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La bomba dei "derivati" al Comune di Roma


radisol
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Ci siamo:la Procura della Repubblica indaga sui derivati stipulati dal Comune . L’ipotesi di reato è quella di truffa aggravata.

la notizia sull’indagine presso la Procura della Repubblica in merito ai derivati stipulati dal Comune di Roma, non può farci che esprimere la nostra fiducia negli esiti dei necessari accertamenti.

L’ esposto presentato in tal senso da Antigene e Radicali Roma, evidentemente ha trovato un fertile terreno nell’allerta già scattato in Procura. D’altra parte i derivati stipulati dal Comune di Roma erano stati fatti oggetto di rilievi fortemente critici da parte della Corte dei Conti e , quest’ultima circostanza non poteva di certo sfuggire al vaglio del Gip. Infatti trapela che le indagini vertano sulle modalità di contratti e di rinegoziazioni rilevate dalla Corte dei Conti e dal nostro esposto e delle quali già abbiamo dato ampiamente notizia si questo sito.

Non possiamo però nascondere che un tale sviluppo della vicenda ci lascia l’amaro in bocca rendendo ancora più insopportabili tre brutte vicende ad essa connesse:

1. il rifiuto pervicace del Comune di Roma sull’accesso agli atti dei contratti derivati opposto a noi e ad altre due rilevanti Associazioni Nazionali di Consumatori , come se si trattasse di un fastidioso voler ficcare il naso in faccende altrui. E c’è da rilevare che nelle questioni riguardanti gli strumenti di finanza rilevata, il diritto di consultazione delle Associazioni dei Consumatori è riconosciuto da specifiche direttive europee, nonché da qualsiasi criterio di sana amministrazione della cosa pubblica;

2. le bocche cucite degli amministratori, dei consiglieri comunali e di tutte le forze politiche ( esclusi i radicali di Roma), sul nostro sforzo di ristabilire quella trasparenza tanto più necessaria in quanto investe gli aspetti fondamentali dell’amministrazione comunale e gli interessi dei suoi cittadini contribuenti e dei dipendenti;

3. il silenzio assordante della stampa locale , malgrado le conferenze stampa organizzate da Antigene, Federconsumatori, Adusbef , radicali Roma sui tanti aspetti oscuri di questa faccenda e su tutte le iniziative da noi intraprese. Abbiamo visto in questi mesi la pubblicazione di articoli su questioni assolutamente irrilevanti, senza che nessun giornale abbia messo a disposizione una riga per dar conto alla cittadinanza di tutto questo.

A maggior ragione, ci auguriamo che l’iniziativa assunta dalla Magistratura concorra a creare un nuovo clima di fattiva e solidale collaborazione di tutte le forze interessate alla partecipazione informata dei cittadini e delle loro associazioni , condizione fondamentale per disincagliare l’amministrazione comunale da pratiche appartate e quindi pericolose. Antigene continuerà a spendersi per questo risultato.

Associazione Antigene - Roma

1.9.2010

http://www.antigene.org/


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radisol
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Sullo stesso argomento un interessante articolo di Francesco Boccia su "Il Riformista" di oggi 3 Settembre 2010 al link :

http://rassegnastampa.mef.gov.it/mefEconomica/PDF/2010/2010-09-03/2010090316548217.pdf


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dana74
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nell'art si legge che Bankitalia ci ha provato ad avere un quadro completo..(non scritto con queste parole)
ma cavolo se non lo sanno loro che sono gli "spacciatori" di derivati e che in teoria dovrebbero pure "vigilare"...

pazzesco


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radisol
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In questo caso specifico lo "spacciatore" è il gruppo Dexia Crediop, in molti altri è la Bnl che però da almeno tre anni è di proprietà della francese Bnp Paribas ... ma non scherzano nemmeno, in questo senso, le due principali banche italiane, Intesa ed Unicredit ...

Non ho mai creduto al ruolo di "tempio" della vigilanza e della correttezza che in passato, soprattutto da parte del vecchio Pci e dai suoi successivi eredi, si è voluto attribuire a Bankitalia.

Anche in Bankitalia, come in ogni altra istituzione di qualsiasi tipo, si sono avvicendati personaggi seri ( penso a Baffi e Sarcinelli, addirittura fatti arrestare per una montatura messa in piedi dall'entourage di Andreotti per bloccare le loro iniziative contro Sindona) e pessimi soggetti come ad esempio Dini o Fazio ...

Meno che mai mi ispira qualche fiducia l'attuale inquilino di Via Nazionale, Draghi, peraltro storicamente legatissimo a quella Goldman che, in quanto a spaccio di "titoli tossici" nel mondo, non è sicuramente seconda a nessuno ...

Nello specifico però dei "derivati" acquistati da comuni e regioni, grazie ad una vecchia legge voluta da Tremonti nel periodo del secondo governo Berlusconi ed ovviamente mai corretta dai successori del centrosinistra, la possibile attività di controllo da parte di Bankitalia ( ed anche della Consob) può solo intervenire a posteriori, quando i danni sono ormai avvenuti ...

Tornando alla vicenda del Comune di Roma, questa mi sembra uno specchio di quanto la contrapposizione formale centrodestra-centrosinistra, di fronte a certi interessi economici, sparisca di incanto ...

I "derivati" della Dexia Crediop infatti li ha a suo tempo acquistati la seconda giunta di Veltroni ... eppure è oggi quella di Alemanno, che pure si è ritrovata, con gli effetti della crisi "globale, questa pesante eredità sul groppone, ad evitare come la peste di fare chiarezza di fronte alle precise domande postegli da mesi da Antigene, dai radicali, dall'Adusbef e dalla Federconsumatori ....

Qualcosa questo vorrà pur dire ....


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radisol
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Analisi Sintetica dei derivati del comune di Roma

I consulenti finanziari indipendenti Lucio Sgarabotto e Giovanni Montani della LS Advisor - associati NAFOP, su richiesta di Antigene, hanno prestato la loro preziosa competenza finanziaria in materia di derivati con questa analisi che entra nel merito dei contratti sottoscritti dal Comune di Roma.

ANALISI SINTETICA DEI DERIVATI STIPULATI DAL COMUNE DI ROMA al link :

http://www.antigene.org/documenti/Derivati%20Comune%20Roma.pdf


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grillone
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chissa perchè queste notizie, al tg non le danno mai 😆


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radisol
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Ripresa economica, i derivati restano
la vera risorsa di crescita per le banche

Secondo gli analisti di JP Morgan a trainare la ripresa delle grandi banche internazionali saranno ancora i famigerati derivati. Che in Italia, intanto, stanno mietendo nuove vittime tra le piccole e medie imprese del Nord
Per quanto pericolosamente sregolato, smaccatamente speculativo e sostanzialmente fuori controllo, il mercato mondiale degli strumenti finanziari derivati resta la principale risorsa di crescita delle banche coinvolte nel processo di ripresa. E’ l’inquietante conclusione dell’ultimo rapporto della banca d’affari statunitense JP Morgan, uno dei colossi del settore. In un mercato ancora scosso dalla crisi, hanno sottolineato gli analisti, le operazioni più redditizie saranno proprio quelle connesse ai prodotti strutturati per la gioia di pochi grandi operatori e la preoccupazione di risparmiatori e regolatori.

Nonostante le feroci critiche per il loro potenziale distruttivo (speculazioni al rialzo sulle materie prime, operazioni ribassiste su valute, obbligazioni sovrane o titoli azionari delle imprese), in altre parole, i derivati saranno al centro della grande ripresa dell’attività bancaria del prossimo biennio. Secondo JP Morgan i vertiginosi tassi di crescita del passato resteranno un ricordo ma le prospettive di espansione non mancano affatto. I ricavi previsti nel mercato dei derivati sui titoli di borsa, precisano i curatori del rapporto, continueranno a diminuire nel corso del 2010 per andare successivamente incontro a un’inversione di tendenza: +11% nel 2011, +7% nell’anno successivo. I protagonisti dell’investment banking, insomma, saranno sempre loro.

A godere dei frutti di questa ripresa, però, saranno in pochi. Una conseguenza inevitabile, quest’ultima, di quel processo di ristrutturazione regolamentare tuttora in atto e con il quale si vorrebbe scongiurare una futura ricaduta dei mercati. I nuovi requisiti di capitalizzazione richiesti dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (Bank of International Settlements – Bis) costringeranno la maggior parte degli operatori ad aumentare i propri depositi riducendo la quota di capitale investito. In questo generale processo di riduzione dei ricavi a confermarsi maggiormente competitivi sui mercati finanziari saranno gli istituti più solidi, più grandi e meglio capitalizzati. I soliti noti, insomma. Per colossi come Goldman Sachs, Morgan Stanley, UBS e Credit Suisse (ma anche Barclays, SocGen e Bnp) si preannunciano affari d’oro.

In assenza di un’autentica riforma capace di insistere non solo sui requisiti patrimoniali ma anche, se non soprattutto, sulla regolamentazione dei mercati più complessi, i derivati sono destinati a confermare tutto il loro potenziale distruttivo. Le storie di default e guai finanziari in genere non mancano di certo. Il passato recente ne è pieno e il presente continua a estrarre dal cilindro nuove disgrazie. L’ultima in ordine di tempo, almeno per l’Italia, viene dalle piccole e medie imprese lombarde, protagoniste del più recente tumulto finanziario del settore. Disinvolte acquirenti di derivati swap che avrebbero dovuto proteggerle dalle oscillazioni dei tassi di interesse tra il 2000 e il 2005, le imprese lombarde si troverebbero ora esposte ai derivati per almeno 20 miliardi di euro e sarebbero costrette a fronteggiare una perdita potenziale di 800 milioni.

La denuncia, comparsa in questi giorni sulle pagine de Il Sole 24 Ore, parla già di 20 cause intentate dagli imprenditori in perdita contro le banche (con Unicredit protagonista in oltre la metà dei casi). Al centro della contesa la solita, immancabile, asimmetria informativa che vede gli istituti in possesso di dati completi e attendibili e i clienti nel ruolo di scommettitori poco informati e, in definitiva, sostanzialmente non competenti. Un fenomeno ampiamente noto che, dopo aver aperto uno squarcio nei conti degli enti locali, rischia ora di produrre effetti devastanti nei conti delle imprese lombarde nonché nella rete delle microaziende venete e piemontesi protagoniste anch’esse, ha sottolineato ancora Il Sole, di incauti acquisti di strumenti swap nella prima metà del decennio.

Matteo Cavallito

da "Il Fatto Quotidiano" 10 Settembre 2010


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