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L’acqua non sarà più un bene collettivo


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Alcune recenti dichiarazioni del ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta sono passate sotto silenzio. Quasi inspiegabilmente, solo le agenzie di stampa e i quotidiani economici hanno riportato le dichiarazioni con cui l’economista veneziano ha fatto sapere che intende liberalizzare le “utilities”.
Parola inglese, usata forse per evitare che i non addetti ai lavori capiscano su cosa esattamente si vuole intervenire, che nella sua traduzione comprende importanti servizi pubblici come la potabilizzazione e la distribuzione dell’acqua, il controllo delle reti del gas e alcune fasi dello smaltimento dei rifiuti. Secondo Brunetta la liberalizzazione – in realtà una privatizzazione de facto – potrebbe aiutare il Paese ad uscire dalla crisi economica.

Il ministro del Pdl ha spiegato come quella attuale sia “una fase delicata, i consumi devono ancora riprendersi, però ci sono risparmi, per questo occorre semplificare, liberalizzare e rilanciare i cantieri, oltre a ridare fiducia al sistema. Tutte le previsioni - ha aggiunto - riportano la ripresa tra la seconda parte di quest’anno e l’inizio dell’anno prossimo, ma c’è una componente interna che può essere assolutamente stimolata che sono i consumi e gli investimenti interni. La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione – ha poi concluso Brunetta - la semplificazione, la privatizzazione delle public utilities, che vuol dire far funzionare lo Stato e i pagamenti della Pubblica Amministrazione ai creditori nei prossimi 100 giorni ci permetterebbero di agganciare la ripresa prima degli altri Paesi europei”. L’intenzione di immettere denaro nel mercato tramite l’accelerazione dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni è sicuramente lodevole. Non si capisce però perché si debbano necessariamente privatizzare i servizi. Molte aziende che operano nei settori che sarebbero interessati da questa piccola rivoluzione hanno già subito la “privatizzazione formale”. I vecchi enti pubblici economici sono stati infatti trasformati in società di capitali permettendo però agli enti locali di controllare i pacchetti di maggioranza o di non favorire l’ingresso di capitali privati. Una situazione che non è possibile riscontrare su tutto il territorio nazionale. In alcuni casi infatti le vecchie municipalizzate sono state addirittura quotate in borsa, è il caso della Acsm di Como, o partecipate da multinazionali straniere. Caso esemplare quello riguardante la romana Acea dove il 10% delle azioni è controllato dalla francese GDF Suez, secondo gestore di utilities a livello mondiale. Se Brunetta vuole provare a correggere la rotta, potrebbe imporre un tetto ai compensi dei consiglieri d’amministrazione delle società a capitale pubblico. Organi dove spesso vengono nominati stuoli di politici “trombati” o “grandi elettori” dei vari schieramenti. Nei Paesi europei dove è stata già sperimentata, la liberalizzazione ha messo in luce tutte le sue debolezze. Le tariffe subiscono inizialmente un abbattimento che è però destinato ad essere effimero, traducendosi il più delle volte in una maggiorazione. Un’azienda gestita con spirito economico, che miri quindi al conseguimento di utili, non può che scaricare sui consumatori i costi sopportati nella gestione del servizio.

Far funzionare una rete idrica non è impresa facile, soprattutto in Italia dove la maggior parte delle infrastrutture idriche ha più di quarant’anni. Inoltre, se la privatizzazione dovesse prendere piede, a farne le spese potrebbero essere gli utenti dei piccoli comuni o delle zone montane. In regime di libero mercato, solo un folle potrebbe pensare di apportare delle migliorie alla rete di un centro alpino di duecento anime. Meglio lasciare le condotte al loro destino. In Italia, uno dei pochi settori interessati dalla liberalizzazione è stato quello del trasporto su rotaia, la strage di Viareggio fa riflettere sui risultati raggiunti specie per quanto concerne la sicurezza e i controlli. Il capitale privato non è sempre la soluzione, l’acqua e la sua distribuzione dovrebbero restare sempre sotto il controllo delle comunità locali. Basterebbe mettere il pubblico nelle condizioni di operare meglio rendendolo più competitivo. In caso contrario, la finanza sarà pronta a prendere il posto dello Stato. I dividendi renderanno felice qualcuno, i disservizi riguarderanno tutti.

Matteo Mascia
Fonte: www.rinascita.info
Link: http://www.rinascita.info/cc/RQ_Economia/EkuZkkEEuumitvGzGJ.shtml
10.07.2009


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sacrabolt
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Registrato: 3 anni fa
Post: 821
 

l’economista veneziano ha fatto sapere che intende liberalizzare le “utilities”, servizi pubblici come la potabilizzazione e la distribuzione dell’acqua

Dell'acqua e la sua privatizzazione forzata se n'era già parlato dopo il decreto balneare del 6 agosto 2008, lo stesso che ha annunciato il ritorno al nucleare, da ieri legge italiana di "sviluppo" (SIC). Ora si avvicinano le vacanze ed aspettiamoci quindi un altro decreto per il gas, il bus ed il vaporetto a firma del naneto venexian

Apropos... il suddetto è stato battuto da sindacalisti intelligenti sulle 10 ore di obbligo al domicilio durante malattia. I lavoratori pubblici (i "fannulloni") lo hanno inchiappettato mettendolo davanti alle sue idiozie: se dobbiamo restare incarcerati dieci al giorno ore, va benissimo, ma pagaci le due ore di straordinario!
Il piccoletto ha fatto dietrofront ed ora l'obbligo al domicilio durante malattia è tornata ad essere come per tutti gli altri lavoratori.


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Galileo
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Peccato abbia fatto dietrofront.

Il piccoletto è scemo a chiedere le 10 ore al giorno, però neanche tanto a cercare una soluzione all’assenteismo che vige nel nostro paese. Che io, che vado in un ufficio pubblico, già mi prendo un permesso, e quando arrivo devo aspettare che la persona incaricata torni dal bar…mi fa veramente incazzare…


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Anonymous
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Registrato: 3 anni fa
Post: 30947
 

Brunetta è scemo e chi ha un'opinione contraria è come Brunetta.

Fai il nome dell'impiegato che ti ha fatto aspettare perché era andato al bar e, visto che ci sei, mettici data e ufficio. Altrimenti vuol dire che sei solo un ripetitore a bassa frequenza.


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Galileo
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Post: 874
 

Mi sono perso qualcosa?

Forse che sei un impiegato pubblico? Forse che mi sbaglio quando dico queste cose?....ripetitore de che????


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buzz
 buzz
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Registrato: 3 anni fa
Post: 28
 

Era prevedibile (e previsto) che per tirare fuori soldi in qualche modo si iniziasse a svendere le risorse pubbliche.
Anche per avviare i lavori sul nucleare, che non andranno mai in porto ma che nel breve periodo consentiranno enormi profitti ai soliti noti, era immaginabile che potessero prenderli solo da privatizzazioni.

E', d'altro canto, quello che è accaduto in argentina.

consiglio la visione di questo film, per chi non lo conosca: è lungo ma istruttivo.

http://www.youtube.com/watch?v=8wz3JJDJtYg
trailer


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