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Breve storia della violenza sulle donne


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Discriminazioni, prevaricazioni, violenze, mutilazioni, ricatti, emarginazione, sfruttamento, sottoccupazione, schiavismo. Sono solo alcune delle piaghe che ancora oggi, in tutto il mondo, vedono come vittime designate prevalentemente le rappresentanti del sesso debole. In particolare nei paesi sottosviluppati o emergenti dell’Africa e dell’Asia, le donne erano e restano eternamente relegate a ricoprire un ruolo del tutto secondario nella dinamica sociale, destinate come sono dapprima al servizio dei membri maschi della famiglia, obbligate a svolgere le incombenze più ingrate, umilianti e faticose, per poi, una volta sposate, entrare in esclusivo possesso dei mariti.

Anche giuridicamente, la donna, in alcuni paesi del Medio Oriente ad esempio, oltre ad essere costretta a indossare abiti finalizzati a nasconderne fattezze e lineamenti e movenze, “vale” appena la metà di un uomo. Per rendere chiara l’idea: se per condannare un accusato di sesso maschile è necessaria la testimonianza di almeno quattro persone, per un accusato di sesso femminile di testimoni ne servono appena due. Pure a condanna avvenuta, inoltre, vi sono discriminazioni. E’ facile, infatti, per lo stesso reato, vedere l’uomo cavarsela con una semplice multa mentre alla donna non vengono risparmiate neppure le pene più infami o dolorose, come quelle corporali. La poligamia, inoltre, è tuttora legale per gli uomini in molti stati islamici. Ma guai se una donna, in quegli stessi paesi, dovesse essere sorpresa in flagranza di adulterio. Oltre all’onore perderebbe anche la testa.

Tematiche scottanti da noi in Italia sono le pratiche dell’escissione e dell’infibulazione, mutilazioni rituali assai pregiudizievoli per la femminilità, categoricamente vietate dal nostro codice ma talvolta praticate di soppiatto, in clandestinità, da medici compiacenti in luoghi non adatti in quanto a igiene e attrezzature, con grave pericolo di vita per chi vi fa ricorso. Si tratta di usanze dolorose e devastanti per le donne, finalizzate al controllo dell’uomo sulla sessualità femminile, tribalismi che da noi fortunatamente sono fuorilegge ma che in molte zone dell’Africa islamica rappresentano purtroppo prassi quotidiana. Come le labbra a piattello delle femmine delle tribù del Sud Etiopia. O i colli mostruosamente allungati delle donne giraffa birmane. O i piedi delle bambine cinesi, che un tempo si usava rimpicciolire attraverso dolorosissime pratiche di lenta ma progressiva frantumazione delle ossa del tarso e del metatarso.

E’ notorio inoltre il gap demografico esistente tra maschi e femmine in società ancora socialmente primitive come quella cinese o quella indiana. Ancora oggi, in tali paesi, le bambine vengono spesso soppresse appena nate, poiché considerate poco più di un peso dai genitori. I figli infatti a queste latitudini sono benedizioni del Signore, in quanto più nascite significano più braccia a disposizione della comunità per poter svolgere col massimo profitto i duri lavori nelle campagne. Ma per coltivare la terra, in realtà sociali ancora prevalentemente agricole e patriarcali come quelle di cui stiamo parlando, le braccia devono essere appunto “forti”. Inoltre, al momento del matrimonio, secondo le antiche consuetudini di quei popoli, una moglie deve necessariamente portare con se una generosa dote. Niente dote, niente matrimonio. E la iattura più terribile per una povera comunità agreste dell’India o della Cina profonda è, ancora oggi, oltre al tempo inclemente, ritrovarsi con una zitella sul groppone. E ancora peggiore, se possibile, è il destino della povera ragazza rimasta nubile. Perciò la parola d’ordine almeno nei più sperduti borghi rurali a cavallo dell’Himalaya è “speriamo che sia maschio”. Nel caso contrario, subito dopo il taglio del cordone ombelicale si passa direttamente all’inumazione.

Facile immaginare le conseguenze di questo stato di cose. La pratica di sbarazzarsi senza tanti complimenti delle femmine indesiderate, col trascorrere degli anni, ha avuto infatti impatti drammatici sulle società indiana e cinese. Troppi giovani, infatti, giunti al momento di mettere su famiglia, non riescono più a rimediare uno straccio di moglie proprio a causa di tale rovinosa mentalità. Una quantità di maschi non “accasati” che, in preda a inquietudini e frustrazioni, va a rappresentare anche un forte pericolo per la stabilità sociale e per la quiete pubblica. Senza parlare poi dell’antica pratica del Sati, allorquando le vedove del subcontinente indiano erano costrette con le buone o con le cattive dai familiari a immolarsi sulla pira funebre del marito per adempiere ai rigidi dettami dell’induismo.

Fortunatamente, con la lenta ma progressiva opera di smantellamento dell’intero sistema castale indiano, sottoposto allo strapotere dei bramini, questa crudele usanza è andata via via estinguendosi. Ma non può ancora dirsi altrettanto per l’inumana pratica di sopprimere le indesiderate neonate, che ancora imperversa nelle zone più distanti dai centri urbani. Recentemente hanno fatto scandalo anche alcune notizie provenienti dal Pakistan e dall’Iran di ragazze orribilmente sfregiate e accecate con l’acido da focosi ma suscettibili pretendenti offesi per essere stati respinti. Gli imam persiani hanno pensato bene di andare per le spicce applicando puntigliosamente il codice di Hammurabi e decretando ope legis l’accecamento a entrambi gli occhi dell’autore del crimine. Ma, a parte la barbarie legislativa, è facile comprendere come su tutto questo stato di cose già di per se stesso alquanto problematico, fenomeni nuovi e devastanti come l’Aids abbiano avuto un impatto se è possibile ancora più deleterio specialmente laddove l’allocuzione “rapporto protetto” rimane pressoché sconosciuta.

Questo per quanto concerne il terzo mondo. E da noi? Dalle nostre parti queste pratiche primitive sono scomparse da secoli, o tuttalpiù, se avvengono, sono d’importazione, come la triste storia di Hina, la ragazza sgozzata dal padre furioso perché la poveretta non seguiva alla perfezione i dettami islamici. Pure nei nostri paesi “faro di civiltà”, però, la situazione non è tutta rose e fiori. Anche da noi infatti le donne, seppure attraverso dinamiche completamente differenti, sono vittime dell’ostilità di genere. Lo schiavismo in occidente infatti non è praticato dalla famiglia o dal marito – o almeno non solo da questi – ma spesso è organizzato con logiche industriali da cosche e mafie di varia provenienza. Ogni giorno apprendiamo dai giornali, ma possiamo anche constatarlo camminando per le nostre città, che fiumi di avvenenti ragazze, prevalentemente slave o nigeriane, approdano ai nostri lidi attratte da mirabolanti aspettative di facili guadagni o di sicuri successi. Una volta toccato il suolo nazionale tuttavia, le promesse si rivelano per quello che erano, vale a dire insidiosissime trappole tese da organizzazioni criminose senza scrupoli e finalizzate allo sfruttamento sessuale di queste sprovvedute. Le poveracce vengono allora costrette a prostituirsi con le minacce, col ricatto o direttamente passando a vie di fatto, e per loro l’avventura nel paese dei balocchi si trasforma in un incubo dal quale non hanno più alcuna speranza di uscire vive. I proventi frutto di questi lerci traffici di carne umana eguagliano ormai il pil totale di stati di media grandezza.

Ma anche per le donne perfettamente emancipate e inserite a pieno titolo nel ciclo produttivo nazionale o per le massaie apparentemente al riparo delle mura casalinghe l’orco può essere in agguato. E proprio magari dove quest’ultime meno se lo aspettano. Il collega, il datore di lavoro, l’amico, il prete, il professore, lo sconosciuto incontrato in ascensore o in garage, il conducente dell’autobus o del taxi o l’ex fidanzato. Le nostre cronache sono piene di efferati episodi di stupri e violenze ai danni delle donne. Il parlamento italiano, per fare fronte a questa autentica em
ergenza già da qualche anno ha approvato la legge istitutiva del reato di stalking, e le rappresentanti del sesso debole che hanno dovuto ricorrere a questo capo d’imputazione ammontano già a migliaia.

Un’altra buona notizia è che è divenuta operativa da pochi giorni “Un Women”, la nuova Agenzia delle Nazioni Unite per i diritti delle donne nel mondo e la promozione dell’uguaglianza di genere. L’Agenzia nasce dalla fusione di quattro istituti impegnati da tempo a sostenere i diritti delle donne presso l’Onu: “Un Development Fund for Women” (Unifem), “Division for the Advancement of Women” (Daw), “International Research and Training Institute for the Advancement of Women” (Instraw) e l’ “Office of the Special Adviser to the Un Secretary General on Gender Issues and Advancement of Women” (Osagi). L’istituzione di questo nuovo organismo ha rappresentato un grande successo per le oltre 300 donne di tutto il mondo mobilitate nella campagna internazionale sostenuta, oltre che dall’Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo), anche da “Gender Equality Architecture Reform” (Gear) impegnata nel chiedere alle Nazioni Unite la creazione di una nuova e più efficiente agenzia per i diritti delle donne. La campagna – ha sottolineato l’Aidos, che da circa 30 anni lavora per la promozione e la tutela dei diritti delle donne – ha avuto successo grazie anche a tutti coloro che hanno risposto all’appello dell’Associazione che invitava a firmare la petizione per chiedere all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di istituire la nuova agenzia per l’uguaglianza di genere entro luglio 2010. Nella petizione si chiedeva inoltre di assicurare che l’agenzia lavori presso l’Onu per i diritti delle donne e che abbia una forte capacità operativa presso i paesi in via di sviluppo con il mandato di coordinare il lavoro sull’uguaglianza di genere; di impegnarsi a investire sull’agenzia in modo ambizioso, sostenendola per più anni con risorse pari a 1 miliardo di dollari all’anno; di creare un sistema per coinvolgere la società civile in modo sistematico e significativo nel lavoro dell’agenzia a tutti i livelli, con particolare attenzione alle organizzazioni di donne; di assicurare un processo rapido e trasparente per reclutare un leader forte che si impegni a sostenere i diritti delle donne.

Il primo passo per questo ambizioso progetto è stato compiuto, ha sottolineato l’Aidos, tuttavia è necessario attendere lo sviluppo delle azioni che la nuova agenzia “Un Women” e le Nazioni Unite intraprenderanno nel prossimo futuro per valutare se e quanto i termini della richiesta saranno attesi anche per quel che riguarda il sostegno finanziario. Comunque, Onu o no, è necessario che il cambiamento avvenga per prima cosa nel cervello delle persone, altrimenti ci si ritrova sempre a fare i conti con la superficialità, se non con l’omertà di genere. Come accaduto di recente per lo stupro della quindicenne di Montalto da parte di otto bulli, che ha visto l’intera comunità, lungi dal solidarizzare con la vittima, schierata a favore del branco.

Angelo Spaziano
Fonte: www.mirorenzaglia.org
Link: http://www.mirorenzaglia.org/?p=14608
12.07.2010


Citazione
Eurasia
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Post: 702
 

Friedrich Dürrenmatt scriveva a proposito della Società (Le scintille del pensiero pag. 116):

"Quando una società non è più in grado di produrre valori, ma soltanto merci, se fa appello ai valori non risulta credibile. Ciò vale oggi sia per l'oriente sia per l'occidente. Qui come là le ideologie sono crollate, e non tanto per ciò che propugnavano, ma per via di chi le propugnava. E' indubbio che le ideologie tradizionali non hanno retto il confronto con le nuove strutture sociali, ed è altrettanto evidente che chi osa ancora sostenerle se ne serve soltanto come pretesto.

Là dove esistono solo merci e mercati, lo stato si trasforma in un macchinario amministrativo, e l'università in un luogo di insegnamento della scienza e della tecnica. Ma quanti più sforzi disperati lo stato compie per essere ancora una patria e l'università per rimanere un istituto di studi superiori, tanto più si rifiutano entrambi istintivamente di render conto del loro funzionamento, e pretendono, nei loro confronti, un atto di fede. In questo modo diventano così poco degni di fede quanto la società che di essi si serve.

Non esiste un ordine socilae giusto, perché chi cerca giustizia trova giustamente ingiusto ogni ordine sociale, e chi cerca libertà sperimenta mancanza di libertà in ogni ordine sociale.

A rigor di logica sembra esistere una sola possibilità. Se un'istituzione avesse il predominio assoluto e gli uomini cadessero vittime del potere di chi amministra questa istituzione, non ci resterebbe che separare l'idea esistenziale dell'uomo, che è ingovernabile, dall'idea logica dell'uomo, che è plasmabile, e governare la parte plasmabile attraverso computer."

Ecco alla fine il problema viene risolto, ovviamente battendo cassa, creando un'altra fondazione per i diritti dei più sfigati... crescono come funghi... ma di pari passo anche gli sfigati... fondazioni che hanno solo obiettivi politici e che servono il più delle volte come trampolino di lancio per i futuri governanti... senza considerare una ulteriore frammentazione della categoria umana... come se non ce ne fossero già abbastanza: nuovi problemi, nuovi conflitti e nuove sfide..


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sacrabolt
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fenomeni nuovi e devastanti come l’Aids abbiano avuto un impatto se è possibile ancora più deleterio specialmente laddove l’allocuzione “rapporto protetto” rimane pressoché sconosciuta.

Allocuzione vietata, secondo i precetti della Sacra Romana Chiesa Cattolica, almeno in Italia, al 2010. Echeccazzo! si fa tanta fatica ad ammetterlo?


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AldoVincent
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(ANSA) - ROMA, 11 LUG -Le denunce per violenza sessuale su donne nei primi sei mesi 2010 sono salite del 5% sullo stesso periodo 2009.Per stalking l'aumento e' +12%.Ricordando il 5% in sei mesi, Telefono rosa fa notare come tale incremento si era avuto nel corso di tutto il 2009. L'associazione fa notare, oltre l'escalation di violenza su donne, anche la maggiore propensione a squarciare il silenzio che occulta gli abusi.

In Italia si contano oltre 40 mila donne vittime di infibulazione, un numero da record in Europa. Secondo una stima del ministero della Salute, riportata a Milano durante il lancio della campagna di sensibilizzazione 'Mai piu' infibulata' promossa dal Comune, l'incubo della mutilazione genitale femminile segna la vita di oltre 90 mila donne, fra quelle gia' 'marchiate' e quelle a rischio. E nel bilancio dell'infibulazione gia' subita o potenziale, non entrano soltanto le donne adulte (si contano 26 mila over 40) e maggiorenni (piu' di 60 mila tra i 19 e i 40 anni), ma anche 400 bambine e 3.500 ragazze dai 14 ai 18 anni (3.500).
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronaca/italia/79601/violenza-sulle-donne-italia-record-europeo-oltre-40mila-vittime-infibulazione.htm

La violenza sulle donne in Italia
In Italia il maggior studio statistico svolto sulla violenza sulle donne è una ricerca svolta dall'ISTAT del 2006 dal titolo "La violenza contro le donne" . Dallo studio emerge che "il fenomeno della violenza fisica e sessuale degli uomini contro le donne ha riguardato un terzo delle donne che vivono in Italia: sono, infatti, 6 milioni e 734 mila (il 31,9%) le donne vittime di tali violenze nel corso della propria vita". Sono circa 5 milioni le donne che hanno subito una violenza sessuale, secondo il prospetto 1.1 di questo studio.
Analizzando con attenzione le diverse tipologie di violenza fisica emerge che nella maggior parte dei casi le donne hanno subito strattonamenti o spinte (56,7% delle violenze fisiche), minacce di violenza che le hanno particolarmente spaventate (52%), sono state prese a calci, schiaffi e pugni (47,8% rispetto al 15,4% per uomini non partner), tentativi di strangolamento o ustione (6,6% contro il 2,2%). Sempre secondo lo studio Istat, in Italia il partner mette in atto violenze generalmente più gravi e che minacciano seriamente la salute della donna rispetto al non partner. La violenza fisica viene perpetuata senza distinzioni geografiche, unica eccezione sono le minacce di violenza fisica subite dalla donna nel corso della vita che sono più frequenti al nord.
Nelle violenze sessuali i rapporti indesiderati sono perpetuati nella maggior parte dei casi (93,6%) dai partner della coppia che sottopongono la vittima anche a atti sessuali degradanti/umilianti. Il partner è anche l'autore della maggioranza degli stupri (69,7%).
In linea generale, considerando tutte le tipologie di violenza sessuale, i non partner sono colpevoli nel 20,4% dei casi, mentre i partner nel 79,6% dei casi. Va comunque precisato che i non partner sono anche amici e parenti (nel 3% dei casi). Nei non partner la fascia di età dei violentatori è nella maggioranza di 30-35 anni, e la loro professione è nella categoria quadri/dirigenti/impiegati.
http://www.italiadonna.it/notizie/archivio/20080526.htm

ALDO VINCENT


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