A settembre meno disoccupati e meno occupati. Cala la disoccupazione giovanile, ma aumentano gli inattivi. La situazione è stagnante. Fanfare di governo. Renzi: «Il Jobs act crea nuovi posti stabili». Poletti: «Il mercato migliora». In realtà è in corso una strutturazione del mercato sul modello del lavoro stabilmente precario. La spinta alla crescita è data dal decreto Poletti sui contratti a termine, non dal costosissimo Jobs Act.
L’Italia si avvia con passo lento verso la società del lavoro povero, a termine e pieno di scoraggiati. I dati Istat sugli occupati e disoccupati a settembre hanno registrato il primo arresto del lieve incremento, dovuto essenzialmente ai 15 (forse 20) miliardi erogati a pioggia dal governo Renzi alle imprese con la decontribuzione nel Jobs Act. La stima degli occupati è diminuita dello 0,2% (-36 mila) e riguarda sia i dipendenti (-26 mila) sia gli indipendenti (partite Iva e parasubordinati: –10 mila). Dato confermato ieri dall’Inps secondo il quale gli iscritti alla gestione separata sono diminuiti di 49 mila unità nell’ultimo anno e addirittura del 233 mila dal 2011. In generale, il tasso di occupazione diminuisce dello 0,1% attestandosi al 56,5%, il più basso tra i paesi europei colpiti dalla crisi. Si lavora sempre meno e, nel perimetro degli attivi, si lavora sempre peggio.
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