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firmato accordo fiscale Italia-CH


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http://www.gdp.ch/economia/le-banche-tirano-un-sospiro-di-sollievo-id63094.html

Economia - Accordo con l'Italia
Le banche tirano un sospiro di sollievo
Dopo trattative durate tre anni, Widmer-Schlumpf e Padoan hanno siglato l'intesa tra i due Paesi: un protocollo che prevede lo scambio automatico delle informazioni e una roadmap sulla tassazione dei frontalieri e sulla questione Campione d'Italia. Regolarizzare conviene, dicono a Lugano: i rischi sono troppo elevati.

24 febbraio 2015

Italia e Svizzera hanno firmato ieri il tanto atteso accordo in materia fiscale. La storica intesa e' stata formalizzata in Prefettura a Milano, dopo tre lunghi anni di trattative, dal ministro del Tesoro italiano Pier Carlo Padoan e dalla consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf.

Nel dettaglio sono stati firmati due testi: uno giuridico, che riguarda lo scambio di informazioni, e uno politico, una roadmap che fissa il percorso dei negoziati sui temi riguardanti i frontalieri (una sorta di tabella di marcia per la tassazione) e Campione d'Italia.

Per Widmer-Schlumpf si e' trattato "di un giorno importante nei rapporti bilaterali fra Italia e Svizzera". Oltre alla Confederazione "ci sono altri paradisi fiscali - ha detto Padoan - ma questo accordo va nella direzione della loro eliminazione. Per loro sara' sempre meno conveniente e piu' difficile resistere allo scambio di informazioni e sara' meno conveniente rivolgersi a questi Paesi". L'intesa "e' un passo avanti molto importante, frutto di un lavoro durato molto tempo, complesso e difficile. Abbiamo firmato un testo giuridico, che va alla ratifica dei parlamenti", ha aggiunto il ministro italiano. Inoltre, "la firma di questo protocollo consente agli italiani con capitali in Svizzera di sanare irregolarita' con le condizioni piu' favorevoli". E nei prossimi giorni, ha annunciato Padoan, verra' firmato un accordo simile con il Liechtenstein.

Il protocollo

Prevede lo scambio di informazioni tra i due Paesi, automatico a partire dal 2017, e permettera' alla Svizzera di uscire dalla 'black list' italiana dei paradisi fiscali. I contribuenti italiani che vorranno avvalersi della "voluntary disclosure", entro il 30 settembre 2015, potranno beneficiare di condizioni migliori in termini di anni da sanare e di oneri da sostenere.

Il protocollo sara' ora sottoposto per approvazione al Parlamento italiano e alle Camere federali (e' soggetto a referendum facoltativo): l'intero processo avra' quindi bisogno di un anno o due per essere completato.

La roadmap

Nella roadmap, invece, "e' prevista la reciprocita' per i frontalieri svizzeri. La tassazione sara' concorrente e non ci sara' piu' la compensazione tra i due Stati", ha evidenziato Padoan durante la conferenza stampa. Infine, ha precisato, "e' previsto che si facciano progressi per Campione d'Italia, con particolari disposizioni".

Widmer-Schlumpf si e' detta fiduciosa: molto e' gia' stato fatto e un accordo sui frontalieri verra' singlato entro quest'estate. In futuro i lavoratori di confine saranno assoggettati al fisco sia nello Stato in cui esercitano la loro attivita' professionale, sia nello Stato di residenza. Finora le imposte venivano invece prelevate in Svizzera e riversate in parte all'Italia. Con la soluzione prevista, il Canton Ticino potra' dunque applicare per i frontalieri un'aliquota del 70% rispetto all'imposta normale alla fonte (contro il 61,2% attuale). E secondo Widmer-Schlumpf, le nuove intese sulla tassazione dei frontalieri porteranno al Ticino un "grande sollievo".

Un passo importante dunque, ma secondo i sindacati OCST e CISL, restano ancora in sospeso le "solite domande": quali aliquote verranno utilizzate dall'Italia? I frontalieri di fascia (*) avranno diritto alla franchigia fiscale di 7.500 euro gia' prevista per i frontalieri fuori fascia? Come verra' effettuata la dichiarazione dei redditi in Italia? In quale misura il frontaliere avra' diritto alle detrazioni fiscali previste dal diritto tributario italiano? E per i frontalieri fuori fascia, davvero non vi sara' nessuna possibilita' di rientrare nell'Accordo?

Punto controverso rimane anche il libero accesso al mercato italiano per gli operatori finanziari elvetici: la resistenza delle banche italiane e' forte, ma il Governo italiano ha dato disponibilita' ad affrontare il problema (senza pero' prendere impegni). Il margine di manovra e' pero' limitato: una soluzione passera' solo da Bruxelles e dipendera' dall'applicazione dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa.

Cosa cambia in Ticino nella caccia all'evasione

di Corrado Bianchi Porro

Quanti sono i capitali italiani non dichiarati in Svizzera? Secondo i dati del 2013 sull'euroritenuta, l'87% degli italiani, come l'87% dei francesi, il 53% dei greci e il 43% dei tedeschi sono stati soggetti al pagamento dell'euroritenuta. Bisogna dire, commentano alla KPMG, che il modello informatico probabilmente non era adeguato, dato che il 43% dei tedeschi appare una cifra elevata. Dunque, una parte dei tedeschi avrebbe pagato l'euroritenuta anche se i capitali erano dichiarati. Dalla nostra stima personale, afferma Lars Schlichting partner di KPMG, posso dire che le banche mediamente hanno un 50% dichiarato (magari con gli scudi) e un 50% non dichiarato. Dunque, se le stime sono corrette, ipotizzando 200 miliardi il patrimonio degli italiani in Svizzera, la quota da dichiarare dopo i nuovi accordi tra Italia e Svizzera ammonterebbe a 100 miliardi. Cento miliardi attendono l'emersione volontaria di capitali (Voluntary Disclosure).

Dopo la firma, si fa sempre piu' difficile il percorso ad ostacoli per gli evasori, nota Patrizio Aggio, Director di KPMG. Panama e Bahamas ad oggi non hanno ancora deciso, ma potrebbero farlo entro il 2018. Dove possono andare gli evasori? Restano fuori dalla lista pochi Paesi interessanti dal punto di vista finanziario e sono tanti i clienti che si devono tappare il naso e firmare.

La sigla dell'accordo e' un cambiamento epocale, notano alla KPMG. Perche' ora l'Italia ha molte armi nella sua faretra. Non solo l'assistenza su richiesta (Caio Sempronio che ha un conto alla Banca Tizio) ma anche per le richieste raggruppate. Senza cioe' il nominativo del soggetto fiscale e sulla base di comportamenti. Per esempio: coloro che hanno chiuso il conto a partire dall'1.2.2013 (quando si e' iniziato a parlare del provvedimento) o dal 1.1.2014 (le informazioni riguardano anche il passato). O coloro che hanno trasferito la residenza in Svizzera (si richiede la prima dichiarazione fiscale nella Confederazione).

Poi, a seguito dell'accordo, la Svizzera fornisce delle informazioni non richieste. Certo, occorre ancora la ratifica dei due Parlamenti. Ma questo non e' rilevante. Anche avvenisse tra due anni, dal momento della ratifica, le notizie corrono all'indietro. La vera spada di Damocle sono le domande raggruppate per modello di comportamento che devono essere precise, per evitare la Fishing Expedition. In piu' c'e' il reato di autoriciclaggio: chi ritira piu' di 50 mila euro (cifra indicativamente permessa per uso personale) in un arco temporale che, nel migliore dei casi, puo' risalire al 2014. Per questo permettere una chiusura cash dei conti puo' costare alla banca il concorso nel reato di autoriciclaggio. Gli evasori, se scappano, verranno scoperti, rilevano alla KPMG. Per questo e' opportuno regolarizzare. Tanto piu' che - dopo l'accordo Italia-Svizzera - per un conto bancario di 2,5 milioni detenuto da oltre 10 anni, il costo e' pari all'11% (**) mentre, senza l'accordo, sarebbe stato del 31% (raddoppio dei termini di conteggio e relative penalita' e interessi). Insomma, c'e' ampio
spazio per continuare a detenere capitali dichiarati in Svizzera.

Conseguenze in Ticino

Certo l'accordo Italia-Svizzera e' una spinta ad una ulteriore consolidamento nel Private Banking e particolarmente nel ramo parabancario. Se i capitali rimangono, dedotto il danno della multa, i margini saranno infatti piu' bassi, la concorrenza piu' forte e gli investimenti nell'informatica rilevanti. Le banche dovranno effettuare investimenti importanti nell'informatica, con riduzione delle masse. Come vantaggio, c'e' il possibile accesso al vicino mercato transfrontaliero.

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(*) viene definito frontaliere colui che giornalmente si reca in Svizzera a lavorare e risiede in Italia entro 20 km dal confine. Con la libera circolazione imperante e' una nozione obsoleta, ma tant'e'.

(**) La multa degli evasori fiscali l'ha gia' pagata la BNS abolendo il limite minimo al tasso di cambio con l'Euro. Infatti l'apprezzamento del franco sull'euro conseguente alla decisione della BNS ha superato di un bel po' l'11% considerato come prezzo della voluntary disclosure. La differenza serve a nutrire i fiscalisti che devono raccogliere una quantita' immane di documenti da spedire a Roma.

-- Commentucolo --
Comparazione storica: l'accordo fiscale con la Gran Bretagna e con l'Austria ha richiesto due settimane. Quello con l'Italia 3 anni. Ma a guardar bene e' un processo non terminato. Sussistono una sequela di vedremo, road map, ricatti e diktat in tipico stile UE. Non e' un caso che a firmare l'accordo sia la piu' famosa rappresentante della 5a colonna UE nel governo svizzero ed un economista sostenitore a spada tratta della mentalita' UE.

La verita' su questa firma e' semplice: siccome non ce l'hanno fatta ad accordarsi, si sono accordati sul fatto di firmare subito qualcosa, onde risolvere la faccenda giuridica della voluntary disclosure, poi si vedra'. Loro chiamano il si vedra' road-map.

Nel si vedra' c'e' il diritto d'accesso al mercato italiano da parte delle banche svizzere. Oh, ma guarda com'e' coerente lo stradifensore del libero mercato Padoan! Le banche svizzere non possono accedere al mercato italiano. Si vedra', forse, magari, anzi no, se applicate il 9 febbraio non si puo' fare.

Intanto in Ticino praticamente tutti i partiti rumoreggiano. C'e' chi pronuncia la parolina referendum. Si rumoreggia soprattutto sul dovere di Berna che deve indennizzare il Ticino, poiche' l'aliquota del 70% non e' quella dell'80% richiesta dal cantone. Insomma con Berna ci saranno da ridiscutere i meccanismi della perequazione cantonale. Oggi secondo i meccanismi della perequazione i frontalieri vengono considerati al 100% motori dell'economia cantonale, quando non e' cosi', in quanto, siccome risiedono in Italia, spendono cio' che guadagnano li' e non in Ticino.

Inoltre c'e' la faccenda delle black list.
Padoan butta fumo negli occhi. L'Italia togliera' dalle black list le banche ma non le imprese svizzere. Gia' l'uso di black list la dice lunga sul tipo di amicizia fra i due paesi. Che dovrebbe fare il Ticino, confrontato con una criminalita' d'importazione dall'Italia a dir poco mostruosa? Per non parlare del non rispetto da parte italiana di una quantita' di impegni presi: i depuratori sui laghi mai realizzati, la ferrovia Stabio-Arcisate in alto mare, l'ignavia sull'Alptransit, ecc. ecc. Altro che black lists ci vorrebbero.

Infine c'e' la questione del segreto bancario interno alla Svizzera. L'opinione prevalente della classe politica e' di salvaguardarlo. Pero' la calamita' federale Widmer-Schlumpf, evidentemente di propria iniziativa, e' andata ad infilare proprio nell'accordo con l'Italia un paragrafo che e' come un cuneo pronto a demolire il segreto bancario interno. Altra prova, se ve ne fosse bisogno, che la Widmer-Schlumpf lavora per le forze finanziarie che comandano nell'UE e non lavora per il bene della propria nazione.

Ora al Consiglio Federale non rimarra' che dar seguito alle richieste ticinesi di revisione della perequazione cantonale, senno' un referendum e' programmato.

Noterella di contorno, giusto per ristabilire l'importanza del problema fiscalita' dei frontalieri per Roma. I cosiddetti ristorni versati dal Ticino a Roma ammonta(va)no a ca. 40 milioni annui. Solo il fatto di essere nella Nato costa all'Italia fra i 52 e 72 milioni al giorno ... and counting.


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