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crack Italcase tutti assolti


dana74
Illustrious Member
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ecco la meritocrazia della nostra splendida classe dirigente
La selezione naturale della creme de la creme italiota
tutti vittime delle "circostanze"

I legali: distinto il ruolo tra banche e imprenditori. Condannato Bertelli
Appello per il crac Italcase
Tutti assolti i big della finanza
Formula piena per Colaninno, Geronzi, Gronchi e Marcegaglia
DAL NOSTRO INVIATO
BRESCIA — Assolti con for­mula piena: Cesare Geronzi e Roberto Colaninno non c’en­trano nulla col crac dell’Italca­se. Non c’entrano nulla nem­meno gli altri big delle ban­che italiane che in primo gra­do vennero condannati per aver finanziato le imprese di Mario Bertelli, l’immobiliari­sta bresciano che ricoprì mez­za Sardegna di case e villette ma che fallì lasciando un bu­co di 600 milioni di euro.

La Corte d’Appello di Bre­scia, riformando la sentenza del 2006, ha cancellato ieri pomeriggio ogni colpa per Cesare Geronzi, Roberto Cola­ninno, Divo Gronchi, Steno Marcegaglia, Ivano Sacchetti e altri 45 manager bancari, tutti accusati di aver tenuto in vita un’impresa decotta— l’Italcase di Bertelli — al solo scopo di riottenere il denaro prestato. Unici colpevoli per quel disastro economico so­no stati ritenuti dunque Ma­rio Bertelli (condannato a 8 anni), suo fratello Giancarlo e una serie di amministratori delle loro società, ai quali so­no state inflitte pene da un anno a tre anni e mezzo. In primo grado sia la «ga­lassia » di Bertelli sia le ban­che sue finanziatrici (Banca Agricola Mantovana, Banca di Roma e Banca dell’Agricol­tura) erano state ritenute re­sponsabili dello sfacelo. Così nel 2006 oltre ai 13 anni per Bertelli erano giunte le con­danne anche per il «gotha» bancario italiano: i 4 anni per Colaninno e Marcegaglia, i 20 mesi per Geronzi e Sac­chetti erano stati i casi più clamorosi.
In appello la pm Silvia Bonardi ha ribadito la tesi accusatoria: i nomi illu­stri di questa vicenda, seden­do nella stanza dei bottoni de­gli istituti di credito, erano a conoscenza dello stato coma­toso in cui versava la Italcase di Bertelli; nonostante ciò avrebbero continuato a soste­nerla al solo scopo di riscuo­tere almeno in parte il credi­to erogato (e da qui è scaturi­ta l’accusa di bancarotta pre­ferenziale); la Corte presiedu­ta da Enzo Platè ha invece se­parato il destino di Bertelli da quello dei suoi sponsor bancari. Il costruttore bresciano avrebbe sì edificato in Sarde­gna 600 villette e un migliaio di appartamenti tra Stintino e la Costa Smeralda (molti dei quali destinati a una clien­tela vip, come quelli messi sul mercato coi marchi «Ba­gaglino » o «Country Villa­ge ») spendendo molti più soldi di quelli di cui effettiva­mente poteva disporre. Il ruolo avuto dagli istituti di credito è riconducibile in­vece a una normale e legitti­ma attività finanziaria. «Era chiaro fin dall’inizio — com­menta Cesare Zaccone, avvo­cato di Colaninno — che am­ministratori senza deleghe non potevano avere respon­sabilità per quei fatti». Più caustici Francesco Vas­salli e Paola Severino, difen­sori di Geronzi: «Per fortuna c’è qualcuno che ragiona: la sentenza lascia ampi spazi per distinguere tra il ruolo della banca e quello dell’im­prenditore nei casi di falli­mento ». Bertelli, dal canto suo, re­sta a piede libero: fallito l’as­salto al cielo, fallito l’ingres­so nel salotto buono dell’eco­nomia italiana, l’ex geometra della Valsabbia oggi si è but­tato nel ramo del fitness, ge­stendo una serie di palestre. Convertito al motto che quan­do c’è la salute in fondo c’è tutto.

Claudio Del Frate
12 maggio 2009

http://www.corriere.it/economia/09_maggio_12/sentenza_italcase_delfrate_ff2724c4-3ebd-11de-914a-00144f02aabc.shtml


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