delle prove 2419‐25 ) .Gli esperimenti condotti tra il dicembre del 1939 e il gennaio del 1940 diedero esiti positivi ed altre cinque strutture vennero affiancate a quella di Tiegarten Strasse. Furono costruite camere a gas mascherate da docce, all’interno delle quali venivano fatti entrare ed uccisi pazienti handicappati. Nei centri della morte T4 sono presenti tutte le componenti di campi di sterminio come Auschwitz.

d. Con il tempo la burocrazia nazista evolse insieme ai centri T4, preparando il terreno per la trasformazione dei campi di concentramento e di lavoro in campi di sterminio. Giunti al 1941‐42 questa conversione fu solo un ulteriore passo all’interno di un sistema già avviato che si sviluppava sulla base di esigenze contingenti e che finì per diventare la soluzione finale.

I negazionisti sono soliti ricordare come non esista alcun ordine impartito da Hitler che dia inizio allo sterminio degli ebrei; ma, dopo che la stampa denunciò pubblicamente il programma di eutanasia da lui espressamente autorizzato, egli si rese conto come fosse più opportuno non lasciare nulla di scritto che potesse un giorno ritorcersi contro. Del resto non esiste neppure nessun ordine firmato da Hitler di dare inizio alla guerra

PROVE DELL’USO DELLE CAMERE A GAS E DEI FORNI CREMATORI PER IL GENOCIDIO
I negazionisti non negano l’esistenza delle camere a gas e dei forni crematori (del resto si tratta di strutture ancora oggi esistenti in molti ex‐campi), ma sostengono che la loro funzione fosse quella di disinfestare vestiario e coperte e che i forni servissero per eliminare i cadaveri di quanti erano deceduti per cause naturali.
Come possiamo dimostrare il contrario? Esiste una pluralità di tipologie di prove, che, unitamente considerate, ci permettono di dimostrare che i nazisti si servirono delle camere a gas e dei forni crematori per l’omicidio di massa:

1. documenti scritti: ordinazioni di Zyklon‐B (il nome commerciale dell’acido cianidrico, che viene incastonato in granuli di farina fossile), piante architettoniche e ordinazione di materiali da costruzione per le camere a gas e i forni crematori.

2. tracce di gas
Zyklon‐B sui muri delle camere a gas in diversi campi

3. testimonianze oculari: testimonianze dei sopravvissuti, diari dei Sonderkommando ebrei e confessioni delle guardie e dei comandanti.

4. fotografie sul terreno, non solo dei campi, ma anche dei corpi che bruciano (foto scattate di nascosto e portate fuori da Auschwitz clandestinamente).

5. fotografie aeree, che mostrano prigionieri che vengono spostati verso i complessi di camere a gas e forni crematori, e corrispondono alle fotografie sul terreno che confermano la struttura delle camere a gas e dei forni crematori.

6. le rovine tutt’ora esistenti dei campi, esaminate alla luce delle fonti di prova citate sopra.

Soffermiamoci su due tipologie di prove: la prima, le tracce di Zyklon‐B, estremamente tecnica; la seconda, le testimonianze oculari.

1. Tracce di Zyklon‐B sui muri delle camere a gas
Una delle prove tradizionalmente usate dai negazionisti a sostegno delle proprie tesi riguarda le tracce di Zyklon‐B rimaste nelle camere a gas. Freud Leuchter, che si occupa attualmente di vendita ed assistenza di strumenti per l’esecuzione capitale, con la pubblicazione nel 1989 del Leuchter Report. An Engineering Report on the Alleged Execution Chambers at Auschwitz, Birkenau and Majdanek, Polan (F. LEUCHTER, Leuchter Report. An Engineering Report on the Alleged Execution Chambers at Auschwitz, Birkenau and Majdanek, Poland, London, Focal point, 1989) fu il primo ad avanzare la teoria secondo cui “per la forma e il modo in cui sono state costruite queste strutture, non è possibile che fossero utilizzate come camere a gas per le esecuzioni” ( ivi , p. 10 ). La sua pubblicazione diede l’avvio ad una serie di altre affermazioni di uguale natura, la prima da parte di Germar Rudolph, un chimico tedesco che all’epoca lavorava presso il Max Planck Institute, secondo il quale “per motivi chimico‐fisici le uccisioni di massa con il gas così come sono state descritte, usando l’acido cianidrico nelle presunte camere a gas, non possono aver avuto luogo”( R. KAMMERER, A. SOLMS (a cura di), The Rudolph Report: A discussion of a rodolph Report on the Formation and Demostrability of Cyanide Compounds in the Gas Chambers at Auschwitz, with Additional Research Findings on the Holocaust, Uckfield, Sussex, England, Cromwell Press, 1993,)
; la seconda proveniente da un ingegnere austriaco di nome Walter Luftle, ex‐presidente dell’Associazione federale austriaca di ingegneria, che pretese di dimostrare in un articolo l’impossibilità di uccidere delle persone con lo Zyklon‐B e il monossido di carbonio.
I rapporti di Leuchter, Rudolph e Luftle costituiscono oggi, per i negazionisti, solide prove scientifiche che dimostrano come le camere a gas non potessero essere utilizzate per l’omicidio di massa. Cerchiamo ora di considerare analiticamente ciascuna di queste inattaccabili prove:

1. Leuchter sostiene che lo Zyklon‐B non avrebbe potuto essere usato come strumento di omicidio di massa perché, se i nazisti avessero lasciato cadere i suoi granuli nelle camere, sarebbero morti essi stessi per via dell’esposizione al gas. La letteratura negazionista dimentica però di citare la seguente testimonianza rilasciata la Leuchter nel corso del processo a Ernst Zündel (dal quale Leuchter era stato pagato per eseguire un’analisi su alcuni campioni di mattone e cemento rimasti esposti all’ambiente dal 1945) e che dimostra in modo molto evidente l’infondatezza della suddetta prova scientifica:

D: allora questa storia che ci ha raccontato a proposito di persone sul tetto che lasciavano cadere il gas, e del fatto che in questo modo si sarebbero suicidate: ci sarebbe voluto qualche minuto prima che il gas arrivasse a loro, no?
R: indubbiamente.
D: quindi, se avessero chiuso lo sfiatatoio e fossero scesi dal tetto, non avrebbero avuto niente di cui preoccuparsi, vero?
R: Se fossero scesi dal tetto. Ma ad un certo punto si deve fare un’ispezione per vedere se le persone sono decedute.
D: per fare questo, signore, fanno entrare i Sonderkommando, e non gli importa cosa succeda.
R: giusto, è vero.
D: quindi, se qualcuno è sul tetto con una maschera a gas, lei concorda che ha tutto il tempo di scendere dal tetto dopo aver chiuso lo sfiatatoio?
R: può darsi.

( Her Majesty the Queen vs. Ernst Zündel, district Court of Ontario, 1988. )

2. Un’altra argomentazione avanzata da Leuchter, Faurisson e Cole fa riferimento al fatto che in alcuni siti ci sia una maggior quantità di tracce di Zyklon‐B nelle stanze per la disinfestazione che nelle camere a gas. Questa scoperta sarebbe, a loro dire, paradossale se le camere fossero state effettivamente utilizzate per uccidere milioni di persone, perché, in tal caso, avrebbero dovuto funzionare a tutte le ore del giorno e il gas avrebbe lasciato tracce di un intenso colore blu. Contro questa prova possono essere avanzate diverse considerazioni:

- innanzitutto non esisteva una sola camera a gas dove siano morti milioni di persone e nessuna camera era in funzione per ventiquattro ore al giorno. In secondo luogo molti individui persero la vita per cause diverse dal gas, quali fucilazioni, i pestaggi, l’eccesso di lavoro, la morte per inedia, le malattie…11 e non è retorica ricordare che “un omicidio è un omicidio, a prescindere dal metodo con cui viene commesso” ( GROBMAN, SHERMER, op. cit., p. 181 )

- le tracce blu scuro che ancora colorano le pareti delle stanze per la disinfestazione sono facilmente spiegabili se si considera che sono necessarie dalle dodici alle diciotto ore affinché lo Zyklon‐B riesca a debellare i pidocchi, mentre bastano solo pochi minuti perché gli esseri umani, che assorbono il gas attraverso i polmoni, soccombano alla sua micidiale potenza. Inoltre le camere a gas venivano areate subito dopo la morte dei prigionieri, prevenendo così ogni accumulo di residui a lungo termine.

3. Faurisson e Leuchter sostengono poi che l’uso del gas Zyklon‐B in una camera vicina ad un forno crematorio avrebbe causato l’esplosione dello stesso. Questa affermazione può, a ragione, essere considerata falsa, dal momento che i forni crematori erano strutture in mattoni con porte sigillate e non fosse comuni all’aria aperta, quindi lo Zyklon‐B non poteva in alcun modo diffondersi al loro interno e prendere fuoco. Ma ammesso e non concesso che così fosse stato, per ottenere un’esplosione è necessario un quantitativo di Zyklon‐B centottantasei volte superiore rispetto a quello sufficiente per uccidere degli esseri umani, considerazione questa che copre di ridicolo l’ingenua tesi negazionista sopra citata.

4. Come già detto, le presunte prove scientifiche addotte da Leuchter per dimostrare l’impossibilità dell’utilizzo dello Zyklon‐B per lo sterminio di massa si basano su rilevazioni da egli stesso condotte su dei campioni di mattone e cemento sottratti, senza alcuna autorizzazione, dalle rovine dei campi. E’ bene chiederci quanto i suoi tests potessero essere attendibili dal momento che il materiale, illegalmente sottratto, era rimasto esposto all’ambiente dal 1945. A questo si aggiunge il fondato dubbio sulle capacità di analisi chimiche di Leuchter che, benché si proclamasse ingegnere, ha conseguito una laurea in filosofia.
Le medesime preoccupazioni riguardano in generale tutti i rilevamenti di tracce di Zyklon‐B effettuati dai negazionisti, essendo le loro analisi state condotte nelle camere a gas di Auschwitz‐Birkenau che, ricordiamo, sono state totalmente distrutte dai nazisti alla fine del 1944 quando i russi erano alle porte. Le macerie sono state completamente esposte all’ambiente per più di mezzo secolo e gli spogliatoi, le camere a gas e i crematori parzialmente ricostruiti di Auschwitz sono parte del recente restauro del campo
per farne un museo.

5. Le considerazioni appena proposte si prestano a smontare anche la “scoperta” di Cole, Faurisson e Leuchter che il residuo di Zyklon‐B nella camera a gas del crematorio I di Auschwitz non raggiungeva livelli tanto alti da consentire lo sterminio. Ricordiamo di nuovo che il materiale sul quale i negazionisti eseguirono i loro tests non può essere ritenuto attendibile in quanto l’edificio menzionato, dopo la distruzione, fu ricostruito utilizzando sia materiali originali che altri provenienti da edifici diversi. E’ curioso che i negazionisti non manchino mai di sottolineare che le camere a gas siano una ricostruzione e di come dimentichino improvvisamente questo argomento quando si tratta di attribuire certa validità alle analisi da essi stessi condotte sui mattoni di cui sono fatte.

2. Testimonianze oculari
Il secondo tipo di prova è costituito dai resoconti dei testimoni oculari: confessioni scioccanti e incredibilmente dettagliate sulla struttura dei campi di sterminio, sulla dislocazione degli edifici al loro interno, sulla forma degli spogliatoi, delle camere a gas, dei forni crematori e, ovviamente, sul processo di esecuzione con il gas. I negazionisti tendono a rigettare qualunque tipo di confessione nazista incriminante, sostenendo, a seconda dei casi, che sia stata estorta con la forza o che recondite motivazioni di ordine psicologico abbiano portato questi individui addirittura ad inventarle. Allo stesso tempo però accettano come probanti le affermazioni di quanti appoggiano le loro tesi.
Tra i tantissimi resoconti esistenti sono stati qui scelti i tre più famosi e noti alla letteratura specializzata:
1. la confessione dell’Unterscharführer (sergente) delle SS Pery Broad, catturato il 6 maggio 1945 dagli inglesi nella loro zona di occupazione in Germania;
2. quella di Rudolph Hoss, Obersturmbannführer delle SS, comandante di Auschwitz dal 20 maggio 1940 all’11 novembre 1943;
3. la testimonianza del medico di campo di Auschwitz, il dottor Paul Kremer.

1. Il memoriale scritto da Pery Broad dopo la sua cattura da parte degli inglesi è diventato tristemente noto per essere stato presentato ai processi di Norimberga il 27 settembre 1945 quale prova dell’uso delle camere a gas come strumenti per l’esecuzione di massa; è bene ricordare che Broad non fu mai sottoposto ad alcuna tortura e che la sua confessione non gli avrebbe portato alcun vantaggio, anzi, semmai il contrario, e che in più circostanze egli confermò la veridicità del suo resoconto, sebbene gli fosse stata data la possibilità di ritrattare.
Eccone un estratto:
i disinfestatori sono al lavoro […] con una spranga di ferro e un martello aprono un paio di scatole di latta dall’aria innocua, le indicazioni dicono Cyclon Antiparassitario, Avvertenza, Velenoso. Le scatole sono piene di piccole pallottoline che sembrano piselli blu. Non appena la scatola è stata aperta, i contenuti vengono fatti cadere attraverso un’apertura sul tetto. Poi viene svuotata un’altra scatola nell’apertura successiva, e così via. Dopo circa due minuti le grida si affievoliscono e si trasformano in un gemito sommesso. La maggior parte degli uomini ha già perso conoscenza. Dopo altri due minuti […] è tutto finito. Regna una calma mortale […] i cadaveri vengono ammucchiati insieme, le bocche spalancate […] E’ difficile sollevare i cadaveri intrecciati fuori dalla stanza perché il gas ne sta irrigidendo tutti gli arti.( P. BROAD, in R. HÖSS, P. BROAD, J.P. KREMER, Oswi’cim w oczach SS, Oswiecim, Museum w Oswiecimu, 1973 )

2. Si confronti ora il resoconto appena esentato con quello scritto da Rudolph Hoss, ricordando che le due testimonianze sono completamente svincolate l’una dall’altra: non solo il 5 aprile 1946, giorno della deposizione di Hoss, egli non era a conoscenza del memoriale di Broad, ma lo stesso tribunale di Norimberga, durante il processo di Hoss, non sapeva dell’esistenza del memoriale di Broad che venne presentato, come già detto, solo un anno più tardi. Inoltre, dopo la conclusione del processo, l’accusa di colpevolezza ai danni di Hoss e la conseguente condanna a morte, egli redasse un manoscritto autobiografico di duecentocinquanta pagine che confermava sia la sua precedente testimonianza che la deposizione di Broad.
Quindi, molto in fretta, la porta veniva sigillata ermeticamente e veniva immediatamente tirato un barattolo di gas sul pavimento, attraverso un’apertura collegata ad un condotto dell’aria sul soffitto della camera a gas per mano dei disinfestatori, che stavano pronti in attesa. Questo portava all’immediata diffusione del gas. Attraverso lo spioncino era possibile vedere che coloro che stavano vicino al condotto dell’aria morivano quasi immediatamente. Si può dire che circa un terzo moriva nel giro di un attimo. Gli altri cominciavano a dibattersi, a urlare, a soffocare. Ma molto presto le grida diventavano rantolii di morte, e dopo un paio di minuti tutti erano a terra. Dopo venti minuti al massimo non si muoveva più nessuno. ( P. BROAD, in R. HÖSS, P. BROAD, J.P. KREMER, Oswi’cim w oczach SS, Oswiecim, Museum w Oswiecimu, 1973 , )

Mettendo a confronto le due testimonianze è possibile notare una discrepanza nell’indicazione data dai due autori sui tempi necessari al completamento della procedura: Broad parla di quattro minuti complessivi, Höss sostiene fossero venti. Queste discordanze, assolutamente secondarie, sono state il motivo addotto dai negazionisti per invalidare le due confessioni. A questo si deve aggiungere che ogni resoconto tramandatoci indica un periodo di tempo differente, ma non ha alcun senso appigliarsi a particolari così irrilevanti per negare la veridicità dei contenuti. Si potrebbe facilmente ribattere che il tempo necessario per la procedura di uccisione con il gas doveva variare a seconda della temperatura della stanza (l’evaporazione dell’ acido cianidrico dai granuli dipende dalla temperatura dell’aria), delle dimensioni della stessa, del numero di persone presenti e della quantità di Zyklon‐B versato nelle aperture, senza dimenticare le differenze psicologiche di percezione del tempo nell’esperienza dei diversi osservatori. Al contrario dovremmo pensare che sarebbe stato motivo di sospetto se tutte le testimonianze avessero indicato lo stesso numero di minuti, caso in cui sarebbe stato corretto ipotizzare che derivassero tutte da un'unica fonte.
Al di là dell’irrilevante questione dei tempi i negazionisti dovrebbero preoccuparsi di spiegare perché i resoconti di Hoss e Broad coincidono così perfettamente nella descrizione degli esperimenti provvisori di esecuzione con il gas ad Auschwitz I, dei due Bunker di Birkenau, della costruzione delle quattro grandi strutture di Birkenau che includevano spogliatoi, camere a gas e crematori.

3. Infine la terza ed ultima testimonianza, rilasciata dal dottor Kremer medico di campo ad Auschwitz:
2 settembre 1942. Presente per la prima volta ad un’azione speciale alle tre del mattino. In confronto l’Inferno di Dante sembra quasi una commedia. Auschwitz è giustamente chiamato un campo di sterminio!
5 settembre 1942. Presente a mezzogiorno a un’azione speciale nel campo delle donne: il più orribile di tutti gli orrori. Hschf. Thilo, chirurgo militare, aveva ragione quando mi ha detto oggi che qui siamo dislocati nell’anus mundi.
I negazionisti non considerano questo un resoconto valido per dimostrare l’utilizzo delle camere a gas come strumenti di sterminio di massa, dal momento che in questo testo compare solo l’oscura espressione “azione speciale”, ma casualmente dimenticano che nel dicembre 1947 a Cracovia, durante il processo della guarnigione di campo di Auschwitz, Kremer ne abbia spiegato il significato, eliminando, se mai ce ne fosse stato bisogno, alcun tipo di equivoco:
Giunti al 2 settembre 1942, alle due del mattino ero già stato asseg
nato alla partecipazione nell’azione di uccisione delle persone con il gas. Questi omicidi di massa avvenivano in piccole casette situate all’esterno del campo di Birkenau, in un bosco. Le casette venivano chiamate bunker nel gergo degli uomini delle SS. Tutti i medici delle SS in servizio nel campo facevano a turno per partecipare alle esecuzione con il gas, che venivano chiamate Sonderaktion [azione speciale]. Il mio ruolo come medico in queste operazioni consisteva nell’essere a disposizione vicino al bunker. Vi venivo portato con la macchina. Stavo seduto davanti con l’autista, e un inserviente dell’ospedale delle SS stava seduto dietro con un apparecchio con l’ossigeno per rianimare gli uomini delle SS utilizzati nelle esecuzioni con il gas, nel caso in cui qualcuno di loro fosse rimasto vittima delle esalazioni velenose. Quando alla rampa della stazione arrivava il convoglio con le persone destinate alle camere a gas, gli ufficiali delle SS selezionavano tra i nuovi arrivati le persone in grado di lavorare, mentre il resto – anziani, tutti i bambini, le donne con in braccio i bambini e altre persone considerate non in grado di lavorare‐ veniva caricato sui camion e portato alle camere a gas. Queste persone venivano sospinte nelle baracche dove si spogliavano e poi andavano nude nelle camere a gas. Molto spesso non c’erano incidenti, dato che gli uomini delle SS tranquillizzavano le persone, sostenendo che si sarebbero lavati e che sarebbero stati spidocchiati. Dopo averli sospinti tutti nella camera a gas vaniva chiusa la porta, e un uomo delle SS con una maschera antigas tirava il contenuto di un barattolo di Zyclon attraverso un’apertura nel muro laterale. Le urla e le grida delle vittime si sentivano da questa apertura ed era chiaro che stavano combattendo per la vita. Queste urla si sentivano per un periodo molto breve.
(P. BROAD, in R. HÖSS, P. BROAD, J.P. KREMER, Oswi’cim w oczach SS, Oswiecim, Museum w Oswiecimu, 1973 )

Infine

Anche Himmler non è una prova attendibile ?

http://www.rainews24.it/it/video.php?id=17662


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corrispondenza commerciale tra la I.G.Farben e l'amministrazione di Auschwitz :

"In previsione di ulteriori esperimenti con una nuova droga soporifera , vi saremmo grati se ci potreste procurare un certo numero di donne"
"Abbiamo ricevuto la vostra risposta , ma consideriamo che il prezzo di 220 marchi per donna sia eccessivo . Vi proponiamo un prezzo non superiore a 170 marchi a testa . Se siete d'accordo sulla cifra , prenderemo possesso delle donne . Ce ne abbisognano circa 150"
"Accusiamo ricevuta dell'accordo . Preparateci 150 donne nelle migliori condizioni di salute : appena pronte le prenderemo a nostro carico"
"Ricevuta l'ordinanza di 150 donne . Nonostante l'aspetto emaciato , esse sono state giudicate soddisfacenti . A giro di posta vi terremo al corrente dei risultati dell'esperimento" .
"Gli esperimenti sono stati eseguiti . Tutti i soggetti sono morti . Ci metteremo presto in contatto con voi per una nuova ordinazione"

( P. BROAD, in R. HÖSS, P. BROAD, J.P. KREMER, Oswi’cim w oczach SS, Oswiecim, Museum w Oswiecimu, 1973 )


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PROCESSO IRVING – LIPSTADT ( dal libro Processo all’Olocausto di D.D. Guttenplan)

Nel luglio 1996 lo storico inglese David Irving cita per diffamazione la professoressa universitaria americana Deborah Lipstadt. Nel libro “Denying the Holocaust: the Growing Assault on Truth and Memory”, la Lipstadt dipinge Irving come un estremista ed un mentitore, uno dei più pericolosi portavoce del negazionismo; ben lungi dall’essere uno storico serio, Irving piega l’evidenza storica fino a renderla conforme alle proprie inclinazioni ideologiche e si identifica con i suoi soggetti nazisti in un modo che si spinge oltre l’innocua empatia dello storico.
Il processo ha avuto inizio nel gennaio 2000 a Londra e la sede non è casuale: Irving ha intentato causa a Lipstadt in Europa per costringerla sia a trasferirsi a migliaia di km da casa, sia a difendersi senza il beneficio del Primo Emendamento americano che consente la libertà di espressione senza alcun vincolo.
Inoltre, in Gran Bretagna, la legge sulla diffamazione a mezzo stampa favorisce il querelante: era onere della Lipstadt dimostrare la verità di ciò che aveva scritto. Poiché Irving sosteneva di non poter essere descritto come negazionista perché le camere a gas erano una truffa, Lipstadt si è trovata nell’obbligo di dimostrare la realtà dell’Olocausto, quindi una serie di fatti che si danno per scontati: le intenzioni assassine di Hitler, l’agghiacciante efficienza dei campi di sterminio, le atrocità sofferte dagli ebrei.
Entrambi volevano vincere. Irving rappresentava sé stesso, rischiava la reputazione e, in caso di sconfitta, la rovina professionale e la bancarotta.
Lipstadt ed il suo editore inglese – coimputato – Penguin Books dovevano difendere l’esattezza delle loro tesi, le loro reputazioni, ma soprattutto la memoria e la sofferenza delle vittime delle camere a gas. L’evenienza di una sconfitta ha convinto la casa editrice Pengiun Books a spendere un milione di sterline in parcelle di avvocati ed ha spinto Steven Spiellberg insieme ad altri ebrei americani a contribuire alla spese di soggiorno di Lipstadt a Londra.
Citando per diffamazione Deborah Lipstadt, David Irving sperava di fare dell’esistenza delle camere a gas un argomento di discussione, una controversia, un’occasione di dubbio. Se tutti sanno che milioni di ebrei morirono nelle camere a gas, spesso le conoscenze diffuse sull’Olocausto non sono altrettanto fondate:
1. C’era una camera a gas a Dachau , ma non fu mai usata. Non c’erano camere a gas a Belsen.
2. Molti sono ancora convinti assertori che i nazisti fabbricassero sapone con il grasso degli ebrei uccisi. Ma la macabra diceria di esseri umani trasformati in sapone è stata da parecchio tempo respinta dagli storici come un avanzo riciclato dalla Prima Guerra mondiale, quando simili storie di atrocità erano gli ingredienti della propaganda degli alleati.
3. Si narra del coraggioso re di Danimarca, il quale, durante l’occupazione tedesca del suo paese, minacciò di appuntare anche a sé stesso la stella gialla se i nazisti avessero insistito ad imporre questo marchio agli ebrei nazisti. In realtà questo episodio non si è mai verificato, benché il re ed il suo popolo, con grande coraggio, organizzarono la fuga per mare della maggior parte degli ebrei danesi verso la Svezia alla vigilia della loro progettata deportazione.

Al termine del processo, il giudice Gray, quando emette la sentenza, dichiara di aver dedotto che Irving è antisemita e razzista ed in particolare: “A me sembra corretto ed inevitabile concludere che la falsificazione della ricostruzione storica sia stata in gran parte deliberata, e Irving fosse sollecitato dal desiderio di porgere i fatti in modo coerente ai propri convincimenti ideologici, anche quando ciò comportasse distorcimento e manipolazione dell’evidenza storica. Ne consegue che la causa è vinta dai querelanti ed alla difesa sarà rifusa la maggior parte delle spese.”
Irving afferma: “A volte i principi sono più importanti delle questioni economiche”.
Lipstadt, in relazione ad Irving, dichiara: “Non sono sicura che dovrebbe essere bandito dagli USA” e sulla campagna per rendere illegale la negazione dell’Olocausto in Gran Bretagna evidenzia: “Non ritengo che simili leggi funzionino. Credo che a volte abbiano il risultato di fare dei negazionisti dei martiri”.


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Con qualche decennio di ritardo, David Irving, dopo essere stato incarcerato a seguito del processo in Austria (dove era stato arrestato nel novembre 2005 mentre si recava ad un raduno di goliardi per apologia del nazismo), ammette finalmente l’esistenza dell’Olocausto, distanziandosi dalle sue tesi negazioniste che ne hanno fatto un idolo sulla scena neo‐nazista. Tesi testardamente sostenute, anche dopo che l’alta corte di Londra gli diede torto nel 2000 nel processo seguito alla querela sporta da Irving nei confronti della storica Deborah Lipstadt. La Lipstadt aveva affermato che Irving, per via delle sue tesi, era «un pericoloso nazista». E i giudici le avevano dato ragione.
Ora Irving sembrerebbe aver ripensato l’intera “faccenda”: in un’intervista rilasciata all’Ansa tramite il suo legale Elmar Kresbach (riportata da Il Giornale e rintracciabile presso il sito www.storiainrete.com), condanna i crimini del Terzo Reich e lo sterminio di innocenti per ragioni razziali, ma distingue fra il primo Hitler e quello successivo, salvando il primo.
Il 20 febbraio 2006 lo storico sessantasettenne autodidatta è stato processato davanti ad una corte d’assise a Vienna, in base a un mandato d’arresto risalente al 1989, e condannato a tre anni (è stato scarcerato il 21 dicembre 2006, in seguito alla sentenza della Corte d'Appello).
Nell’intervista gli è stato chiesto come mai avesse avuto bisogno di 60 anni dalla fine della guerra per convincersi dell’esistenza dell’Olocausto. Risponde: «Non mi sono mai fidato delle opere conformistiche, ma mi sono sempre basato per i miei trenta libri sulle ricerche compiute durante dieci anni, e ora sono arrivato alla conclusione che l’Olocausto c’è stato».
Le sue opinioni sono cambiate perché ha scoperto nuove fonti a Mosca e precisamente «si tratta dei diari di Goebbels da lui studiati nel ‘92 negli archivi di Mosca e anche degli archivi di Auschwitz (pure conservati a Mosca) dove ho fatto scoperte importanti, ma la più importante di tutte l’ho fatta all’Archivio di Stato di Londra: il dossier Kurt Aumeier (vice comandante di Auschwitz) e le decifrazioni delle conversazioni delle SS degli Ost Bezirke (distretti orientali), ovvero dei campi di concentramento».
Ormai Irving sembra essere d’accordo anche sulle cifre (sei milioni di ebrei sterminati) sull’Olocausto: «la cifra è controversa non solo per me ma in sostanza sarà vera, anche se ritengo che si sia concentrata troppa attenzione su Auschwitz e non altri Lager come Treblinka».
Segnaliamo infine il dibattito in Tv del 24 gennaio 2007 (durante la trasmissione Controcorrente di SKYTg24, condotta da Riccardo Formigli) in cui Irving è stato messo a confronto con lo storico Giovanni Gozzini e ha decisamente ridimensionato le sue nuove convinzioni, pur confermando che «senza dubbio, secondo me, i nazisti hanno ucciso milioni di ebrei. Qualcosa è sicuramente successo, ma non è successo ad Auschwitz. E’ successo in altre zone».
(Cfr. l'articolo Convergenze parallele, apparso in “Storia in rete”, n.15/16, gennaio‐febbraio 2007, pp. 14‐21, che riporta la trascrizione letterale del dibattito tra Irving, Gozzini e Formigli)


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Anonymous
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Mariano6734
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chiedo per favore ai moderatori di controllare lo zelo eccessivo di Fernesto. I suoi posts rischiano di spammare un thread fino a renderlo illeggibile e a spegnere ogni discussione sensata.


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Kovacs
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Belle foto Fernesto, me le sai anche spiegare???


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Kansimba
Estimable Member
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Belle foto Fernesto, me le sai anche spiegare???

Ma come??? Non lo capisce da quelle foto che hanno ucciso milioni di zingari?


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Erwin
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Nella foga del copiaincolla è stata inserita, come penultima, una foto "storica" veramente!

E' la foto della "camera a gas" di Dachau che fu esibita come "PROVA" dell'esistenza delle camere a gas omicide al processo di Norimberga, in una celebre seduta!
Fu esibito anche un filmato della stessa, fu la prova regina!
Colpo di teatro (olocau$tico)!

Oggi, da anni, in quella "camera a gas" si vede un cartello sul fondo, purtroppo nella foto postata non si legge il messaggio scritto in quel cartello, sopperisco e pubblico un link dove si può leggere in 5 lingue il testo...


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Erwin
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Topic starter  

Belle foto Fernesto, me le sai anche spiegare???

Ma come??? Non lo capisce da quelle foto che hanno ucciso milioni di zingari?

Opterei per le centinaia di migliaia di triangoli viola , i TDG !
(non li cita mai nessuno!)


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Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
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Ecco, vedete cosa succede a rispondere alle provocazioni dei nazisti: che questi ci prendono gusto, è proprio quello che cercano, ed ora questo post ha già due pagine di interventi. Se fossimo su twitter sarebbe "trending topic".

Se invece si fosse scelto di ignorare le demenzialità di Erwin e co., forse se ne sarebbero tornati nella spazzatura da dove sono usciti, con le pive nel sacco.

"Col fascismo non si discute, si distrugge" (Buenaventura Durruti)


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alecale
Honorable Member
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Belle foto Fernesto, me le sai anche spiegare???

Ma come??? Non lo capisce da quelle foto che hanno ucciso milioni di zingari?

hopsss.


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alecale
Honorable Member
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Post: 708
 

http://www.youtube.com/watch?v=y2uBhV8mU1o it is joke !!! huu huu hu six millions on the holocaust !! whatta joke ! can i talk can i talk . go nigga go


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