Notifiche
Cancella tutti

Il prodotto "Saviano" a chi ed a cosa serve...


dana74
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 14470
Topic starter  

Il prodotto "Saviano" a chi ed a cosa serve... ed il vergognoso attacco ad

La nuova produzione dell'azienda del Cavaliere, il programma Fazio-Saviano

Una delle società del Cavaliere era ad alto rischio. Lo annunciava il 21 agosto scorso il Sole 24 Ore1, rilanciando la notizia apparsa sulla rete americana relativa a "circa 3 miliardi di dollari di indebitamento". Diffusasi la notizia Mediaset perse "l'1,6% in Borsa (dopo aver toccato una perdita di oltre il 2% a metà giornata)". I primi di novembre anche il Corriere della Sera2 dedica spazio alla crisi della società: "L'investimento in Endemol comincia a pesare a Cologno Monzese".
E la ENDEMOL3 è la società che produce alcune delle chicche (sic) della televisione italiana, quali: "il Grande Fratello", "La pupa e il secchione", "La Prova del Cuoco", "Chi ha incastrato Peter Pan?", "I migliori anni", "Soliti Ignoti", "Affari Tuoi", "Chi vuol essere milionario?", "Viva las Vegas", "Verdetto Finale".

Una società che si rispetti, sul mercato, vende prodotti che le permettano di incassare. Quindi manda in onda quel che "cattura" i telespettatori e cerca di promuovere prodotti di consumo che raccolgano il maggior numero di sintonizzazioni. Infatti alla fetta di pubblico dei programmi citati sopra, ha promosso anche "soap opere" come "Centovetrine" e "Vivere", e produce anche "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, così da acquisirsi anche una fetta di mercato ulteriore...

Adesso la società di Mediaset, che deve recuperare introiti, si è lanciata nella produzione anche di "Vieni via con me", la trasmissione di Fabio Fazio e di Roberto Saviano. D'altronde se Saviano ha garantito alla MONDADORI di far incassi straordinari, perché mai non dovrebbe garantire successo ed incassi ad una trasmissione televisiva in grado di soddisfare quella fetta di mercato che la società del Cavaliere non raggiungerebbe mai con "Il grande fratello", "La pupa e il secchione" e via discorrendo?

Inoltre la pubblicità su quel settore di telespettatori è assicurata dai telespettatori stessi. Con l'ormai collaudato "urlo" alla censura (sul modello di AnnoZero), cioè annunciata ma mai attuata, la mobilitazione dei consumatori "contro la censura" è il miglior canale di promozione, senza nemmeno spendere soldi in spot e soprattutto capace di girare in quelle "reti" dei nemici di Cavaliere.

Il vantaggio per il Cavaliere è assicurato: la trasmissione prodotta produce introiti, si può far fare un bel po di revisionismo e disinformazione dal nuovo "guru" Saviano, ed in parallelo si ricompattano al meglio i suoi seguaci per gli "attacchi" che (sembrano) essere portati al Cavaliere stesso. Un servizio così a costo zero, anzi con guadagno non è mica una cosa che riesce a tutti, ma al Cavaliere si! D'altronde non si è sempre detto che Berlusconi guarda solo ai suoi interessi? Oppure, all'improvviso, il Cavaliere è impazzito e produce con una sua società una trasmissione che lo vuole colpire?

E veniamo alla prima puntata di "Vieni via con me". 8 novembre 2010, lo stesso giorno in cui un giudice era chiamato a definire l'archiviazione di un procedimento per "minaccia aggravata" (non attentato, si badi bene) ai danni di Saviano. Il giudice si è riservato di decidere (e su questa storia poi torneremo nel dettaglio a breve), la puntata è andata in onda regolarmente (anche se con il fantasma della "censura" urlata).

Saviano inizia con l'affermare che la democrazia in Italia è a rischio. Non dice che è a rischio (o meglio già compromessa) perché quando l'economia criminale (finanziaria e mafiosa) raggiunge livelli di oltre 1/3 del Pil, significa che è in grado di condizionare non solo il mercato ma anche il voto e quindi la gestione delle Pubbliche Amministrazioni e delle Istituzioni, no, questo non lo dice. Non dice nemmeno che è a rischio perché il sistema dei partiti è fuori da ogni controllo ed ha prodotto un'occupazione devastante di tutto, con un sistema di corruzione dilagante e di voto di scambio sistematico, no, questo non lo dice. Non dice manco che il sistema dell'informazione non è libero perché condizionato da disinformazione e propagandismo dall'una e dall'altra parte, no, questo non lo dice neppure.
Saviano afferma che in Italia c'è un problema di "privacy" (la stessa parolina magica usata dal Cavaliere e suoi cortigiani) e quindi, anche se qui non sparano ai giornalisti, i giornalisti sono condizionati e di fatto costretti ad auto-censurarsi perché altrimenti poi, se osano scrivere cose scomode, si vedono la loro vita privata sbattuta in piazza, in pasto al popolo. Ecco, per Saviano, il pericolo della nostra democrazia è questo, punto.

Poi promuove un bellissimo discorso sul fango che viene buttato per affossare i propri nemici, delle campagne diffamatorie e infamanti che vengono orchestrate per distruggere chi combatte la mafia ed i potenti corrotti. Tutto vero e tutto normale, dalla notte dei tempi!
Offre una fotografia della "procedura" che sistematicamente va in scena in questo Paese (come in altri), ma che funziona solo se, appunto, ci si auto-censura! Infatti in Italia, e non solo, ci sono stati e ci sono giornalisti e persone che, sapendo che questo è ciò a cui vanno incontro, non si auto-censurano, ma continuano a scrivere e parlare. In altre parole, e già durante il Regione fascista, ci sono giornalisti che fanno i giornalisti e cittadini che fanno i cittadini, assumendosi le responsabilità delle proprie scelte, pronti a pagarne le conseguenze nel nome della difesa della dignità e libertà... mentre ve ne sono altri che piegano la propria penna e la propria schiena, per vivere tranquilli. (Lo hanno fatto e lo fanno anche tanti magistrati ma questo non lo si dice)

Saviano banalizza e continua a non fare nomi, così come in Gomorra. La generalizzazione si mescola, sempre, alla semplificazione ed i fatti vengono interpretati, tagliuzzati e rimontati, così da proporli come verità e non per quello che sono: opinioni mascherate da fatti. Ancora una volta si parla della mafia "ectoplasma" senza nomi (se non quelli dei boss già condannati); si parla dei "colletti bianchi" senza fare mezzo nome; si parla di collusioni e complicità senza mai indicare con chiarezza i protagonisti. Insomma si disegna la cornice, con una bella dialettica, ma non si propone la visione del quadro, dei soggetti. E' come quando parla della mafia al nord... Saviano accusa i silenzi (veri) che la avvolgono, ma non fa mai, di nuovo, nomi e cognomi... non indica mai una società usata dalla mafia per inserirsi nel mercato, monopolizzando molteplici settori, o le grandi iniziative di riciclaggio che si abbattono nelle regioni "ricche" del Paese.

E poi si produce una buona fetta di revisionismo, di pericoloso e grave revisionismo. Nella stagione nuova della politica italiana, la vecchia e abitudinaria pratica si riconferma, maledettamente, come la via maestra. Saviano fa tutto un discorso, a sostegno del suo atto di accusa alla "macchina del fango", che usa il calvario passato da Giovanni Falcone. Ed accusa quasi esclusivamente la "sinistra" di questo calvario, dimentica che i fatti, la storia, dicono altro. Dicono che la trasversalità dei nemici di Falcone, come di Borsellino, era totale. Addirittura Saviano si spinge a rovesciare la storia ed i fatti ed arriva a mostrare l'avvocato Alfredo Galasso come uno dei portavoce della "sinistra" che isolava Falcone. Mostra un frammento della puntata di Sammarcanda - Maurizo Costanzo show dove Galasso consigliava a Falcone di abbandonare il Palazzo del Ministero della Giustizia, dove venne chiamat
o da Martelli, ministro del Governo Andreotti.
Saviano precisa che Galasso è una brava persona, ma è uno di quelli che per conto della "sinistra" avrebbe partecipato alla campagna di delegittimazione ed isolamento a danno di Falcone.
Una ricostruzione inaccettabile, vergognosa!

Probabilmente Saviano ignora i fatti (e questa sarebbe l'unica ragione per cui davanti a questo orrore di ricostruzione si potrebbe alleviarne la responsabilità), e probabilmente si è fidato di chi gli ha scritto la traccia del copione con cui è andato in scena. Ma ciò che ha fatto è gravissimo, è devastante e non può passare sotto silenzio.

Alfredo Galasso ha dedicato la sua vita alla lotta alla mafia. E' stato al fianco di Falcone, Borsellino e Caponnetto. Era loro amico, non un nemico! Non ha mai mollato ed ha portato avanti da avvocato di parte civile i processi contro i vertici di Cosa Nostra... sino a convincere Confindustria Sicilia a spingersi nella costituzione di parte civile nei processi contro i clan. Ha più di una condanna a morte emessa da Cosa Nostra sulle spalle, ma nonostante questo non si è mai tirato indietro. E' stato colui che indicò, ad esempio, chi congiurò, all'interno del Pci e della Lega delle Cooperative, contro Pio La Torre, chiedendo che venissero allontanati. Quando Galasso cercò di convincere Falcone a non andare a Roma, al Ministero, per non permettere di intaccare la sua credibilità di magistrato, lo faceva proprio perché sapeva che il portare Falcone a Roma significava isolarlo, colpirlo... usando quel suo incarico (che lui svolgeva al meglio) per incrinare l'indipendenza e l'autonomia della magistratura e screditando l'azione del Pool Antimafia di Palermo. Galasso non muoveva un accusa, muoveva un appello... un appello perché Falcone non cadesse nella trappola e non finisse morto ammazzato. Discuteva con Falcone perché non si facesse "usare" e "gettare", per questo gli ricordava che per un magistrato indipendenza significa non dipendere da alcun altro Potere, non perché considerasse Falcone un traditore, ma perché non voleva che venisse "schiacciato".

E Saviano cosa fa? Ecco la sintesi del suo monologo:
Cancella i fatti e rovescia la realtà, parla di quelli che hanno accusato, isolato e denigrato Falcone. Parla della nomina di Antonino Meli (che dice Saviano essere "persona assolutamente per bene") al posto che doveva essere di Falcone e dell'invidia che dettò quella nomina del Csm. Parla dell'attentato all'Adaura e dell'accusa (infame) generale secondo cui quell'attentato se l'era fatto da solo. Dice che lo isolano, che Cosa Nostra di queste cose si rafforzava, si ingrassava ed il lavoro sporco lo faceva fare ai colleghi invidiosi ed alla società civile che non sopportava quello che stava facendo Falcone, cioè una battaglia culturale. Meglio dire che chi fa queste cose lo fa per fare carriere, per avere più soldi, per avere più donne, perché altrimenti se pensi che stia facendo la cosa giusta, nel suo talento, allora lo devi seguire. Falcone vede ancora delegittimazioni... il "corvo"... Il "corvo" era un personaggio che mandava lettere anonime alla classe dirigente, ai partiti, ai direttori dei giornali... ci racconta Saviano che passa a leggere l'estratto dove si dava dell'opportunista a Falcone che si svendeva per un posto di procuratore aggiunto. E continua Saviano: La vita di Falcone diventa un inferno... le lettere (del "corvo") arrivano a cadenze mensili, ed è costretto a fare anticamera quando deve andare a parlare dal Procuratore... anticamera davanti agli avvocati dei mafiosi. A quel punto, racconta sempre Saviano, Falcone riceve la proposta di andare a Roma, da Martelli, Ministro della Giustizia del governo Andreotti. Come Andreotti e Falcone?... Falcone sapeva tutto di Andreotti e della democrazia cristiana in Sicilia, dei rapporti con Cosa Nostra, sapeva tutto. Ma va, perché è un ruolo tecnico, non è un ruolo politico... E quindi fa quello che sa fare cioè servire lo Stato e far si che lo Stato costruisca "un Ufficio che contrasti la lotta alla mafia" (testuale)... (e di nuovo testuale:) "Ma la sinistra cosa fa? Lo massacra: stai collaborando! Più delle mie parole vale un incontro televisivo che ha fatto ... al Maurizo Costanzo Show e Samarcanda uniti..." (manda il servizio dell'estratto della trasmissione e di nuovo testuale:) "La persona che parla è l'avvocato Galasso, che è persona assolutamente per bene, esprime quello che pensava la sinistra e che a volte lo pensa ancora: stai facendo il collaborazionista a stare dentro le cose, a riformarle. La purezza che è stato lo spazio più grande che è stato concesso ai nemici della democrazia e delle organizzazioni criminali. Lo lasciano solo!..."

E questo è il fatto, il fatto chiave di quella prima puntata di "Vieni via con me". Un fatto, come detto, di gravità inaudita e intollerabile. Una ricostruzione che rovescia la verità, la rende storpia, falsa, abilmente manipolata per apparire come verosimile! E l'effetto? L'effetto è devastante...
Chi non conosce la storia, i fatti di quegli anni a Palermo... chi non conosce il rapporto che vi era tra Galasso e Falcone, pensa che quello raccontato da Saviano sia la verità. E se si solleva la questione arrivano le risposte: Saviano combatte la mafia quindi ha la mia stima e so ha detto è vero, Saviano rischia la vita quindi perché mai dovrebbe dire cose false, e così via...
Ma stiamo scherzano? Falcone, Borsellino, Caponnetto e Galasso hanno combattuto la mafia... Galasso, ancora vivo, ha continuato e continua a combatterla. Saviano ha scritto un libro.
Ristabiliamo, anche in questo quadro, le proporzioni, non rovesciamole! Saviano parla di macchina del fango, di montature mediatiche per distruggere "il nemico" e cosa fa? Getta fango su Alfredo Galasso, insinua su uno dei protagonisti in prima linea della lotta alla mafia, su uno dei più stretti protagonisti, con Falcone, Borsellino e Caponnetto della stagione del Pool e della Primavera di Palermo... va a colpire uno dei nemici storici di Cosa Nostra (e del Cavaliere).
Questo non è accettabile... non lo è perché la ricostruzione promossa da Saviano, che sorvola sull'identità del "corvo", che sorvola sulla trappola costruita a Roma contro Falcone, che sorvola su troppe cose... come sulle infiltrazioni di Cosa Nostra proprio in quel PSI di Martelli (eletto in Sicilia con il pieno di voto dopo che Cosa Nostra aveva scaricato la Dc di Andreotti sentendosi da questa tradita)... e monta il suo monologo facendo apparire il falso (Galasso come parte dell'ingranaggio di isolamento e denigrazione di Falcone) come se fosse il vero.

E poi: basta con la scusante ad ogni costo per Saviano perché ha la scorta... perché fa(rebbe) Antimafia. Di giornalisti che scrivono di mafie e illegalità, che fanno inchieste, ce ne sono molti, per fortuna. Così come ci sono molti semplici cittadini che la combattono, la denunciano. Molti sono soggetti ai tentativi di delegittimazione... vittime di quella macchina del fango al centro del monologo di Saviano. Molti subiscono minacce, intimidazioni... subiscono l'isolamento sociale, alcuni anche economico perché vengono messi al margine, vengono tenuti nelle redazioni senza che possano più scrivere, quando non si arriva a metterli alla porta. Gran parte di questi, anche davanti a minacce pesantissime o intimidazioni e attentati, non hanno scorte o servizi di protezione, eppure continuano, lontano dai riflettori, a fare il loro lavoro di denuncia, di informazione... di contrasto civile e culturale alle mafie.
Di questi non si parla, questi non hanno spazio... non sono creature mediatiche utili alle casse di qualche società, al revisionismo ed alla disinformazione.
A differenza di Saviano, gran parte di questi cittadini e giornalisti, sparsi per l'Italia, fanno pure i nomi e cognomi, indicano fatti precisi, a volte anticipano inchieste giudizia
rie, e quindi sono scomodi... molto scomodi perché sono indipendenti, non si fanno condizionare e non cedono alle auto-censure o a quella scientifica e quasi perfetta manipolazione dei fatti che è utile a quella o questa parte politica, ovvero al "sistema".

Ma in Italia la Verità non la si vuole. Si vogliono i "miti" e "le verità" che fanno stare meglio, quelle di comodo, comode a qualche d'uno... anche se con la Verità non hanno nulla a che fare. D'altronde in Italia l'informazione è piegata dalla propaganda... si mettono in bocca ai morti ciò che questi non hanno detto, ma che a qualcuno fa comodo far dire, tanto non ci può essere smentita! Come il caso dell'intervista manipolata di Paolo Borsellino della troupe francese, dove non aveva detto affatto che di "cavalli" da consegnare in albergo parlarono, in una telefonata intercettata, Mangano e Dell'Utri, ma tant'è qualcuno ha preferito far credere che invece Paolo Borsellino faceva quell'accusa precisa. D'altronde in Italia si acclamano e considerato detentori della verità collaboratori di giustizia che fanno dichiarazioni ancora senza mezzo riscontro e con, invece, tante contraddizioni e inesattezze pesanti, pur di fare notizia ed anche se, così facendo, non si fa altro che aiutare quanti vogliono rivedere, ancora una volta in peggio, la legge sui collaboratori di giustizia. D'altronde in Italia, ormai, pare quasi che per finalità politiche si sia disposti a far cancellare le sentenze di condanna definitive che hanno permesso di colpire i vertici di Cosa Nostra colpevoli delle stragi del 1992!

A qualcuno piace credere che quella del 8 novembre sia stata una bella puntata? Liberissimi di credere all'ennesimo prodotto della società del Cavaliere (che ha battuto in audiance l'altra proprio prodotto, Il Grande Fratello, così da fare "il pieno" tra il canale Rai e quello di Mediaset, nella stessa serata)... ma si abbia la decenza di riconoscere che quello è un prodotto, l'ennesimo prodotto della stessa regia. Non era una trasmissione di informazione ma di propaganda e revisionismo... l'ennesimo prodotto che viene somministrato al popolo, anche perché proprio in questi giorni c'è un nuovo partito, di destra, che della Legalità fa bandiera ed ha bisogno di un pochetto di spazio.
A noi non è piaciuta affatto questa puntata... anzi ci ha fatto letteralmente schifo!

La cosa è da analizzare politicamente, giornalisticamente e dialetticamente.

di Marco Ottanelli

Politicamente, è veramente interessante che un giornalista di sinistra (Fazio) in una rete di sinistra, mandi in onda un programma di destra (endemol) di uno scrittore di destra, programma osannato e "protetto" dai partiti e dalla gente di sinistra, e che in questo programma di destra lo scrittore di destra attacchi la sinistra come causa dell'isolamento di Falcone. Non solo è una menzognaccia, ma è anche una bella assoluzione nei confronti di quella parte di mafia che la Compagnia di Giro tenta di liberare di tutte le sue responsabilità in questi anni di campagna mediatica oscena.

Giornalisticamente, è vergognoso e ignobile, perché ha compiuto una sorta di atto di accusa, e non ha prodotto informazione, mettendo anche alla berlina un assente (Galasso) secondo la prassi massacratrice del travaglismo, impedendo alla vittima di circostanziare, replicare, spiegare.

Da oggi il popolo adorante vedrà Galasso come "il nemico di Falcone", mentre era uno dei suoi (pochi) carissimi amici veri. Di quelli con i quali si parla, si cena, si sta assieme nei momenti difficili.

Dialetticamente, è oltremodo grava il vasto pelago delle omissioni, e il ribaltamento della verità storica.

Non solo non ha citato le responsabilità di Andreotti, della DC al potere, del PSI craxiano di Salvo Andò, la melma democristiana e Cuffaro... ma di sicuro ha DOLOSAMENTE evitato di parlare dei furibondi attacchi di Montanelli e del Giornale di Montanelli contro Falcone. Sapete quale era l'accusa che gli fece Montanelli, con una dura e continuativa campagna stampa? Di essere di sinistra. Il contrario esatto di quanto il populismo e qualunquismo fascistoide che sta incantando gli italiani proclama.

Bel lavoro, Saviano, bel lavoro davvero.

da LiveSicilia4 - intervista al Prof. Alfredo Galasso

"Saviano stavolta ha fatto confusione
Falcone a Palermo era più protetto"

Professore Alfredo Galasso, buonasera.
"Buonasera"

Ieri, Roberto Saviano l'ha inserita, pur annoverandola tra gli onesti, nella "macchina del fango" scagliata contro Falcone
"Ha fatto confusione. Non me lo merito. Non me lo aspettavo".

Abbiamo rivisto quello spezzone di programma: ‘Giovanni, non mi piace che stai nel palazzo'!".
"Sa come si concluse quella puntata?".

Come?
"Maurizio Costanzo disse a Falcone: questa è una dichiarazione d'amore nei suoi confronti. Però non si è visto".

In sintesi?
"Rivendico il diritto alla critica, anche in amicizia. E non ho cambiato idea".

No?
"Giovanni Falcone sbagliò ad andare a Roma con Martelli e Andreotti. A Palermo avrebbe spostato di più. Ne sono convinto. E poi...".

E poi?
"A Palermo era indiscutibilmente più protetto".

Non ci sarebbe stata la strage di Capaci, vuole per caso dire questo?
"Dico solo che a Palermo sarebbe stato più difficile soprenderlo".

C'è rimasto male, professore?
"La macchina del fango agì davvero, ma fu un'altra cosa"

Alfredo Galasso
Fonte: www.casadellalegalita.org
Link: http://www.casadellalegalita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=9039&Itemid=1
9.11.2010


Citazione
Bubba
Reputable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 292
 

Alfredo Galasso ha dedicato la sua vita alla lotta alla mafia. E' stato al fianco di Falcone, Borsellino e Caponnetto. Era loro amico, non un nemico!

Secondo voi è normale che un "amico" vi denunci al Csm con l'accusa di aver insabbiato delle indagini su mafia e politica? Perchè è proprio questo che fece l'avvocato Galasso, l'"amico" di Falcone...

Caro difensore e custode della verità di "sinistra", questo fatto non lo citi, eh? I periolosi "revisionisti" fanno a pezzi le vostre storie di falsi eroi e falsi miti, che cosa inaudita! Ci vuole altra isterica propaganda e una furiosa scomunica per chi osa mettere in dubbio la vostra versione dei fatti.

Accadde nel settembre del 1991, quando Giovanni Falcone era già al ministero di Grazia e giustizia. [Leoluca] Orlando ritorna all'attacco, l'occasione gli viene data dal deposito della ordinanza di rinvio a giudizio sui delitti politici. Ma i sospetti e le allusioni della Rete non si fermano a quella inchiesta. In un dossier di diciannove pagine inviato al Csm e firmato dall'ex sindaco, da Alfredo Galasso e da Carmine Mancuso, si chiede conto dell'"insabbiamento" di un decennio di indagini: dall'omicidio Insalaco alla loggia massonica Armando Diaz, dal caso Bonsignore ai rapporti tra Salvo Lima e il capomafia Stefano Bontade. "Fascicoli che dormono nei cassetti dei giudici, inchieste finite nel nulla".

fonte: "Storia di Giovanni Falcone, di Francesco La Licata, Feltrinelli editore, 2002" (pagg. 130-131)

""Quel verbale di interrogatorio," aggiungeva Galasso, "è stato fino a oggi coperto da troppi omissis." Chi era il magistrato che interrogò Mannoia? "Stranamente," insinuava Mancuso, "era il giudice Giovanni Falcone, all'epoca procuratore aggiunto a Palermo."
(p. 131)

Non riuscirà mai più a parlare con l'ex amico. Tante volte gli proposi di incontrarlo. Non riuscì più a rimanere sereno nei confronti di quella che riteneva una "mossa politica cinica". "Orlando", mi disse, "ormai ha bisogno della 'temperatura' sempre più alta. Sarà costretto a spararla ogni giorno più grossa. Per ottenere questo risultato, lui e i suoi amici, sono disposti a tutto, anche a passare sui cadaveri dei loro genitori. Questo è cinismo politico e mi fa paura."
(p. 132)

Giovanni è amareggiato, soprattutto perchè gli attacchi sembrano arrivargli dallo schieramento che dovrebbe essergli più vicino.
(p. 131)

Galasso non muoveva un accusa, muoveva un appello

Ma vai a...

Saviano... monta il suo monologo facendo apparire il falso (Galasso come parte dell'ingranaggio di isolamento e denigrazione di Falcone) come se fosse il vero.

Certo, averlo accusato di tenere le "carte nei cassetti" non lo isolava nè lo denigrava. Gli faceva pubblicità... 😆

Veneriamo un vero combattente antimafia come Alfredo Galasso.
E mandiamo in galera altri combattenti antimafia come Mori e De Caprio, perchè non sono amici nostri, di noi sinistronzi.

D'altronde in Italia l'informazione è piegata dalla propaganda... si mettono in bocca ai morti ciò che questi non hanno detto, ma che a qualcuno fa comodo far dire, tanto non ci può essere smentita! Come il caso dell'intervista manipolata di Paolo Borsellino della troupe francese, dove non aveva detto affatto che di "cavalli" da consegnare in albergo parlarono, in una telefonata intercettata, Mangano e Dell'Utri, ma tant'è qualcuno ha preferito far credere che invece Paolo Borsellino faceva quell'accusa precisa.

Quel qualcuno, insieme a Marco Travaglio, si chiama Elio Veltri, l'amico tuo. Ti sei scordato che il libro l'hanno scritto insieme?

A qualcuno piace credere che quella del 8 novembre sia stata una bella puntata? Liberissimi di credere all'ennesimo prodotto della società del Cavaliere (che ha battuto in audiance l'altra proprio prodotto, Il Grande Fratello, così da fare "il pieno" tra il canale Rai e quello di Mediaset, nella stessa serata)... ma si abbia la decenza di riconoscere che quello è un prodotto, l'ennesimo prodotto della stessa regia. Non era una trasmissione di informazione ma di propaganda e revisionismo... l'ennesimo prodotto che viene somministrato al popolo, anche perché proprio in questi giorni c'è un nuovo partito, di destra, che della Legalità fa bandiera ed ha bisogno di un pochetto di spazio.
A noi non è piaciuta affatto questa puntata... anzi ci ha fatto letteralmente schifo!

A me invece ha fatto schifo leggere questo articolo.

Dalla sentenza della Cassazione n. 40799/2004:

...non vi e’ dubbio che Giovanni Falcone fu sottoposto a infame linciaggio, prolungato nel tempo, proveniente da piu’ parti, gravemente oltraggioso nei termini, nei modi e nelle forme, diretto a stroncare per sempre, con vili e spregevoli accuse la reputazione e il decoro professionale del valoroso magistrato. (Su tale palese e oltraggiosa delegittimazione si sono a lungo, soffermati i giudici di merito e, in particolare, quelli di primo grado: v. legge 210 e segg. sent. I grado).
http://www.alphaice.com/giurisprudenza/?id=3977

Come mi piacerebbe leggere la sentenza di primo grado per sapere se i giudici includevano nell'infame linciaggio anche l'avvocato Galasso...


RispondiCitazione
dana74
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 14470
Topic starter  

ti sbagli, Christian Abbondanza non è affatto di sinistra, ha il suo bel da fare in Ligura a denunciare andrine e collusioni con le istituzioni, ha subito minacce e storie varie.
ma non va ad anno zero né scrive sul Fatto.

Su Galasso non saprei dire, non ho letto niente prima di ora a riguardo, il fatto è che la "ricostruzione" secondo Saviano, visto il personaggio, potrebbe essere "viziata".

Metto un'altra versione (che non sostengo come oro colato, solo un'altra prospettiva):

Caro Roberto Saviano,

il tuo racconto sulla macchina del fango che non risparmiò Giovanni Falcone, lunedì sera, era infarcito di omissioni: nel senso, proprio, di nomi che non hai fatto o hai preferito non fare. Per farli hai avuto a disposizione una clamorosa mezz’ora televisiva, quindi è stata una scelta deliberata. E a me spiace, sia perché sono uno dei pochi che ti difende – da queste parti - sia perché in questo modo si accredita chi dice che il tuo punto debole sia un certo paraculismo: non una tendenza vera e propria all’intruppamento nella sinistra politically correct – quella no - ma quantomeno una propensione a non fartela nemica. Dalle parti di certi sancta sanctorum, diciamo così, il passo ogni tanto ti si fa felpato.

Tu hai parlato subito dell’Addaura, cioè un primo e sottovalutato attentato a Falcone: era il 20 luglio 1989 e il magistrato si trovava nella sua casa al mare, presa in affitto, in compagnia dei colleghi svizzeri Carla Del Ponte e Claudio Lehman, impegnati in un’inchiesta sul narcotraffico che tu hai definito "riciclaggio". Hai detto che "tutti, a destra e sinistra" fecero capire che Falcone quella bomba poteva essersela messa da solo. Ma non è preciso. Gerardo Chiaromonte, comunista, defunto presidente dell’Antimafia, persona perbene e tu sai perché, scrisse che "i seguaci di Leoluca Orlando sostennero che era stato lo stesso Falcone a organizzare il tutto per farsi pubblicità". In prima fila c’era quella sinistra lì, oltre a il Giornale di Montanelli (dove ai tempi scriveva l’incolpevole Marco Travaglio) e altri personaggi menzionati da una sentenza della Cassazione: tra questi i giudici Domenico Sica, il defunto magistrato Francesco Misiani e il colonnello dei carabinieri Mario Mori, futuro capo del Sisde: chi più e chi meno, misero tutti in dubbio un attentato che in troppi cercarono di derubricare a semplice avvertimento. Già, perché un processo per i fatti dell’Addaura, appunto, c’è già stato, anche se nessuno lo nomina mai: il 19 ottobre 2004 la Cassazione ha confermato condanne a 26 anni per Totò Riina, Salvatore Biondino e Antonino Madonia; 9 anni e 4 mesi per Francesco Onorato e 2 anni e mezzo per Giovanni Battista Ferrante. La Suprema Corte, in 89 pagine, ha pure detto che i servizi segreti non c’entrano niente perché la responsabilità fu di Cosa Nostra, e, come era accaduto in primo e secondo grado, la sentenza ha ricostruito l’attentato nei particolari: lo chiamano "l’infame linciaggio", però adesso quella sentenza andrebbe dimenticata dopo l’annuncio di una nuova e fumosissima inchiesta della Procura di Caltanissetta, subito cavalcata da Repubblica e da Annozero. "Perché", è giunta a chiedersi Repubblica, "le indagini sull’attentato al giudice sono partite con vent’anni di ritardo?". In realtà partirono puntualissime.

Le lettere del corvo

Ma dicevamo della macchina del fango: tu, poi, hai parlato del "corvo" che scriveva lettere anonime per danneggiare Falcone, una dinamica che con la macchina del fango in effetti ebbe molto a che fare. Ma la stessa macchina, e tu non l’hai detto, colpì anche più gravemente il magistrato Alberto Di Pisa che fu accusato ingiustamente di essere il corvo: e proprio Giuseppe D’Avanzo, un altro che parla sempre di fango e dintorni, scrisse che "Di Pisa è soltanto un uomo frollato dalla lunga attesa di un pubblico riconoscimento, di popolarità e potere, un piccolo uomo sbriciolato dall’invidia e dalla gelosia, precipitato nel gorgo di un risentito rancore". Perché non ricordarlo? Alberto Di Pisa è stato assolto da ogni accusa: ma la macchina del fango, per lui, non si è fermata mai. Marco Travaglio, ancora nel marzo 2009, definiva Di Pisa nemico acerrimo di Falcone» e tutto perché aveva soffiato il posto di procuratore capo a Marsala – su decisione del Csm – battendo Alfredo Morvillo, amico di Giancarlo Caselli e dello stesso Travaglio.

La macchina del fango, già: hai ricordato quando Falcone accettò l’invito del Guardasigilli Claudio Martelli a dirigere gli Affari penali, quando cioè la gragnuola delle accuse si fece ancora più infame. Il pool di Falcone e Borsellino era stato praticamente cancellato e le istruttorie antimafia erano tornate all’età della pietra. Hai fatto vedere un filmato di una serata di Samarcanda (in abbinata col Maurizio Costanzo Show) ma non hai citato o mostrato la puntata di Samarcanda del 24 maggio 1990, quella in cui Leoluca Orlando disse che Falcone aveva una serie di documenti sui delitti eccellenti ma li teneva chiusi nei cassetti, anzi, in otto scatole chiuse in un armadio. L’accusa verrà ripetuta a ritornello anche da molti uomini del movimento di Orlando, tra i quali l’avvocato Alfredo Galasso. personaggio che tu hai fatto vedere nel filmato, come no, senza neppure spiegare chi era: lo hai soltanto definito "perbene". Ma allora lo erano tutti, perbene. La sinistra in sostanza accusava Falcone di connivenze pericolose solo perché aveva fiutato alcune calunnie del pentito Pellegriti ai danni di Salvo Lima e Giulio Andreotti: l’11 settembre Falcone 1991 dovette addirittura discolparsi davanti al Csm dopo un esposto di Orlando, sodale di Galasso: ma erano persone perbene, giusto? Hai detto che qualcuno definì Falcone "guitto televisivo": era un giornalista di Repubblica, e allora perché non nominarlo? Ecco la frase precisa, Roberto: "Non si capisce come mai Falcone non abbandoni la magistratura… s’avverte l’eruzione d’una vanità, d’una spinta a descriversi, a celebrarsi, come se ne colgono nelle interviste dei guitti televisivi". Sempre nel filmato con l’avvocato Galasso, poi, Falcone si spingeva a dirsi favorevole alla responsabilità civile dei giudici, eresia per cui oggi qualche deficiente gli attribuirebbe direttamente qualche vicinanza alla P2. E qui capisco che tu abbia preferito trasvolare.

E così hai fatto con tutti gli articoli dell’Unità contro Falcone, titoli come "Falcone superprocuratore? Non può farlo, vi dico perché", scritto dal membro pidiessino del Csm Alessandro Pizzorusso; parlo della stessa Unità che poco tempo prima aveva titolato "Falcone preferì insabbiare tutto". Hai citato le parole dolorose di Ilda Boccassini, e hai fatto bene, ma ne hai menzionato solo una parte. C’erano anche queste: "Avete fatto morire Giovanni Falcone, lo avete fatto morire con la vostra indifferenza… a Palermo non poteva più lavorare, per questo ha scelto la strada del ministero… Lui non voleva essere lasciato solo ed essere… Due mesi fa ero a Palermo in un’assemblea dell’Associazione nazionale magistrati. Non dimenticherò quel giorno. Le parole più gentili erano queste: Falcone si è venduto al potere politico… L’ultima ingiustizia l’ha subita proprio da voi di Milano… Mi telefonò quel giorno, e mi disse “che tristezza, non si fidano del direttore degli Affari Penali”".

Certo, Roberto, non potevi citare tutto e tutti, lo so. La tv è maledetta, il tempo è sempre poco: e pensa che tu ne hai avuto come nessuno. Il problema è che altri nomi, altri personaggi, altre testate, altri presunti e più recenti macchinatori del fango, tu li hai invece pronunciati o fatti intuire con furba chiarezza. Un filo troppa, secondo me.
http://www.loccidentale.it/articolo/per+assolvere+la+sinistra+saviano
+riscrive+falcone.0098450


RispondiCitazione
Bubba
Reputable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 292
 

ti sbagli, Christian Abbondanza non è affatto di sinistra

NON MI SBAGLIO.
Si sente da come parla e da quello che dice.

Ma se non ti basta il mio fiuto (che è assai poca roba), ti basteranno le PROVE:

"Il comitato di volontari che ha affiancato Adriano Sansa nella corsa a Palazzo Tursi diventera' probabilmente un circolo. "Gente libera". Gente che ha la sinistra nel cuore ma che la sinistra fa piangere. C'e' Ferruccio, il figlio giornalista di Adriano Sansa. "Il mio timore e' che il Pds si trasformi a Genova in quello che e' stato negli ultimi anni il Partito socialista. Il partito degli affari. Ho ancora voglia di pensare che ci sia spazio per un impegno politico che raccolga la passione". C'e' Christian Abbondanza che ha la tessera del Pds e cosi' legge i risultati: "Siamo l'unica citta', forse, dove i nostri consensi calano. Mi auguro che il nostro segretario di federazione mantenga la parola. Lui che aveva giurato: se perdiamo un solo voto me ne vado"."

fonte: http://archiviostorico.corriere.it/1997/novembre/18/Sansa_Alla_fine_mio_elettorato_co_0_9711186761.shtml

E ancora:

"COMUNICATO DEL COLLETTIVO "NO ALLA GUERRA" (31.3.1999)...
Lista dei primi firmatari italiani...
Christian ABBONDANZA (Sinistra dei Cittadini)..."

link: http://old.diorama.it/appello.html


RispondiCitazione
dana74
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 14470
Topic starter  

allora si deve essere ravveduto ultimamente, o cmq tanto di cappello perché in Ligura sta portando avanti inchieste su inchieste per la legalità che coinvolgono le amministrazioni che sono in mano al centro sinistra.


RispondiCitazione
grillone
Prominent Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 880
 

nessuna meraviglia, berlusconi è un grande uomo d'avvari e investe in tutto quello che gli permette di guadagnare 😀 si ritirasse dalla politica, e tornasse a fare l'imprenditore, sarebbe meglio per tutti 😆


RispondiCitazione
Condividi: