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Il "PD sistema di potere in Toscana"


Eshin
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Topic starter  

Il "PD sistema di potere in Toscana",

come aveva annunciato da oltre un mese, tramite il voto della stragrande maggioranza dei 50 Sindaci che compongono l'Assemblea dell'A.I.T. (eletti dai 287 Sindaci della Toscana) ha eletto Emilio Bonifazi, Sindaco di Grosseto Presidente dell'Autorità Idrica Toscana (chiaramente è un garante delle SPA PUBLI/PRIVATE in Toscana, quelle che vogliono la MAXIFUSIONE e la collocazione in Borsa della nuova mega SPA PUBLI/PRIVATA).

SINDACI, anche il SILENZIO è complice della privatizzazione definitiva nella gestione dei SERVIZI IDRICI.

Ai Sindaci della Toscana

Da: [email protected]
Data: Sat, 22 Nov 2014 0125 +0100
Oggetto: [hyperlink] Privatizzare: un progetto ventennale partito in gran parte dalla Toscana con la gestione dell'acqua 18 anni fà.

Già nel lontano 2007 era stato siglato l'accordo di accorpamento delle 3 aziende toscane tramite l'ACEA, che di nuovo adesso vogliono realizzare ampliandola, quando a Roma c'era il compagno Veltroni.
Accordo fatto esattamente un anno dopo che il Consiglio Regionale aveva bocciato la nostra proposta di legge d'iniziativa popolare regionale per la ripubblicizzazione del servizio idrico (42.932 firme raccolte sul territorio Toscano nel 2005….)
Proposta di legge

Comunicato stampa
Accordo quadro per l'integrazione Publiacqua, Acque, Acquedotto del Fiora

DE GIROLAMO (Cispel Toscana):
"UNA GRANDE AZIENDA DELL'ACQUA PER SUPERARE LOCALISMI E MIGLIORARE I SERVIZI"

Firenze, 24 novembre 2007. "Una sola azienda del servizio idrico che servirà oltre il 70% della popolazione toscana, che avrà una struttura industriale solida e una dimensione regionale capace di valorizzare le esperienze delle tre aziende. E' un grande passo avanti che può segnare il superamento da parte dei nostri territori di localismi e la nascita, anche nel settore del servizio idrico di una grande azienda con un peso industriale importante". Questo il commento di Alfredo De Girolamo, presidente Cispel Confservizi Toscana (l'associazione regionale delle aziende di servizio pubblico locale) a seguito dell'accordo quadro per l'integrazione societaria di Publiacqua SpA, Acque Spa e Acquedotto del Fiora SpA siglato stamani in Palazzo Vecchio alla presenza di Walter Veltroni.
"Fino a 5 anni fa in Toscana c'erano oltre 200 gestioni comunali, - ha spiegato De Girolamo - abbiamo attuato una riforma importante e siamo passati a 7 aziende che hanno reso possibile l'ammodernamento del sistema e un piano di investimenti importante per garantire il servizio e migliorarlo. Oggi i sindaci dei comuni toscani hanno attuato le sinergie necessarie per produrre economie di scala e sostenere progetti di investimento infrastrutturali necessari al sistema."
"L'accordo di oggi è anche un ulteriore passo avanti fondamentale per il consolidamento dell'industria toscana dei servizi, dopo il dinamismo delle imprese toscane del settore energetico, anche in campo idrico i comuni uniscono le forze e creano, insieme ad ACEA, l'azienda partecipata al 51% dal Comune di Roma una grande azienda nel centro Italia, che darà alla Toscana l'opportunità di contare nello scacchiere nazionale delle utilities, dove già da anni sono in atto processi importanti di fusione strategica."
http://www.cispeltoscana.net/news.asp?s=1&ID_200=703

Poi tutto si blocca:
Acqua, il gestore unico resta al palo
17/05/2008 | De Girolamo: un cambio politico non deve incidere su processi industriali indispensabili per realizzare economie di scala.
Rischia di essere più tortuosa del previsto la strada per creare un gestore unico dell'acqua in Toscana che abbia dimensioni e risorse per realizzare un imponente piano di investimenti necessario per rimettere in sesto gli acquedotti e rispondere per tempo ai rischi di crisi idrica. Proprio quando la politica, a Firenze, sembra aver deciso di decidere, un'altra politica, a Roma, rischia infatti di bloccare il processo di fusione che almeno inizialmente dovrebbe riguardare Publiacqua, Acque e Fiora. A Firenze la giunta regionale ha licenziato, sia pure con l'astensione degli assessori della Sinistra Arcobaleno, la legge sui pubblici servizi, mentre a Roma la vittoria del neo sindaco Gianni Alemanno rischia di rimettere in discussione le scelte assunte da tempo da Acea, che è il partner privato delle tre aziende toscane dell'acqua. L'azionista di maggioranza di Acea, infatti, è il Comune di Roma e il cambio di maggioranza nella capitale ha congelato tutto.

http://www.cispeltoscana.net/news.asp?s=1&ID_200=770

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12 ottobre 2014 - La Repubblica-Firenze
Toscana: Maxi fusione dell’Acqua
Prime mosse di Acea per avere la maggioranza
Publiacqua SpA - Acque SpA e Acquedotto del Fiora SpA

C'è un piano al primo abbozzo a cui lavorano tecnici, manager e politici toscani e non: una maxi fusione delle società dell'acqua toscane che potrebbe poi dare al colosso romano Acea la maggioranza e ai Comuni toscani la chance di entrare nell'azionariato della multiutility, controllata al 51% dal Comune di Roma, quasi 4 miliardi di ricavi, quotata in Borsa. Il piano si ispira al programma di incentivi alle aggregazioni e alle dismissioni delle quote pubbliche nelle partecipate suggerito da Cottarelli. La fiorentina Publiacqua, la pisana-empolese Acque spa e la grossetana Acquedotto del Fiora confluirebbero in una newco a controllo Acea, i Comuni avrebbero quote.

INVECE di costruirla da zero, come i municipi hanno fatto in Emilia con Hera o in Piemonte con Iren, i Comuni toscani potrebbero recuperare d'un colpo il tempo perso ed entrare nell'azionariato che conta di una grande multiutility, la romana Acea, controllata al 51% dal Comune di Roma, quasi 4 miliardi di ricavi, quotata in Borsa.
Ipotesi suggestiva. In realtà qualcosa di più. Un piano che prende lentamente forma tra le stanze della politica e quelle dei manager, dei tecnici e degli advisor, alimentato dal programma di incentivi alle aggregazioni e alle dismissioni delle quote pubbliche nelle partecipate suggerito dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli e fatto proprio dalle misure della legge di stabilità che si attendono a giorni.

Un piano che sembra poter conciliare molte, varie e solo apparentemente contrapposte esigenze di soggetti diversi, i Comuni toscani e quello di Roma, la grande Acea, relegando probabilmente in un angolo solo il grido di chi continua a reclamare la gestione pubblica del bene pubblico acqua.
Ma questa invocazione sembra già condannata dalla nuova ondata di privatizzazioni imposta dalla spending review.

Il piano ruota intorno alla creazione di un'unica società di gestione delle acque in Toscana, che accorperebbe la fiorentina Publiacqua, la pisana-empolese Acque spa e la grossetana Acquedotte del Fiora, che da sole coprono gran parte del territorio regionale.
Sul progetto di accorpamento il consenso politico si va diffondendo, anche perché sta nelle cose, avendo le tre aziende a maggioranza pubblica un comune socio industriale: la romana Acea che ha interesse a salire fino alla maggioranza della futura newco e che, in cambio, potrebbe passare ai Comuni toscani quote di azioni proprie. E così i municipi toscani, non più azionisti principali delle piccole municipalizzati confluite nella newco, si troverebbero ad avere piccole quote della controllante Acea.
Con un'opportunità in più: quella di avere un ruolo nella governance del colosso attraverso un patto di sindacato col Comune di Roma, se e quando questo diluirà il suo 51% in Acea, facendo cassa e assecondando le opportunità della legge di stabilità.

Ci sono le condizioni perché «l'idea progettuale» evolva in piano, e anche gli uomini pronti a sostenerla, in qualche caso già al lavoro.

Dal giugno scorso, ad esempio, il nuovo amministratore delegato di Acea è Alberto Irace, già capo azienda a Firenze di Publiacqua, storicamente in rapporti stretti col premier Matteo Renzi e coautore di pubblicazione sul bene idrico con Erasmo D'Angelis, all'epoca suo presidente in Publiacqua, vicinissimo al premier e oggi a capo di Italiasicura, la struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche. ( ma. bo.)
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/01/acea-linsolita-convergenza-dinteressi-marino-renzi-caltagirone/1164629/
1 novembre 2014
Acea, l’insolita convergenza d’interessi tra Marino, Renzi e Caltagirone
Fatta la legge di Stabilità l'attesa è ora per fine mese, quando è atteso un aggiornamento sul piano che vedrebbe la società romana dell'acqua e dell'energia prendere il controllo delle acque pubbliche toscane. Dando una boccata d'ossigeno per i conti della Capitale ma anche una ricca torta per società delle infrastrutture come quelle del costruttore-editore di Fiorina Capozzi
Doveva essere il nemico giurato numero uno. E invece il sindaco di Roma Ignazio Marino si trova nell’inattesa circostanza di diventarne il miglior alleato. Peraltro su un dossier spinoso come quello di Acea, la società capitolina dell’acqua e dell’energia di cui il Comune ha in mano il 51% e il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone il 16,34 per cento. Marino vorrebbe far funzionare al meglio l’azienda e possibilmente ridurre la sua partecipazione a vantaggio dei conti del Campidoglio. Caltagirone punta a far crescere il gruppo. Possibilmente rilanciando sul tema degli investimenti infrastrutturali in cui il costruttore-editore ha importanti interessi attraverso la sua Vianini lavori. La quadratura del cerchio per entrambi l’ha trovata a Firenze il nuovo amministratore delegato di Acea, Alberto Irace, uomo molto vicino al premier Matteo Renzi.

E’ infatti in terra d’Arno che, come riportava l’edizione locale di Repubblica nelle scorse settimane, una parte del Partito democratico ha deciso di sostenere le nozze tra tre gestori idrici a maggioranza pubblica da portare successivamente in dote a Roma in cambio di una quota dell’azionariato di Acea che Marino è disponibile a cedere. Nozze non per niente favorite dalla norma, contenuta nella Legge di Stabilità, che prevede incentivi per l’aggregazione delle società di servizi pubblici locali. Nel dettaglio il Pd toscano sta spingendo per la fusione della fiorentina Publiacqua con la pisana Acque e la grossetano-senese Acquedotto del Fiora. Tutte aziende in cui Acea ha partecipazioni di minoranza accanto agli enti locali, che sono invece azionisti di peso. Se l’operazione dovesse andare in porto, nascerà un nuovo polo idrico che porterà l’acqua nelle case di 2,5 milioni di cittadini toscani distribuiti su 159 comuni fatturando circa 400 milioni.

Una volta effettuata l’aggregazione, gli enti pubblici lasceranno il controllo della nuova realtà industriale alla Acea e riceveranno in cambio tra il 10% e il 20% della multiutility romana direttamente dal Comune di Roma. In questo modo, il sindaco Marino potrà intascare denaro utile a sistemare i disastrati conti della Capitale e, al tempo stesso, stringere un patto con gli altri enti locali per il controllo della società mantenendo il 51% della multiutility in mani pubbliche. In più Acea, grazie all’emissione di due miliardi di obbligazioni, potrà investire la stessa cifra nelle infrastrutture idriche toscane che interessano non poco al socio Caltagirone, il quale qualche anno fa tentò di espandere l’impero dell’oro blu puntando all’Acquedotto Pugliese. D’altro canto non è un mistero per nessuno che la rete nazionale con un valore medio di dispersione di acqua potabile del 32% (contro il 13% dell’Unione europea) necessiti pesanti interventi in tutto il Paese. Non a caso l’Autorità per l’energia, il gas e le risorse idriche, ha parlato di un vero e proprio “deficit infrastrutturale” con un fabbisogno di investimenti, stimato a fine 2013, attorno ai 25 miliardi su cinque anni. Una torta importante cui sono evidentemente interessate società specializzate in infrastrutture come Vianini Lavori del gruppo Caltagirone, già al centro di polemiche per i ritardi e le irregolarità della Metro C di Roma. Ma anche altri grandi e potenti gruppi romani come Condotte della famiglia romana Bruno o Salini-Impregilo.

La partita insomma è particolarmente delicata. Ma è evidente che nell’acqua Acea, prima azienda italiana del settore con il 13,7% di quota di mercato nel 2013, è destinata a diventare un centro di aggregazione, come del resto aveva intuito anche l’ex ad Paolo Gallo, imposto dalla vecchia amministrazione Alemanno e poi defenestrato da Marino. Anche Irace ha grandi progetti per l’acqua di Acea. Per saperne di più bisognerà però attendere probabilmente la fine di novembre, quando Irace presenterà il nuovo piano industriale della multiutility capitolina. Ma i sindacati hanno già annusato aria di cambiamento: il nuovo management pare intenzionato a dire addio ai vecchi appalti di piccola taglia (intorno al milione di euro) per le infrastrutture idriche. Per il servizio idrico integrato (Ato) di Roma, che include anche la Ciociaria e Rieti, si tratterà per esempio, di un’unica maxi-commessa da 40 milioni che, con ogni probabilità, uscirà dall’orbita delle piccole imprese attualmente fornitrici sugli appalti idrici per entrare nell’area di interesse delle grandi aziende romane del settore. Un nuovo regalo, insomma, per i big del settore. Con buona pace di Marino e del suo risiko dell’acqua

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Citazione
Firenze137
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Registrato: 2 anni fa
Post: 97
 

ma l'aqua non doveva essere un bene pubblico ? Adesso è quotata in borsa ? ... mah


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spadaccinonero
Illustrious Member Guest
Registrato: 2 anni fa
Post: 10314
 

ma l'aqua non doveva essere un bene pubblico ? Adesso è quotata in borsa ? ... mah

non viene rispettato pienamente il referendum perché l'eu non ha digerito l'esito


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