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Dopo Borsa spa a rischio altri pezzi del Paese


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Da Telecom a Edison e Alitalia, tutte le aziende che potrebbero "emigrare" I francesi sono i più attivi sulle partite sotto le Alpi con Edf, Axa, Credit Agricole e Bnp

Finite le turbolenze finanziarie le forze del capitale tornano a puntare l´Italia. In un´ottica di spartizione già vista, ma che non trova baluardi difensivi nella struttura delle imprese, casomai nella resistenza che la politica localista (leghista) e il ministro Giulio Tremonti hanno opposto e opporranno.

Negli ultimi anni sono passate in mani straniere le banche Bnl (ai francesi di Bnp Paribas) e Cariparma (ai francesi del Credit Agricole), le acciaierie Lucchini (ai russi di Severstal, che ora vorrebbero rivenderle), la St Microelectronics, strategica nella produzione di chip (sempre ai francesi, da Finmeccanica). Che Borsa italiana navigasse verso la Manica si era capito dal 2007, anche se dopo l´uscita dell´ad Massimo Capuano è ben più chiaro. Le prossime "prede", che già si agitano davanti agli animal spirit, potrebbero essere Alitalia, Edison e Telecom. La prima dopo un miliardario salvataggio pubblico e la perdita di 326 milioni nel 2009, non è esattamente messa in sicurezza. Molti membri della cordata di imprenditori "patriottici" guidata da Roberto Colaninno vorrebbero defilarsi; e gli addetti ai lavori non escludono la necessità di ricapitalizzare il vettore, presto. L´unico azionista credibile, benché coi suoi problemi, resta Air France, la cui ombra sulla Magliana può allungarsi sempre più.

Telecom è un´altra signorina matura, da accasare. Gli alti margini risentono della concorrenza nel mobile, servono miliardi per sviluppare le infrastrutture tecnologiche e gli azionisti (il gotha bancario nazionale) non vogliono mettere nuovi denari, che già rimpiangono il deprezzato gruzzolo investito una prima volta. La pista della fusione con i soci spagnoli di Telefonica, è stata accarezzata, ma non piace al governo. Il prossimo piano industriale dell´ad Franco Bernabé verterà, pare, sulla difesa dei margini, nuove economie e più sinergie con Telefonica. Ma ancora nessun «fuoco di artificio», come già disse il manager in passato; peccato che senza scuotersi la società va verso un pericoloso, smottante declino.

Su Edison si gioca la grande partita energetica. Nel gruppo vige una difficile coabitazione italo-francese, e sono aperti i negozi per dare un assetto più univoco all´azionariato. L´esito è incerto, tra il gigante pubblico Edf e il polo di ex municipalizzate A2a. «Edison potrebbe effettivamente finire ai francesi, come prezzo per costruire le nuove centrali nucleari in Italia – dice l´economista Giulio Sapelli, che ha rivestito incarichi di vertice in gruppi dell´energia come Eni, Meta, Asam –. Se ciò si verificasse, rivelerebbe l´errore storico, degli azionisti, di non aver saputo costruire una holding di controllo di reti energetiche, com´è Rwe in Germania». Un po´ quello accaduto a Borsa spa, dove gli azionisti italiani (le grandi banche, da Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps in giù) non hanno saputo fare sistema e coagulare un blocco di interessi e rappresentanze compatto e vincente. «Dopo il sostanziale fallimento delle privatizzazioni italiane come evento consolidatore del nostro capitalismo, sembra un po´ di tornare a fine ‘800, con i Rothschild e le mire coloniali sulla fragile industria italiana – aggiunge Sapelli –. Solo che stavolta Londra ha voltato le spalle all´area euro, la Germania guarda più a Est. Resta la Francia, più attiva che mai sotto le Alpi».

Anche due big assicurative come Generali e Fondiaria-Sai, in cerca di più stabili assetti, dovranno passare in qualche modo per Parigi. Il Leone per sciogliere il nodo degli azionisti francesi di Mediobanca, il gruppo dei Ligresti – ma finora la voce è stata smentita – in cerca di ossigeno finanziario ai debiti di famiglia. La rivale Axa già le scruta, le chiama "dossier".

Andrea Greco
Fonte: www.repubblica.it
4.04.2010


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