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Dal 1/9/2011 vietati gli sconti sui libri superiori al 15%


Demata
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Registrato: 3 anni fa
Post: 52
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Dal primo settembre non si possono più effettuare sconti sui libri superiori al 15%.

La soglia potrà arrivare al 20% durante le fiere librarie o per le offerte destinate ad istituzioni. Sono consentite le promozioni speciali, fino al 25%, dagli editori per una durata non superiore al mese.

Amazon, come diretto risultato di questa nuova legge, ha risolto il problema con un supersconto del 40% (fino al 1 settembre …) sugli oltre 235mila libri in italiano presenti nel suo catalogo. Dopo di che, difficilmente il colosso mondiale del libro si avvicinerà con interesse al paese, l’Italia, dove cartiere e stamperie sono quasi considerata come un affare di interesse nazionale.

Esultano librai, grande distribuzione ed alcuni editori, come riporta La Stampa: “È una legge fatta all’unanimità – spiega Paolo Pisanti, presidente dell’Associazione Librai Italiani (Ali), aderente a Confcommercio – e fissa quei limiti che ci permetteranno di competere su un mercato meno aggressivo di quello in cui ci troviamo oggi”. Non solo, “permette agli operatori indipendenti di evitare la concorrenza selvaggia delle massicce campagne di sconto delle grandi catene, dei supermercati e dei siti di vendita online” – aggiunge l’editore Giovanni Laterza.”

Protezionismo? Forse, ma non solo.

Non è un caso che la stessa Aie (Associazione italiana editori) sia disunita, dopo la presa di posizione dell’editore Mario Grimaldi in polemica con il presidente Marco Paolillo, convinto sostenitore della legge.

Infatti, i libri daranno maggiori maggiori ricavi sia per il prezzo bloccato e sia perchè ci arriveranno attraverso i supermercati e le librerie in cui non di rado gli editori hanno una compartecipazione.

I cittadini, viceversa, compreranno sempre meno libri e, comunque, di varietà minore, specialmente se non vivono con una libreria dietro l’angolo di casa.

Quanto ai libri, ne saranno tradotti di meno dalle lingue straniere, dilagheranno quelli di grande consumo, i poco redditizi “grandi classici” saranno sempre pù sommersi da “nuovi autori” dal successo breve.

Più che un’industria culturale, quella del libro in Italia somiglia sempre più alla televisione: intrattenimento e consenso.

Questi sono i risultati, piuttosto prevedibili anche se non auspicabili, della legge Levi, conosciuta anche come “legge anti Amazon” e già a luglio l’Istituto Bruno Leoni aveva presentato al Presidente della Repubblica una petizione, firmata da associazioni ed esperti del settore contro l’introduzione della legge.

Ovviamente, in un paese dove il mercato del libro vale solo 1,5 miliardi di euro l’anno (la metà di quello della sola Nutella), nessuno pensa che docenti e genitori potrebbero educare maggiormente alla lettura i bambini ed i giovani. Oppure che in una penisola zeppa di stazioni televisive, si possa sostenere la lettura (e la cultura) senza ridurre l’enorme fetta pubblicitaria che viene fagocitata dalle televisioni?

Così andando le cose, da circa un mese, abbiamo una legge che di fatto limita l’accesso all’informazione ed all’istruzione, sia come pari opportunità sia come libertà individuale, obbligando l’acquisto dei libri ad un prezzo “uguale per tutti” stabilito all’origine.

Non ci resta che prender atto della necessaria ovvietà di tutta questa storia: che, in Italia, il paese di Berlusconi e Di Benedetti, il valore di un libro è predeterminato sulla copertina dall’editore e non risponde alle logiche di libero mercato.

Incredibile, ma vero.

originale postato su http://demata.wordpress.com/


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Truman
Membro Moderator
Registrato: 3 anni fa
Post: 4113
 

in Italia, il paese di Berlusconi e Di Benedetti, il valore di un libro è predeterminato sulla copertina dall’editore e non risponde alle logiche di libero mercato.

Il libero mercato è una contraddizione in termini. Il mercato è una creazione umana ed è sempre regolamentato.


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Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 30947
 

Non capisco da dove deriva tutta questa certezza su teoremi come: "i cittadini compreranno sempre meno libri" o che "l'industria del libro si sposterà su titoli sempre più commerciali", solo perchè si limita lo sconto al 15% quando ci sono moltissime altre variabili in gioco che agiscono su questi effetti.

La realtà è che questa misura di limitare gli sconti era necessaria per la sopravvivenza delle librerie e delle piccole case editrici, era attesa da tempo e porterà più benefici che altro, checchè ne dica l'articolista.


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