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caso Moro:RIS,su reperti non c'è DNA,spunta file


helios
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Ris apre nuovo mistero su Aldo Moro su reperti non c e dna e spunta un file audio ASCOLTA
18:46 30 SET 2015

(AGI) - Roma, 30 set. - "Sul bavero sinistro della giacca dell'onorevole Moro erano presenti delle macchie biancastre.
Dagli accertamenti fatti e' emerso che si trattava di saliva,
compatibile con la posizione in cui e' stato trovato il cadavere dell'onorevole e con la circostanza che la morte non sia arrivata nell'immediatezza". E' quanto affermato dal colonnello Luigi Ripani, comandante del Ris dei Carabinieri di Roma, in audizione davanti al Comitato parlamentare di inchiesta sul sequestro e l'omicidio di Aldo Moro. Ai carabinieri del Raggruppamento investigazioni scientifiche era stata affidata tutta una serie di esami su indumenti appartenuti allo statista dc e sul materiale ritrovato in diversi covi del Br. Su nessuno dei reperti prelevati nel covo di via Gradoli "e' stato trovato il dna dell'onorevole Moro", mentre "abbiamo trovato due profili maschili, ignoto A e Ignoto C e due profili femminili, Ignoto B e Ignoto D".

Rivendicazione inedita Br dell'omicidio Moro - Audio

Lo ha rivelato il colonnello Luigi Ripani, comandante del Ris di Roma, in audizione davanti alla Commissione di inchiesta sul sequestro e l'omicidio di Aldo Moro. "Confrontando i profili con quello dell'onorevole - ha spiegato Ripani - e' emerso che sono diversi. Questi profili ignoti potranno essere eventualmente confrontati con persone sospettate per vedere a chi appartengono". Quello sequestrato nell'aprile del '78 in via Gradoli, ha ricordato il colonnello Ripani, "e' un materiale di varia natura, per lo piu' cartaceo: se si fa riferimento al verbale della digos, sono ben 1115 alinee diverse. Non era possibile esaminarlo tutto, non avrebbe avuto nemmeno senso, sono stati selezionati solo alcuni dei reperti da analizzare e da sottoporre ad accertamenti di natura irripetibile". Ad esempio, "sugli indumenti indossati da Moro quando fu ritrovato cadavere e' stato cercato dna di altre persone, come accade di solito in questi casi" mentre "il dna dei quattro profili diversi dal suo e' stato isolato, tra l'altro, su due spazzolini, su un rasoio, su alcune paia di scarpe, su una pinzetta. Si tratta per lo piu' di dna 'da contatto', lasciato dal sudore". (AGIO) .

http://www.agi.it/cronaca/notizie/ris-apre-nuovo-mistero-su-aldo-moro-su-reperti-non-ce-dna-e-spunta-un-file-audio-ascoltabr-

....

Ris apre un nuovo mistero su Aldo Moro. Da Genova un comunicato inedito delle BR
Due dna maschili e due femminili dai reperti prelevati dal covo delle Br di via Gradoli, ma non quello di Aldo Moro. Si apre il mistero del comunicato numero 13 registrato nel capoluogo ligure
Mercoledì, 30 settembre 2015 - 1800
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"Straordinaria novità" sul caso Aldo Moro 37 anni dopo il rapimento e l'uccisione del leader democristiano da parte delle Brigate rosse nella relazione dei carabinieri del Raggruppamento investigazioni scientifiche a cui era stata affidata tutta una serie di esami su indumenti appartenuti allo statista dc e sul materiale ritrovato in diversi covi del Br.

Una rivendicazione dell'uccisione di Aldo Moro inedita e diversa da quella realmente diffusa dopo l'omicidio è stata trovata la nucleo speciale in una delle audiocassette provenienti dall'appartamento-covo di via Giulio Cesare a Genova. Sulla seconda cassetta esaminata dai Ris si può ascoltare una voce pronunciare un comunicato di rivendicazione dell'omicidio dell'onorevole Aldo Moro diverso da quello poi effettivamente diffuso dai brigatisti dopo l'omicidio dell'esponente della Democrazia Cristiana. "Attenzione. Istanza numero 13 delle Brigate Rosse. Aldo Moro è stato giudicato dal tribunale del popolo. Questa mattina alle ore 12 è stato giustiziato. Potete trovare il suo corpo attorno al forte di San Martino. Fine messaggio" le parole pronunciate dalla voce sconosciuta. Il forte in questione potrebbe essere quello che sorge nella città di Genova.

L'ESAME DEL DNA. "Su alcuni reperti" prelevati dal covo delle Br di via Gradoli, ed ora analizzati dagli uomini dei Ris "abbiamo trovato dna diverso da quello dell'onorevole Moro: non abbiamo trovato su nessuno dei reperti analizzati il dna dell'onorevole Moro ma abbiamo trovato due profili maschili, Ignoto A e Ignoto C, e due profili femminili, Ignoto B e Ignoto D". Ad escludere di fatto la presenza dell'onorevole Aldo Moro dal covo delle Br di via Gradoli a Roma sono state le rivelazioni del comandante del Ris dei carabinieri di Roma, Luigi Ripani, davanti alla commissione Aldo Moro. "Confrontando i profili con quello dell'onorevole Moro è emerso che sono diversi. Al momento - ha aggiunto - questi profili sono ignoti ma potranno essere confrontati con le persone sospettate per vedere a chi appartengono".

Tutti i contenuti delle cassette (18 in tutto quelle trovate in diversi covi) - ha spiegato il comandante del Ris alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sequestro e l'omicidio dello statista dc - sono state 'pulite' e riversate su supporti informatici. Sono nastri del tipo in uso negli anni '70, generalmente in buono stato di conservazione, a parte qualche lacerazione, con registrazioni di brani musicali, di corsi di lingue, di brani di telefonate, di conversazioni e di 'interrogatori'. Ma non è mai presente la voce di Moro".

"Una particolarità" tragica emersa dalle indagini dei Ris "è che sul bavero sinistro della giacca dell'onorevole Moro erano presenti delle macchie biancastre. Abbiamo fatto degli accertamenti ed è emerso che si trattava della sua saliva, compatibile con la posizione in cui è stato trovato l'onoreole Moro e con il fatto che la morte non è arrivata nell'immediatezza".

http://www.affaritaliani.it/roma/il-ris-apre-un-nuovo-mistero-sul-aldo-moro-da-genova-un-comunicato-inedito-delle-br-385700.html


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Stopgun
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Ma ci voleva tutto,questo tempo e questo casino per capire che Moro in via Gradoli non c'era mai stato?

Un appartamento di periferia dove ogni starnuto e' condiviso da tutti i condomini.

Idem per Via Montalcini, seppure leggermente più ampia.


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ALETHEIA
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Anche perché nel condominio di via Gradoli vi erano più uomini dei servizi segreti che civili..... 😆


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helios
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Il Ris indaga sui reperti di via Gradoli e sul Dna di Aldo Moro

Roma - Come era già stato anticipato in commissione Moro recentemente dal Presidente Giuseppe Fioroni, la commissione ha dato incarico al Ris dei carabinieri di indagare su alcuni reperti di via Gradoli tenendo conto anche del profilo genetico di Aldo Moro.

Fotogallery: Caso Moro, indagini del Ris su abiti e reperti

Secondo quanto riferito da più fonti nella recente relazione sul tema sarebbero stati prelevati alcuni reperti per compararlo con il profilo genetico di Moro, compresi gli abiti che il Presidente indossava quando venne ucciso. Nel 1978 non esistevano ancora gli esami del Dna e il Ris sta lavorando per «estrarre» dai campioni il maggior numero di dati.

Intanto sono emersi tre «incroci testimoniali» che indicano che Moro può essere stato per un certo periodo «prigioniero» in via Gradoli ma non per forza nel covo Br al secondo piano del civico 96 scala A interno 11. Una relazione di lavoro di uno dei magistrati della commissione Moro, Antonia Giammaria - secondo quanto riferito- ha riaperto il «dossier Gradoli» e ora si dovrebbe andare avanti in questo ipotesi di lavoro quantomeno per chiarire la questione e far cadere certe testimonianze accumulatesi nel tempo.

La terna di riscontri riguardano Raffaele Cutolo, Alessandro D’Ortenzi, vicino alla banda della Magliana e punto di incontro tra questa e il criminologo Aldo Semerari e il nefrologo Giovanni Pedroni, il «medico dell’Anello», il servizio segreto clandestino che rispondeva politicamente a Giulio Andreotti.

Interrogato recentemente Pedroni ha confermato quanto detto in una intervista all’Ansa e ripetuto durante il processo per la strage di Brescia e cioè che seppe direttamente che la struttura di intelligence di cui faceva parte aveva saputo dal boss camorrista Raffaele Cutolo che Moro era in via Gradoli che c’era la possibilità di intervenire ma che dai vertici politici ci fu un drammatico stop.

«Noi potevamo liberarlo, tranquillamente, senza problemi. La politica ci ha sbarrato la strada affinché non intervenissimo. C’era un ordine superiore di non intervenire, e potevamo farlo. Moro d’altra parte se l’è proprio cercata. Un dato è certo: alle cancellerie internazionali Moro non piaceva per nulla; Kissinger non lo poteva vedere. Aveva espressioni durissime per Moro che dava fastidio in Italia ma anche all’estero. Si scelse di non intervenire, lasciando le cose al loro destino. Lasciando che Moro venisse ucciso. Chi fa fuori Moro? Le Br? Mah... Non lo so».

«Si è deciso di lasciare morire Moro: le ragioni e il perché riguardano però la politica». L’Anello si era preparato ad intervenire direttamente per la liberazione, cosa questa che anche Cutolo aveva ipotizzato in cambio di un «via libera» alla gestione della cocaina su Roma. Cutolo stesso in moltissime dichiarazioni anche recenti («Se parlo io viene giù il Parlamento») ha sostenuto che lui sapeva bene che Moro era in via Gradoli e che suoi uomini avrebbero potuto liberarlo per consegnarlo «allo Stato».

L’ultimo «incrocio» arriva da D’Ortenzi che si era rifugiato nel 1978 al n. 91 di via Gradoli che è dirimpetto alle finestre della base Br. Da quell’osservatorio privilegiato D’Ortenzi si rese subito conto che in quel luogo poteva esserci Moro e che la polizia aveva fatto un «controllo» sullo strabile. Ora anche D’Ortenzi potrebbe essere ascoltato, forse a settembre, mentre su Cutolo si deve ancora decidere anche perché le sue dichiarazioni, anche processuali, sono sotto gli occhi di tutti. Da anni.

Un’altra novità è risultata dal fatto che nel covo Br di via Gradoli durante il rapimento Moro abitava anche una persona bionda «dagli occhi di ghiaccio» che usciva dalla stabile la mattina molto presto vestito da aviatore o comunque con una divisa che ricordava l’Aviazione commerciale. La nuova rivelazione arriva da una testimone interrogata da uno dei magistrati della commissione che ha riaperto il «dossier Gradoli».

Armida Chamoun, come aveva fatto nel 1978 il marito, ha raccontato che lo stabile dove era il covo Br (lei viveva nel seminterrato del n.96) era sottoposto ad una vera e propria «sorveglianza» all’ingresso del palazzo da un gruppo di giovanotti, che la sera le lampade dell’ingresso dello stabile venivano allentate per garantire oscurità; che c’era una coppia che saliva nel covo Br indossando il casco da motociclista fin dentro l’appartamento e che si era incontrata diverse volte sull’autobus che la portava da via Gradoli a via Trionfale con un uomo biondo, con occhi azzurri, che la signora definisce «di ghiaccio», e che lo stessa persona indossava una strana divisa da aviatore o comunque azzurrina.

Da ricordare che in Via Gradoli fu ritrovato l’elenco con gli acquisti fatti per vestire un uomo da aviatore (berretto, divisa ecc.) In testa all’appunto una intestazione «Fritz». Lo stesso uomo fu visto dalla Chamoun, come detto in un recente verbale che è ora in commissione, nello stabile di via Gradoli 96 mentre scendeva dal covo Br sempre molto presto la mattina. Durante un incontro sul portone«l’aviere» aveva scantonato rapidamente per non incrociare la signora.

Ora la commissione potrebbe verificare se altri inquilini di via Gradoli abbiano incrociato «l’aviere biondo dagli occhi di ghiaccio». Il dossier Gradoli, seguito dal magistrato Giammaria, potrebbe riservare altre sorprese perché le dichiarazioni Br su via Gradoli, su come e quando la base fu abbandonata, e se la scoperta fu frutto solo di un genuino allagamento o di un «intervento» esterno, sono piene di contraddizioni su tutti questi aspetti, contraddizione che i magistrati della commissione intendono allineare e riscontrare.

Ad esempio il 5 novembre del 1993 una degli abitanti «ufficiali» dell’appartamento, Barbara Balzerani, dice a verbale che la base fu sgomberata il giorno di via Fani (16 marzo) ma che ciò non avvenne totalmente: «Ci siamo rientrati soltanto dopo la fine del sequestro cioè il 9 maggio», il che è impossibile se si sta parlando dello stesso appartamento scoperto il 18 aprile.«Insisto nel dire che la base è caduta dopo la fine del sequestro e la caduta la daterei nell’estate del 1978».

L’8 novembre la Balzerani corregge il tiro:«La base è stata sgomberata la mattina di via Fani.«Fui io stessa a rientrarci per prima dopo che erano venute meno alcune ragioni di sicurezza». Mario Moretti, il compagno ufficiale della Balzerani in via Gradoli, dice che loro due uscirono insieme la mattina del 18 aprile, cosa questa smentita da diverse testimonianze degli inquilini anche perché quell’appartamento fu visitato dalla polizia tre volte: il 18 marzo, il 25 marzo e il 18 aprile. Ci sono testimonianze anche di inquilini che hanno parlato dei dialoghi che filtravano dalle mura della base Br: in uno si sente una donna chiamare a gran voce “Gianni, Gianni”. E Moretti si chiama Mario o se si tiene conto del nome di battaglia, “Maurizio”.

http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2015/08/11/ARiZtITF-reperti_gradoli_indaga.shtml

Anche perché nel condominio di via Gradoli vi erano più uomini dei servizi segreti che civili....

piuttosto pare che :
a) adesso escono le testimonianze degli inquilini di via Gradoli
b)nessuno degli inquilini aveva parlato prima di ora
c)non dovevano emergere queste testimonianze se non adesso

Un testimone di via Gradoli aveva parlato già nel 1978 di quello che aveva visto,prima della moglie ma nessuno gli ha dato retta come i molti altri testimoni di quella giornata, compresi i testimoni di via Caetani.

Se non esiste dna di Moro in via Gradoli che cosa ci facevano gli uomini dei servizi da quelle parti? ma erano veramente dei servizi quegli uomini?

Stopgun, in via Gradoli adesso si sa che Moro non c'è mai stato, prima erano solo ipotesi. Speriamo che guardino anche in via Montalcini così finiscono di girare a vuoto, anche se Imposimato si risentirà nel sapere la verità.
L'appartamento di periferia scelto dai servizi dove appunto si sente ogni starnuto potrebbe essere veramente un appartamento dei servizi?
Se lo è allora i servizi non sono tanto segreti,anzi fanno ridere.

La cassetta in cui c'è il messaggio n.13 delle br racconta una vicenda diversa. Perchè mai dicono di andare a prendere il corpo di Moro 'intorno al forte di S.Martino', che lo hanno ucciso alle 12 senza indicare il giorno e l'ora nè del comunicato e nemmeno il giorno dell'esecuzione?
E a chi era indirizzato il tutto, altrimenti perchè fare una cassetta con questo comunicato?
Forse qualcosa è ancora omesso e non riferiscono.Ma si sa benissimo che le voci che Moro era stato ucciso prima del 9 maggio sono sempre circolate, che la fronte era ghiaccia e il corpo rigido (testimonianza del parroco che ha dato la benedizione che si vede in diverse foto in via Caetani) mentre dicevano che era morto da poco.
Certo che se si sposta la vicenda a Genova e non più a Roma non solo cambia qualcosa ma si rovescia il tavolo. Forte S.Martino è a Genova e non si può entrare all'interno,per cui il corpo poteva solo rimanere all'esterno e il forte è nel pieno centro di Genova.
Se poi i dna di ignoti li comparano con i diversi br e non combaciano....
8)
Attendiamo che arrivino altre nuove ❗

PS-

Frammenti di vernice di barca. L'obiezione, a questo punto, potrebbe essere che i sedimenti trovati nel risvolto dei pantaloni di Moro fossero diversi da quanto repertato sull'automobile. Ma così non è: la sabbia - scrivono i periti - è "analoga a quella rinvenuta nei risvolti del pantalone del de cuius (Aldo Moro, ndr)". "Gli occupanti della vettura - si legge ancora nel documento che sembra raccontare tutta un'altra storia rispetto alla versione ufficiale - sono transitati, entro due/tre settimane dal momento del ritrovamento della vettura, in una zona ove vi era abbondante bitume analogo a quello presente in alcuni nostri litorali inquinati". E vengono citati ancora i pneumatici e la suola della scarpa di Moro.

E se non bastasse, al momento del ritrovamento della Renault 4, i periti repertano anche frammenti di materiali utilizzati nei cantieri dove si fabbricano barche.

L'acqua di mare, l'abbronzatura, i muscoli in buono stato, l'evidente contraddizione tra il racconto dei brigatisti e le risultanze scientifiche, per non parlare della provenienza geologica delle sabbie repertate: l'autopsia dell'onorevole Moro racconta un'altra storia.

L'autopsia? "Ci fu l'ordine di non consegnare". C'è infine la questione non secondaria della data della consegna: il verbale è datato 24 settembre 1978 ma, spiega il perito, "l'autopsia venne consegnata a febbraio del 1979 perché ci fu l'ordine di non consegnare. I risultati gli inquirenti li sapevano già a giugno". Forse, fa capire a mezzabocca, venne chiesto di tenerla nel cassetto "per motivi politici".
08 maggio 2013

http://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2013/05/08/news/gli-ultimi-misteri-di-moro-1.54131?refresh_ce


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Stopgun
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La sig.ra Mockbel ci ha fatto sapere di aver sentito, attraverso i poderosi muri di Via Gradoli, il ticchettio di un apparato Morse.....quindi, se Moro avesse alzato la voce la vicenda avrebbe imboccato altre strade.


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helios
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La sig.ra Mockbel ci ha fatto sapere di aver sentito, attraverso i poderosi muri di Via Gradoli, il ticchettio di un apparato Morse.....quindi, se Moro avesse alzato la voce la vicenda avrebbe imboccato altre strade.

strano che Moro non abbia mai parlato da quando è uscito dalla sua abitazione. Nessuno lo ha più sentito e non c'è registrazione alcuna della sua voce. I br dovevano invece dare prove concrete che era in vita e come potevano darle se non è mai pervenuta nessuna registrazione da parte sua?
Le lettera dovevano apparire come testimonianza in vita ma anche nel 1978 esistevano le registrazioni a voce, perchè nessuno le ha mai pretese?

La Mobkel ha raccontato il vero? non ci sono prove...

La Mokbel al primo processo Moro raccontò la storia di un bigliettino, poi sparito, in cui lei faceva sapere di aver sentito alle tre di notte il ticchettio di una trasmissione in Morse che proveniva dall’appartamento adiacente, il covo delle Br. Un biglietto consegnato agli agenti di polizia che il 18 marzo erano andati a bussare a parecchie porte del condominio e che era indirizzato al commissario Elio Cioppa, che poi risultò iscritto alla P2. «Non mi fu dato l’ordine di perquisire le case — riferì in aula il sottufficiale Merola —. Era solo un’operazione di controllo durante la quale furono identificati numerosi inquilini, mentre molti appartamenti furono trovati al momento senza abitanti e quindi, non avendo l’autorizzazione di forzare le porte, li lasciammo stare, limitandoci a chiedere informazioni ai vicini. L’interno 11 fu uno degli appartamenti in cui non trovammo alcuno. Una signora che abitava sullo stesso piano ci disse che lì viveva una persona distinta, forse un rappresentante, che usciva la mattina e tornava la sera tardi». Ma Lucia Mokbel—la signora in questione — aggiunse di aver dato ai poliziotti, perché lo consegnassero al dottor Cioppa, un biglietto in cui diceva di aver sentito la sera prima segnali in Morse provenienti dall’appartamento adiacente. Ma quel biglietto non è mai stato ritrovato.
http://www.corriere.it/cronache/10_marzo_01/Mokbel-il-giallo-di-via-Gradoli-la-sorella-parlo-del-covo-delle-Br-brogi_133566d4-2503-11df-98c5-00144f02aabe.shtml?refresh_ce-cp

.......

22/09/2009 ANSA

FRANCESCO FONTI, TUTTI SAPEVANO DI VIA GRADOLI MORETTI PAGATO DAL VIMINALE PER MANTENERE IL SUO SILENZIO

Francesco Fonti, il pentito della 'ndrangheta che ha permesso di individuare sui fondali a largo della Calabria le 'navi dei veleni', fa nuove clamorose rivelazioni pubblicate sul sito de «L'Espresso». Una testimonianza in prima persona raccolta da Riccardo Bocca che da anni segue le rivelazioni del pentito che ora getta nuova luce sui retroscena della vicenda Moro. Fonti fu inviato dalla 'ndrangheta a Roma il 20 marzo del '78 chiamato da Riccardo Misasi e Vito Napoli. Incontra il segretario della Dc Benigno Zaccagnini e si rende conto che molti personaggi della banda della Magliana sanno che Aldo Moro, e i suoi rapitori sono in via Gradoli. «Come è possibile, mi domando, che tutta la malavita di Roma sia al corrente di dove si trova il covo delle Br?». Fonti ha riscontri anche dai rappresentanti della 'ndrangheta a Roma e incontra anche la sua fonte nel Sismi, un certo «Pino» che torna poi anche nella vicenda delle «navi dei veleni». L'ultima certezza dopo molti incontri e tante certezze Fonti la ebbe il 4 aprile quando incontrò il direttore del Sismi Giuseppe Santovito. «Pino mi porta dal capo da Forte Braschi, dopo un dialogo interlocutorio, Santovito mi chiede se ho notizie precise riguardo ad un appartamento in via Gradoli 96. Gli rispondo che, in effetti, ho sentito questo indirizzo da amici, e lui commenta: 'Tutto vero, Fonti: è giunto il momento di liberare il presidente Moro'. In ogni caso, aggiunge congedandomi, 'teniamoci in contatto tramite Pino». Contento di quella notizia Fonti torna il 9 o il 10 aprile a San Luca dal suo capo, Sebastiano Romeno, che gli fa le sue congratulazioni ma lo gela con una notizia: «peccato che da Roma i politici abbiamo cambiato idea: dicono che, a questo punto, dobbiamo soltanto farci i cazzi nostri». Fonti, preso dallo sconforto, telefona alla questura di Roma, per invitarli ad andare in via Gradoli 96, «lì troverete i carcerieri di Aldo Moro». Pochi giorni dopo, il 18 di aprile, il covo di via Gradoli 96, viene scoperto, ricorda Fonti, «per una strana perdita d'acqua. Dei brigatisti come è logico, viste le premesse, non c'è traccia. E a questo punto so bene il perchè: non c'è stata la volontà di agire. E Fonti una sorta di risposta l'ebbe quando nel 1990 si trovò nel carcere di Opera insieme a Mario Moretti e si accorse che il capo delle Br riceveva ogni mese una busta con un assegno circolare. »Qualche tempo dopo - rivela Fonti - un brigadiere che credo si chiami Lombardo mi confida che, per recapitare i soldi (del ministero dell'Interno ndr) lo hanno fatto risultare come un insegnante di informatica, e in quanto tale è stato retribuito, l'ennesimo mistero - conclude la testimonianza di Fonti - tra i misteri del caso Moro dico a me stesso; l'ennesima zona grigia in questa storia tragica«.

http://www.vuotoaperdere.org/news/LanciAgenzia.asp


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